Le lacrime delle donne 6/8
di
RunningRiot
genere
sentimentali
- Avevo chiesto al buttafuori a che ora arrivano le troie ma mi aveva detto che il giovedì sera è difficile…
- Ahahahah e invece… eccomi qua.
- Sei da sola?
- Uh, avevo appuntamento con due amiche ma ho fatto un po’ tardi, si staranno già dando da fare …
- E tu?
- Oh beh, dipende… tu hai impegni con quella buzzicona?
- Ahahahah, chi l’ha detto? L’ho conosciuta stasera.
- Beh come vuoi, ma secondo me meriteresti di meglio…
- Ne bevi un altro di quello? Offro io.
- Perché no?
Ore 01,22 discoteca Papaya, Segrate. L’uomo con cui sta parlando Annalisa si chiama Saverio Nisticò. Arrivare a lui non è stato facile.
Che Nisticò sia uno dei factotum di Antonello Greco è cosa nota. Che sia il suo braccio destro per quanto riguarda gli affari più delicati, meno. E certamente una triangolazione di armi tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e terrorismo islamico è un affare delicato. Per scoprirlo Annalisa ha dovuto insediarsi a casa di Antonello, entrare nel suo quotidiano.
Antonello è sempre più infatuato di lei. Dopo la prima notte di sesso esplosivo aveva preteso di vederla per tutte e tre le sere successive. Annalisa era uscita con lui ma ogni volta aveva rifiutato le eleganti insistenze con le quali la invitava a salire a casa sua. Solo la terza sera aveva fatto finta di capitolare. E come da programma era stata una capitolazione indecente, iniziata appena richiuso il portone del palazzo signorile in cui abita Antonello. E’ lì nell’androne che lui l’aveva baciata con foga, è lì che lei si era avvinghiata e aveva iniziato a sciogliergli il nodo della cravatta dopo avergli aperto il cappotto. Mentre salivano in ascensore gli aveva sbottonato la camicia per baciarlo e passargli la lingua sul petto: “Hai un buon odore, mi piace da morire il tuo odore”. Per tutta la notte, aveva lasciato che lui imperversasse sul suo corpo, lo aveva supplicato di farlo, di prenderla in qualunque modo egli volesse. Era stata oscena nei gesti e nelle parole come la prima notte si era ben guardata dall’essere.
Quando gli stava sopra si contorceva e faceva trasparire dal volto ogni piacere possibile, un piacere che la portava a scompigliarsi i capelli e a strizzarsi i seni.
Se a stare sopra era lui gli si avvinghiava con le gambe, gli graffiava la schiena, gli mordeva le spalle, lo implorava di sfondarla.
Mentre Antonello la possedeva da dietro gli gridava di scoparla come un animale, di farglielo sentire tutto, di farle male.
Mordeva cuscini e artigliava lenzuola, si disarticolava simulando inesistenti orgasmi in continuazione. “Dammi il tuo cazzo! Io adoro il tuo cazzo! Scopami come una sgualdrina!”. “Godo ancora, cazzo! Godo-godo-godo!”.
E alla fine era scoppiata a piangere.
Ma questa era stata la parte più facile, le era bastato fissarsi sul ricordo di Valentina e sul pensiero di averla tradita. Le sue lacrime non erano realistiche, erano reali.
E anche il modo in cui gli aveva detto “mi vergogno” era stato molto simile al reale. “Mi sento una puttana, mi fai sentire una puttana, non mi sono mai sentita così”, gli aveva detto tra le lacrime, come se dopo avere accolto cazzo e sperma in ogni suo buco improvvisamente se ne vergognasse.
Antonello aveva protestato, le aveva detto che non era vero, che lui era stato sicuro della sua passionalità sin dal primo momento: “Ti ho voluta da subito, tu sei una gran donna, sei la mia donna”, le aveva ripetuto. Annalisa invece gli aveva confessato, sempre piangendo, che dalla notte in cui avevano dormito insieme non aveva mai smesso di pensare a lui: “Non sono riuscita a fare nulla in questi giorni, ho cercato di resistere ma non ci riesco, il desiderio di te mi mangia da dentro…”. Lui l’aveva abbracciata e le aveva detto “vieni a vivere con me, non ha senso che resti in quel bed and breakfast”.
Da quel giorno, una settimana fa, Annalisa ha avuto accesso alla vita del boss della ‘ndrangheta Antonello Greco. Ha iniziato a conoscerne orari ed abitudini, a condividerne le rare compagnie. Al party di inaugurazione di un ristorante lui l’ha presentata come la sua fidanzata, e a chi ne magnificava la bellezza ha risposto elogiandone l’intelligenza e la cultura, il carattere, la rettitudine. “Sono la tua fidanzata?”, gli aveva chiesto Annalisa la notte stessa. “Lo vuoi essere?”, aveva replicato Antonello. “Sì amore, ma quando siamo soli voglio essere un’altra cosa”. Poi si era chinata sul suo ventre dando il via a un bocchino che l’avrebbe fatto delirare.
