Sexwatching
di
Sir Wilfred
genere
gay
Prego, vivamente, i miei, spero affezionati, Lettori, di non scandalizzarsi: quanto staranno per leggere non mi vede come protagonista ma, solamente, come spettatore e, per giunta, del tutto involontario.
A scanso di qualsivoglia equivoco, dichiaro qui, ai sensi e per gli effetti del proverbio "de gustibus non est disputandum", di essere contrario ad ogni forma di omofobia, fermo restando il dovere, del "Potere Giudiziario", di comminare le più severe sanzioni ad ogni e qualunque forma di pedofilia:
"maxima debetur pueris reverentia".
* * *
Nell'estate del 1987, superato l'Esame di Laurea, partii per ***, onde godermi il più che meritato riposo consistente, per lo più, in buone letture, ottime mangiate e lunghissime gite in bicicletta, senza una meta prefissata, spiritualmente, e materialmente, libero come l'aria.
In un pomeriggio di fine luglio, "volsi la prora" a sud, per più di due decine di chilometri, lungo la S S. n. 16 "Adriatica".
Il Lettore deve sapere che, se per un lungo tratto, la strada e la spiaggia corrono al medesimo livello, ad un certo punto, la strada si solleva, più o meno, di una mezza dozzina di metri sul livello del mare.
In quel tratto, la spiaggia è libera, priva di stabilimenti balneari, e la sabbia è screziata da non poca vegetazione.
Erano circa le diciotto quando notai, parcheggiata a pochi metri dal punto della strada da cui si diparte un sentiero sabbioso che mena alla spiaggia, quella che, subito, riconobbi come l'autovettura del Signor Gino.
Incuriosito, deviai pel sentiero e, con la massima attenzione - andare in bicicletta sulla sabbia, mai è stato troppo agevole, o troppo facile - iniziai a percorrerlo.
A circa metà strada, guardando attraverso un folto cespuglio, potei vedere, sull'arenile, due teli da bagno ed una sacchetta di plastica: volsi lo sguardo al mare e vidi, accinti ad uscire dall'acqua, due uomini, o meglio due "Bronzi di Riace" in carne ed ossa: uno di razza "caucasica", che riconobbi, subito, pel Signor Gino, ed uno "di colore", che supposi essere il "famoso" Mark.
Usciti dall'acqua, i due si diressero verso i teli da bagno, li raccolsero, li scossero per togliere la sabbia, ed iniziarono ad asciugarsi.
Non si potevano non notare i loro costumi da bagno: entrambi bianchi, ridotti "ai minimi termini" e, vieppiù, entrambi "tesi" nel celare grosse, grosse, "sorprese".
La lieve brezza marina portava, alle mie orecchie, le loro parole: infatti, conclusa l' "Operazione Asciugatura", udii, distintissima mente, Mark rivolgersi al Signor Gino e dirgli:
- Ho voglia di te padrone: prendimi!
Il Signor Gino si alzò in piedi, Mark si inginocchiò al livello del suo sesso, già eretto, e gli abbassò il costume.
Mark gli prese, immediatamente, il sesso in bocca, potrei scrivere con venerazione, ed iniziò a succhiarlo, mentre, il Signor Gino, messegli le mani sulla testa, ne regolava l'agire.
Dopo pochi minuti, il Signor Gino uscì dalla bocca del suo amante e si sdraiò sul telo, con le gambe leggermente divaricate; Mark riprese la "fellatio" iniziando, altresì, un lieve massaggio ai testicoli.
Passarono diversi minuti: intorno a noi erano brezza e silenzio, quest'ultimo "accarezzato", soltanto, dal lieve rumore della risacca, dal lontano rumore della strada...
Il Signor Gino si alzò, nuovamente, e Mark riprese, ancora, a dargli piacere, di nuovo inginocchiato ai suoi piedi.
Potevo ascoltare, in modo assolutamente distinto, il respiro dell'uomo farsi sempre più frequente, fino a quando, un grido sonoramente virile, irruppe dalla gola del Signor Gino per spandersi, tutt'attorno, moltiplicato, altresì, dall'eco, per diversi secondi.
Aguzzai la vista, e potei constatare, chiarissimamente, che, al momento dell' "esplosione", Mark si era tirato indietro mantenendo la bocca aperta.
In tal modo vidi, chiaramente, il glande del Signor Gino, violaceo e delle dimensioni di una grossa albicocca, che, pur mantenendosi fuori dalle labbra di Mark, ne riempiva la gola eruttando possenti fiotti di sperma.
