Vacanza sullo yacht (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
Andrea e Marta, nella tranquillità della notte in mare, col silenzio coccolato dal suono delle onde, commentarono gli accadimenti della giornata.
A loro, schiavi, piaceva parlare di quanto accaduto e subito dai Padroni, di come li avessero serviti e delle sensazioni che avevano provato.
Alla presenza dei loro Proprietari, era fatto divieto di toccarsi con gesti sessuali o di affetto, e compensavano con lo scambio delle emozioni, che poi erano il vero motore dell’avventura che stavano vivendo, dando respiro al loro lato sottomesso con la schivitù nei confronti di Enrico e Lia.
“Sembra dura questa vacanza”.
“Sì, i Padroni hanno qualcosa di nuovo. Ci hanno sempre trattati come schiavi, ma adesso sembra con più durezza”
“Non tanto durezza, piuttosto dominio”.
“Sì, hai ragione, come se volessero portarci ancora più giù, ottenere ancora di più dalla nostra sottomissione”.
“E’ diverso anche il loro modo di tenerci come cani. Adesso sembra che ci vedano proprio come animali, mentre prima era più legato all’eccitazione”.
“Sì, a casa ci facevano dormire nella gabbia, ma nella loro stanza. Per la prima volta ci fanno dormire all’aperto, incatenati come cani, appunto”.
“Cosa ne pensi?”
“Che sono eccitata e ho l’angoscia perché già so che fino alla fine della vacanza non potremo godere”.
“Marta, guardami”.
Aveva il sesso duro.
“Amore, siamo schiavi”
“...e cani”
“E mi piace”.
Risero entrambi. Quando si trovavano nella totale schiavitù, era come se staccassero la spina dal mondo, dalle tensioni anche nel lavoro. Vivevano con leggerezza quei momenti, pur con la durezza dei trattamenti subiti che, però, erano conformi alle loro esigenze.
“Buona notte”.
I Padroni erano comodi, nell’ampio letto. Pur avendo goduto, avevano piacere nel pensare ai cani, all’aperto, incatenati, dove si trovavano dal pomeriggio inoltrato, con fame avendo dato loro poco da mangiare.
“Penso che siano pronti”.
“Lo penso anche io”.
“Sarà ancora più eccitante e pieno, il rapporto di dominio”.
“Mi eccita il solo pensiero”.
“Ma se hai appena goduto”
“Ma cosa dici!!! sono già passate 5 ore”
Risero mentre si baciavano nell’intimità della stanza illuminata dalla poca luce della luna che filtrava attraverso l’oblò, coccolati dalle onde e dal morbido materasso, pensando al contrasto col duro giaciglio dei loro schiavi.
Erano abbracciati nel letto.
Enrico la stava accarezzando lievemente sulla schiena. Lei ogni tanto gli baciava il petto.
“Al rientro li marchieremo”.
“Sì, il disegno che abbiamo pensato, con le nostre iniziali stilizzate, mi piace moltissimo”.
Quella vacanza aveva anche altro scopo, oltre a quello tipico del relax.
Volevano portare ancor più verso la schiavitù quei due ragazzi, farli scendere ancora e ancora, avendo individuato in loro una carica di sottomissione enorme, forse tenuta soffocata per anni e che adesso sembrava esplodere. Marta e Andrea erano sottomessi di natura e loro stessi se lo erano detto. Erano innamorati ma sessualmente si sentivano limitati tra loro in quanto non potevano far respirare quella parte così forte della loro sessualità.
Quel sottofondo di costante eccitazione che caratterizzava le emozioni di tutti, rese non immediato il sonno, tenuto distante dalle emozioni della giornata e dal pensiero che anticipava le prossime.
A loro, schiavi, piaceva parlare di quanto accaduto e subito dai Padroni, di come li avessero serviti e delle sensazioni che avevano provato.
Alla presenza dei loro Proprietari, era fatto divieto di toccarsi con gesti sessuali o di affetto, e compensavano con lo scambio delle emozioni, che poi erano il vero motore dell’avventura che stavano vivendo, dando respiro al loro lato sottomesso con la schivitù nei confronti di Enrico e Lia.
“Sembra dura questa vacanza”.
“Sì, i Padroni hanno qualcosa di nuovo. Ci hanno sempre trattati come schiavi, ma adesso sembra con più durezza”
“Non tanto durezza, piuttosto dominio”.
“Sì, hai ragione, come se volessero portarci ancora più giù, ottenere ancora di più dalla nostra sottomissione”.
“E’ diverso anche il loro modo di tenerci come cani. Adesso sembra che ci vedano proprio come animali, mentre prima era più legato all’eccitazione”.
“Sì, a casa ci facevano dormire nella gabbia, ma nella loro stanza. Per la prima volta ci fanno dormire all’aperto, incatenati come cani, appunto”.
“Cosa ne pensi?”
“Che sono eccitata e ho l’angoscia perché già so che fino alla fine della vacanza non potremo godere”.
“Marta, guardami”.
Aveva il sesso duro.
“Amore, siamo schiavi”
“...e cani”
“E mi piace”.
Risero entrambi. Quando si trovavano nella totale schiavitù, era come se staccassero la spina dal mondo, dalle tensioni anche nel lavoro. Vivevano con leggerezza quei momenti, pur con la durezza dei trattamenti subiti che, però, erano conformi alle loro esigenze.
“Buona notte”.
I Padroni erano comodi, nell’ampio letto. Pur avendo goduto, avevano piacere nel pensare ai cani, all’aperto, incatenati, dove si trovavano dal pomeriggio inoltrato, con fame avendo dato loro poco da mangiare.
“Penso che siano pronti”.
“Lo penso anche io”.
“Sarà ancora più eccitante e pieno, il rapporto di dominio”.
“Mi eccita il solo pensiero”.
“Ma se hai appena goduto”
“Ma cosa dici!!! sono già passate 5 ore”
Risero mentre si baciavano nell’intimità della stanza illuminata dalla poca luce della luna che filtrava attraverso l’oblò, coccolati dalle onde e dal morbido materasso, pensando al contrasto col duro giaciglio dei loro schiavi.
Erano abbracciati nel letto.
Enrico la stava accarezzando lievemente sulla schiena. Lei ogni tanto gli baciava il petto.
“Al rientro li marchieremo”.
“Sì, il disegno che abbiamo pensato, con le nostre iniziali stilizzate, mi piace moltissimo”.
Quella vacanza aveva anche altro scopo, oltre a quello tipico del relax.
Volevano portare ancor più verso la schiavitù quei due ragazzi, farli scendere ancora e ancora, avendo individuato in loro una carica di sottomissione enorme, forse tenuta soffocata per anni e che adesso sembrava esplodere. Marta e Andrea erano sottomessi di natura e loro stessi se lo erano detto. Erano innamorati ma sessualmente si sentivano limitati tra loro in quanto non potevano far respirare quella parte così forte della loro sessualità.
Quel sottofondo di costante eccitazione che caratterizzava le emozioni di tutti, rese non immediato il sonno, tenuto distante dalle emozioni della giornata e dal pensiero che anticipava le prossime.
1
voti
voti
valutazione
8
8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Vacanza sullo yacht (parte 7)racconto sucessivo
Vacanza sullo yacht (parte 9)
Commenti dei lettori al racconto erotico