Le lacrime delle donne 5/8
di
RunningRiot
genere
sentimentali
L'operazione di aggancio di Antonello Greco - grande distributore di vini e liquori e soprattutto referente del boss della ‘ndrangheta Calogero Iannello - è fissata per un party in coda al meeting annuale di un’associazione di piccoli imprenditori di Milano. Greco è l'uomo che, verosimilmente, ha mantenuto i rapporti con Cosa Nostra per la compravendita di armi da parte di una cellula terroristica ancora da individuare. Ed è a questa cellula terroristica che vuole arrivare Annalisa.
Grazie ai contatti e alle conoscenze del capo del Caos, Annalisa si introduce al party in veste di accompagnatrice dell'amministratrice delegata di una azienda di catering e ristorazione. Individuare Antonello Greco non è difficile. Molto più complicato è stabilire un legame con lui. E' una fase in cui non sono permessi passi falsi. E' un giovane uomo, meno giovane di quanto gli aveva lasciato intendere il defunto Gaspare Marcucci, il re dei supermercati. Greco ha 37 anni, non sposato, nato a Vibo Valentia ma a Milano da quando fa l'università. Laurea al Politecnico in Ingegneria gestionale e master alla Bocconi. La sua ascesa nel campo della distribuzione è tale che tra un po' smetterà di frequentare gli incontri dei piccoli imprenditori. Fattore decisivo, anche se non certissimo: al momento non risulta che abbia una compagna.
E' una persona assai riservata, in apparenza, ma allo stesso tempo formalmente impeccabile. Se ne sta molto sulle sue, non partecipa a capannelli di conversazione, al massimo scambia qualche parola con due o tre persone alla volta. Quando glielo fanno conoscere, Annalisa sa di doversi limitare a una stretta di mano e ad un'occhiata appena un po' più lunga del lecito. Una piccola manifestazione di interesse che andrà poi corroborata chiedendo con discrezione alla sua accompagnatrice e ad altre donne che lo conoscono informazioni su di lui. Sperando ovviamente che l'uomo si accorga o perlomeno percepisca la curiosità di Annalisa nei suoi confronti. E' un azzardo, ma è anche l'unica possibilità di creare un contatto duraturo con Antonello Greco. Non le pare proprio che sia uno che va a caccia di avventure. A suo vantaggio, ha il fatto di essere in forma splendida. Indossa un abito granata scuro, lungo, aperto sulla schiena ma non molto scollato. I tacchi la slanciano ancora di più, la coda alta mostra il collo e valorizza gli orecchini di oro bianco e lapislazzuli. Un incrocio molto casuale nel salone, un’altra piccola occhiata accompagnata da un’espressione leggermente sorridente, una puntata al tavolo del rinfresco. E’ lì che l’uomo la raggiunge dopo che lei si è isolata un po’. Proprio per farsi raggiungere.
- Lei non è della nostra associazione, mi pare – le fa Antonello avvicinandola con un bicchiere di Ferrari in mano.
- No, sono con un’amica, per la verità.
- Di che cosa si occupa?
- Sono a Milano per una ricerca sulla industrializzazione della città negli ultimi anni del XIX secolo, ho una borsa di studio. Lei?
- Ah io, molto più modestamente, sono un commerciante di vini e liquori…
- Perché modestamente? – chiede Annalisa – abbiamo bisogno ogni tanto di qualcosa da bere, soprattutto se di qualità.
- Lei è una intenditrice?
Passano più di mezzora a parlare, restando sul generico ma interessandosi l’uno all’altra come fanno un uomo e una donna che desiderano l’interesse dell’altra o dell’altro. E’ Annalisa che alla fine si ritrae con pudore, “mi spiace ma forse per me si è fatto tardi”. Senza allontanarsi, però, prima che Antonello le abbia chiesto il numero di telefono: “Usa sera potrei invitarla a degustare il miglior rum di Milano”.
Quando Annalisa lascia la festa sa che l’operazione è andata in porto. E sa anche un’altra cosa: a meno che Antonello non sia scemo, e non sembra proprio, sarà controllata, scandagliata. Ma da questo punto di vista è già stato fatto tutto: identità finta, storia personale finta, curriculum finto. Tutto recuperabile sui motori di ricerca, oltre che negli archivi dell’Università di Roma. Persino il suo profilo Instagram fasullo risulta aperto qualche anno prima, con tanto di foto di laurea e di vacanze.
Il primo invito non la sorprende, così come non la sorprende la qualità del rum. Il secondo invece un po’ sì: “Ho due biglietti per la Scala, accetterebbe di venire con me?”.
Nelle sue brevi frequentazioni Annalisa scopre che Antonello è quanto di più distante dalla figura stereotipata del rozzo gangster. E’ una persona colta, gradevole, dalla conversazione profonda. Il suo modo di ragionare lucido, coerente, a tratti ironico. Non è un uomo privo di una certa spigliatezza e, talora, dolcezza.
