Vacanza sullo yacht (parte 3)

di
genere
sadomaso

Quando Lia, la Padrona, ebbe terminato di pulirsi le scarpe su suo marito, Marta strisciò sulle ginocchia quel tanto per avvicinarsi e toglierle le calzature in quanto, è noto, sulle barche si resta scalzi.
Non resistette al piacere di posare un bacio prima sulle scarpe e poi su quei piedi che tanto adorava, simbolo della sua sottomissione e sotto i quali (nel corpo e nell’anima) aveva trascorso tante ore negli ultimi anni.
I Padroni adoravano averli fisicamente sotto i loro piedi.
Poiché il marito era steso su uno scalino aumentando l’altezza dal pavimento, per non far compiere alla Padrona un salto eccessivo, Marta si stese a terra offrendosi come ulteriore gradino per raggiungere il ponte dell’imbarcazione.
Non fu questo un ordine dei Padroni, ma una delicatezza che ebbero gli schiavi verso i loro Dominanti, ritenendo che fosse loro compito e ruolo agevolare anche le semplici comodità di coloro che li possedevano.
Lia scese su di lei usandola come scalino, senza curarsi di dove posasse il piede né limitando il peso del proprio corpo nella discesa.
La Padrona era ancora una donna piacente, nonostante avesse superato i 50 anni. Tuttavia era un po’ sovrappeso con le cosce leggermente piene.
Non si curò del dolore procurato alla schiava in quanto Marta in quel momento era solo uno scalino umano, da usare per comodità.
Fu poi il turno del Padrone che compì la stessa operazione attendendo quei pochi secondi che Marta impiegò per rimettersi inginocchiata, utile per togliergli le scarpe.
Anche per lui sentì il piacere dell’omaggio ai piedi.
Marta ed il marito Andrea, coniugi con esigenze di sottomissione, appartenevano a quella coppia da qualche anno.
Avevano iniziato a “giocare” quali sottomessi come camerieri servizievoli e, nel giro di poco, si trovarono ad essere i loro schiavi.
I Padroni pretendevano sempre di più da loro, e lo ottenevano.
Si incontravano ogni tanto.
I loro Proprietari avevano iniziato a chiamarli a piacimento e per il tempo che volevano. Quindi dovevano essere sempre a disposizione e, ricevuto l’ordine di recarsi da loro, disdire gli impegni assunti per correre a servirli.
Il rapporto era diventato sempre più forte. In genere li usavano per una giornata o per qualche giorno consecutivo, magari nel weekend.
Quella era la prima volta che trascorrevano l'intera vacanza al loro servizio.
I Padroni erano diventati sempre più esigenti. Mentre agli inizi della conoscenza a volte uscivano a cena “da pari”, negli ultimi tempi li trattavano solo come schiavi e cani.
Marta ed Andrea capivano che li consideravano inferiori, e questo li eccitava terribilmente, dando sfogo a quella parte della loro sessualità che necessitava di sottomissione.
Erano stati convocati dalla Padrona il giorno prima della partenza.
Avevano raggiunto l’abitazione dopo pranzo, portando per loro solo una piccola valigia, ben sapendo che avrebbero trascorso la maggior parte del tempo nudi.
Quando arrivarono, c’era solo Lia, in quanto Enrico era ancora in ufficio dal quale rientrò giusto per la cena.
Ai bagagli per entrambi pensò la Padrona.
Nella stanza dedicata ad armadio, aveva fatto stendere Andrea sul divanetto e si era seduta sul suo ventre mentre Marta eseguiva gli ordini per prendere i capi che dovevano essere portati in vacanza.
Quando Lia riteneva che i suoi vestiti non venissero trattati con cura e piegati bene, si alzava, picchiava la schiava col frustino, senza che ci fosse bisogno di dirle nulla, e tornava a sedersi sul marito di lei. A volte sul ventre, a volte sul petto ed altre sul viso.
Si sedeva dove capitava, a caso, senza curarsene molto.
Andrea, visto il peso su di sé, mostrava la sua erezione anche perchè, entrambi i coniugi schiavi, a seguito di ordine, da oltre un mese non avevano un orgasmo.
Ai Padroni piaceva lasciarli in costante stato di eccitazione sempre più accumulata.
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2021-11-03
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