Quel pomeriggio di un lontano dicembre.

di
genere
etero

Questo racconto si riallaccia ai precedenti quattro, ricompresi nel titolo "Quell'estate del 1976", anzi, per meglio scrivere, ne costituisce l'ultima parte.
Eravamo giunti al dicembre del 1984; molta acqua era passata sotto i ponti e molte cose erano cambiate.
"In primis", i miei genitori avevano venduto l'appartamento contiguo a quello della Signora Dina e ne avevano comperato un altro, in una zona di gran lunga più signorile.
Prima conseguenza fu che, la Signora Dina, quando andai a farle doverosa visita per la prima volta dopo il nostro trasferimento, mi fece capire che preferiva che i nostri rapporti si fossero mantenuti ad un livello di assoluta "formalità".
Ciò in quanto, a suo dire, le visite "ab externo" avrebbero dato, di gran lunga, più nell'occhio che l'attraversare un pianerottolo:
dolorosa, ma ineccepibile, constatazione.
Di poi, mio padre era stato convinto, dagli uomini e dagli eventi, ad iscrivermi ad una scuola pubblica dove avevo, brillantemente, conseguito la maturità.
Infine, mi ero immatricolato alla Facoltà di Giurisprudenza ove, al momento, frequentavo il terzo anno.
Dal "cote' sentimentale", in quei due anni di liceo, frequentati in una scuola pubblica, avevo preferito non impegnarmi seriamente, in quanto consideravo quel tempo come una "convalescenza" dalla scuola privata - "lager".
All'università, dopo due sciocchi flirtarelli, mi ero innamorato di una studentessa dalla quale ebbi la più cocente, la più crudele, delle delusioni d'amore.
Proprio per lenire tale atroce dolore, mi ero dato ad un leopardiano "studio matto e disperatissimo" il cui risultato era stato il superamento di ben otto esami in un anno.
Dal "cote'" sessuale, stanco di soluzioni "autogestite", il fatidico 14 marzo 1982, una domenica, avevo, per la prima volta, suonato alla porta di una "casa allegra", invero piuttosto "scalcinata".
(Poscia più del dolor poté il digiuno).
Con l'andare del tempo, ne avevo visitate più di una, per poi limitarmi a solo due di esse.
La prima, sita nel quartiere della Suburra, era il regno della dolce Patrizia; la seconda, posta giusto a metà strada tra la Stazione Centrale e l'università, era frequentata da "lavoratrici di giro", tutte definibili, al giorno d'oggi, come "MILFS".
Fu proprio lì, che mi recai il pomeriggio successivo al superamento dell'esame di Diritto Penale, beninteso dopo aver ascoltato la lezione di Procedura Penale: prima il dovere poi ...
Suonai il campanello e venni accolto dall'anziana cameriera, che subito mi fece accomodare nella sala di attesa.
Trascorsi circa venti minuti, sfogliando, a mo' di "antipasto", riviste porno decisamente "agee", quando, finalmente, la porta si aprì ed entrò Donna Alessandra, la "maitresse".
Era costei una bellissima donna sui quarantacinque - cinquanta, alta quasi un metro ed ottanta, occhi di puro smeraldo e capelli ramati, mossi, legati alla nuca. Notevolmente somigliante all'attrice Erika Blanc, vestiva, e si truccava, in modo del tutto sobrio, tanto che, incontrandola per strada, la si poteva, benissimo, scambiare per un'insegnante di liceo.
Con l'andare del tempo, grazie al suo grado di cultura, tutt'altro che infimo, qualche sospetto aveva cominciato a fare capolino nel mio cervello, dati anche gli autori, ed i titoli, dei libri che, nelle varie volte che ci eravamo incontrati nel suo "boudoir", le avevo visto leggere.
Mi accolse sorridendo.
- Oh, signorino, quanto tempo...
ha fatto bene a venire oggi.
Le voglio presentare una nuova signora, puramente e semplicemente fantastica...
Poi rivolgendo la testa verso la toilette disse:
- Milena, sei pronta?
- Eccomi...
E la Signora Dina entrò nella sala d'attesa.
- Quelle surprise charmante!
Esclamai facendo appello a tutto il mio sangue freddo.
- Lei è veramente una donna bellissima - le dissi alzandomi in piedi e baciandole la mano.
- Vogliamo accomodarci?