La colpisce, proprio a cena in un classico ristorante da dopo teatro, la sua competenza nel farle notare le scelte di regia della mise en scène della Traviata. “Non sono in grado di giudicare, a me in realtà è sempre piaciuta molto l’opera, la musica”, riconosce lei. “Cosa in particolare, maggiormente?”. “Un dì felice eterea, è la mia romanza preferita”, “Eterea, un po’ come lei”, “Ahahah oppure croce e delizia?”, “Lei non può essere una croce”.
Antonello la accompagna a casa e restano a parlare in macchina, davanti al portone, fino alle tre di notte. Si aprono l’uno con l’altra come non avevano mai fatto in precedenza. Annalisa gli rivela di essere separata (“ci siamo sposati troppo giovani e ho fatto un errore a non capire quanto fosse futile come uomo”). Si aspetta qualche tipo di avance, quei complimenti a cena difficilmente sono stati gratuiti.
- Da come ho imparato a conoscerla, lei è una ragazza di grande maturità. Posso chiederle una cosa?
- Certo.
- Lei sembra quasi volere mettere in secondo piano la sua grande bellezza, quasi fosse una sfida a giudicarla per la sua dimensione interiore. Lei è molto… molto controllata mi pare, o forse è solo timidezza?
- Beh… la timidezza è sicuramente un mio difetto.
- Non è detto che lo sia, le persone timide possono essere anche molto passionali.
- Ah, beh… non so – sorride Annalisa – forse potrei esserlo.
- Sarebbe bello scoprire quanto… - dice Antonello.
- Temo che entrambi non ne avremmo il tempo – risponde Annalisa abbassando lo sguardo – non resterò a lungo a Milano…
- La mancanza di tempo a volte può indurre a fare delle scelte e a tirare fuori il meglio.
O Antonello è un uomo davvero molto indaffarato nelle sue attività lecite e illecite, oppure deve essere molto sicuro di sé. Attende tre giorni prima di invitare Annalisa ad uscire una sera. Le propone un ristorante esclusivo, scusandosi di non potere passare a prenderla. Quando però Annalisa scende dal taxi è lì davanti alla porta del locale ad attenderla. Lui è vestito in modo formale, abito scuro e cravatta, lei ha scelto un vestito nero un po' scollato sopra il quale porta un elegante cardigan di cachemire dello stesso colore. Fa molto freddo, entrambi sono avvolti nei cappottoni. Dopo averla salutata con due bacetti sulle guance le dice quasi scherzando "una cosa che apprezzo di te è la tua capacità di non essere mai in ritardo". Annalisa ringrazia con un sorriso e al tempo stesso registra il fatto che Antonello, per la prima volta da quando si conoscono, è passato al "tu".
Si stupisce che al termine della cena, peraltro formidabile, non venga loro presentato il conto. Lui le spiega di avere appena chiuso un contratto con il ristorante per la fornitura del vino, "è una specie di omaggio", le sorride. Camminando verso l'auto, Annalisa tira fuori in modo studiato un pacchetto di sigarette, se ne accende una quando sono quasi arrivati alla Bmw di Antonello. Restano fuori attendendo che finisca di fumare. E' il modo che Annalisa ha scelto per tenerlo sulle spine. Lo vede un po' più rigido, si è fatta l'idea che stia per fare la sua mossa. Per come lo conosce, sa che Antonello attenderà di essere in macchina con lei, al caldo, prima di passare all'attacco.
- Mi è arrivato un rum magnifico, e ho una cioccolata di Modica altrettanto magnifica, ti andrebbe di assaggiarli? - domanda Antonello avviando il motore.
- Perché no? - risponde Annalisa con una spontaneità e una leggerezza che l'uomo probabilmente non si aspettava.
Durante il viaggio di ritorno è lei a spostare la conversazione proprio sulla sua passione per gli alcolici. Gli racconta di una sua amica, banconista in un ristorante, che prima di varare un nuovo cocktail attendeva sempre il suo giudizio e le faceva sempre assaggiare i nuovi arrivi. "Una sera ho esagerato e sono tornata a casa mezza brilla... lei sì che era un'intenditrice...", commenta. "Non la vedi più?”, domanda Antonello. "Se l'è portata via un brutto male", quasi singhiozza Annalisa. L'uomo si volta verso di lei, dice con un afflato sincero "Annalisa, mi dispiace", le passa un dito sull'occhio: "No, non piangere, Dio, hai delle lacrime grandi come arance". La mano di Antonello le accarezza una guancia, lei vi si stringe contro. E' il primo contatto fisico di una certa intimità tra di loro. Mentre camminano verso casa la cinge per un fianco e lei lo lascia fare, si abbandona. Intanto pensa a quella volta in cui davvero con Valentina tornarono a casa mezze sbronze e la sua fidanzata la spinse dietro un angolo buio baciandola e infilandole le mani sotto la gonna e i collant, praticamente scopandola in mezzo alla strada all'una e mezza di notte. E' il suo modo di eccitarsi, di farsi trovare pronta a ciò che succederà di lì a poco.
