Le confidenze di Sara. Un'impiegata modello (2)

di
genere
masturbazione

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere?
No, non è stata una buona idea masturbarsi.
La giornata scorre impegnativa. Il capo mi ha guardata, gustata come si fa con il buon vino e, dette le poche parole sono tornata al mio lavoro: sistemare dei dossier nel ufficio adiacente comanda prima di andar via.
I colleghi mi guardano appena entro, tutti tranne Giacomo. Lui è stato un tempo amico e poi, dopo una vacanza pazza a Corfù solo io e lui, siamo diventati altro. Una relazione complicata la nostra, di quelle che ti segnano dentro, ti cambiano.
Mi sento fuori luogo e a disagio, spero solo di essere brava a nasconderlo e mostrare disinvoltura. Sono stata affiancata a Fabio, lui ha il dossier tra le mani, una serie di cartacce da selezionare in altre cartelle.

Maledetta me, non dovevo masturbarmi. Fabio sentirà il mio odore? Stiamo lavorando, il mio collega mi da l'impressione di stare annusando l'aria come un segugio, mi dico e ridico che sia solo la mia sporca coscienza a parlare.

Mi lancia lunghe occhiate, dalla scollatura della camicia alla gonna senza lasciare nulla al caso.
Giacomo non da soddisfazione, lo so sta rosicando, da quando è arrivato io sono stata trasferita nel ufficio del capo con Simona, ma lei è in maternità quindi, siano solo io e lui e sa quanto mi piaccia quell’uomo! Glielo ho confessato una volta mentre stavamo scopando a casa sua, ce l'aveva così duro da farmi male!

-State lavorando sodo, cosa ne dite se si fa pausa per un po’, tanto il capo non c’è!- Giacomo si avvicina, sguardi d'intesa tra i due.

Sono titubante senza dir nulla prendo occasione per darmi una sistemata, li lascio uscire per il consueto caffè del distributore, passando accanto loro entro nel bagno, sto per raggiungere il lavandino e qualcuno mi afferra da dietro. Come una bambolina, la mano maschile mi volta e mi sbatte contro il muro. Non da modo di realizzare, il corpo massiccio preme e gli occhi di Giacomo mi fissano.

-Sento l'odore della tua figa da lontano… cosa hai fatto puttana?-

-Mi sono masturbata pensando al capo qui nel bagno!-

-Che troia sei Sara!- maledette mani, maledetta lingua sul collo e quel fiato caldo sulla pelle che mi fa avere brividi e colare la figa.

- Come godevi?-

- A cosce aperte sul cesso, pensavo al suo cazzo che mi allargava la figa!-

-Quanto sei porca!- la sua mano mi stringe un seno, mi strappa la camicia e, abbassa il reggiseno, strizza i capezzoli. Mi dibatto, gemo tra piacere e dolore, la mia mente va in tilt e non riesco a distinguere nessuna delle due emozioni, provo solo una voglia immensa di scopare.

-Cosa ne dici se facciamo entrare Fabio? Mi ha detto che anche lui ha sentito il profumo della tua figa e vuole provarlo- continua lo stronzo.

-Giacomo io… ti prego, siamo a lavoro...-

Mi ammonisce.

Lo odio, lo odio con tutta me stessa. Perché non riesco a ribellarmi a lui? Quello sguardo… oh il suo sguardo mi entra dentro, mi scopa nel profondo, mi scopa la mente, mi fotte alla grande!
Mi trascina in un vortice di passione e lussuria. Siamo un secondo di disordinata follia dilagato nel tempo inesistente.

Il bastardo chiama il collega e neanche un secondo dopo la porta si apre.

Fabio mi guarda dal alto verso il basso, ha voglia di scoparmi. Io guardo Giacomo in una silente preghiera non ascoltata.
Le loro mani rapiscono il mio corpo. Quattro mani su di me a stringere i capezzoli e scendere giù sulla figa. Le dita di Fabio mi stuzzicano le labbra, se le bagna dei miei umori, gioca con il clitoride e mi fa mugolare nella bocca del mio amante, guardo i suoi occhi e mi perdo ancora una volta.

In attimi lucidi la mia mente si oppone, ha paura. Mi odio. Lui fa, lui dispone. Non voglio essere trattata così.

-Il tuo profumo è meraviglioso! – esclama Fabio annusando le dita sporche di me. Me le porta alle labbra, lecco il mio sapore.

-Vuoi essere scopata da entrambi?-
La voce di Giacomo si insinua nella testa. Un demone sceso in terra. Sono soggiogata non gli resta che prendersi la mia anima.

-Dillo: sei una puttana e vuoi i nostri cazzi!-

-Giacomo basta, lasciatemi andare!- non sono credibile, la mia voce è languida, vogliosa, un canto di sirena che attira i pescatori.

Il bastardo affonda la mano tra le cosce bagnate, sto colando, stuzzica il clitoride, lo pizzica. Sto impazzendo, l'ultimo barlume di lucidità mi abbandona.

-Sono una puttana e voglio essere scopata…-

-Da entrambi?-

-Si…-

-Allora stasera ci divertiamo…- si avvicina al mio orecchio insinuante.

-Sei meravigliosa mia dolce Sara…-

Quindi potete capire ora,la mia attesa è angosciante. Continuare a lavorare come se nulla fosse accaduto, la mia figa in fiamme, la mente e l'anima in fiamme, brucio all'inferno.

È così mi mostro al capo.
Quel suo sguardo impassibile lo noto mutare appena mi avvicino, per la seconda volta mi sento gustata, spiata, dei brividi corrono tra le mie cosce riscaldando il mio ventre.

-Buonasera, posso?-

-Si accomodi Sara la stavo aspettando-
Cammino mostrando della sicurezza che non ho.
-Come sta?-
-Bene … Grazie – sorrido.
-Non voglio girarci intorno. Questa settimana ho una convention importante e ho bisogno di alcuni assistenti. E ho subito pensato a lei. Lavora sodo e mette impegno in ogni situazione, precisa perfino nel prepararmi il caffè- sorride lui o almeno così pare.

Cosa dovrei rispondere secondo voi?
Mi sento su di giri, troppi avvenimenti in una sola giornata mi destabilizzano. Mi guarda aspettando una risposta...

... Certamente gli ho detto di si! la prossima settimana si vola lontana da Giacomo. Come sarà la sua reazione?

Esco dall'ufficio scendendo di corsa le scale, verso l'esterno, ho bisogno di aria, riempire i polmoni. Spingo il portone con forza. Chiudo gli occhi. Respiro…
di
scritto il
2022-05-11
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