Il sesso del Signor Gino rimase totalmente eretto e questi, collocatosi, immediatamente, alle spalle di Mark che, nel frattempo, aveva assunto la posizione "a la levrette", era subito entrato in lui, con il suo scettro lubrificato dalla stessa saliva del ragazzo.
Prese, immediatamente, a stantuffarlo, variando la velocità e l'intensità della penetrazione; Mark, dal suo canto, dopo un primo grido, non meno "virilmente sonoro" di quello del Signor Gino, diceva:
- Si, si, padrone, prendimi, sono il tuo schiavo...
Non potei fare a meno di notare le dimensioni del sesso di Mark: nero, lucido, di sicuro sui venticinque centimetri di lunghezza e sui dieci, abbondanti, di diametro, con un glande di colore più roseo di quello del suo amante.
I suoi testicoli, invece, erano simili a due grosse uova di onice, nere e lucide, glabre, piene, all'inverosimile, di seme bollente, pronto a riversarsi all'esterno di quel corpo maschile, per il proprio, e l'altrui, piacere.
Il coito durò per oltre dieci minuti, fino a quando Mark non gridò:
- Sto per venire, padrone...
Il Signor Gino, a sua volta:
- Trattieniti, Trattieniti...-
per poi uscire dal corpo del ragazzo e dirigersi, di nuovo, alla sua bocca.
Mark spalancò le labbra e ricevette, in piena gola, una quantità di seme per nulla inferiore a quella di quindici minuti prima. Contemporaneamente, anche lui esplose in un lunghissimo "tsunami" di sperma che, per diversi secondi, inondò la sabbia: mi sembrò che mai si dovesse esaurire.
Curiosamente, il ragazzo non si produsse in una "emissione quantizzata" del suo liquore di uomo, ma si liberò con un solo, lungo, bianchissimo, fiotto.
I due erasti, completamente nudi, ansimanti, si sdraiarono sui teli ed iniziarono a baciarsi: i sessi di entrambi si eressero di nuovo orgogliosamente desiderosi di affermare, ancora una volta la loro erculea potenza.
Fu allora che, quasi pregando, Mark disse al Signor Gino:
- Ora tocca a te essere mio, padrone!
Il Signor Gino si alzò, ed assunse la posizione "a la levrette"; Mark, estratto un flacone di olio abbronzante dalla sacchetta di plastica, si lubrificò abbondantemente ed entrò in lui.
Non appena la base del suo sesso giunse a toccare le muscolose natiche del Signor Gino, Mark si fermò, gonfiò il suo petto inspirando ed espirando due o tre volte per poi mettere le sue mani sui fianchi dell'amato.
Indi iniziò il "va e vieni": il Signor Gino, anche lui con il sesso eretto all'inverosimile, squarciava il silenzio con le sue grida di piacere mentre Mark digrignava i denti per poi gridare, anche lui, al momento dell'"istante supremo"...
Contai non meno di tre eiaculazioni a testa; ad un certo punto, Mark si sfilò per assumere, con il suo amante, la posizione di "sessantanove".
Ancora quasi cinque minuti, poi i due, simultaneamente, godettero l'uno nella bocca dell'altro.
Poi, si scambiarono un lunghissimo bacio ed, indossati di nuovo i costumi, entrambi si sdraiarono sui teli da bagno e si assopirono: mano nella mano.
Decisi di andarmene.
Giunto a metà del sentiero che mena alla Strada Statale, sentii, impellente, il bisogno di mingere: raggiunto un altro cespuglio, mi appartai e, preso in mano il mio "scettro", che mi sembrò quasi infantile rispetto a quelli visti nella precedente ora abbondante, esplosi, anch'io, in uno tsunami di sperma che, per quanto riguarda quantità e durata, nulla aveva da invidiare a quelli da me ammirati in precedenza.
Non descriverò quale profusione di dolori articolari, accompagno', dopo la mia polluzione, il mio lento ritorno "alla base".
La sera, nel mio letto, riandando con la mente a quanto avevo visto nel pomeriggio, constatai di avere, paradossalmente, assistito ad uno spettacolo privo di qualsiasi effeminatezza.
Forse sbagliavo e continuo a sbagliare ma, negli amplessi di quei due corpi, assolutamente, ed inequivocabilmente, maschili, ravvisavo e, ricordando, continuo a ravvisare, un'esibizione della più trionfante virilità.