La casa di Antonello è calda, forse anche troppo. Annalisa lascia che lui le tolga il cappotto, ma ci pensa da sola a sfilarsi il cardigan che l'uomo raccoglie dalle sue mani per appoggiare entrambi su una poltrona. Lei ne approfitta per voltarsi quasi di scatto e afferrare il volto di Antonello tra le mani, tenerlo fermo. E' lei a baciarlo, con una passione che forse lo sorprende, ma è questione di un attimo. Le lingue si intrecciano, i volti quasi si fondono tra di loro, i corpi si cercano. Che lui la voglia, Annalisa lo sa già. Adesso sente anche il suo desiderio, e lo sente bene: è premuto contro il suo ventre. Fino a questo momento non gli ha mai dato l'impressione di incoraggiarlo, anzi. Il suo messaggio è sempre stato "se mi vuoi davvero, vienimi a prendere". Perché qualcosa le dice che a lui piace così, che è il suo codice. Antonello non è uno cui concedersi troppo facilmente, perché lui adora la conquista. Perderebbe interesse di fronte a una troietta qualsiasi, a un'oca senza cervello né personalità. E' così che lo ha preso nella rete, è così che bisogna giocare adesso che il gioco diventa non più un gioco di menti, ma di corpi.
Annalisa gli ha chiesto solo un bacio, ma è stato uno di quei baci che aprono un portone. Si ritrae, fingendosi spaventata dal suo stesso ardire, e attende che lui faccia la sua mossa. E la mossa non tarda. La attira a sé sedendosi su un divano, la fa inginocchiare sui cuscini a cavallo delle sue gambe, la bacia. Le abbassa le spalline del vestito e con un gesto brusco le scopre i seni, tirando giù vestito e bra in un movimento solo. Le bacia le sue piccole tette, le succhia, le mangia. Annalisa scatta di piacere. Le mani di Antonello sollevano la gonna del vestito, carezzano le natiche. Annalisa lo accoglie, lo bacia, offre il suo seno, va all'attacco della cravatta per slacciarla, all'attacco della camicia per sbottonarla. Lecca il suo collo e il suo petto come se volesse scendere sempre più giù, ma si ferma, risale. Lascia a lui la scelta, la decisione. E lui decide. Prima si stende sul divano mettendosela sopra, baciandole il collo e le tette, strizzandole le chiappe. Poi la mette a sedere, con la schiena della ragazza contro il suo petto. Sono gesti imperiosi, dominanti ma mai brutali, in cui prevale la forza fisica del maschio e a cui lei non si oppone, come se opporsi le fosse semplicemente impossibile. Una mano di Antonello imperversa sul seno, l’altra le alza la gonna anche sul davanti e si infila nell’elegante perizoma di pizzo, la masturba trovandola già bagnata. Pur lontana anni luce dall’essere interessata all’aggressione sessuale dell’uomo, per aumentare la sua eccitazione Annalisa ha fatto l’unica cosa che poteva funzionare in un momento del genere: ha pensato tutto il tempo alla furia con cui, a volte, Valentina la scopava o con cui lei scopava Valentina. Ha pensato ai suoi urletti e alle sue parole, le è parso quasi di sentirle.
Antonello la alza, la mette in piedi di colpo, la spinge con una mano dietro la schiena. La ferma, la volta, la ribacia, la volta ancora e ancora la sospinge, la fa chinare sullo schienale di una poltrona alzandole la gonna del vestito. Annalisa è sballottata, come un tempo adorava esserlo. Con le mutandine scostate, attende che lui faccia il suo ingresso. Si chiede se dovrà gridare, mostrarsi subito impazzita, o mantenere il controllo. Decide di assecondarlo ancora, di modulare le sue reazioni ai suoi comportamenti. Quando Antonello la infilza non lo fa bruscamente, di colpo, ma lo fa comunque senza esitazioni. La parola giusta è "inesorabile". E' così che la fa sua, perché è cosi che deve essere, che lui vuole che sia. Annalisa fa uscire da sé un sospiro tremolante, si lascia andare. Come se il linguaggio del suo corpo comunicasse all'uomo "mi sono arresa, finalmente mi sono arresa".
Non dura molto. Dura finché Antonello non sfila il suo cazzo fradicio dalla vagina e lo indirizza un po' più su. Annalisa sa cosa vuole, cosa cerca. L'ha capito ben prima che quel gonfiore duro e morbido al tempo stesso le scivolasse verso l'entrata più nascosta. Potrebbe pensare che lo fa con tutte le sue puttane, ma ancora una volta qualcosa le dice che non è così. E’ come se quello per lui fosse un marchio, un modo di dire “sei mia, ma vediamo se sei all’altezza”.
