Caldo Natale.
di
Sir Wilfred
genere
etero
Il necessario periodo sabbatico "post lauream" volgeva al termine e, con esso, l'anno 1987.
Ciò non significa che mi fossi immerso nei più "ignobilia otia": tutt'altro. Avevo, semplicemente, variato il mio campo di studi.
Accantonati, momentaneamente, quelli giuridici, anche se, formalmente mi ero iscritto quale praticante notaro, e piuttosto svogliato, per giunta, mi ero dedicato a quelli biblici: alla stirpe regale dei Maccabei, per la precisione.
Così trascorrevo gran parte dei miei pomeriggi presso la Biblioteca Nazionale Centrale, ove mi trattenevo sino all'ora di chiusura.
Fu proprio uscendo da quel "magazzino di sapere", in una fredda sera della seconda decade di dicembre, che mi "sovvenne" della sua assoluta contiguità con la "casa" di Donna Alessandra: forse la personalità più "enigmatica" che, sino ad allora, avessi mai conosciuto.
Sicuramente, nutriva, nei miei e nei confronti di tutti gli altri "avventori", un evidente complesso di inferiorità, evidenziato, per quanto mi riguarda, dal chiamare proprio me, uno studentello qualunque, con l'appellativo di "signorino".
Il tutto, nonostante la sua maturità, il suo "charme", la sua laurea, la sua cultura e, "last but not least", il fatto che, a suo stesso dire, avesse fatto le sue scelte di vita nella più assoluta libertà.
Viene quasi fatto di pensare che, al postutto, provasse vergogna per l'origine della sua agiatezza. Fisiologico: ma chi mai l'aveva costretta?
Ancora una volta, il manzoniano "gran guazzabuglio del cuore umano".
La decrepita cameriera mi condusse alla sala d'attesa e, mentre attendevo, mi venne in mente che, il nome più adatto per lei, sarebbe stato o Nefertiti od Anck - su - Namon.
Mi accomodai, sperando, vivissimamente, di non trovarmi davanti la Signora Dina: questa, infatti, nel precedente ottobre, mi aveva telefonato a casa, rivolgendomi, con un tono tra il caporalesco e l'inquisitorio, accuse spudoratamente inventate.
Dopo una mezz'ora, la porta si aprì ed entrò Donna Alessandra.
- Signorino, se avessi avuto il suo numero di telefono l'avrei contattata: voglio presentarle una giovanissima, e bellissima, ragazza...
- Ragazza?...
- Si, ha giusto venti anni...eccola...le presento la Signorina Francesca...
E Valentina, la figlia della Signora Dina, entrò nella sala d'attesa.
Indossava un completino minislip e reggiseno con coppe triangolari, bianco e trasparente; attorno alla vita, un grosso velo cremisi che scendeva, in diagonale, sin quasi alle ginocchia.
Ai piedi, un paio di ballerine, contribuivano a dare, a tutto l'insieme, un tocco di orientale, misteriosa, sensualità.
Al contrario della madre, e della zia, non era truccata, il che metteva in risalto il suo volto ancora, decisamente, adolescenziale. Per intenderci: una sorta di versione de "Il Tempo delle Mele" vietata ai minori di diciotto anni.
- Vogliamo accomodarci?...- dissi, e ci avviammo verso la camera da letto.
Quando uscii dalla toilette, la trovai ancora in piedi; non si era spogliata.
Sempre rimanendole alle spalle, le sciolsi dapprima il foulard, per poi passare ed al minislip; fu allora che notai che si era, parzialmente, depilata il pube, dando al suo vello, castano, la forma di un cuore (Sic!).
- Hai il corpo di una giovane ninfa...- le sussurrai all'orecchio.
Poi sdraiatici sul letto,presi ad accarezzarle le membra, dalla testa ai piedi, "soffermandomi", a lungo, sul suo ano, in cui il mio indice ed il mio medio della mano destra entrarono, si noti, senza la minima "obiezione" o difficoltà.
Scesi, quindi, ad adorare il suo pube.
Valentina, intanto, si agitava e mormorava una catena di "si, si, ancora".
Fu quando le sue secrezioni scesero a fontana, che mi staccai da lei, scesi dal letto, la misi sulla sponda e la penetrai.
Valentina sussultò mentre io mi fermai, inspirai ed espirai due volte ed iniziai il galoppo.