Naturalmente l’uomo non l’aveva messa a parte delle sue attività criminali, aveva compiuto tuttavia dei piccoli passi falsi. Annalisa aveva per esempio notato che, ogni mattina, intercorreva molto tempo tra il momento in cui scendeva nel garage condominiale e quello in cui la sua Bmw faceva la sua apparizione in strada. Anche venti, trenta minuti. Insospettita, aveva fatto controllare l’ambiente dai suoi agenti e quel che avevano scoperto sul modus operandi di Antonello era stato sorprendente. Magari artigianale ma, a suo modo, geniale. Nei sottofondi ricavati in una vecchia Audi erano stati ritrovati computer, registri e telefoni cellulari usati da Antonello nelle sue mansioni di capo ‘ndrangheta. Era una macchina risalente al mesozoico che probabilmente non si metteva nemmeno più in moto, risultata di proprietà di una anziana vedova che abitava nello stesso stabile e passava le sue giornate su una sedia a rotelle accudita da una badante. Antonello si era offerto di amministrare i suoi beni, ma il bene più prezioso era quell’automobile scassata che aveva trasformato nel suo ufficio.
Annalisa sapeva che gli uomini agli ordini della Direzione distrettuale antimafia avevano discretamente perquisito, e spesso, sia l’appartamento che l’automobile di Antonello. Lei stessa si era data da fare in casa sua. A nessuno era però mai venuto in mente che pochi posti macchina più in là, nel garage, fossero custoditi i segreti di una delle più importanti ‘ndrine attive sul territorio di Milano.
Nessuna delle informazioni ritrovate nella vecchia Audi era in realtà di qualche interesse per il Caos, non c’erano tracce che conducessero al terrorismo islamico. Tuttavia nei telefoni che Antonello nascondeva lì dentro erano stati inseriti dei trojan, e proprio una conversazione tra quest’ultimo e Saverio Nisticò aveva acceso una lampadina nella mente di Annalisa.
“Io devo scendere in Calabria tre giorni, tu invece devi andare ad Amburgo a portare un messaggio del santone”, si sentiva dire Antonello intercettato con il suo braccio destro. “Ancora?”. “Ancora, lo sai che dopo quel fatto di Roma è nervoso, e lo sono anche io… vorrei proprio sapere che fine ha fatto Marcucci”.
Marcucci, già liquidato, era l’uomo che attraverso Cosa Nostra aveva organizzato la compravendita di armi destinate ai terroristi, d’accordo. Ma sto “santone” chi cazzo è? si era chiesta Annalisa. Poteva trattarsi naturalmente di gergo da ‘ndranghetisti, ma poteva anche essere una traccia promettente. Bisognava andare a vedere.
E’ proprio il nome di questo “santone” che Annalisa vuole provare a strappare a Saverio Nisticò. E’ per questo che l’ha seguito fin dentro la discoteca Papaya di Segrate. Il ritorno di Antonello dalla Calabria è previsto per domani sera, Nisticò invece ha un volo per Francoforte domani mattina. Bisogna sbrigarsi, o lo si aggancia con le buone o con le cattive. Per questo, fuori dalla disco, ci sono altri due agenti del Caos che controllano la situazione.
Annalisa ha messo Saverio nel mirino mentre era in compagnia di una tipa abbastanza ridicola, la buzzicona come l’ha definita lei. Gli ha lanciato occhiate esplicite, gli ha sculettato davanti in modo osceno, infastidendo visibilmente l’altra ragazza, ha succhiato scandalosamente da una cannuccia il suo mojito e si è allontanata tenendo d’occhio la coppia, finché la buzzicona non si è allontanata. Annalisa era certa che Saverio avrebbe cercato di rimorchiarla, battere la concorrenza era fin troppo scontato. E adesso sono tutti e due davanti al bancone a bere un altro mojito. Se possibile, Annalisa lo succhia dalla cannuccia in modo ancora più scandaloso di prima.
- Finita la breve avventura con la buzzicona? – gli domanda con impertinenza.
- Sei di Roma? – domanda invece Saverio.
- Sì, ma studio qui.
- Sei una puttana?
- Ahahahahah nooo… sono davvero una studentessa! Anche le studentesse si dovranno divertire, no?
- E cosa studi?
- Linguistica…
- Eh, però, promette bene.
- Già, l’uso della lingua è importante ahahahahahah…
Al ritorno dal bagno la buzzicona scopre che darsi una ripassata di lipstick e terra è stato solo tempo perso. Annalisa e Saverio sono in pista che ballano e si strusciano. La ragazza lo vede abbrancarla e baciarla mentre le stringe le chiappe tenendo le mani sotto la gonna. Farlo non è assolutamente complicato, visto che Annalisa indossa una mini giro-figa e ha le gambe fasciate nelle parigine. Dalla canotta attillata e sottile emerge distintamente il rilievo dei capezzoli.
- Mi piacciono le morette con gli occhi azzurri, e poi tu hai un culetto fantastico – le dice Saverio.
- Ti piace il culetto? – chiede Annalisa.
- Quando è come il tuo sì…
- Ti andrebbe di farmelo?
- Dici davvero o è uno scherzo?
- Dico davvero, stasera ho proprio voglia.
- Mi piacciono le ragazze che danno il culo!