Alla prima spinta, quella con cui il glande la penetra, emette un "Ah!" secco, carico di sorpresa, forse dolore, in ogni caso accettazione. Alla seconda il grido è più forte e non solo per la spinta ma anche per lo strappo ai capelli, per la coda tirata che la fa inarcare. La pressione sulla schiena non c'è più. Una mano di Antonello le tira la testa verso di sé, l'altra le spinge sul pube per incastrarla meglio. Annalisa sa cosa deve fare: inarcarsi un po' di più, voltare la testa, sorridere della sua sconfitta, pietire un bacio. E infine soffocare nella bocca di lui il grido per la terza spinta, la più forte. Lasciarsi andare subito dopo il bacio, riprendere la posizione, appoggiare le mani allo schienale della poltrona.
A destabilizzarla un po' sono le parole di Antonello: "Sei una gran donna". Esasperate, ringhiate, sopra le righe. Tutto quello che volete voi. Ma allo stesso tempo, letteralmente, inaudite. Le è stata detta qualsiasi cosa: troia, sgualdrina, bocchinara, ragazzina ninfomane, rottainculo. Con disprezzo, a volte. Con ammirazione altre. Persino con affetto. Ma quelle parole, dette con tono così semplice e constatativo, mai. Subito dopo, sul suo pube la mano di Antonello diventa più pesante e la attira all'indietro. La spinta del bacino violenta e definitiva. Annalisa sente distintamente il cazzo che le si conficca tutto dentro. La reazione che decide di avere, perché è lei che lo decide, è quella di restare senza fiato.
Non prova nulla. Né il piacere del sesso né il piacere o il dispiacere del dolore. Nulla. E' pura finzione. Ma deve essere una finzione perfetta per Antonello, al quale offre la sua remissività. Non è nemmeno importante che gli dimostri piacere, anzi sarebbe un errore apparire avida di lussuria. Piuttosto, è importante che ogni singolo "ah!" che accompagna i suoi affondi significhi "mi hai fatta tua, quello che ti stai prendendo è tuo, mi hai presa e non voglio andare via". Si domanda persino se debba simulare un orgasmo, ma decide di no. Verrà anche quel momento, verrà il momento di andare a letto e di scopare ancora, di implorare ancora, di far finta di impazzire e fargli credere che come la fotte lui nessuno mai. Adesso invece deve trasmettere a Antonello la certezza che completamente dentro di sé non sente solo la sua erezione, ma la sua forza, il suo potere. Ogni volta che la sua pelle si infrange contro le sue natiche, ogni volta che carne lacera altra carne, deve convincersi di averla sottomessa. E se le sue spinte si faranno più forti anche i suoi "ah!" si faranno più forti, diventeranno grida estremamente realistiche. Deve sapere che sì, lui la può anche stuprare così, lui può farlo.
Annalisa riconosce che l'uomo è un amante raro. Ne ha sentito crescere progressivamente l'eccitazione, la voglia di dominio. Ha provato la morsa delle sue mani sulle anche. L'esplosione del suo orgasmo è stata una presa di possesso, il seme che le ha riversato nell'intestino copioso, espulso a getti veloci e profondi. Lei lo ha gratificato simulando un vocalizzo di piacere cristallino, poi ne ha accolto il petto ansimante sulla schiena, l'abbraccio, le mani che sono tornate ad accarezzarle i seni. Si è abbandonata, mostrandosi indifesa, travolta. Come se gli dicesse "mi hai espugnata, ora ho bisogno della tua protezione".
Antonello, per conto suo, è stato perfetto. Dopo che l'abbraccio si è sciolto l'ha baciata, denudata, abbracciata di nuovo. Le ha chiesto "resta qui per favore" anche se era perfettamente chiaro a entrambi che avrebbero passato la notte insieme. Ha ricominciato ad amarla sotto la doccia. "Non mi sono mai sentita così", ha biascicato Annalisa mentre le mani dell’uomo ricominciavano ad appropriarsi di lei. “Non l’ho mai fatto così”, ha piagnucolato mentre la possedeva in piedi, la schiena contro le piastrelle. Ha riprodotto dei perfetti gemiti di orgasmo.
Tutto finto, ma tutto tremendamente verosimile.
Antonello è convinto di averla fatta propria, ma in realtà a cadere nella trappola è lui. Nei giorni a venire, con discrezione e recitando un copione accuratamente studiato, l’Annalisa riservata e quasi altera che l’ha affascinato assumerà il comando intellettuale della coppia, pur rimanendo sempre un passo indietro per non togliergli la scena. Lo consiglierà, lo indirizzerà, lusingherà la sua vanità repressa e la sua sete di potere: “Un uomo come te può essere molto di più, deve essere molto di più. Pensa al tuo nome legato al mondo della ristorazione di classe, a grandi eventi culturali, non solo in Italia…”.
