Quell'estate del 1976. IV parte.

di
genere
prime esperienze

In verità, i fatti che mi accingo a narrare, ebbero luogo nell'estate del 1978 ed il titolo trova ragione di essere soltanto nella comodità di collocazione.
Nelle due estati precedenti, la Signora Dina aveva ricoperto un triplice ruolo:
1) quello, tradizionale, di "mamma di complemento";
2) quello, del tutto nuovo, di coscienziosa insegnante di sesso, ben impegnata ad allevare il suo giovane stallone;
3) quello, ovvio, di valvola di sfogo per la forzata castità invernale, diretta conseguenza del frequentare quel "maledetto istituto".
Debbo, a questo punto, affermare, e recisamente, che, l'iscrivere un figlio, od una figlia, in piena pubertà, ad una scuola non mista, è, puramente e semplicemente, uno stupro di inaudita violenza nei confronti della naturale evoluzione fisiologica, dal quale potrebbero scaturire, vieppiù, conseguenze anche gravissime.
Se queste, per quanto mi riguarda, non si verificarono, fu grazie, anche, alla Signora Dina.
Con ciò, non voglio affermare che i giovani, appena diventati puberi, debbano essere "obbligati" a darsi "alla pazza gioia".
Voglio solo affermare che la Natura non deve trovare alcun "ostacolo" al proprio evolversi.
Riprendiamo il filo.
Eravamo entrati nella seconda decade del mese di agosto e le vacanze estive avevano iniziato la loro fase calante, nonostante il perdurare delle migliori condizioni meteorologiche.
"More solito" mia madre era tornata a Roma per qualche giorno e mia nonna era andata a fare visita ad alcuni suoi parenti quando, quella mattina, rincasai.
Stavo per aprire la porta quando la Signora Dina comparve nel riquadro del suo uscio.
Quella volta, aveva superato sé stessa: indossava, infatti un completo mutandine e reggiseno, entrambi di colore nero, e trasparenti come un paio di calze, i sandaletti con tacchi a spillo allacciati alla caviglia ed, udite udite, una catenina girovita d'oro.
Debbo sottolineare come, la Signora Dina, raramente mi si offrì indossando un trucco "sofisticato": quel giorno, come molte altre volte, mi "invito'" in casa senza essere praticamente truccata. Il suo viso era pulitissimo, ma mondo di cosmetici e, per questo, assolutamente eccitante.
- Hai un minuto per me, giovane stallone?
Disse con un tono di voce basso, leggermente arrochito, che preludeva all'accensione delle "luci rosse".
- Ovviamente - risposi, ed entrai.
Eravamo ormai, entrambi, in costume adamo - evitico quando il maledetto citofono cominciò a gracchiare.
La Signora Dina, buttatasi addosso, alla bell'e meglio, una vestaglietta di cotone, invero decisamente corta, andò ad affacciarsi alla finestra della cucina.
Dal mio canto, io ero rimasto molto all'indietro onde evitare di essere visto.
Fu così che potrei notare che, tutto il lato posteriore del corpo della Signora Dina era rimasto completamente scoperto.
Mi avvicinai con circospezione e, quando notai che la persona in istrada non poteva notare la mia presenza, essendo la Signora Dina alta oltre il metro e settanta, le poggiai le mani sulle natiche.
Non ebbe alcuna reazione ed allora continuai a toccargliele sino a quando raggiunsi una imponente erezione.
Subito puntai il glande verso la vagina della donna la quale, non solo allargò le gambe, ma si mise, persino, in punta dei piedi.
La penetrai senza sforzo ed iniziai a coitarla secondo le sue istruzioni impartite nei precedenti anni, e che sapevo a menadito.
Dal suo canto, la Signora Dina, in preda al montante orgasmo, aveva preso a conversare ad assonnati monosillabi con la sua interlocutrice.
Come ho sottolineato nelle precedenti puntate, la donna era solita abbondare in secrezioni vaginali per cui, dopo pochi minuti, mi trovai lo scettro completamente lubrificato.
Fu allora che ebbi la più pazza delle idee: subito mi sfilai e puntai, decisamente, verso l'orifizio anale. Quando la Signora Dina sentì la pressione del mio glande, cominciò a dire di no gesticolando con la mano sinistra ma io, abbrancate di nuovo le natiche, calmo e crudele, continuai nella penetrazione.
Incredibilmente, lo sfintere si aprì subito al mio passaggio, segno di abitudine al "coitus in vase indebito"; fu quando il mio scroto toccò le natiche che, ovviamente, mi fermai, inspirai ed espirai un paio di volte ed andai all'assalto.
La Signora Dina, intanto, continuò la sua monosillabica conversazione per alcuni minuti poi, quando la visitatrice, per fortuna, se ne andò, rimase nella medesima posizione.
Fu allora che feci entrare in azione il dito medio della mano sinistra che, ratto, raggiunse il clitoride ed iniziò le operazioni.
Pur nella foga dell'amplesso, avevo potuto constatare come, la Signora Dina, stesse artigliando, con le unghie, il davanzale della finestra mordendosi, nel contempo, le labbra per non gridare.
Intanto l'orgasmo si avvicinava e, quando giunse, mi svuotai, completamente nell'ano della donna per poi cadere, esausto, su di una sedia.
Rimase, per qualche minuto, affacciata alla finestra per poi rientrare, facendo cadere in terra la vestaglietta.
Quando la vidi restai folgorato:
il suo corpo, coperto da goccioline di sudore, sembrava quello di una dea o per meglio scrivere, quello di un'Amazzone che avesse appena vinto un duello.
Vidi chiaramente, all'interno delle sue cosce, dei rivoletti di sudore frammisto a sperma. Mi lanciò un'occhiata fulminante poi, inaspettatamente, iniziò a ridere.
Era una risata cristallina, come il chioccolio di una fonte alpestre.
Quando ebbe finito disse:
- Sei stato un gran figlio di ... ma mi hai fatto godere come una pazza!
Pochi minuti più tardi, avevo appena finito di lavarmi mentre lei ancora indugiava sul bidet.
A tal proposito, anni ed anni dopo, appresi che la donna usa il bidet guardando il muro mentre la femmina lo usa dando le spalle al muro, come vidi fare alla Signora Dina.
Fu allora che le dissi:
- Se ti ho fatto godere tanto, merito un premio, non trovi?
E così dicendo, le avvicinai alla bocca il pene, di nuovo in erezione.
La Signora Dina aprì, docilmente, le labbra e cominciò a succhiarmelo con crudele lentezza.
Incredibile! Nonostante tutto quello che c'era stato tra noi, era la prima volta che avevamo una "fellatio" completa.
La stanza da bagno aveva preso girare su sé stessa ed i suoni del mondo circostante mi giungevano deformati...fino a che non eiaculai.
Nonostante il recentissimo altro coito, ricordo un'abbondante secrezione di sperma.
Quando cessò, la Signora Dina si alzò dal bidet, si asciugò la zona pubica e venne verso di me, mi circondò con il braccio destro e mi baciò: un bacio alla francese in cui riconobbi il sapore del mio piacere.
Poi mi disse:
- Torna pure a casa, giovane uomo!
scritto il
2022-05-21
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