Stanza 409

di
genere
sentimentali

Il mare d’inverno è solo un film in bianco e nero visto alla tivu…

Dicembre 2019.
Passeggio sulla spiaggia di Pesaro, deserta d’inverno. Ripenso a quelle estati passate qui quando c’erano le finali dei campionati di ginnastica ritmica. Nella mia squadra c’erano Cecilia, Marta e Cassandra. Cerchi e nastri. Eravamo anche brave e ci siamo prese le nostre soddisfazioni.

Per 10 giorni alloggiavamo all’hotel Atlantic nella stanza 409 che aveva un matrimoniale e due lettini. Io dormivo con Cecilia nel matrimoniale. La prima volta avevo 9 anni e l’ultima 14. Tutte le mie amiche erano molto pudiche e non c’era l’abitudine di spogliasi davanti alle altre, non nude per lo meno. D’altra parte a 9 anni non pensavo a certe cose ma crescendo mi sarebbe piaciuto che tra noi ci fosse una complicità diversa quando eravamo sole. In ogni caso, per il bene della squadra, io mi ero adeguata.

La sera prima delle gare Cecilia era sempre nervosa ed agitata. La nostra allenatrice ci permetteva di fare una passeggiata per il lungomare ma alle 10 tutte in stanza. Ci facevamo la doccia e poi a letto, tutte rigorosamente in mutandine e canottiera. Cecilia mi diceva di essere nervosa e si arrotolava sul fianco ed io da dietro l’abbracciavo. Stavo sempre attenta a non toccarla in “punti cruciali” e alla fine ci addormentavamo. Ricordo che l’ultima notte che dormimmo insieme feci qualche timido tentativo di toccarle il seno e mi avvicinai a lei fino a far aderire il mio bacino con il suo sedere. Il suo corpo non mi spedì alcun messaggio ed io feci finta di nulla. Sapevo che alla fine dell’estate ci saremmo allontanate perché suo padre era stato trasferito e a settembre sarebbero andati ad abitare in un’altra città.

Piano piano, come capita spesso, ci perdemmo di vista e per un po’ di anni non ci siamo sentite. Poi, non so come, Cassandra l’ha rintracciata e ci siamo date appuntamento qui, all’Hotel Atlantic. Ognuna di noi ha prenotato la propria stanza ed io sono riuscita ad ottenere la 409.

Rientro in hotel dove Marta e Cassandra stanno prendendo un aperitivo. Poco prima di cena arriva anche Cecilia. Era una 14enne carina, alta e magra ed ora è una ragazza di 19 anni di una bellezza sconvolgente. L’abbraccio per salutarla e il suo profumo mi avvolge. Ci stringiamo strette e non posso trattenere una lacrima di commozione. La bacio sulle guance più volte e mi chiedo come abbiamo fatto a stare lontane per così tanto tempo. Finiamo l’aperitivo e poi ci ritiriamo in stanza per prepararci per la cena.

Quando entriamo nel ristorante la gente (poca per la verità) ci guarda. Devo dire che nel complesso siamo 4 belle ragazze e sotto i nostri cappotti siamo tutte in minigonna.
Mangiamo e ridiamo raccontandoci aneddoti dei nostri anni in palestra e delle nostre gare. Il cameriere cerca di fare il brillante e ci tampina per tutta la sera fino a quando ci porta il dolce. Cecilia chiede il conto e gli fa capire che non ha speranze.

Torniamo verso l’albergo, tutte e quattro a braccetto. Non siamo ubriache ma un pochino brille si. E’ quasi mezzanotte e ci salutiamo dandoci appuntamento per il mattino dopo. Appena entro in stanza mi spoglio e faccio la doccia. Mi metto a letto e mi arriva un messaggio.
“Non riesco a dormire… e tu?”
“Neanch’io. Se vuoi puoi venire da me così chiacchieriamo un po’”
“Dammi 5 minuti e arrivo”

Mi infilo una vestaglia, mi sistemo i capelli e poi sento bussare. Cecilia entra. Anche lei indossa una vestaglia ed è a piedi scalzi. Ci abbracciamo ancora. Nella stanza c’è una sola sedia per cui si stendiamo nel letto.

“Giulia…. Ti ricordi quando dormivamo qui e ti chiedevo di abbracciarmi perché ero nervosa?”
“Certo Cecilia che me lo ricordo. Ti abbracciavo da dietro e tu in 5 minuti ti addormentavi tranquilla. E al mattino dopo in gara eri sempre la migliore di tutte”
“Sai… noi ci siamo perse di vista ma ti ho pensata molto. Ed ho pensato a quelle sere insieme in questo letto. Posso dormire con te stanotte? Sono nervosa e vorrei che tu mi abbracciassi come allora.”
“Ma certo… sarà bellissimo tornare ragazzine e fare come allora.”

Lei toglie la cintura della vestaglia e poi se la sfila restando nuda. Si infila nel letto e si arrotola su se stessa come faceva anni fa. Tolgo la mia, restano a mia volta nuda mentre lei mi sorride. Mi stendo alle sue spalle e l’abbraccio.

“Giulia… ricordi l’ultima sera? Quando mi hai abbracciata mi ha sfiorato il seno e ti sei appiccicata al mio sedere?” Mi prende una mano e se la porta su un seno. E’ morbido e caldo. Il capezzolo è teso.
“Avvicinati a me come hai fatto quella sera. Avevo voglia anche io ma ho avuto paura. E poi c’erano Marta e Cassandra. Ma mi sarei dovuta girare, farti infilare le mani nelle mie mutandine e farti sentire quanto ero eccitata. Ti avrei dovuta baciare e masturbarti a mia volta. Avrei voluto fare l’amore perché in quel momento era quello che volevo. Volevo te Giulia… Volevo la tua bocca, il tuo corpo… Volevo la tua figa e i tuoi orgasmi…”

Poi si gira verso di me… due lacrime le rigano il volto… Le accarezzo il viso e le bacio le labbra lievemente.
“Non è tardi Cecilia… puoi avere ancora tutto!”
scritto il
2022-02-03
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