Le lacrime delle donne 7/8

di
genere
sentimentali

Antonello sarebbe atterrato a Linate alle undici meno cinque di sera. Si era offerta di andare a prenderlo ma lui l’aveva rassicurata: “Ci sono i taxi, tesoro”. Le aveva spiegato che andava in Calabria per tre giorni per rivedere la madre, Annalisa sapeva invece che era andato a prendere ordini da Calogero Iannello, il boss della sua ‘ndrina. La compravendita di armi con i terroristi islamici si era bloccata dopo la strage di Massimina e dopo la morte di Gaspare Marcucci, l’uomo di Cosa Nostra con cui Antonello teneva i contatti. Che fossero nervosi e nutrissero dei sospetti era il minimo.

Era probabile che Antonello si facesse domande anche su Annalisa, diffidente e cauto com’era. Lei era abbastanza certa di non avere compiuto passi falsi, è vero, ma non si poteva mai dire.

Tra di loro in realtà le cose filavano liscissime. Il personaggio impersonato da Annalisa, la borsista di Storia contemporanea, è dichiaratamente innamorata dell’Antonello imprenditore di successo. Ma anche la Annalisa cyber spia del Caos prova, se non attrazione, una certa ammirazione per l’uomo. Non può non ammetterlo almeno con se stessa.

In una vita precedente i giorni passati con Antonello sarebbero stati giorni felici. L’attenzione costante e discreta di lui, il suo modo di corteggiarla da uomo in amore, il portarla sempre e comunque in palmo di mano, avrebbero gratificato e riempito di gioia qualsiasi ragazza. Annalisa aveva persino iniziato a domandarsi "chissà se tornerò mai a godere di questo, come di qualsiasi altra cosa". Che in pratica era come domandarsi se sarebbe mai ritornata a vivere. Cosa che dalla morte di Valentina non aveva fatto mai. Era come se la scintilla di quella domanda - tornerò mai a vivere? - le fosse stata accesa dentro da Antonello, il malavitoso ma impeccabile e riservato manager con i vestiti indosso, il maschio alfa privo di qualsiasi freno inibitorio quando se li toglieva.

Perché sì, anche nel sesso, Annalisa aveva fatto in modo che le cose andassero molto avanti. Proprio così come si lasciava spogliare dei suoi indumenti, notte dopo notte si lasciava spogliare dei suoi artefatti ma verosimili pudori.

La sera precedente la sua partenza Antonello le aveva annunciato che non sarebbero usciti a cena, come facevano sempre. Al telefono era stato, stranamente, abbastanza esplicito: "Devo stare via tre giorni, voglio fare il pieno di te", le aveva detto ridacchiando. Ed era tornato a casa con una insolita voglia di giocare. "Ti preparo qualcosa di romano, va bene una carbonara?", gli aveva chiesto Annalisa recitando la parte della fidanzata premurosa. "Mi va bene se ti spogli ora, voglio vederti nuda tutto il tempo, anche quando mangi". Lei aveva abbassato gli occhi sorridendo, come se non le fosse mai stata fatta una proposta più oscena e provocante di quella. Pur nel suo disinteresse per le pretese erotiche di Antonello, quella richiesta l'aveva quasi divertita. Durante la cena, rimanendo entro certi limiti di pudore, anche lei era stata insolitamente più esplicita sul piano verbale: "Stare così e sapere che non ti posso togliere nemmeno la cravatta è un po' una tortura, però...". E poi aveva aggiunto: "Saranno tre giorni lunghissimi, anche io stanotte voglio fare il pieno di te, e sai cosa intendo...".