Dopo aver pregato Donna Alessandra di non disturbarci per almeno un'ora, pagai la "consumazione", dal prezzo non proprio "popolare", e ci dirigemmo in camera da letto.
Mi è d'uopo sottolineare che la Signora Dina si era abbigliata in modo sopraffino. Sotto ad una vestaglietta nera, trasparente, che arrivava a mezza coscia, si vedeva, chiaramente, un completo mutandine, reggiseno, reggicalze del pari nero.
Le calze, anch'esse nere, erano velatissime; il tutto era completato dagli immancabili sandaletti allacciati alla caviglia e da un turbante che dava, a tutto l'insieme, un'aura di mistero.
Non persi tempo a chiederle spiegazioni sulle ragioni della sua presenza in quel "luogo di perdizione".
Nei quattro anni trascorsi dal suo "gran rifiuto", ero stato convinto, dall'esegesi del suo "modus operandi", considerato nella sua complessivita', che la Signora Dina doveva, per forza di cose, esercitare da tempo, ma con la più totale discrezione, la "professione più antica del mondo".
Subito mi spogliai, mi recai alla toilette e demmo inizio alle danze.
Entrambi eravamo in piedi, al centro della stanza, e la Signora Dina si rimirava nello specchio del comò.
Subito mi posizionati dietro di lei e presi ad accarezzarle le braccia baciandole, nel contempo, il collo con delicatezza.
- Ci avrei scommesso che, prima o poi, ci saremmo incontrati in uno di questi locali...Tu,...tu hai il sesso nel sangue...
Poi presi a spogliarla. Quando rimase solo con il reggicalze, le calze ed i sandali, la feci girare e la feci sedere sui talloni sul pavimento.
Subito le misi in bocca il mio scettro, che cominciò a succhiare in modo divino.
- Hai per caso fatto uno "stage" a Bologna? Sei troppo brava...
La Signora Dina, compatibilmente con la situazione, accennò ad una risata e continuò, imperterrita.
Quando uscii dalle sue labbra, la feci sdraiare sul letto di profilo per poi accingermi ad entrare in lei, da dietro, restando in piedi.
- Sei ancora meglio di quanto ricordavo...a proposito: vuoi che alla fine ti goda addosso come ai bei tempi?
- Si, si...allora aspetta...
Corse a prendere un telo da bagno, che distese sul letto, per poi denudarsi completamente.
Una volta riassunta la posizione, mi disse:
- Dai,...vieni...
Entrai in lei ed iniziai il coito, non trascurando il clitoride.
Mi sembrava di essere tornato ragazzo, a ***, nella sua camera da letto, in quelle, ormai remote, estati in cui, i rapporti sessuali con la Signora Dina, contribuivano a scacciare, per qualche momento, l'incubo del ritorno a Roma e della ripresa delle lezioni nel "lager".
La Signora Dina, intanto, gridava, come allora, ed io, come allora, lo scettro ben lubrificato, uscii dalla sua vagina per entrare, di un colpo, nel suo ano...
- Aaaagh - gridò.
- Taci, zoccola, scommetto che l'hai fatto anche con due uomini...
- Se è per questo anche con tre ed è finita con una doccia di sperma...
- Aspetta e vedrai...
Mi trattenevo a più non posso: volevo inondarla e, nell'inondarla, punirla, umiliandola, pel suo rifiuto.
Quando mi accorsi di stare per godere, accelerai le carezze alla sua turgida gemma ed, alla fine, uscii dal suo corpo per esploderle in viso.
Rimanemmo assolutamente fermi per diversi minuti, poi lei si alzò per andarsi a lavare e rifare il trucco.
Quando tornò, di nuovo truccatissima, mi disse:
- Prima eri un ragazzo, ora sei un uomo, un vero uomo.
Tornò, poi, a sdraiarsi vicino a me: fu allora che le chiesi:
- Ed allora, come va?
- Ottimamente, perché?
- Non lo immagini?
- Capisco: ma Gino sa tutto ed i corsi di aggiornamento per insegnanti, forniscono ottime..."mimetizzazioni"...vogliamo chiamarle così...a beneficio dei curiosi...
- Uhm...
- Del resto, anche lui ha i suoi passatempi: l'ultimo è Mark, un ragazzo appena maggiorenne...
- Incredibile! Credevo che tuo marito...