Diventerà ciò che Antonello ha sempre cercato: la sua Donna, la sua Compagna. La sua Musa di giorno, la sua Puttana di notte.
5. CONTINUA
Grazie ai contatti e alle conoscenze del capo del Caos, Annalisa si introduce al party in veste di accompagnatrice dell'amministratrice delegata di una azienda di catering e ristorazione. Individuare Antonello Greco non è difficile. Molto più complicato è stabilire un legame con lui. E' una fase in cui non sono permessi passi falsi. E' un giovane uomo, meno giovane di quanto gli aveva lasciato intendere il defunto Gaspare Marcucci, il re dei supermercati. Greco ha 37 anni, non sposato, nato a Vibo Valentia ma a Milano da quando fa l'università. Laurea al Politecnico in Ingegneria gestionale e master alla Bocconi. La sua ascesa nel campo della distribuzione è tale che tra un po' smetterà di frequentare gli incontri dei piccoli imprenditori. Fattore decisivo, anche se non certissimo: al momento non risulta che abbia una compagna.
E' una persona assai riservata, in apparenza, ma allo stesso tempo formalmente impeccabile. Se ne sta molto sulle sue, non partecipa a capannelli di conversazione, al massimo scambia qualche parola con due o tre persone alla volta. Quando glielo fanno conoscere, Annalisa sa di doversi limitare a una stretta di mano e ad un'occhiata appena un po' più lunga del lecito. Una piccola manifestazione di interesse che andrà poi corroborata chiedendo con discrezione alla sua accompagnatrice e ad altre donne che lo conoscono informazioni su di lui. Sperando ovviamente che l'uomo si accorga o perlomeno percepisca la curiosità di Annalisa nei suoi confronti. E' un azzardo, ma è anche l'unica possibilità di creare un contatto duraturo con Antonello Greco. Non le pare proprio che sia uno che va a caccia di avventure. A suo vantaggio, ha il fatto di essere in forma splendida. Indossa un abito granata scuro, lungo, aperto sulla schiena ma non molto scollato. I tacchi la slanciano ancora di più, la coda alta mostra il collo e valorizza gli orecchini di oro bianco e lapislazzuli. Un incrocio molto casuale nel salone, un’altra piccola occhiata accompagnata da un’espressione leggermente sorridente, una puntata al tavolo del rinfresco. E’ lì che l’uomo la raggiunge dopo che lei si è isolata un po’. Proprio per farsi raggiungere.
- Lei non è della nostra associazione, mi pare – le fa Antonello avvicinandola con un bicchiere di Ferrari in mano.
- No, sono con un’amica, per la verità.
- Di che cosa si occupa?
- Sono a Milano per una ricerca sulla industrializzazione della città negli ultimi anni del XIX secolo, ho una borsa di studio. Lei?
- Ah io, molto più modestamente, sono un commerciante di vini e liquori…
- Perché modestamente? – chiede Annalisa – abbiamo bisogno ogni tanto di qualcosa da bere, soprattutto se di qualità.
- Lei è una intenditrice?
Passano più di mezzora a parlare, restando sul generico ma interessandosi l’uno all’altra come fanno un uomo e una donna che desiderano l’interesse dell’altra o dell’altro. E’ Annalisa che alla fine si ritrae con pudore, “mi spiace ma forse per me si è fatto tardi”. Senza allontanarsi, però, prima che Antonello le abbia chiesto il numero di telefono: “Usa sera potrei invitarla a degustare il miglior rum di Milano”.
Quando Annalisa lascia la festa sa che l’operazione è andata in porto. E sa anche un’altra cosa: a meno che Antonello non sia scemo, e non sembra proprio, sarà controllata, scandagliata. Ma da questo punto di vista è già stato fatto tutto: identità finta, storia personale finta, curriculum finto. Tutto recuperabile sui motori di ricerca, oltre che negli archivi dell’Università di Roma. Persino il suo profilo Instagram fasullo risulta aperto qualche anno prima, con tanto di foto di laurea e di vacanze.
Il primo invito non la sorprende, così come non la sorprende la qualità del rum. Il secondo invece un po’ sì: “Ho due biglietti per la Scala, accetterebbe di venire con me?”.
Nelle sue brevi frequentazioni Annalisa scopre che Antonello è quanto di più distante dalla figura stereotipata del rozzo gangster. E’ una persona colta, gradevole, dalla conversazione profonda. Il suo modo di ragionare lucido, coerente, a tratti ironico. Non è un uomo privo di una certa spigliatezza e, talora, dolcezza.