E a letto per la prima volta aveva avvertito qualcosa di diverso. Non nella finzione, nella realtà. Aveva già deciso che sarebbe stata più intraprendente del solito, aveva iniziato a esserlo già quando aveva servito all'uomo seduto sul divano un bicchiere del loro rum preferito e gli aveva acceso un sigaro. L'unico della giornata, l'unico vizio che Antonello sembrasse avere. Gli aveva sussurrato "voglio farti un bocchino" inginocchiandosi tra le sue gambe e, a metà dell'opera, si era fermata guardando con ostentazione il suo cazzo lucido e impennato e la sua faccia stravolta dicendogli "voglio che te lo ricordi bene". Fino a quel momento era sempre stato Antonello a porgere il suo sesso alla bocca di Annalisa, a sfregarglielo con insolenza sulle labbra. Lei non aveva mai risposto ai suoi eccitati apprezzamenti, come si vergognasse di riceverli. Gli aveva anzi rivelato "pensa che non mi è mai piaciuto farli, nemmeno a mio marito". Mai, prima di allora, era stata lei a prendere l’iniziativa e mai aveva pronunciato la parola “bocchino”. Quella notte invece Annalisa aveva deciso di lasciarsi andare, sorprendendosi di scoprire come certe cose le venissero da dentro. Che non era tutta una recita. A un certo punto, impalandosi sopra di lui, aveva sentito qualcosa. D’accordo, nessuna ragazza avrebbe mai potuto definirla “piacere”, ma era pur sempre qualcosa di diverso dalla semplice sensazione di invasione che lui le regalava ogni notte. Aveva finto con più convinzione, si era addentrata nei territori dell’osceno mai esplorati con Antonello, aveva fatto la cagna in calore. Gli aveva rivelato, strusciandosi addosso a lui quando tutto era finito ma come se lei non fosse ancora soddisfatta, “non mi vergogno di essere la tua puttana”. Lui invece l’aveva stretta con dolcezza, come se si fossero appena dichiarati reciproco ed eterno amore.

Ma tutto questo sta comunque per avere fine. Liquidato Saverio Nisticò, Annalisa e i suoi tra poche ore metteranno le mani sul "santone" e termineranno la sua cellula islamista. Le prove raccolte su Antonello saranno girate in modo discreto alla Dia, ce ne sono più che a sufficienza per metterlo in galera fino alla fine dei suoi giorni.

Eliminare i terroristi che hanno cercato di assicurarsi un carico d’armi sufficiente a far scoppiare una guerra è il completamento di un lavoro lungo e delicato, un lavoro che ha riempito le giornate di Annalisa e che forse le ha impedito di impazzire. Non può che esserne soddisfatta. Dentro di sé però sente come un vuoto. Qualunque sia, il destino di Antonello non è affar suo, è chiaro. Non può certo mettersi a indagare sulla criminalità organizzata, non è il suo campo. E certamente lui merita di essere fermato, incriminato, condannato. Ma non può fare a meno di pensare che è un peccato, uno spreco, che un uomo così abbia scelto quella strada. E ciò la rende triste come mai avrebbe immaginato.

E’ a questo che pensa mentre, nella camera da letto di Antonello, infila in uno zainetto il travestimento da troia con cui ha sedotto Saverio Nisticò in discoteca. Sul letto, disposti in bell’ordine, ci sono un reggiseno un paio di leggings neri, una termica e un giubbotto di pelle dello stesso colore. Due pistole mitragliatrici Ingram Mac-11 e diversi caricatori. Indossa solo una catenina d’oro e un paio di mutandine quando sente squillare in salone il telefono di servizio. Sul display un nome breve: “Capo”.

Annalisa si chiede cosa voglia ancora. Tornando dal monolocale di Bresso dove ha freddato Nisticò, gli ha già fatto rapporto sugli avvenimenti della notte e sul nome che gli ha tirato fuori. Il “santone”, il capo della cellula terroristica, l’imam Omar Hassam. Una sorpresa, visto che si tratta di uno degli imam più moderati presenti in Italia, da sempre impegnato nel dialogo interreligioso e in prima fila nella lotta per i diritti e l’integrazione. Altrettanto a sorpresa, il capo le ha rivelato che “alcune cose potrebbero tornare, se ne so di più ti richiamo”.

- Capo… - risponde Annalisa.

- Lo sai con cosa i terroristi avrebbero pagato quel carico di armi?

- Che ne so, capo… Soldi? Droga? Cous-cous? Mi fa pure gli indovinelli adesso?

- Sei strafatta come al solito, Annalì? E’ una cosa seria, abbiamo intercettato l'informativa di una Ong a Ministero degli Esteri e Capitaneria di porto.