- Io e te andremo tanto d’accordo, mi sa…
Ballano, ma Annalisa ha fretta. E altrettanta fretta vuol far crescere dentro Saverio. Perciò cerca in tutti i modi di strusciarsi, di provocarlo. Si lascia limonare pesantemente, il più possibile in mezzo a quella folla. La lingua di Saverio passa più tempo nella sua bocca che nella propria, la mano è quasi sempre tra le cosce scoperte. “Stanotte ho più voglia di cazzo che di ballare”, gli sussurra Annalisa passandogli la mano sul pacco gonfio. “Andiamo via? – le propone Saverio – dove hai il cappotto? Non hai freddo così?”. “Devo recuperare il piumino – risponde lei leccandogli l’orecchio – ma un pompino di riscaldamento non ci starebbe male…”. Sarà la mano della ragazza, saranno le sue parole, sta di fatto che sotto i pantaloni il cazzo di Saverio diventa un bastone. E anche un discreto bastone, valuta Annalisa.
- Andiamo in macchina – dice Saverio – prima me lo suchi e poi te rupp’ u culu…
- Noooo… - ridacchia Annalisa mordendosi il labbro – il culo me lo rompi su un letto, è così che mi piace… ma il bocchino te lo faccio in macchina, mentre guidi, è molto da troia, e con te ho proprio voglia di essere troia…
Nel parcheggio è talmente evidente cosa stiano andando a fare che una ragazza, guardandoli, ridacchia: “Buon divertimento”. Annalisa entra in macchina e gli mette una mano sul pacco che Saverio non ha ancora messo in moto.
- Madonna che mostro – commenta quando lo sente attraverso i boxer – questo sì che mi farà strillare…
- Ci hai ripensato? – domanda Saverio inorgoglito.
- Manco per niente, non vedo l’ora che me lo metti tutto dentro…
- Facciamo al volo, domattina presto devo partire…
- Facciamo come vuoi tu – risponde Annalisa cominciando a leccarglielo e a dargli delle piccole succhiatine alla cappella – basta che mi sfondi… dov’è che vai?
- In Germania… - sospira Saverio – sicura che non vuoi che ti scopo qui…
- Fallo a casa, puoi farlo tutta la notte se vuoi e poi partire, dammi retta e fatti fare questo bocchino… madonna quant’è grosso, mai visto un cazzo così grosso…
Trenta minuti dopo, Saverio parcheggia di fronte ad un anonimo palazzone nei pressi del Parco Nord. La “madonna dei pompini”, come ha ribattezzato nel frattempo Annalisa, lo precede nel portone e per le scale che scendono allo scantinato, lo fa entrare in casa. Un monolocale con un tavolo sopra il quale ci sono un laptop, dei libri e il piatto della cena, una cucina con il lavello, un letto a una piazza e mezza e una poltrona. Più un armadio messo da una parte. “Non è un granché, sono solo una studentessa, eh?”, si scusa Annalisa. “Per quello che dobbiamo fare va benissimo, togliti il giaccone, puttana”.
“Madonna dei pompini” a parte, che potrebbe anche essere un vezzeggiativo carino, dopo averle sborrato in bocca lui si è fatto più arrogante. Durante il tragitto le ha detto di tirare fuori le tette dalla canotta e di togliersi le mutandine, le ha tenuto la mano tra le cosce penetrandola. Per mantenere la sua eccitazione Annalisa ha cercato di pensare tutto il tempo a Valentina e a quando era lei a farle cose simili, ridendo. Saverio invece non rideva. Le dava della troia, della zoccola, della ninfomane. Annalisa ha fatto finta di assecondarlo e di goderne: “E’ vero, sono una zoccola, dimmi che sono una rottainculo quando me lo spacchi”. Ha fatto anche finta di raggiungere due orgasmi con le dita di Saverio dentro di lei.
- Vado un attimo in bagno – gli sussurra adesso sbottonandogli i pantaloni – e anche a prendere una cremina, perché con quell’affare che ti ritrovi ce ne sarà bisogno, tu preparati…
Quando Annalisa esce dal bagno, Saverio è seduto nudo sul letto con il cazzo in mano e se lo mena.
Annalisa invece in mano ha una pistola ed è vestita, si è tolta la parrucca scura e si è anche coperta le tette.
E’ abbastanza buffo vedere il simbolo della potenza maschile così fieramente pronto e, allo stesso tempo, il lampo di terrore negli occhi del suo proprietario. Ma tant’è…
- Che cazzo fai? – esclama.
- Buono e resta così, anche con il cazzo in mano se vuoi – intima Annalisa sedendosi sulla poltrona – vediamo un po’: Saverio Nisticò, nato a Bovalino in provincia di Reggio Calabria, 28 anni… affiliato alla ‘ndrina Iannello-Laganà, factotum di Antonello Greco.
- Sei della polizia?
- No, tranquillo, non sono della polizia. Ma tu dovrai dirmi lo stesso una cosetta.
- ‘n ti dicu nu cazzo… pigghialo ‘nt ‘o culu, troia!
- Oddio, ma perché siete tutti cosi banali? E mò perché te sei messo a parlà calabrese, poi? Ti ho fatto un pompino, ok, ma sennò come ti ci portavo qui dentro? Quanto a prenderlo nel culo, Saveriuccio, rivedrei i tuoi piani… e poi il culo me lo fa già il tuo capo…
- La bitch di Antonello sei tu? – domanda Saverio sbalordito.