Mi ero prefissato di lasciarle un ricordo indelebile di quel nostro incontro, per cui la possedevo mettendo in pratica, ad un puntino, ogni insegnamento sino ad allora ricevuto dalla sua stessa madre, dalla sua stessa zia...e da non poche altre "qualificate docenti".
Uscii da lei, le feci assumere la posizione "a la levrette" e ripresi a coitarla.
Quando iniziai ad agire sul suo clitoride mi sembrò percorsa da una scarica elettrica: si agitava come se fosse in preda ad un attacco epilettico.
Passai, ovviamente, al "secondo canale", e le grida di Valentina aumentarono di intensità; ormai l' "esplosione" era vicina: uscii da lei e le posi lo scettro sulle labbra. Inizio' a succhiarlo, unendo il massimo impegno alla più consumata abilità, fino a quando non uscii definitivamente dal suo corpo per "alluvionarle" il seno con il mio sperma.
A bella posta, non volli godere nella sua bocca, né sul suo viso:
in omaggio alla nostra ormai antica amicizia, non volli umiliarla trattandola da schiava.
Mi stavo rivestendo quando le dissi:
- Tua zia aveva ragione, hai imparato presto e bene...
- Come? Tu e mia zia...
- Ed anche tua madre se è per questo: fu proprio lei ad "iniziarmi"... più di due lustri or sono...
Proseguii, poi, ridacchiando:
- Ed io che ti credevo vergine...
Fu allora che, a sua volta, Valentina dette in una gran risata:
- Vergine io? Ma se, praticamente, non lo sono mai stata!
I figli dell'Ingegner ***, avevano appena iniziato ad avere le loro prime polluzioni notturne quando mi sono saltati addosso: tutt'e due contemporaneamente.
Insieme, ci siamo divertiti alla grande, per anni...
Dimenticavo: Madre Natura è
stata piuttosto "generosa" con entrambi.
Poi, appena compiuti i diciotto, mia madre mi ha affidata a Zia Lina che ha completato la mia "istruzione".
Comunque, se avessi conosciuto la tua "abilità", ti avrei fatto la corte...
- A proposito: tua zia mi ha detto che sei solita accompagnarti con uomini facoltosi: come mai sei qui?
- "Natale con i tuoi"...anche le famiglie della "clientela" hanno i loro diritti...ed io non me la sentivo di rimanere "disoccupata"...
- Ho capito...
Una curiosità: se ci fossimo sposati, come l'avresti messa con tua madre?...
- Avremmo diviso, da..."buone amiche"...
- Povero me, e povere le mie coronarie...
- ...Del resto, è quello che facciamo con Mark...ne hai mai sentito parlare?
- Certo!...
- Ti hanno detto che mi piacerebbe sposarlo?...
- Sposare...Mark?!
- Che male ci sarebbe? Dopo aver "soddisfatto" me, io "soddisferei" lui: basta un olisbo...
- Due domandine facili facili: in tal caso, come ti regoleresti con le chiacchiere dei tuoi concittadini e con tutti gli altri suoi "amichetti"?...
- Per quanto riguarda le chiacchiere, me ne stropiccierei altamente, per quanto riguarda i suoi "amichetti"...tutti insieme appassionatamente...comunque, non sono molti...
- Ma fammi capire: come ha fatto tuo padre...
- Visto da dietro, Mark sembra quasi una donna: gambe lunghissime, natiche alte e sode...
- Quanti centimetri?...
- Ventisei. Purtroppo è un "virtuoso" del "plug": quando va in palestra, mai manca di indossarlo...
- Virtuoso del...che?...
- Del "plug": un fallo di plastica da inserire nell'ano: mentre fa ginnastica, lo eccita da impazzire...
Un giorno, in palestra, mio padre vide che Mark aveva il davanti dei pantaloncini teso all'inverosimile; ad un certo punto Mark corse in bagno. Lo seguì, credendo che si sentisse male, ma non si sentiva male: Mark fece appena in tempo ad abbassarsi i pantaloncini per prodursi in una eiaculazione oceanica.
Mio padre si posizionò dietro di lui, gli tolse il "plug" ed entrò in lui; lo penetrò per dieci minuti, poi entrambi vennero, in contemporanea, gridando: Mark godette ancora una volta, senza che gli si fosse, minimamente, toccato il sesso.
Subito dopo, si denudò completamente, si inginocchiò di fronte a mio padre e lo succhiò fino a che non lo fece esplodere di nuovo: esplose, una terza volta, anche Mark.