- Da quando diamo retta a quegli schiodati, capo?

- Questa è interessante invece, ascolta. Hanno salvato una ottantina di persone in mezzo al mare. Erano su un barcone che stava affondando. Ma il bello viene con il racconto dei superstiti, tutti uomini, non c'era nemmeno mezza donna.

- Allora? Che significa?

- Che le donne e i bambini sono stati separati dagli uomini, il mare non l'hanno mai visto. Hanno pagato ma non l'hanno mai visto. Erano una ventina in tutto. Tra i superstiti del barcone c'era un ingegnere sudanese, uno che ha studiato a Napoli: ha riferito che tra i trafficanti di uomini c'era un italiano, era chiaramente il capo della banda.

- Ah... e le donne? Che fine hanno fatto? No, ok non me lo dica, ho capito.

- No, è peggio di quello che pensi. Qui entra in gioco una informativa dei servizi francesi, che abbiamo intercettato quando eri via, pensavamo che si trattasse di uno dei soliti casi di atrocità, ma forse non è così. Riportava il racconto di due testimoni che hanno visto degli uomini armati far scendere da un camion un gruppo di donne e bambini fuori da un villaggio, praticamente nel deserto. Le ragazzine e le donne più giovani sono state prelevate da un altro gruppo di uomini armati e caricate a forza su un furgone, tutte le altre… e i bambini... uccisi sul posto.

- Cosa?

- Secondo i francesi quelle donne erano destinate ai guerriglieri dell'Isis.

- Dio santo... ma noi, cioè, cosa c’entra questo con…?

- Aspetta, c'è una terza tessera del puzzle. Ad Amburgo opera un'altra Ong, si chiama Freundschaft, ufficialmente si occupa dell'inserimento della comunità islamica nel tessuto sociale tedesco. Ultimamente è stata segnalata la scomparsa di tre ragazze che frequentavano il loro centro, due immigrate libanesi e una tedesca. Sono state probabilmente plagiate, impacchettate e spedite all'Isis anche loro. Questo è il sospetto della polizia di Amburgo. Non ci sono prove, e anzi quelli della Ong collaborano, ma probabilmente hanno organizzato tutto loro.

- Io però continuo a non capire un cazzo, capo. Cosa c’entra?

- Sta Ong tedesca, sta Freundschaft, è in contatto con il segretario di Omar Hassam, il nostro santone. Scambi di mail innocenti, anzi edificanti. Poco fa però abbiamo scoperto che hanno anche un canale Telegram dove si scambiano messaggi. Sospettiamo siano cifrati, ci stiamo lavorando. Ma in ogni caso: perché chattano su Telegram? E poi il tuo Saverio Nisticò stava andando ad Amburgo, no? Nell'ultimo mese e mezzo c'è stato tre volte. E' probabile che quello che hanno da dirsi se lo dicano di persona, non su internet.

- Riepilogando, capo...

- Riepilogando, Annalisa, la 'ndrangheta ha rilevato un campo di detenzione clandestino per quei poveracci. Li spolpa, toglie loro tutti i soldi, poi prende le ragazze e le gira all'Isis. E gli uomini...

- Non capisco perché gli uomini vengano messi su un barcone e non ammazzati subito pure loro...

- Manodopera clandestina, no? Schiavi. Gente che paga per essere ridotta in schiavitù.

- Sta cosa non è mai saltata fuori, però, strano...

- Che ti devo dire? Avranno cominciato da poco...

- Non capisco perché organizzare tutto qui a Milano. Voglio dire, Antonello Greco è il loro esperto finanziario, quello che ricicla il denaro, che fa investimenti...

- Altro mistero... una spiegazione possibile è che l'idea sia stata sua... bisogna lavorarci, ma prima di tutto bisogna fermarli.

- Lo consideri fatto, capo, dica ai ragazzi di preparare la nostra base di Gallarate.

- E' già pronta, Annalì. Per favore, stavolta prendine qualcuno vivo...

- Farò questo sforzo capo... me la dice una cosa? Una civetteria.

- Dimmi.

- Cosa fa nel week end? Sempre in costiera con la sua amichetta?

