Schiavizzato dal suo capo parte nona

di
genere
dominazione

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Dopo essere stato scopato e stuprato dall’anziano e dal giovane venne riportato nella sala degli schiavi. erano tutti incatenati alla parete, non potevano alzarsi, la catena era cortissima così chi doveva urinare o defecare lo doveva fare dove si trovava. il tanfo nella piccola sala era insopportabile. anche lui venne attaccato alla parete. dopo una mezz’ora la porta della sala si aprì entrarono due servi negri con una ragazzina che li seguiva a quattro zampe con la catena al collo, il suo bel corpicino era segnato da un numero enorme di frustate e di lividi. era stata bastonata, picchiata e frustata a lungo era evidente. dai suoi occhi sgorgavano lacrime. i negri si fermarono uno davanti a lei e uno dietro. si calarono i pantaloni e tirarono fuori dei cazzi enormi e durissimi. la ragazzina era sicuramente vergine. il primo negro senza esitare infilò il suo cazzo nel culo di lei, senza preoccuparsi di farlo in modo delicato ma lo spinse dentro in un colpo solo come una sbarra di ferro. la ragazzina urlò in modo devastante, un dolore insopportabile. il negro cominciò a scoparla con violenza mentre lei urlava. allora l’altro negro le infilò il cazzo in bocca in modo altrettanto violento scopandola con furore. andarono avanti a lungo, la ragazzina vomitava e piangeva, ma i due non avevano pietà. la porta si riaprì ed entrò l’anziano, il suo volto crudele e terribile che aveva ben conosciuto mentre si era chinato su di lui per baciarlo, leccarlo e scoparlo. disse ai negri di togliersi, la girò sulla schiena e le infilò il cazzo nella fica, ovviamente vergine, senza pietà. ancora urli laceranti, ma il vecchio non aveva pietà. si domandò come un uomo di quella età potesse avere un cazzo così duro e enorme, forse prendeva delle droghe. la scopò senza pietà, aprendole la fica, lacerandola, facendola sanguinare, senza smettere. venne numerose volte, la ragazzina svenne.
il vecchio si tirò in piedi e ordinò ai negri di prendere quattro schiavi. indicò loro lui, che ancora portava la parrucca e un po’ di trucco e i collant strappati, la ragazzina che venne fatta rinvenire con forti schiaffi e due uomini. furono condotti al guinzaglio in una sala con quattro buchi ovali nella parete. si domandò cosa lo aspettasse.
i negri infilarono nella loro bocca dei dipanatori di metallo che obbligavano le loro bocche a rimanere spalancate, poi spinsero le loro teste nei buchi. quando vide cosa c’era dall’altra parte capì: era un cesso e loro erano gli orinatoi e anche peggio temette. con la faccia e la bocca aperta aspettarono di essere usati come cessi umani, che degradazione, la più infima e definitiva. sperò solo di essere usato come pisciatoio e basta. dopo poco la porta cominciò ad aprirsi ed entrarono alcuni dei padroni che aveva visto nel salone all’asta. tirarono fuori il cazzo e cominciarono a urinare nella sua bocca e in quella della ragazzina. con la bocca tenuta aperta dal dispositivo metallico non potevano far altro che ingoiare tutto, il caldo piscio amaro dei padroni che andava dritto nello stomaco. altri si divertivano anche a pisciare loro in faccia. i negri li avevano avvertiti che il loro turno come cessi umani durava cinque ore nel corso delle quali dovevano ingoiare tutto perché i cessi non si otturassero. dopo un’ora entrò un uomo molto grasso che si mise di spalle davanti alla ragazzina, calò i pantaloni e le mise il buco del culo a pochi centimetri dalla bocca. poteva vederla con la coda dell’occhio: lei gemeva impaurita ma il ciccione senza pietà cominciò a cagare. grossi stronzi che entravano nella sua bocca, ovviamente tutta la merda non poteva entrare così la ragazzina rimase con diversi stornzi sulla faccia e nella bacinella sottostante. la puzza era enorme, la sentì piangere e cominciare a ingoiare. era terrorizzata che se non avesse ingoiato tutto prima di un’altra cagata sarebbe rimasto tutto otturato e sarebbe stata punita mortalmente.
toccò anche lui. un padrone gli piazzò il culo davanti alla bocca e gli cagò in bocca. che umiliazione e che schifo. voleva vomitare. stronzi lunghi e colanti, tutti in gola. a fatica li ingoiò.
nelle cinque lunghe ore bevve litri di piscio e mangiò un sacco di merda. incredibilmente provò piacere a subire una tale degradazione. non c’era mai fine nello sprofondare nell’abisso dell’umiliazione e della degradazione. come poteva un essere umano ridursi così? si chiese se anche gli altri schiavi soprattutto le donne erano diventati così di loro scelta, ma gli parve chiaro che molti soprattutto le donne dovevano per forza essere stati rapiti e ridotti in schiavitù. desiderò masturbarsi a lungo, ma non poteva.
scritto il
2021-07-18
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