Da quel giorno, divenne l'"amante di famiglia"...ora, grazie a mio padre, sta per diplomarsi all'I.S.E.F.: ha ventiquattro anni...
- Ma...
- Mark fu "iniziato" molto giovane, in una palestra, ad Algeri; come saprai, da quelle parti non si va tanto pel sottile... comunque, mi ha raccontato che, anche quella prima volta, godette, più volte, come una fontana, senza che, il suo sesso, fosse stato mai toccato...
Cominciai ad essere decisamente disgustato dal ributtante cinismo che, nella giovane Valentina, di appena venti anni,faceva da "cornice", per dir così, alla sua indubbia "professionalità".
Mi venne fatto di domandarmi con quale oltremodo ipocrita famiglia avevamo stretto, per quasi quattro lustri, rapporti di amicizia.
Torno, doverosamente, a ripeterlo: aborrisco farmi migliore di quello che sono, per cui, assumo - si noti: a testa altissima - tutte le mie responsabilità: nessuna esclusa.
Del pari, ho sempre rifiutato, nel modo più categorico, di assumermi ogni, e qualsivoglia, responsabilità altrui: sia volontariamente che coattivamente, o peggio.
Pur tuttavia, ritengo di non aver mai conosciuto persone così schiave dei propri sensi e, soprattutto, del denaro.
Ormai era chiaro che la Signora Dina, e la Signora Lina, erano prostitute di "lunghissimo corso" e che solo un "imprevista patologia" aveva costretto la prima a "pensionarsi", mentre la seconda avrebbe proseguito la sua carriera per chissà quanto tempo, come, in effetti, sarebbe accaduto.
Tuttavia, quella che mi faceva maggiormente ribrezzo, era proprio Valentina.
Giovanissima, aveva, con la più totale naturalezza, accettato i "sani principi educativi", dei "cari parenti" e della "cara zietta", narrandone, vieppiù, le "prodezze" con il massimo orgoglio, per poi, "dulcis in fundo", seguirne le orme.
Mi rendo conto di correre il rischio di essere tacciato - lo riconosco: non del tutto a torto - di "gesuitsmo", tuttavia, come direbbe il Principe Antonio De Curtis, in arte "Totò", "ogni limite ha una pazienza".
Tutto quanto sino ad ora narrato, si accompagna all'immonda e miserabile accusa, ascrittami, con fronte di bronzo, dalla Signora Dina.
La stessa, infatti, mi aveva tacciato di aver rivelato a ***, un mio amico d'infanzia e comune conoscente, il quale aveva preso una "cattiva strada", come fosse stato proprio il Sig. Gino a denunciarlo ai Carabinieri quale spacciatore di stupefacenti.
Stando, sempre, alla Signora Dina, ***, a sua volta, aveva riferito il tutto al Signor Gino, facendo, per giunta, il mio nome quale delatore e, "dulcis in fundo", proferendo vaghe minacce, sempre all'indirizzo del medesimo Signor Gino.
"His fretus", la Signora Dina, aveva conferito, del tutto acriticamente è ben ovvio, la patente di "verità rivelata" alle parole di ***:
un piccolo delinquente benché, lo ripeto, mio amico d'infanzia.
Va, comunque, sottolineato che, nove anni dopo i fatti, il medesimo ***, su mia precisa domanda, rispose che, all'epoca, erano ben vent'anni che non scambiava parola con il Signor Gino.
Come si dice a Roma: "tra Erode e Pilato, mai si seppe chi fosse stato"
Decisi, perciò, di usare il minimo indispensabile di diplomazia nel cercare di avere quelle "delucidazioni" su fatti che mi riguardavano, e mi riguardavano completamente, e che avevo il più totale dei diritti ad ottenere.
- Dimmi una cosa, Valentina: cosa vuole tua madre da me?
Saprai certo di quella telefonata...
A tutta prima, Valentina non rispose, poi, emesso un grosso sospiro, mi disse:
- Purtroppo lo so...la sua malattia le ha sconvolto anche la mente...
Sia io, che mio padre, non abbiamo creduto, sia pure per un minuto secondo, alle fandonie di ***...
- Ammettendo, per ipotesi, che il medesimo avesse "effettivamente" pronunziato tali "fandonie"...
Valentina non replicò e proseguì:
- Inoltre, quando mio padre seppe che, nonostante il suo divieto, mia madre ti aveva telefonato, le urla si sentirono per tutta la strada, arrivarono, quasi, alle mani...