- Uh-uh…
- ‘n dicu nenti, ficasecca!
- Senti, parla italiano per cortesia, già m’hanno fatto ‘na capoccia così i siciliani, mica posso sta a ‘mparà tutti li dialetti, no?
- ‘ncul’a cu t’è vivu, bottan!
La pallottola che esce soffiando dalla pistola di Annalisa si conficca nel muro alle spalle di Saverio, dopo averlo sfiorato.
- Mica perché mi hai chiamata puttana, eh? Figuriamoci. Però ti ho chiesto la cortesia di parlare italiano.
- Non ti dico nulla.
- Ok, lo vedremo… ehi! ma la paura fa quell’effetto lì? Non lo sapevo! Sei rimasto col cazzo dritto? Ahahahahah… comunque, Savè, quando ti ho detto che c’hai un cazzo bello grosso non scherzavo, eh? No, davvero, altro che Antonello, complimenti… magari non il più grosso che abbia mai visto ma ti assicuro che ti difendi. Ti piacerebbe continuare a usarlo, immagino…
- Non mi fai paura, troia.
- E basta, cambia almeno insulto, no? Io da te voglio sapere solo una cosa: chi cazzo è il “santone”?
- Che cazzo ne so?
La seconda pallottola che esce dal silenziatore di Annalisa finisce a meno di un centimetro dalla prima, sbreccando definitivamente il muro. Saverio inizia a sudare freddo.
- Senti, minchione, è tutto molto semplice: io lo so che lo sai, quindi se non me lo dici ti ammazzo. E abbastanza chiaro?
- Non mi puoi ammazzare.
- Chi cazzo te l’ha detto, scusa? Io non solo ti ammazzo, ma ti faccio pure morire male. L’ultima che ho torturato implorava di essere finita dopo un’ora, ce ne ha messe dieci prima di crepare. Se vuoi ti faccio vedere il video.
- Se Antonello lo viene a sapere mi taglia la gola…
- Perché lo dovrebbe venire a sapere? Io non glielo dico di certo, giuro. E comunque ribadisco il concetto, se non mi fai quel nome ti ammazzo prima io.
Per un minuto intero Saverio Nisticò guarda negli occhi Annalisa cercando di capire se dice sul serio. Poi se ne convince.
- Si chiama Omar Hassam, è un… un cazzo di… come si chiamano…
- E’ un imam, ma non può essere – dice Annalisa.
- E’ lui! Che cazzo me ne frega di dirti una bugia?
- Sei sicuro, Savè? Ma proprio sicuro-sicuro-sicuro? Se è una cazzata ti faccio trovare morto con le palle in bocca da tua madre. Ti ci scarico io personalmente davanti alla casa di Bovalino.
- Ti giuro…
- Ok… Omar Hassam.
- E adesso che fai? Mi arresti?
- Sei scemo? Te l’ho detto che non sono della polizia!
Annalisa allarga le gambe sui braccioli della poltrona. La mini risale, mostrando a Saverio l’immagine della sua intimità senza veli. Inizia a sgrillettarsi.
- Che cazzo fai? – domanda Saverio.
- Te lo devo spiegare?
- Non ho capito se sei una pazza o una puttana ninfomane.
- Forse tutte e due le cose, ma la ninfomania non esiste, sappilo… - risponde Annalisa – Santo Cielo come sono già bagnata… lo sai che il mio dottore dice che sono psicopatica? Ti sei mai fatto succhiare il cazzo da una psicopatica? Cavolo, ora che ci penso sono tre giorni che non prendo le pillole, mi farà male?
- Che cazzo vuoi da me? – domanda ancora Saverio.
- Non me ne frega più niente di te… - replica Annalisa quasi parlasse tra sé e sé e cominciando ad ansimare mentre si sgrilletta.
- Quindi?
- Non dovevi partire per la Germania? Buon viaggio!
Annalisa spara, colpisce i genitali di Saverio che si piega urlando dal dolore. Dalla gola gli esce un “troia!” strozzato. Dalla gola di Annalisa esce un “ah!” appena si infila un dito dentro. Mentre Saverio piange e si rannicchia in posizione fetale sul letto, lei continua a scoparsi. Biascica “Vale, sì… Vale, sì”.
Il secondo colpo raggiunge Saverio in pieno petto, facendolo rovesciare sul materasso con le braccia spalancate. Annalisa infila anche un secondo dito piagnucolando “Dio, Vale sì! Così!...”.
Si alza dalla poltrona, camminando quasi ripiegata su se stessa. Si ferma in mezzo alla stanza. Nella sinistra la pistola, la destra spinge dentro le dita in sincronia con i movimenti ondeggianti del bacino. “Non fermarti amore, sto per godere”.
Raggiunge il letto, ci sale sopra e si inginocchia proprio accanto a Saverio agonizzante. Appoggia la canna del silenziatore in mezzo agli occhi del ragazzo e tira il grilletto. Nello stesso istante conficca le sue dita uncinate dentro di sé. Cade anche lei sul letto, di lato, tremando e scalciando in preda all’orgasmo. “Vale amore… amore!”.