La colpisce, proprio a cena in un classico ristorante da dopo teatro, la sua competenza nel farle notare le scelte di regia della mise en scène della Traviata. “Non sono in grado di giudicare, a me in realtà è sempre piaciuta molto l’opera, la musica”, riconosce lei. “Cosa in particolare, maggiormente?”. “Un dì felice eterea, è la mia romanza preferita”, “Eterea, un po’ come lei”, “Ahahah oppure croce e delizia?”, “Lei non può essere una croce”.
Antonello la accompagna a casa e restano a parlare in macchina, davanti al portone, fino alle tre di notte. Si aprono l’uno con l’altra come non avevano mai fatto in precedenza. Annalisa gli rivela di essere separata (“ci siamo sposati troppo giovani e ho fatto un errore a non capire quanto fosse futile come uomo”). Si aspetta qualche tipo di avance, quei complimenti a cena difficilmente sono stati gratuiti.
- Da come ho imparato a conoscerla, lei è una ragazza di grande maturità. Posso chiederle una cosa?
- Certo.
- Lei sembra quasi volere mettere in secondo piano la sua grande bellezza, quasi fosse una sfida a giudicarla per la sua dimensione interiore. Lei è molto… molto controllata mi pare, o forse è solo timidezza?
- Beh… la timidezza è sicuramente un mio difetto.
- Non è detto che lo sia, le persone timide possono essere anche molto passionali.
- Ah, beh… non so – sorride Annalisa – forse potrei esserlo.
- Sarebbe bello scoprire quanto… - dice Antonello.
- Temo che entrambi non ne avremmo il tempo – risponde Annalisa abbassando lo sguardo – non resterò a lungo a Milano…
- La mancanza di tempo a volte può indurre a fare delle scelte e a tirare fuori il meglio.
O Antonello è un uomo davvero molto indaffarato nelle sue attività lecite e illecite, oppure deve essere molto sicuro di sé. Attende tre giorni prima di invitare Annalisa ad uscire una sera. Le propone un ristorante esclusivo, scusandosi di non potere passare a prenderla. Quando però Annalisa scende dal taxi è lì davanti alla porta del locale ad attenderla. Lui è vestito in modo formale, abito scuro e cravatta, lei ha scelto un vestito nero un po' scollato sopra il quale porta un elegante cardigan di cachemire dello stesso colore. Fa molto freddo, entrambi sono avvolti nei cappottoni. Dopo averla salutata con due bacetti sulle guance le dice quasi scherzando "una cosa che apprezzo di te è la tua capacità di non essere mai in ritardo". Annalisa ringrazia con un sorriso e al tempo stesso registra il fatto che Antonello, per la prima volta da quando si conoscono, è passato al "tu".
Si stupisce che al termine della cena, peraltro formidabile, non venga loro presentato il conto. Lui le spiega di avere appena chiuso un contratto con il ristorante per la fornitura del vino, "è una specie di omaggio", le sorride. Camminando verso l'auto, Annalisa tira fuori in modo studiato un pacchetto di sigarette, se ne accende una quando sono quasi arrivati alla Bmw di Antonello. Restano fuori attendendo che finisca di fumare. E' il modo che Annalisa ha scelto per tenerlo sulle spine. Lo vede un po' più rigido, si è fatta l'idea che stia per fare la sua mossa. Per come lo conosce, sa che Antonello attenderà di essere in macchina con lei, al caldo, prima di passare all'attacco.
- Mi è arrivato un rum magnifico, e ho una cioccolata di Modica altrettanto magnifica, ti andrebbe di assaggiarli? - domanda Antonello avviando il motore.
- Perché no? - risponde Annalisa con una spontaneità e una leggerezza che l'uomo probabilmente non si aspettava.
Durante il viaggio di ritorno è lei a spostare la conversazione proprio sulla sua passione per gli alcolici. Gli racconta di una sua amica, banconista in un ristorante, che prima di varare un nuovo cocktail attendeva sempre il suo giudizio e le faceva sempre assaggiare i nuovi arrivi. "Una sera ho esagerato e sono tornata a casa mezza brilla... lei sì che era un'intenditrice...", commenta. "Non la vedi più?”, domanda Antonello. "Se l'è portata via un brutto male", quasi singhiozza Annalisa. L'uomo si volta verso di lei, dice con un afflato sincero "Annalisa, mi dispiace", le passa un dito sull'occhio: "No, non piangere, Dio, hai delle lacrime grandi come arance". La mano di Antonello le accarezza una guancia, lei vi si stringe contro. E' il primo contatto fisico di una certa intimità tra di loro. Mentre camminano verso casa la cinge per un fianco e lei lo lascia fare, si abbandona. Intanto pensa a quella volta in cui davvero con Valentina tornarono a casa mezze sbronze e la sua fidanzata la spinse dietro un angolo buio baciandola e infilandole le mani sotto la gonna e i collant, praticamente scopandola in mezzo alla strada all'una e mezza di notte. E' il suo modo di eccitarsi, di farsi trovare pronta a ciò che succederà di lì a poco.
