La moglie ceduta ad un’asta particolare (parte 16)
di
Kugher
genere
sadomaso
“Allontanati Marco, restando inginocchiato davanti a me. Schiava mettiti in ginocchio e dammi piacere con la bocca”.
Appena la schiava si fu posizionata Alberto ordinò a Marco di ammanettare i polsi della moglie dietro la schiena.
Voleva che lui fosse partecipe ed attore della schiavitù della moglie.
Spostò appena l’accappatoio così marianna potè prenderlo in bocca, osservata da vicino dal marito.
“Tua moglie voleva provare esperienze e credo sia il momento. Non la porti via, resta qui con me e domani la porto da altri amici che hanno la stessa passione”.
Marianna si fermò inizialmente perchè non se lo aspettava ma poi le prese l’eccitazione ad essere portata in un posto dove c’erano Padroni e schiavi, dove si poteva respirare maggiormente l’aria della schiavitù.
“Perché mi hai detto di venire per dirmi questo?”
“Volevo divertirmi con voi”.
Quest’ultima frase fece sentire i due coniugi più nudi di quanto già lo fossero.
Fece loro capire che il dominio verso la moglie aveva superato una soglia.
Il loro silenzio e la loro passività non fece altro che confermare questo e quanto la situazione eccitasse entrambi.
La schiava stava dando piacere al Padrone e le piaceva che il marito fosse testimone della sua sottomissione come, sapeva, a lui faceva piacere vederla asservita al Padrone.
Quando si ritenne soddisfatto, il Padrone la fece girare, posare la guancia a terra mantenendo i polsi ammanettati e la montò frustandola e godendole dentro.
Una volta uscito e fattosi pulire dalla lingua di Marianna, ordinò al marito di leccarla.
“Voi godete di questa situazione, no? Godete del mio piacere, allora Marco bevilo!”.
Si sedette comodo, con l’accappatoio aperto, a godersi la scena del marito che puliva il sesso della moglie dove un altro aveva versato lo sperma.
Legò il guinzaglio di Marianna alla gamba della poltrona e si mise a guardare un film, con la schiava ai piedi tenendo il marito inginocchiato poco distante, finché non lo mandò via per andarsene a letto tenendosi sua moglie.
Incatenò la schiava sul pavimento accanto al letto e, come al solito, mandò a Marco una foto per fargli vedere dov’era sua moglie.
A volte gliela mandava con un suo piede sopra o un particolare del guinzaglio all’attaccatura al collare sempre con lo sfondo il pavimento. Capitava che decidesse di farla dormire con le caviglie o i polsi ammanettati e allora mandava una foto del particolare.
Sapeva che il più delle volte il marito si masturbava davanti a quelle foto di schiavitù. Lo sapeva anche la moglie e questo le piaceva.
I coniugi avevano già da tempo avuto modo di verificare che la moglie era stata gettata nella profonda buca della schiavitù, con le barriere della sottomissione infrante.
Il Padrone la trattava come una cosa sua, ormai, ed aveva tirato fuori tutta quella sottomissione che lei nemmeno sapeva di avere. Così come aveva tirato fuori il piacere nel marito nel vedere Marianna usata come schiava. Se li aveva trattati in quel modo era solo perchè sapeva di poterselo permettere.
Marco era eccitato quella sera, al pensiero, ancora, del Padrone seduto in poltrona mentre lui leccava il piede poggiato sulla bocca della moglie, simbolo del Padrone frapposto tra i due coniugi, uniti in quella situazione di sottomissione.
Aveva gli occhi della moglie vicinissimi, la sua bocca e la sua lingua vicinissime, ma tra loro c’era il piede di altro uomo che stava facendo di loro ciò che più gli aggradava. Sapevano che quel piede che entrambi stavano leccando non li separava ma, bensì, li univa.
Alberto lo sapeva benissimo che non era “tra” loro due ma “con” loro due, ciascuno nei rispettivi ruoli.
Appena la schiava si fu posizionata Alberto ordinò a Marco di ammanettare i polsi della moglie dietro la schiena.
Voleva che lui fosse partecipe ed attore della schiavitù della moglie.
Spostò appena l’accappatoio così marianna potè prenderlo in bocca, osservata da vicino dal marito.
“Tua moglie voleva provare esperienze e credo sia il momento. Non la porti via, resta qui con me e domani la porto da altri amici che hanno la stessa passione”.
Marianna si fermò inizialmente perchè non se lo aspettava ma poi le prese l’eccitazione ad essere portata in un posto dove c’erano Padroni e schiavi, dove si poteva respirare maggiormente l’aria della schiavitù.
“Perché mi hai detto di venire per dirmi questo?”
“Volevo divertirmi con voi”.
Quest’ultima frase fece sentire i due coniugi più nudi di quanto già lo fossero.
Fece loro capire che il dominio verso la moglie aveva superato una soglia.
Il loro silenzio e la loro passività non fece altro che confermare questo e quanto la situazione eccitasse entrambi.
La schiava stava dando piacere al Padrone e le piaceva che il marito fosse testimone della sua sottomissione come, sapeva, a lui faceva piacere vederla asservita al Padrone.
Quando si ritenne soddisfatto, il Padrone la fece girare, posare la guancia a terra mantenendo i polsi ammanettati e la montò frustandola e godendole dentro.
Una volta uscito e fattosi pulire dalla lingua di Marianna, ordinò al marito di leccarla.
“Voi godete di questa situazione, no? Godete del mio piacere, allora Marco bevilo!”.
Si sedette comodo, con l’accappatoio aperto, a godersi la scena del marito che puliva il sesso della moglie dove un altro aveva versato lo sperma.
Legò il guinzaglio di Marianna alla gamba della poltrona e si mise a guardare un film, con la schiava ai piedi tenendo il marito inginocchiato poco distante, finché non lo mandò via per andarsene a letto tenendosi sua moglie.
Incatenò la schiava sul pavimento accanto al letto e, come al solito, mandò a Marco una foto per fargli vedere dov’era sua moglie.
A volte gliela mandava con un suo piede sopra o un particolare del guinzaglio all’attaccatura al collare sempre con lo sfondo il pavimento. Capitava che decidesse di farla dormire con le caviglie o i polsi ammanettati e allora mandava una foto del particolare.
Sapeva che il più delle volte il marito si masturbava davanti a quelle foto di schiavitù. Lo sapeva anche la moglie e questo le piaceva.
I coniugi avevano già da tempo avuto modo di verificare che la moglie era stata gettata nella profonda buca della schiavitù, con le barriere della sottomissione infrante.
Il Padrone la trattava come una cosa sua, ormai, ed aveva tirato fuori tutta quella sottomissione che lei nemmeno sapeva di avere. Così come aveva tirato fuori il piacere nel marito nel vedere Marianna usata come schiava. Se li aveva trattati in quel modo era solo perchè sapeva di poterselo permettere.
Marco era eccitato quella sera, al pensiero, ancora, del Padrone seduto in poltrona mentre lui leccava il piede poggiato sulla bocca della moglie, simbolo del Padrone frapposto tra i due coniugi, uniti in quella situazione di sottomissione.
Aveva gli occhi della moglie vicinissimi, la sua bocca e la sua lingua vicinissime, ma tra loro c’era il piede di altro uomo che stava facendo di loro ciò che più gli aggradava. Sapevano che quel piede che entrambi stavano leccando non li separava ma, bensì, li univa.
Alberto lo sapeva benissimo che non era “tra” loro due ma “con” loro due, ciascuno nei rispettivi ruoli.
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