Dopo qualche secondo comincia a piangere.
6. CONTINUA
- Ahahahah e invece… eccomi qua.
- Sei da sola?
- Uh, avevo appuntamento con due amiche ma ho fatto un po’ tardi, si staranno già dando da fare …
- E tu?
- Oh beh, dipende… tu hai impegni con quella buzzicona?
- Ahahahah, chi l’ha detto? L’ho conosciuta stasera.
- Beh come vuoi, ma secondo me meriteresti di meglio…
- Ne bevi un altro di quello? Offro io.
- Perché no?
Ore 01,22 discoteca Papaya, Segrate. L’uomo con cui sta parlando Annalisa si chiama Saverio Nisticò. Arrivare a lui non è stato facile.
Che Nisticò sia uno dei factotum di Antonello Greco è cosa nota. Che sia il suo braccio destro per quanto riguarda gli affari più delicati, meno. E certamente una triangolazione di armi tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e terrorismo islamico è un affare delicato. Per scoprirlo Annalisa ha dovuto insediarsi a casa di Antonello, entrare nel suo quotidiano.
Antonello è sempre più infatuato di lei. Dopo la prima notte di sesso esplosivo aveva preteso di vederla per tutte e tre le sere successive. Annalisa era uscita con lui ma ogni volta aveva rifiutato le eleganti insistenze con le quali la invitava a salire a casa sua. Solo la terza sera aveva fatto finta di capitolare. E come da programma era stata una capitolazione indecente, iniziata appena richiuso il portone del palazzo signorile in cui abita Antonello. E’ lì nell’androne che lui l’aveva baciata con foga, è lì che lei si era avvinghiata e aveva iniziato a sciogliergli il nodo della cravatta dopo avergli aperto il cappotto. Mentre salivano in ascensore gli aveva sbottonato la camicia per baciarlo e passargli la lingua sul petto: “Hai un buon odore, mi piace da morire il tuo odore”. Per tutta la notte, aveva lasciato che lui imperversasse sul suo corpo, lo aveva supplicato di farlo, di prenderla in qualunque modo egli volesse. Era stata oscena nei gesti e nelle parole come la prima notte si era ben guardata dall’essere.
Quando gli stava sopra si contorceva e faceva trasparire dal volto ogni piacere possibile, un piacere che la portava a scompigliarsi i capelli e a strizzarsi i seni.
Se a stare sopra era lui gli si avvinghiava con le gambe, gli graffiava la schiena, gli mordeva le spalle, lo implorava di sfondarla.
Mentre Antonello la possedeva da dietro gli gridava di scoparla come un animale, di farglielo sentire tutto, di farle male.
Mordeva cuscini e artigliava lenzuola, si disarticolava simulando inesistenti orgasmi in continuazione. “Dammi il tuo cazzo! Io adoro il tuo cazzo! Scopami come una sgualdrina!”. “Godo ancora, cazzo! Godo-godo-godo!”.
E alla fine era scoppiata a piangere.
Ma questa era stata la parte più facile, le era bastato fissarsi sul ricordo di Valentina e sul pensiero di averla tradita. Le sue lacrime non erano realistiche, erano reali.
E anche il modo in cui gli aveva detto “mi vergogno” era stato molto simile al reale. “Mi sento una puttana, mi fai sentire una puttana, non mi sono mai sentita così”, gli aveva detto tra le lacrime, come se dopo avere accolto cazzo e sperma in ogni suo buco improvvisamente se ne vergognasse.
Antonello aveva protestato, le aveva detto che non era vero, che lui era stato sicuro della sua passionalità sin dal primo momento: “Ti ho voluta da subito, tu sei una gran donna, sei la mia donna”, le aveva ripetuto. Annalisa invece gli aveva confessato, sempre piangendo, che dalla notte in cui avevano dormito insieme non aveva mai smesso di pensare a lui: “Non sono riuscita a fare nulla in questi giorni, ho cercato di resistere ma non ci riesco, il desiderio di te mi mangia da dentro…”. Lui l’aveva abbracciata e le aveva detto “vieni a vivere con me, non ha senso che resti in quel bed and breakfast”.
Da quel giorno, una settimana fa, Annalisa ha avuto accesso alla vita del boss della ‘ndrangheta Antonello Greco. Ha iniziato a conoscerne orari ed abitudini, a condividerne le rare compagnie. Al party di inaugurazione di un ristorante lui l’ha presentata come la sua fidanzata, e a chi ne magnificava la bellezza ha risposto elogiandone l’intelligenza e la cultura, il carattere, la rettitudine. “Sono la tua fidanzata?”, gli aveva chiesto Annalisa la notte stessa. “Lo vuoi essere?”, aveva replicato Antonello. “Sì amore, ma quando siamo soli voglio essere un’altra cosa”. Poi si era chinata sul suo ventre dando il via a un bocchino che l’avrebbe fatto delirare.