La casa di Antonello è calda, forse anche troppo. Annalisa lascia che lui le tolga il cappotto, ma ci pensa da sola a sfilarsi il cardigan che l'uomo raccoglie dalle sue mani per appoggiare entrambi su una poltrona. Lei ne approfitta per voltarsi quasi di scatto e afferrare il volto di Antonello tra le mani, tenerlo fermo. E' lei a baciarlo, con una passione che forse lo sorprende, ma è questione di un attimo. Le lingue si intrecciano, i volti quasi si fondono tra di loro, i corpi si cercano. Che lui la voglia, Annalisa lo sa già. Adesso sente anche il suo desiderio, e lo sente bene: è premuto contro il suo ventre. Fino a questo momento non gli ha mai dato l'impressione di incoraggiarlo, anzi. Il suo messaggio è sempre stato "se mi vuoi davvero, vienimi a prendere". Perché qualcosa le dice che a lui piace così, che è il suo codice. Antonello non è uno cui concedersi troppo facilmente, perché lui adora la conquista. Perderebbe interesse di fronte a una troietta qualsiasi, a un'oca senza cervello né personalità. E' così che lo ha preso nella rete, è così che bisogna giocare adesso che il gioco diventa non più un gioco di menti, ma di corpi.
Annalisa gli ha chiesto solo un bacio, ma è stato uno di quei baci che aprono un portone. Si ritrae, fingendosi spaventata dal suo stesso ardire, e attende che lui faccia la sua mossa. E la mossa non tarda. La attira a sé sedendosi su un divano, la fa inginocchiare sui cuscini a cavallo delle sue gambe, la bacia. Le abbassa le spalline del vestito e con un gesto brusco le scopre i seni, tirando giù vestito e bra in un movimento solo. Le bacia le sue piccole tette, le succhia, le mangia. Annalisa scatta di piacere. Le mani di Antonello sollevano la gonna del vestito, carezzano le natiche. Annalisa lo accoglie, lo bacia, offre il suo seno, va all'attacco della cravatta per slacciarla, all'attacco della camicia per sbottonarla. Lecca il suo collo e il suo petto come se volesse scendere sempre più giù, ma si ferma, risale. Lascia a lui la scelta, la decisione. E lui decide. Prima si stende sul divano mettendosela sopra, baciandole il collo e le tette, strizzandole le chiappe. Poi la mette a sedere, con la schiena della ragazza contro il suo petto. Sono gesti imperiosi, dominanti ma mai brutali, in cui prevale la forza fisica del maschio e a cui lei non si oppone, come se opporsi le fosse semplicemente impossibile. Una mano di Antonello imperversa sul seno, l’altra le alza la gonna anche sul davanti e si infila nell’elegante perizoma di pizzo, la masturba trovandola già bagnata. Pur lontana anni luce dall’essere interessata all’aggressione sessuale dell’uomo, per aumentare la sua eccitazione Annalisa ha fatto l’unica cosa che poteva funzionare in un momento del genere: ha pensato tutto il tempo alla furia con cui, a volte, Valentina la scopava o con cui lei scopava Valentina. Ha pensato ai suoi urletti e alle sue parole, le è parso quasi di sentirle.
Antonello la alza, la mette in piedi di colpo, la spinge con una mano dietro la schiena. La ferma, la volta, la ribacia, la volta ancora e ancora la sospinge, la fa chinare sullo schienale di una poltrona alzandole la gonna del vestito. Annalisa è sballottata, come un tempo adorava esserlo. Con le mutandine scostate, attende che lui faccia il suo ingresso. Si chiede se dovrà gridare, mostrarsi subito impazzita, o mantenere il controllo. Decide di assecondarlo ancora, di modulare le sue reazioni ai suoi comportamenti. Quando Antonello la infilza non lo fa bruscamente, di colpo, ma lo fa comunque senza esitazioni. La parola giusta è "inesorabile". E' così che la fa sua, perché è cosi che deve essere, che lui vuole che sia. Annalisa fa uscire da sé un sospiro tremolante, si lascia andare. Come se il linguaggio del suo corpo comunicasse all'uomo "mi sono arresa, finalmente mi sono arresa".
Non dura molto. Dura finché Antonello non sfila il suo cazzo fradicio dalla vagina e lo indirizza un po' più su. Annalisa sa cosa vuole, cosa cerca. L'ha capito ben prima che quel gonfiore duro e morbido al tempo stesso le scivolasse verso l'entrata più nascosta. Potrebbe pensare che lo fa con tutte le sue puttane, ma ancora una volta qualcosa le dice che non è così. E’ come se quello per lui fosse un marchio, un modo di dire “sei mia, ma vediamo se sei all’altezza”.