- Fosse eterosessuale? Lo era, infatti, tu non sai quante donne e ragazze, si è portato a letto: anche la compagna di banco di Valentina!
- No! Ma...
Tranquillo, era già maggiorenne; questo sino all'arrivo di Mark, un bronzo di Riace abbronzato,
di un metro e ottantacinque, dotatissimo e con un culetto...purtroppo gay, decisamente gay, maledettamente gay...
- Un gay decisamente "democratico" a quanto sento...
- Non dirmi che ti sono del tutto ignote le mie armi di seduzione...
Ridacchiando, risposi:
- Certamente no! Dunque, tu e lui...
- Certamente: un pomeriggio, l'ho fatto venire a casa con un pretesto e l'ho fatto mio: per quattro volte...il suo sperma ha un sapore così selvaggio...L'unica cosa seccante fu che, "dopo", pretese di essere sodomizzato: meno male che, in casa, avevo un olisbo, ovviamente a due teste.
Se tu avessi visto che aria marziale e temibile avevo mentre l'indossavo...
Nonostante le quattro volte, Mark venne ancora, come un cavallo...e senza che, minimamente, gli toccassi il sesso...prima di penetrarlo, posi, davanti al suo pene, una coppa di cristallo, come in un rito pagano: la "mungitura" dello stallone nero...la riempì a metà con in suo liquore, il cui afrore invase la mia stanza da letto, inebriandomi, letteralmente!
A proposito: geloso?
- Decisamente: no!
- Dimenticavo: anche Valentina ha "usufruito", più volte, delle sue prestazioni...
- "Uhm...talis mater... dunque...lo "stallone di famiglia"...ed io che pensavo Valentina esser vergine...
Arrivo' il suo turno di ridacchiare:
- Macché... già da ragazza, ha "svezzato" i figli dell'Ingegnere***, poi, appena compiuti i diciotto anni, la zia, la sorella di Gino, l'ha presa sotto la sua ala protettrice, facendone una bisex completa...
Tempo fa, l'ho spiata mentre era intenta a "sollazzare" un cane...il resto a seguire...se vado con la mente a quel giorno, inizio a masturbarmi e non la smetto per due ore...
- Riguardo a te, ho sempre saputo che sei una "maledetta zoccola"...
- Mio caro, si vive solo una volta...e poi "pecunia non olet".
A queste parole, non potei fare a meno di riflettere:
- Si vive solo una volta... Certamente: ma quanto letame, e del più maleolente, si nasconde sotto i "preziosissimi tappeti" che ornano certe abitazioni!
Intendiamoci: se è vero, come è vero, che il mercato si crea laddove c'è incontro di domanda ed offerta, non avevo, né avrò mai, alcuna difficoltà ad ammettere di aver, "in illo tempore", fatto parte di quel "milieu": mai ceduto alla tentazione di farmi migliore di quello che fossi stato, o che sono.
"Omne animal post coitum triste": pensato quanto sopra, mi rivestii e feci per uscire dalla stanza, con uno stato d'animo invero men lieto di quando vi ero entrato.
Prima di varcarne la soglia, la Signora Dina mi disse:
- Se vuoi vedermi mentre ho un rapporto lesbico, la prossima volta, Donna Alessandra potrebbe unirsi a noi...
- Ci penserò...ma come farò a sapere che sarai di nuovo a Roma?
- Semplicissimo: basta leggere gli annunci economici. Quando leggerai "Bellissima Marchigiana", vorrà dire che sarò a Roma.
E mi avviai alla porta ove mi attendeva Donna Alessandra; le strinsi la mano facendole, nel contempo,"ditino".
Lei mi sorrise, mi fece l'occhiolino e mormorò:
- Perché no?
* * *
Quella fu la penultima volta che ebbi un "incontro ravvicinato" con la Signora Dina: l'ultima avverrà nell'estate 1986, nelle Marche, beninteso su "avance" della Signora Dina stessa.
Poi..., per ragioni del tutto banali e, vieppiù, pretestuose, e che mi fecero diminuire, e di molto, l'idea che, comunque, mi ero fatto sulla quantità del suo I. Q., la Signora Dina ruppe l'amicizia.
Tengo, tuttavia, a sottolineare come, sia il marito che la figlia, quando mi incontrano, sembrano incontrare il Papa.
scritto il
2022-05-22
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