Naturalmente l’uomo non l’aveva messa a parte delle sue attività criminali, aveva compiuto tuttavia dei piccoli passi falsi. Annalisa aveva per esempio notato che, ogni mattina, intercorreva molto tempo tra il momento in cui scendeva nel garage condominiale e quello in cui la sua Bmw faceva la sua apparizione in strada. Anche venti, trenta minuti. Insospettita, aveva fatto controllare l’ambiente dai suoi agenti e quel che avevano scoperto sul modus operandi di Antonello era stato sorprendente. Magari artigianale ma, a suo modo, geniale. Nei sottofondi ricavati in una vecchia Audi erano stati ritrovati computer, registri e telefoni cellulari usati da Antonello nelle sue mansioni di capo ‘ndrangheta. Era una macchina risalente al mesozoico che probabilmente non si metteva nemmeno più in moto, risultata di proprietà di una anziana vedova che abitava nello stesso stabile e passava le sue giornate su una sedia a rotelle accudita da una badante. Antonello si era offerto di amministrare i suoi beni, ma il bene più prezioso era quell’automobile scassata che aveva trasformato nel suo ufficio.
Annalisa sapeva che gli uomini agli ordini della Direzione distrettuale antimafia avevano discretamente perquisito, e spesso, sia l’appartamento che l’automobile di Antonello. Lei stessa si era data da fare in casa sua. A nessuno era però mai venuto in mente che pochi posti macchina più in là, nel garage, fossero custoditi i segreti di una delle più importanti ‘ndrine attive sul territorio di Milano.
Nessuna delle informazioni ritrovate nella vecchia Audi era in realtà di qualche interesse per il Caos, non c’erano tracce che conducessero al terrorismo islamico. Tuttavia nei telefoni che Antonello nascondeva lì dentro erano stati inseriti dei trojan, e proprio una conversazione tra quest’ultimo e Saverio Nisticò aveva acceso una lampadina nella mente di Annalisa.
“Io devo scendere in Calabria tre giorni, tu invece devi andare ad Amburgo a portare un messaggio del santone”, si sentiva dire Antonello intercettato con il suo braccio destro. “Ancora?”. “Ancora, lo sai che dopo quel fatto di Roma è nervoso, e lo sono anche io… vorrei proprio sapere che fine ha fatto Marcucci”.
Marcucci, già liquidato, era l’uomo che attraverso Cosa Nostra aveva organizzato la compravendita di armi destinate ai terroristi, d’accordo. Ma sto “santone” chi cazzo è? si era chiesta Annalisa. Poteva trattarsi naturalmente di gergo da ‘ndranghetisti, ma poteva anche essere una traccia promettente. Bisognava andare a vedere.
E’ proprio il nome di questo “santone” che Annalisa vuole provare a strappare a Saverio Nisticò. E’ per questo che l’ha seguito fin dentro la discoteca Papaya di Segrate. Il ritorno di Antonello dalla Calabria è previsto per domani sera, Nisticò invece ha un volo per Francoforte domani mattina. Bisogna sbrigarsi, o lo si aggancia con le buone o con le cattive. Per questo, fuori dalla disco, ci sono altri due agenti del Caos che controllano la situazione.
Annalisa ha messo Saverio nel mirino mentre era in compagnia di una tipa abbastanza ridicola, la buzzicona come l’ha definita lei. Gli ha lanciato occhiate esplicite, gli ha sculettato davanti in modo osceno, infastidendo visibilmente l’altra ragazza, ha succhiato scandalosamente da una cannuccia il suo mojito e si è allontanata tenendo d’occhio la coppia, finché la buzzicona non si è allontanata. Annalisa era certa che Saverio avrebbe cercato di rimorchiarla, battere la concorrenza era fin troppo scontato. E adesso sono tutti e due davanti al bancone a bere un altro mojito. Se possibile, Annalisa lo succhia dalla cannuccia in modo ancora più scandaloso di prima.
- Finita la breve avventura con la buzzicona? – gli domanda con impertinenza.
- Sei di Roma? – domanda invece Saverio.
- Sì, ma studio qui.
- Sei una puttana?
- Ahahahahah nooo… sono davvero una studentessa! Anche le studentesse si dovranno divertire, no?
- E cosa studi?
- Linguistica…
- Eh, però, promette bene.
- Già, l’uso della lingua è importante ahahahahahah…
Al ritorno dal bagno la buzzicona scopre che darsi una ripassata di lipstick e terra è stato solo tempo perso. Annalisa e Saverio sono in pista che ballano e si strusciano. La ragazza lo vede abbrancarla e baciarla mentre le stringe le chiappe tenendo le mani sotto la gonna. Farlo non è assolutamente complicato, visto che Annalisa indossa una mini giro-figa e ha le gambe fasciate nelle parigine. Dalla canotta attillata e sottile emerge distintamente il rilievo dei capezzoli.
- Mi piacciono le morette con gli occhi azzurri, e poi tu hai un culetto fantastico – le dice Saverio.
- Ti piace il culetto? – chiede Annalisa.
- Quando è come il tuo sì…
- Ti andrebbe di farmelo?
- Dici davvero o è uno scherzo?
- Dico davvero, stasera ho proprio voglia.
- Mi piacciono le ragazze che danno il culo!