Ti prego: abbi pazienza...
A queste parole, sentenziai, con chiara ed intellegibile voce:
- "E voi, donne, siate sottomesse ai mariti..."!
In barba al femminismo:
San Paolo 1; Dina *** 0!
Pensai, di poi:
- Povera Valentina: pur di far salvare, pietosamente "in corner", la "mammina", non esita a farla passare, per lo meno, per "mentalmente disturbata".
Detesto ripetermi; tuttavia, per un'ennesima volta, pensai:
"Beati pauperes spiritu...".
"Absit ironia verbis" onestà mi impone, tuttavia, di sottolineare la lodevole solidarietà intercorrente tra tutti quanti i componenti di quella pur "bella famiglia".
Ben altro atteggiamento, da quello tenuto dai miei genitori.
Quando, per indurmi a lasciare quel "maledetto istituto", venni rimandato in due materie, mio padre
e mia madre non persero tempo ed, immediatamente, mi dettero la croce addosso.
Una volta dimostrato, beninteso inequivocabilmente, il carattere persecutorio dell'agire di "lorsignori", i miei, "Deo gratias", si giustificarono dicendo, seppur a testa bassa:
"E noi che ne sapevamo?".
Sarebbe stato proprio il caso di dire:
"Prima di aprire la bocca, assicurarsi di aver inserito il cervello".
Finii di vestirmi e, salutata doverosamente Donna Alessandra, uscii per tornare a casa.
La sera, nel mio letto, ripensando ai racconti di Valentina, decisi di allontanarmi, definitivamente e per sempre, da quella famiglia:
Donna Alessandra, avrebbe, di sicuro, compreso: del resto, tra le sue "ragazze", non c'era, soltanto, quella "gentaglia".
* * *
EPILOGO
Sono trascorsi trentacinque anni:
il Signor Gino, la Signora Dina, parrebbe del tutto guarita, e la Signora Lina sono diventati tre candidi vecchietti.
La Signora Dina, tuttavia, nonostante le mie ampie e, comunque, non dovute spiegazioni - non dovute per mancanza, in capo a lei stessa, di qualsivoglia autorità, investigativa od inquirente - si è ben guardata di porgermi le sue scuse o, quanto meno, di restituirmi il saluto.
"Ex hoc, et ergo, propter hoc":
1) o la Signora Dina continua ad essere "mentalmente disturbata" e, si teme, continuerà ad esserlo "usque ad vitae - suae - supremum extitum";
2) o la Signora Dina mai ebbe alcun "disturbo mentale", ma si trova, tuttora, in istato di "mala fede permanente effettiva".
Di contro, come già accennato altrove, quando incontro il Signor Gino, o Valentina, poco manca che questi si ginuflettano.
Qui giunti, e nuovamente, beninteso, "absit ironia verbis", come si suol dire, la domanda "sorge spontanea":
- Fatta salva la surrichiamata, lodevolissima, "solidarietà familiare", il Signor Gino e Valentina non avrebbero fatto molto miglior figura a porgermi le loro scuse, sia pure "strettamente personali"?
Il tutto, ovviamente, "in camera caritatis" e sempre con l'"alibi" della "favola bella" dei "disturbi mentali" della rispettiva consorte,
e madre.
"Ai posteri l'ardua sentenza"!!!
Valentina si laureò, ora insegna, anche lei.
Contrasse matrimonio, ovviamente non con Mark.
Come, naturalmente, "constat inter omnes, preter, scilicet, maritum et filiam", la virilità del futuro genero, subì un "ampio e severo collaudo" da parte della Signora Dina.
Infine, l'"ottima" Valentina è diventata mamma: ha una figlia, ora adolescente.
Clausola di stile: "bene speremus".
Secondo informazioni, avute successivamente, sempre da Valentina, Mark è tornato "ai patrii lidi", ha aperto una palestra gay ed addestra giovani talenti all'"amor virile".
Nonostante l'età, quasi sessanta, pare che, "all'atto pratico", si produca, ancora, in abbondantissime polluzioni.
Tuttavia, parrebbe non disdegnare di arrotondare le entrate intrattenendo, ovviamente a pagamento, turiste annoiate, preferibilmente "over 30": "pecunia non olet".
Donna Alessandra, purtroppo, non è più: il che dimostra, "oggi, come ieri, come domani", che "sono sempre i migliori che se ne vanno".
Con la chiusura della casa, si persero le tracce della cameriera; tuttavia nessuno dubita che possa essere ritrovata grazie ad una campagna di scavi: ovviamente in Egitto.