- Eh? Uh, no, deve studiare, ma ho una spa prenotata in Umbria per la prossima settimana... perché?

- Ma sua moglie non le dice niente?

- Eeehh, lo sa che il lavoro mi impegna molto... ma a te che ti frega?

- No, nulla, figuriamoci... pensavo che con me, o il suo ufficio o al massimo una volta un alberghetto fuori Roma... vabbè, vado, era una curiosità.

- Annalisa…

- Eh… no, lasci perdere, non ci pensi più.

- Annalisa, le stai prendendo le medicine?

- Eh? Cosa? Come cazzo fa a sapere che… alla faccia del segreto professionale del dottor Fagiani, eh?

- Annalì, ma sennò che capo sarei? Aspetta! Occhio, due uomini stanno salendo da te, mando subito qualcuno.

Pochi secondi dopo, due uomini dotati di chiave entrano nell’appartamento di Antonello. Uno dei due ha in mano una pistola, l’altro è vestito come John Travolta in Pulp Fiction. Annalisa li attende in mutande seduta sul divano.

- Mettiti qualcosa addosso, troia, si va a fare un giro – dice quello con la pistola.

- Da come mi guardi le tette, se vuoi vengo anche così…

- Al posto tuo non farei la spiritosa, dov’è Nisticò? L’hai arrestato tu?

- Mai arrestato nessuno. E’ in viaggio verso la Germania, no?

- Non l’ha mai preso quell’aereo, puttana!

- Aaaaah… no, no... non dicevo l’aereo. E’ su un camion che porta i rifiuti in Germania. Abbiamo sto vizio, a Roma, la monnezza la trituriamo e la spediamo ai tedeschi. E paghiamo pure, eh?

- Quell’idiota… ora tu ti alzi e vieni con noi. Nisticò scompare e tu torni alle sei di mattina… che cazzo credevi, che siamo scemi? Che questa casa non fosse controllata giorno e notte?

- Cazzo, chissà che spese di personale… Se non vengo che succede?

- Non cercherei di scoprirlo, ti basterà quello che ti faremo dopo…

- Tu sei quello cattivo, vero?

- Non così cattivo come Antonello, non vorrei essere al tuo posto.

- Uh, allora ok, ok…

Annalisa si alza, ha una mitraglietta per mano. Spara con entrambe per due secondi circa. Un’ottantina di proiettili raggiungono il “cattivo”, la sua faccia esplode. Dietro di lui il pannello della porta blindata dell’appartamento si colora di schizzi rossi e materia cerebrale. Il John-Travolta-style, completamente sporco di sangue, alza le braccia. “In ginocchio, coglione”, gli intima Annalisa. “Non uccidermi, ti prego”, implora l’uomo obbedendo. Il suo “non uccidermi” diventa un loop piagnucoloso. Annalisa lo guarda per qualche secondo, scuote la testa schifata: “Naaa, quell’outfit è ingiustificabile”. Altra raffica e la faccia di John Travolta fa la stessa fine di quella del suo compare.

Dopo un paio di minuti fanno irruzione i ragazzi del Caos mandati dal capo. Trovano due ex uomini sdraiati e quasi senza testa, sangue dappertutto e Annalisa che dopo essersi messa reggiseno e termica si sta infilando i leggings. Ha fatto in tempo a cambiarsi le mutandine: dopo avere massacrato i due si era davvero bagnata indecorosamente, non starebbe bene farsi trovare in quelle condizioni dai suoi agenti. Il primo dei due che entra non sa se guardare i cadaveri mutilati o il culo di Annalisa, quasi a novanta gradi. Il secondo esclama invece “cazzo!”. Annalisa si volta di scatto: “Che c’è? Hai visto della cellulite?”, domanda angosciata.

- Capo, che facciamo? – chiede il primo.

- Puliamo dopo, o anche sticazzi – risponde Annalisa – ora muoviamoci, se questi deficienti sono venuti qui significa che Antonello Greco ha mangiato la foglia e avrà avvertito il santone.

Per Arrivare alla piccola moschea di Corsico il navigatore indica 38 minuti, Annalisa ce ne mette venticinque. I due agenti faticano a starle dietro. “State sull’ingresso principale, io entro da dietro”, ordina loro al telefono.