- Io e te andremo tanto d’accordo, mi sa…
Ballano, ma Annalisa ha fretta. E altrettanta fretta vuol far crescere dentro Saverio. Perciò cerca in tutti i modi di strusciarsi, di provocarlo. Si lascia limonare pesantemente, il più possibile in mezzo a quella folla. La lingua di Saverio passa più tempo nella sua bocca che nella propria, la mano è quasi sempre tra le cosce scoperte. “Stanotte ho più voglia di cazzo che di ballare”, gli sussurra Annalisa passandogli la mano sul pacco gonfio. “Andiamo via? – le propone Saverio – dove hai il cappotto? Non hai freddo così?”. “Devo recuperare il piumino – risponde lei leccandogli l’orecchio – ma un pompino di riscaldamento non ci starebbe male…”. Sarà la mano della ragazza, saranno le sue parole, sta di fatto che sotto i pantaloni il cazzo di Saverio diventa un bastone. E anche un discreto bastone, valuta Annalisa.
- Andiamo in macchina – dice Saverio – prima me lo suchi e poi te rupp’ u culu…
- Noooo… - ridacchia Annalisa mordendosi il labbro – il culo me lo rompi su un letto, è così che mi piace… ma il bocchino te lo faccio in macchina, mentre guidi, è molto da troia, e con te ho proprio voglia di essere troia…
Nel parcheggio è talmente evidente cosa stiano andando a fare che una ragazza, guardandoli, ridacchia: “Buon divertimento”. Annalisa entra in macchina e gli mette una mano sul pacco che Saverio non ha ancora messo in moto.
- Madonna che mostro – commenta quando lo sente attraverso i boxer – questo sì che mi farà strillare…
- Ci hai ripensato? – domanda Saverio inorgoglito.
- Manco per niente, non vedo l’ora che me lo metti tutto dentro…
- Facciamo al volo, domattina presto devo partire…
- Facciamo come vuoi tu – risponde Annalisa cominciando a leccarglielo e a dargli delle piccole succhiatine alla cappella – basta che mi sfondi… dov’è che vai?
- In Germania… - sospira Saverio – sicura che non vuoi che ti scopo qui…
- Fallo a casa, puoi farlo tutta la notte se vuoi e poi partire, dammi retta e fatti fare questo bocchino… madonna quant’è grosso, mai visto un cazzo così grosso…
Trenta minuti dopo, Saverio parcheggia di fronte ad un anonimo palazzone nei pressi del Parco Nord. La “madonna dei pompini”, come ha ribattezzato nel frattempo Annalisa, lo precede nel portone e per le scale che scendono allo scantinato, lo fa entrare in casa. Un monolocale con un tavolo sopra il quale ci sono un laptop, dei libri e il piatto della cena, una cucina con il lavello, un letto a una piazza e mezza e una poltrona. Più un armadio messo da una parte. “Non è un granché, sono solo una studentessa, eh?”, si scusa Annalisa. “Per quello che dobbiamo fare va benissimo, togliti il giaccone, puttana”.
“Madonna dei pompini” a parte, che potrebbe anche essere un vezzeggiativo carino, dopo averle sborrato in bocca lui si è fatto più arrogante. Durante il tragitto le ha detto di tirare fuori le tette dalla canotta e di togliersi le mutandine, le ha tenuto la mano tra le cosce penetrandola. Per mantenere la sua eccitazione Annalisa ha cercato di pensare tutto il tempo a Valentina e a quando era lei a farle cose simili, ridendo. Saverio invece non rideva. Le dava della troia, della zoccola, della ninfomane. Annalisa ha fatto finta di assecondarlo e di goderne: “E’ vero, sono una zoccola, dimmi che sono una rottainculo quando me lo spacchi”. Ha fatto anche finta di raggiungere due orgasmi con le dita di Saverio dentro di lei.
- Vado un attimo in bagno – gli sussurra adesso sbottonandogli i pantaloni – e anche a prendere una cremina, perché con quell’affare che ti ritrovi ce ne sarà bisogno, tu preparati…
Quando Annalisa esce dal bagno, Saverio è seduto nudo sul letto con il cazzo in mano e se lo mena.
Annalisa invece in mano ha una pistola ed è vestita, si è tolta la parrucca scura e si è anche coperta le tette.
E’ abbastanza buffo vedere il simbolo della potenza maschile così fieramente pronto e, allo stesso tempo, il lampo di terrore negli occhi del suo proprietario. Ma tant’è…
- Che cazzo fai? – esclama.
- Buono e resta così, anche con il cazzo in mano se vuoi – intima Annalisa sedendosi sulla poltrona – vediamo un po’: Saverio Nisticò, nato a Bovalino in provincia di Reggio Calabria, 28 anni… affiliato alla ‘ndrina Iannello-Laganà, factotum di Antonello Greco.
- Sei della polizia?
- No, tranquillo, non sono della polizia. Ma tu dovrai dirmi lo stesso una cosetta.
- ‘n ti dicu nu cazzo… pigghialo ‘nt ‘o culu, troia!
- Oddio, ma perché siete tutti cosi banali? E mò perché te sei messo a parlà calabrese, poi? Ti ho fatto un pompino, ok, ma sennò come ti ci portavo qui dentro? Quanto a prenderlo nel culo, Saveriuccio, rivedrei i tuoi piani… e poi il culo me lo fa già il tuo capo…
- La bitch di Antonello sei tu? – domanda Saverio sbalordito.