Ciò non significa che mi fossi immerso nei più "ignobilia otia": tutt'altro. Avevo, semplicemente, variato il mio campo di studi.
Accantonati, momentaneamente, quelli giuridici, anche se, formalmente mi ero iscritto quale praticante notaro, e piuttosto svogliato, per giunta, mi ero dedicato a quelli biblici: alla stirpe regale dei Maccabei, per la precisione.
Così trascorrevo gran parte dei miei pomeriggi presso la Biblioteca Nazionale Centrale, ove mi trattenevo sino all'ora di chiusura.
Fu proprio uscendo da quel "magazzino di sapere", in una fredda sera della seconda decade di dicembre, che mi "sovvenne" della sua assoluta contiguità con la "casa" di Donna Alessandra: forse la personalità più "enigmatica" che, sino ad allora, avessi mai conosciuto.
Sicuramente, nutriva, nei miei e nei confronti di tutti gli altri "avventori", un evidente complesso di inferiorità, evidenziato, per quanto mi riguarda, dal chiamare proprio me, uno studentello qualunque, con l'appellativo di "signorino".
Il tutto, nonostante la sua maturità, il suo "charme", la sua laurea, la sua cultura e, "last but not least", il fatto che, a suo stesso dire, avesse fatto le sue scelte di vita nella più assoluta libertà.
Viene quasi fatto di pensare che, al postutto, provasse vergogna per l'origine della sua agiatezza. Fisiologico: ma chi mai l'aveva costretta?
Ancora una volta, il manzoniano "gran guazzabuglio del cuore umano".
La decrepita cameriera mi condusse alla sala d'attesa e, mentre attendevo, mi venne in mente che, il nome più adatto per lei, sarebbe stato o Nefertiti od Anck - su - Namon.
Mi accomodai, sperando, vivissimamente, di non trovarmi davanti la Signora Dina: questa, infatti, nel precedente ottobre, mi aveva telefonato a casa, rivolgendomi, con un tono tra il caporalesco e l'inquisitorio, accuse spudoratamente inventate.
Dopo una mezz'ora, la porta si aprì ed entrò Donna Alessandra.
- Signorino, se avessi avuto il suo numero di telefono l'avrei contattata: voglio presentarle una giovanissima, e bellissima, ragazza...
- Ragazza?...
- Si, ha giusto venti anni...eccola...le presento la Signorina Francesca...
E Valentina, la figlia della Signora Dina, entrò nella sala d'attesa.
Indossava un completino minislip e reggiseno con coppe triangolari, bianco e trasparente; attorno alla vita, un grosso velo cremisi che scendeva, in diagonale, sin quasi alle ginocchia.
Ai piedi, un paio di ballerine, contribuivano a dare, a tutto l'insieme, un tocco di orientale, misteriosa, sensualità.
Al contrario della madre, e della zia, non era truccata, il che metteva in risalto il suo volto ancora, decisamente, adolescenziale. Per intenderci: una sorta di versione de "Il Tempo delle Mele" vietata ai minori di diciotto anni.
- Vogliamo accomodarci?...- dissi, e ci avviammo verso la camera da letto.
Quando uscii dalla toilette, la trovai ancora in piedi; non si era spogliata.
Sempre rimanendole alle spalle, le sciolsi dapprima il foulard, per poi passare ed al minislip; fu allora che notai che si era, parzialmente, depilata il pube, dando al suo vello, castano, la forma di un cuore (Sic!).
- Hai il corpo di una giovane ninfa...- le sussurrai all'orecchio.
Poi sdraiatici sul letto,presi ad accarezzarle le membra, dalla testa ai piedi, "soffermandomi", a lungo, sul suo ano, in cui il mio indice ed il mio medio della mano destra entrarono, si noti, senza la minima "obiezione" o difficoltà.
Scesi, quindi, ad adorare il suo pube.
Valentina, intanto, si agitava e mormorava una catena di "si, si, ancora".
Fu quando le sue secrezioni scesero a fontana, che mi staccai da lei, scesi dal letto, la misi sulla sponda e la penetrai.
Valentina sussultò mentre io mi fermai, inspirai ed espirai due volte ed iniziai il galoppo.
Mi ero prefissato di lasciarle un ricordo indelebile di quel nostro incontro, per cui la possedevo mettendo in pratica, ad un puntino, ogni insegnamento sino ad allora ricevuto dalla sua stessa madre, dalla sua stessa zia...e da non poche altre "qualificate docenti".