La mappa sul display dell’iPhone è accurata. Per entrare dal retro bisogna passare da una lavanderia a gettone. I pakistani che la gestiscono si vedono piombare dentro una ragazza bionda, esile, completamente vestita di nero, con una catenina d’oro al collo. E con una pistola mitragliatrice per mano. “Buongiorno! – esclama Annalisa passando loro davanti – un euro per cinque chili di roba? Cazzo, quasi quasi ci faccio un pensierino”. Poi va sul retro e sfonda una porta a calci. Un piccolo corridoio ed è subito in quello che deve essere l’ufficio, in verità assai modesto, di Omar Hassam. E l’uomo che lo sta aiutando a mettere faldoni e computer in due grosse borse deve essere il suo segretario, pensa Annalisa, quello che è in contatto con la Ong fasulla di Amburgo.

“Venite con me senza tante storie…”. Superato il primo momento di stupore, il segretario comincia a urlare: “Chi è lei? Non può essere qui! Fuori subito!”. La risposta di Annalisa è una piccola raffica che gli spezza la caviglia destra. L’uomo crolla a terra gridando, stavolta di dolore. “Daje, Omar, ché ho lasciato la macchina sul passo carrabile”. Da una tenda alle spalle di Omar Hassam sbucano tre uomini. Hanno dei fucili da assalto ma nessuna idea su come si faccia un’irruzione. I primi due vengono sbrindellati dalla valanga di proiettili che le mitragliette di Annalisa gli vomitano addosso. Con il terzo è un po’ più complicato, perché la prima cosa che fa è proteggere il santone con il proprio corpo e Annalisa non vuole sforacchiarlo rischiando di colpire Hassam. Tuttavia, proprio la manovra de bodyguard le dà un paio di secondi di tempo. Quando l’uomo fa per alzare il fucile verso la ragazza, quest’ultima ha già lasciato cadere una mitraglietta e ha sfilato la Glock dai pantaloni, proprio sopra il sedere. Dei tre colpi che spara, il primo colpisce il terrorista proprio nel condotto uditivo, gli altri due gli bucano le tempie. Annalisa chiama dall’Apple Watch i suoi agenti: “Venite a prendere il segretario, che pesa ed è ferito”, si dirige verso il santone che non ha avuto nemmeno la forza di alzare le mani. Lo colpisce sul naso con la pistola, l’uomo crolla a terra, lei si china e lo afferra per la barba, trascinandolo via. “E se te dico che c’ho fretta, c’ho fretta, no?”. Sempre afferrandolo per la barba e tirandoselo appresso, percorre la strada all’incontrario, saluta i pakistani terrorizzati, esce in strada e ficca Hassam nel bagagliaio della sua Kuga. Parte sgommando e mordendosi le labbra dal piacere: ancora una volta sente la fica schiusa come se gliel’avessero appena leccata e le mutandine fradice, la macchia sul cavallo dei leggings parla da sola.

Cinque ore dopo, base del Caos di Gallarate. Annalisa e Omar Hassam, seduti su due comode poltroncine, guardano di là da una vetrata il segretario dell’imam, nudo e legato sopra un asse inclinato. E’ sotto morfina e adrenalina. La caviglia devastata dalle pallottole è stata sommariamente curata, ma il piede è in condizioni orribili, gonfio come un pallone e violaceo. Annalisa gli ha tagliato personalmente quattro dita, alluce escluso. Lo ha fatto con una mannaia da macellaio, facendo pressione, niente colpo secco, con una cuffia sulle orecchie per non essere infastidita dalle urla. Le ferite sono state cauterizzate con una lastra di acciaio incandescente ma solo dopo che Annalisa aveva preso posto nella stanza attigua, non sopporta il puzzo della carne bruciata. Quando l’uomo è tornato in condizione di parlare, ha aperto il microfono e gli ha detto che avrebbe ripetuto la tortura su ogni singola parte del suo corpo, che se non avesse parlato lo avrebbe fatto a fettine, se necessario. Il segretario di Omar Hassam ha accettato, dietro la promessa di non essere più torturato e di essere rispedito in Siria, di vuotare il sacco sulla cellula terroristica guidata dall’imam: nomi, rifugi, depositi di armi e esplosivi, canali di finanziamento, contatti con l’estero. E sui rapporti con la Ong tedesca Freundschaft, ovviamente, sul plagio e sul reclutamento di ragazze da mandare in Siria dai guerriglieri del Daesh. Ha appena cominciato a parlare.