- Uh-uh…
- ‘n dicu nenti, ficasecca!
- Senti, parla italiano per cortesia, già m’hanno fatto ‘na capoccia così i siciliani, mica posso sta a ‘mparà tutti li dialetti, no?
- ‘ncul’a cu t’è vivu, bottan!
La pallottola che esce soffiando dalla pistola di Annalisa si conficca nel muro alle spalle di Saverio, dopo averlo sfiorato.
- Mica perché mi hai chiamata puttana, eh? Figuriamoci. Però ti ho chiesto la cortesia di parlare italiano.
- Non ti dico nulla.
- Ok, lo vedremo… ehi! ma la paura fa quell’effetto lì? Non lo sapevo! Sei rimasto col cazzo dritto? Ahahahahah… comunque, Savè, quando ti ho detto che c’hai un cazzo bello grosso non scherzavo, eh? No, davvero, altro che Antonello, complimenti… magari non il più grosso che abbia mai visto ma ti assicuro che ti difendi. Ti piacerebbe continuare a usarlo, immagino…
- Non mi fai paura, troia.
- E basta, cambia almeno insulto, no? Io da te voglio sapere solo una cosa: chi cazzo è il “santone”?
- Che cazzo ne so?
La seconda pallottola che esce dal silenziatore di Annalisa finisce a meno di un centimetro dalla prima, sbreccando definitivamente il muro. Saverio inizia a sudare freddo.
- Senti, minchione, è tutto molto semplice: io lo so che lo sai, quindi se non me lo dici ti ammazzo. E abbastanza chiaro?
- Non mi puoi ammazzare.
- Chi cazzo te l’ha detto, scusa? Io non solo ti ammazzo, ma ti faccio pure morire male. L’ultima che ho torturato implorava di essere finita dopo un’ora, ce ne ha messe dieci prima di crepare. Se vuoi ti faccio vedere il video.
- Se Antonello lo viene a sapere mi taglia la gola…
- Perché lo dovrebbe venire a sapere? Io non glielo dico di certo, giuro. E comunque ribadisco il concetto, se non mi fai quel nome ti ammazzo prima io.
Per un minuto intero Saverio Nisticò guarda negli occhi Annalisa cercando di capire se dice sul serio. Poi se ne convince.
- Si chiama Omar Hassam, è un… un cazzo di… come si chiamano…
- E’ un imam, ma non può essere – dice Annalisa.
- E’ lui! Che cazzo me ne frega di dirti una bugia?
- Sei sicuro, Savè? Ma proprio sicuro-sicuro-sicuro? Se è una cazzata ti faccio trovare morto con le palle in bocca da tua madre. Ti ci scarico io personalmente davanti alla casa di Bovalino.
- Ti giuro…
- Ok… Omar Hassam.
- E adesso che fai? Mi arresti?
- Sei scemo? Te l’ho detto che non sono della polizia!
Annalisa allarga le gambe sui braccioli della poltrona. La mini risale, mostrando a Saverio l’immagine della sua intimità senza veli. Inizia a sgrillettarsi.
- Che cazzo fai? – domanda Saverio.
- Te lo devo spiegare?
- Non ho capito se sei una pazza o una puttana ninfomane.
- Forse tutte e due le cose, ma la ninfomania non esiste, sappilo… - risponde Annalisa – Santo Cielo come sono già bagnata… lo sai che il mio dottore dice che sono psicopatica? Ti sei mai fatto succhiare il cazzo da una psicopatica? Cavolo, ora che ci penso sono tre giorni che non prendo le pillole, mi farà male?
- Che cazzo vuoi da me? – domanda ancora Saverio.
- Non me ne frega più niente di te… - replica Annalisa quasi parlasse tra sé e sé e cominciando ad ansimare mentre si sgrilletta.
- Quindi?
- Non dovevi partire per la Germania? Buon viaggio!
Annalisa spara, colpisce i genitali di Saverio che si piega urlando dal dolore. Dalla gola gli esce un “troia!” strozzato. Dalla gola di Annalisa esce un “ah!” appena si infila un dito dentro. Mentre Saverio piange e si rannicchia in posizione fetale sul letto, lei continua a scoparsi. Biascica “Vale, sì… Vale, sì”.
Il secondo colpo raggiunge Saverio in pieno petto, facendolo rovesciare sul materasso con le braccia spalancate. Annalisa infila anche un secondo dito piagnucolando “Dio, Vale sì! Così!...”.
Si alza dalla poltrona, camminando quasi ripiegata su se stessa. Si ferma in mezzo alla stanza. Nella sinistra la pistola, la destra spinge dentro le dita in sincronia con i movimenti ondeggianti del bacino. “Non fermarti amore, sto per godere”.
Raggiunge il letto, ci sale sopra e si inginocchia proprio accanto a Saverio agonizzante. Appoggia la canna del silenziatore in mezzo agli occhi del ragazzo e tira il grilletto. Nello stesso istante conficca le sue dita uncinate dentro di sé. Cade anche lei sul letto, di lato, tremando e scalciando in preda all’orgasmo. “Vale amore… amore!”.
Dopo qualche secondo comincia a piangere.
6. CONTINUA
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