Uscii da lei, le feci assumere la posizione "a la levrette" e ripresi a coitarla.
Quando iniziai ad agire sul suo clitoride mi sembrò percorsa da una scarica elettrica: si agitava come se fosse in preda ad un attacco epilettico.
Passai, ovviamente, al "secondo canale", e le grida di Valentina aumentarono di intensità; ormai l' "esplosione" era vicina: uscii da lei e le posi lo scettro sulle labbra. Inizio' a succhiarlo, unendo il massimo impegno alla più consumata abilità, fino a quando non uscii definitivamente dal suo corpo per "alluvionarle" il seno con il mio sperma.
A bella posta, non volli godere nella sua bocca, né sul suo viso:
in omaggio alla nostra ormai antica amicizia, non volli umiliarla trattandola da schiava.
Mi stavo rivestendo quando le dissi:
- Tua zia aveva ragione, hai imparato presto e bene...
- Come? Tu e mia zia...
- Ed anche tua madre se è per questo: fu proprio lei ad "iniziarmi"... più di due lustri or sono...
Proseguii, poi, ridacchiando:
- Ed io che ti credevo vergine...
Fu allora che, a sua volta, Valentina dette in una gran risata:
- Vergine io? Ma se, praticamente, non lo sono mai stata!
I figli dell'Ingegner ***, avevano appena iniziato ad avere le loro prime polluzioni notturne quando mi sono saltati addosso: tutt'e due contemporaneamente.
Insieme, ci siamo divertiti alla grande, per anni...
Dimenticavo: Madre Natura è
stata piuttosto "generosa" con entrambi.
Poi, appena compiuti i diciotto, mia madre mi ha affidata a Zia Lina che ha completato la mia "istruzione".
Comunque, se avessi conosciuto la tua "abilità", ti avrei fatto la corte...
- A proposito: tua zia mi ha detto che sei solita accompagnarti con uomini facoltosi: come mai sei qui?
- "Natale con i tuoi"...anche le famiglie della "clientela" hanno i loro diritti...ed io non me la sentivo di rimanere "disoccupata"...
- Ho capito...
Una curiosità: se ci fossimo sposati, come l'avresti messa con tua madre?...
- Avremmo diviso, da..."buone amiche"...
- Povero me, e povere le mie coronarie...
- ...Del resto, è quello che facciamo con Mark...ne hai mai sentito parlare?
- Certo!...
- Ti hanno detto che mi piacerebbe sposarlo?...
- Sposare...Mark?!
- Che male ci sarebbe? Dopo aver "soddisfatto" me, io "soddisferei" lui: basta un olisbo...
- Due domandine facili facili: in tal caso, come ti regoleresti con le chiacchiere dei tuoi concittadini e con tutti gli altri suoi "amichetti"?...
- Per quanto riguarda le chiacchiere, me ne stropiccierei altamente, per quanto riguarda i suoi "amichetti"...tutti insieme appassionatamente...comunque, non sono molti...
- Ma fammi capire: come ha fatto tuo padre...
- Visto da dietro, Mark sembra quasi una donna: gambe lunghissime, natiche alte e sode...
- Quanti centimetri?...
- Ventisei. Purtroppo è un "virtuoso" del "plug": quando va in palestra, mai manca di indossarlo...
- Virtuoso del...che?...
- Del "plug": un fallo di plastica da inserire nell'ano: mentre fa ginnastica, lo eccita da impazzire...
Un giorno, in palestra, mio padre vide che Mark aveva il davanti dei pantaloncini teso all'inverosimile; ad un certo punto Mark corse in bagno. Lo seguì, credendo che si sentisse male, ma non si sentiva male: Mark fece appena in tempo ad abbassarsi i pantaloncini per prodursi in una eiaculazione oceanica.
Mio padre si posizionò dietro di lui, gli tolse il "plug" ed entrò in lui; lo penetrò per dieci minuti, poi entrambi vennero, in contemporanea, gridando: Mark godette ancora una volta, senza che gli si fosse, minimamente, toccato il sesso.
Subito dopo, si denudò completamente, si inginocchiò di fronte a mio padre e lo succhiò fino a che non lo fece esplodere di nuovo: esplose, una terza volta, anche Mark.
Da quel giorno, divenne l'"amante di famiglia"...ora, grazie a mio padre, sta per diplomarsi all'I.S.E.F.: ha ventiquattro anni...