- Barbari, siete barbari – dice Omar Hassam rompendo il silenzio che durava da quando è stato trascinato via dalla moschea.

- Ahahahah, questa è buona! – gli risponde Annalisa spegnendo l’amplificazione dalla quale esce la voce del segretario.

- Che intenzioni avete?

- Noi? – domanda Annalisa – mah, niente di speciale: individueremo i tuoi uomini e li uccideremo, ripuliremo i depositi, i conti… con i tedeschi vedremo… Ordinaria amministrazione, insomma.

- Lo lascerete davvero tornare in Siria?

- Sei scemo? Prima verificheremo che le sue informazioni sono giuste, poi lo annegheremo da qualche parte qui vicino. La stessa sorte che aspetta tanti di quei poveracci che pagano per salire su quei barconi in Libia, del resto. Quelli a cui togliete le mogli e le figlie per darle all’Isis.

- Lo immaginavo. E io? Mi darete agli americani? Ai tedeschi?

- Ma… ma… ma ti ascolti quando parli? Io mi faccio un culo così per metterti le mani addosso e poi ti regalo agli americani o ai tedeschi? Ma dove cazzo l’hai visto sto film?

- Affogherete anche me? – chiede Hassam quasi con ironia.

- No, no, tranquillo, non ti affogherà nessuno. Ti brucerò vivo io stessa, invece, come voi fate a quei poveretti vestiti di arancione, e poi mandate pure i video in giro. Penso che mi masturberò davanti al barbecue, sai? Ma prima ti farò inculare da un mio amico gay, non hai nulla contro i neri, vero? Madonnina che cazzo che ha… così, tanto per farti sentire cosa provano le guerrigliere curde quando cadono vostre prigioniere... Sarai uno spettacolo su Pornhub, vedrai. Avevo anche pensato di spargere i tuoi tizzoni in una porcilaia, ma ci ho ripensato. La religione è una cosa seria, già ci siete voi che offendete Dio ogni giorno, non voglio mettermici pure io.

- Tu non sai di cosa parli quando parli di Allah, sei solo una piccola pervertita – replica il santone, stavolta con un po’ di tensione nella voce – e io non ho paura di affrontare il martirio.

- Bravo, così mi piaci! A proposito, benzina o cherosene? Puoi scegliere, sai? Basta che fai in fretta perché, visto che il tuo segretario sta confessando tutto, tu non ci servi più a un cazzo. Prima facciamo, prima torno a Roma a occuparmi delle vostre schifezze.

- Schifezze? Le vostre sono schifezze. Il nostro è un disegno più ampio, ma non mi aspetto che tu capisca.

- Disegno più ampio un pezzo di cazzo – dice Annalisa alzando per la prima volta la voce - Prendere le donne, stuprarle, uccidere i loro figli, strapparle ai loro uomini… violentare le bambine… ma come cazzo fai? Ma non ti fai schifo? Credi che Allah voglia davvero questo?

- Se non vogliono essere spose della jihad saranno schiave della jihad, la decisione è loro…

- Anche la vita è la loro. E il dolore. E la paura, la schiavitù.

- Il dolore, la paura, la sottomissione… sono cose che devono accettare nel nome di Allah.

- Peccato che Allah la pensi diversamente: “state attenti a farle piangere, perché Dio conta le lacrime delle donne”. E’ una frase del Corano, dovresti conoscerla.

- E’ una frase del Talmud, il libro degli ebrei.

- Fa lo stesso, non rompere il cazzo… “La donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale... un po' più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata...".

- E con questo? Cosa vorresti dire?

- Ancora non lo so bene. Ma sarà una bellissima frase da dire prima di tirare fuori l’accendino.



7. CONTINUA
scritto il
2021-12-18
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