Alla prima spinta, quella con cui il glande la penetra, emette un "Ah!" secco, carico di sorpresa, forse dolore, in ogni caso accettazione. Alla seconda il grido è più forte e non solo per la spinta ma anche per lo strappo ai capelli, per la coda tirata che la fa inarcare. La pressione sulla schiena non c'è più. Una mano di Antonello le tira la testa verso di sé, l'altra le spinge sul pube per incastrarla meglio. Annalisa sa cosa deve fare: inarcarsi un po' di più, voltare la testa, sorridere della sua sconfitta, pietire un bacio. E infine soffocare nella bocca di lui il grido per la terza spinta, la più forte. Lasciarsi andare subito dopo il bacio, riprendere la posizione, appoggiare le mani allo schienale della poltrona.
A destabilizzarla un po' sono le parole di Antonello: "Sei una gran donna". Esasperate, ringhiate, sopra le righe. Tutto quello che volete voi. Ma allo stesso tempo, letteralmente, inaudite. Le è stata detta qualsiasi cosa: troia, sgualdrina, bocchinara, ragazzina ninfomane, rottainculo. Con disprezzo, a volte. Con ammirazione altre. Persino con affetto. Ma quelle parole, dette con tono così semplice e constatativo, mai. Subito dopo, sul suo pube la mano di Antonello diventa più pesante e la attira all'indietro. La spinta del bacino violenta e definitiva. Annalisa sente distintamente il cazzo che le si conficca tutto dentro. La reazione che decide di avere, perché è lei che lo decide, è quella di restare senza fiato.
Non prova nulla. Né il piacere del sesso né il piacere o il dispiacere del dolore. Nulla. E' pura finzione. Ma deve essere una finzione perfetta per Antonello, al quale offre la sua remissività. Non è nemmeno importante che gli dimostri piacere, anzi sarebbe un errore apparire avida di lussuria. Piuttosto, è importante che ogni singolo "ah!" che accompagna i suoi affondi significhi "mi hai fatta tua, quello che ti stai prendendo è tuo, mi hai presa e non voglio andare via". Si domanda persino se debba simulare un orgasmo, ma decide di no. Verrà anche quel momento, verrà il momento di andare a letto e di scopare ancora, di implorare ancora, di far finta di impazzire e fargli credere che come la fotte lui nessuno mai. Adesso invece deve trasmettere a Antonello la certezza che completamente dentro di sé non sente solo la sua erezione, ma la sua forza, il suo potere. Ogni volta che la sua pelle si infrange contro le sue natiche, ogni volta che carne lacera altra carne, deve convincersi di averla sottomessa. E se le sue spinte si faranno più forti anche i suoi "ah!" si faranno più forti, diventeranno grida estremamente realistiche. Deve sapere che sì, lui la può anche stuprare così, lui può farlo.
Annalisa riconosce che l'uomo è un amante raro. Ne ha sentito crescere progressivamente l'eccitazione, la voglia di dominio. Ha provato la morsa delle sue mani sulle anche. L'esplosione del suo orgasmo è stata una presa di possesso, il seme che le ha riversato nell'intestino copioso, espulso a getti veloci e profondi. Lei lo ha gratificato simulando un vocalizzo di piacere cristallino, poi ne ha accolto il petto ansimante sulla schiena, l'abbraccio, le mani che sono tornate ad accarezzarle i seni. Si è abbandonata, mostrandosi indifesa, travolta. Come se gli dicesse "mi hai espugnata, ora ho bisogno della tua protezione".
Antonello, per conto suo, è stato perfetto. Dopo che l'abbraccio si è sciolto l'ha baciata, denudata, abbracciata di nuovo. Le ha chiesto "resta qui per favore" anche se era perfettamente chiaro a entrambi che avrebbero passato la notte insieme. Ha ricominciato ad amarla sotto la doccia. "Non mi sono mai sentita così", ha biascicato Annalisa mentre le mani dell’uomo ricominciavano ad appropriarsi di lei. “Non l’ho mai fatto così”, ha piagnucolato mentre la possedeva in piedi, la schiena contro le piastrelle. Ha riprodotto dei perfetti gemiti di orgasmo.
Tutto finto, ma tutto tremendamente verosimile.
Antonello è convinto di averla fatta propria, ma in realtà a cadere nella trappola è lui. Nei giorni a venire, con discrezione e recitando un copione accuratamente studiato, l’Annalisa riservata e quasi altera che l’ha affascinato assumerà il comando intellettuale della coppia, pur rimanendo sempre un passo indietro per non togliergli la scena. Lo consiglierà, lo indirizzerà, lusingherà la sua vanità repressa e la sua sete di potere: “Un uomo come te può essere molto di più, deve essere molto di più. Pensa al tuo nome legato al mondo della ristorazione di classe, a grandi eventi culturali, non solo in Italia…”.
Diventerà ciò che Antonello ha sempre cercato: la sua Donna, la sua Compagna. La sua Musa di giorno, la sua Puttana di notte.
5. CONTINUA
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