- Ma...
- Mark fu "iniziato" molto giovane, in una palestra, ad Algeri; come saprai, da quelle parti non si va tanto pel sottile... comunque, mi ha raccontato che, anche quella prima volta, godette, più volte, come una fontana, senza che, il suo sesso, fosse stato mai toccato...
Cominciai ad essere decisamente disgustato dal ributtante cinismo che, nella giovane Valentina, di appena venti anni,faceva da "cornice", per dir così, alla sua indubbia "professionalità".
Mi venne fatto di domandarmi con quale oltremodo ipocrita famiglia avevamo stretto, per quasi quattro lustri, rapporti di amicizia.
Torno, doverosamente, a ripeterlo: aborrisco farmi migliore di quello che sono, per cui, assumo - si noti: a testa altissima - tutte le mie responsabilità: nessuna esclusa.
Del pari, ho sempre rifiutato, nel modo più categorico, di assumermi ogni, e qualsivoglia, responsabilità altrui: sia volontariamente che coattivamente, o peggio.
Pur tuttavia, ritengo di non aver mai conosciuto persone così schiave dei propri sensi e, soprattutto, del denaro.
Ormai era chiaro che la Signora Dina, e la Signora Lina, erano prostitute di "lunghissimo corso" e che solo un "imprevista patologia" aveva costretto la prima a "pensionarsi", mentre la seconda avrebbe proseguito la sua carriera per chissà quanto tempo, come, in effetti, sarebbe accaduto.
Tuttavia, quella che mi faceva maggiormente ribrezzo, era proprio Valentina.
Giovanissima, aveva, con la più totale naturalezza, accettato i "sani principi educativi", dei "cari parenti" e della "cara zietta", narrandone, vieppiù, le "prodezze" con il massimo orgoglio, per poi, "dulcis in fundo", seguirne le orme.
Mi rendo conto di correre il rischio di essere tacciato - lo riconosco: non del tutto a torto - di "gesuitsmo", tuttavia, come direbbe il Principe Antonio De Curtis, in arte "Totò", "ogni limite ha una pazienza".
Tutto quanto sino ad ora narrato, si accompagna all'immonda e miserabile accusa, ascrittami, con fronte di bronzo, dalla Signora Dina.
La stessa, infatti, mi aveva tacciato di aver rivelato a ***, un mio amico d'infanzia e comune conoscente, il quale aveva preso una "cattiva strada", come fosse stato proprio il Sig. Gino a denunciarlo ai Carabinieri quale spacciatore di stupefacenti.
Stando, sempre, alla Signora Dina, ***, a sua volta, aveva riferito il tutto al Signor Gino, facendo, per giunta, il mio nome quale delatore e, "dulcis in fundo", proferendo vaghe minacce, sempre all'indirizzo del medesimo Signor Gino.
"His fretus", la Signora Dina, aveva conferito, del tutto acriticamente è ben ovvio, la patente di "verità rivelata" alle parole di ***:
un piccolo delinquente benché, lo ripeto, mio amico d'infanzia.
Va, comunque, sottolineato che, nove anni dopo i fatti, il medesimo ***, su mia precisa domanda, rispose che, all'epoca, erano ben vent'anni che non scambiava parola con il Signor Gino.
Come si dice a Roma: "tra Erode e Pilato, mai si seppe chi fosse stato"
Decisi, perciò, di usare il minimo indispensabile di diplomazia nel cercare di avere quelle "delucidazioni" su fatti che mi riguardavano, e mi riguardavano completamente, e che avevo il più totale dei diritti ad ottenere.
- Dimmi una cosa, Valentina: cosa vuole tua madre da me?
Saprai certo di quella telefonata...
A tutta prima, Valentina non rispose, poi, emesso un grosso sospiro, mi disse:
- Purtroppo lo so...la sua malattia le ha sconvolto anche la mente...
Sia io, che mio padre, non abbiamo creduto, sia pure per un minuto secondo, alle fandonie di ***...
- Ammettendo, per ipotesi, che il medesimo avesse "effettivamente" pronunziato tali "fandonie"...
Valentina non replicò e proseguì:
- Inoltre, quando mio padre seppe che, nonostante il suo divieto, mia madre ti aveva telefonato, le urla si sentirono per tutta la strada, arrivarono, quasi, alle mani...
Ti prego: abbi pazienza...
A queste parole, sentenziai, con chiara ed intellegibile voce:
- "E voi, donne, siate sottomesse ai mariti..."!
In barba al femminismo:
San Paolo 1; Dina *** 0!
Pensai, di poi:
- Povera Valentina: pur di far salvare, pietosamente "in corner", la "mammina", non esita a farla passare, per lo meno, per "mentalmente disturbata".
Detesto ripetermi; tuttavia, per un'ennesima volta, pensai:
"Beati pauperes spiritu...".
"Absit ironia verbis" onestà mi impone, tuttavia, di sottolineare la lodevole solidarietà intercorrente tra tutti quanti i componenti di quella pur "bella famiglia".
Ben altro atteggiamento, da quello tenuto dai miei genitori.
Quando, per indurmi a lasciare quel "maledetto istituto", venni rimandato in due materie, mio padre
e mia madre non persero tempo ed, immediatamente, mi dettero la croce addosso.
Una volta dimostrato, beninteso inequivocabilmente, il carattere persecutorio dell'agire di "lorsignori", i miei, "Deo gratias", si giustificarono dicendo, seppur a testa bassa:
"E noi che ne sapevamo?".
Sarebbe stato proprio il caso di dire:
"Prima di aprire la bocca, assicurarsi di aver inserito il cervello".
Finii di vestirmi e, salutata doverosamente Donna Alessandra, uscii per tornare a casa.
La sera, nel mio letto, ripensando ai racconti di Valentina, decisi di allontanarmi, definitivamente e per sempre, da quella famiglia:
Donna Alessandra, avrebbe, di sicuro, compreso: del resto, tra le sue "ragazze", non c'era, soltanto, quella "gentaglia".
* * *
EPILOGO
Sono trascorsi trentacinque anni:
il Signor Gino, la Signora Dina, parrebbe del tutto guarita, e la Signora Lina sono diventati tre candidi vecchietti.
La Signora Dina, tuttavia, nonostante le mie ampie e, comunque, non dovute spiegazioni - non dovute per mancanza, in capo a lei stessa, di qualsivoglia autorità, investigativa od inquirente - si è ben guardata di porgermi le sue scuse o, quanto meno, di restituirmi il saluto.
"Ex hoc, et ergo, propter hoc":
1) o la Signora Dina continua ad essere "mentalmente disturbata" e, si teme, continuerà ad esserlo "usque ad vitae - suae - supremum extitum";
2) o la Signora Dina mai ebbe alcun "disturbo mentale", ma si trova, tuttora, in istato di "mala fede permanente effettiva".
Di contro, come già accennato altrove, quando incontro il Signor Gino, o Valentina, poco manca che questi si ginuflettano.
Qui giunti, e nuovamente, beninteso, "absit ironia verbis", come si suol dire, la domanda "sorge spontanea":
- Fatta salva la surrichiamata, lodevolissima, "solidarietà familiare", il Signor Gino e Valentina non avrebbero fatto molto miglior figura a porgermi le loro scuse, sia pure "strettamente personali"?
Il tutto, ovviamente, "in camera caritatis" e sempre con l'"alibi" della "favola bella" dei "disturbi mentali" della rispettiva consorte,
e madre.
"Ai posteri l'ardua sentenza"!!!
Valentina si laureò, ora insegna, anche lei.
Contrasse matrimonio, ovviamente non con Mark.
Come, naturalmente, "constat inter omnes, preter, scilicet, maritum et filiam", la virilità del futuro genero, subì un "ampio e severo collaudo" da parte della Signora Dina.
Infine, l'"ottima" Valentina è diventata mamma: ha una figlia, ora adolescente.
Clausola di stile: "bene speremus".
Secondo informazioni, avute successivamente, sempre da Valentina, Mark è tornato "ai patrii lidi", ha aperto una palestra gay ed addestra giovani talenti all'"amor virile".
Nonostante l'età, quasi sessanta, pare che, "all'atto pratico", si produca, ancora, in abbondantissime polluzioni.
Tuttavia, parrebbe non disdegnare di arrotondare le entrate intrattenendo, ovviamente a pagamento, turiste annoiate, preferibilmente "over 30": "pecunia non olet".
Donna Alessandra, purtroppo, non è più: il che dimostra, "oggi, come ieri, come domani", che "sono sempre i migliori che se ne vanno".
Con la chiusura della casa, si persero le tracce della cameriera; tuttavia nessuno dubita che possa essere ritrovata grazie ad una campagna di scavi: ovviamente in Egitto.
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