A scanso di qualsivoglia equivoco, dichiaro qui, ai sensi e per gli effetti del proverbio "de gustibus non est disputandum", di essere contrario ad ogni forma di omofobia, fermo restando il dovere, del "Potere Giudiziario", di comminare le più severe sanzioni ad ogni e qualunque forma di pedofilia:
"maxima debetur pueris reverentia".
* * *
Nell'estate del 1987, superato l'Esame di Laurea, partii per ***, onde godermi il più che meritato riposo consistente, per lo più, in buone letture, ottime mangiate e lunghissime gite in bicicletta, senza una meta prefissata, spiritualmente, e materialmente, libero come l'aria.
In un pomeriggio di fine luglio, "volsi la prora" a sud, per più di due decine di chilometri, lungo la S S. n. 16 "Adriatica".
Il Lettore deve sapere che, se per un lungo tratto, la strada e la spiaggia corrono al medesimo livello, ad un certo punto, la strada si solleva, più o meno, di una mezza dozzina di metri sul livello del mare.
In quel tratto, la spiaggia è libera, priva di stabilimenti balneari, e la sabbia è screziata da non poca vegetazione.
Erano circa le diciotto quando notai, parcheggiata a pochi metri dal punto della strada da cui si diparte un sentiero sabbioso che mena alla spiaggia, quella che, subito, riconobbi come l'autovettura del Signor Gino.
Incuriosito, deviai pel sentiero e, con la massima attenzione - andare in bicicletta sulla sabbia, mai è stato troppo agevole, o troppo facile - iniziai a percorrerlo.
A circa metà strada, guardando attraverso un folto cespuglio, potei vedere, sull'arenile, due teli da bagno ed una sacchetta di plastica: volsi lo sguardo al mare e vidi, accinti ad uscire dall'acqua, due uomini, o meglio due "Bronzi di Riace" in carne ed ossa: uno di razza "caucasica", che riconobbi, subito, pel Signor Gino, ed uno "di colore", che supposi essere il "famoso" Mark.
Usciti dall'acqua, i due si diressero verso i teli da bagno, li raccolsero, li scossero per togliere la sabbia, ed iniziarono ad asciugarsi.
Non si potevano non notare i loro costumi da bagno: entrambi bianchi, ridotti "ai minimi termini" e, vieppiù, entrambi "tesi" nel celare grosse, grosse, "sorprese".
La lieve brezza marina portava, alle mie orecchie, le loro parole: infatti, conclusa l' "Operazione Asciugatura", udii, distintissima mente, Mark rivolgersi al Signor Gino e dirgli:
- Ho voglia di te padrone: prendimi!
Il Signor Gino si alzò in piedi, Mark si inginocchiò al livello del suo sesso, già eretto, e gli abbassò il costume.
Mark gli prese, immediatamente, il sesso in bocca, potrei scrivere con venerazione, ed iniziò a succhiarlo, mentre, il Signor Gino, messegli le mani sulla testa, ne regolava l'agire.
Dopo pochi minuti, il Signor Gino uscì dalla bocca del suo amante e si sdraiò sul telo, con le gambe leggermente divaricate; Mark riprese la "fellatio" iniziando, altresì, un lieve massaggio ai testicoli.
Passarono diversi minuti: intorno a noi erano brezza e silenzio, quest'ultimo "accarezzato", soltanto, dal lieve rumore della risacca, dal lontano rumore della strada...
Il Signor Gino si alzò, nuovamente, e Mark riprese, ancora, a dargli piacere, di nuovo inginocchiato ai suoi piedi.
Potevo ascoltare, in modo assolutamente distinto, il respiro dell'uomo farsi sempre più frequente, fino a quando, un grido sonoramente virile, irruppe dalla gola del Signor Gino per spandersi, tutt'attorno, moltiplicato, altresì, dall'eco, per diversi secondi.
Aguzzai la vista, e potei constatare, chiarissimamente, che, al momento dell' "esplosione", Mark si era tirato indietro mantenendo la bocca aperta.
In tal modo vidi, chiaramente, il glande del Signor Gino, violaceo e delle dimensioni di una grossa albicocca, che, pur mantenendosi fuori dalle labbra di Mark, ne riempiva la gola eruttando possenti fiotti di sperma.
Il sesso del Signor Gino rimase totalmente eretto e questi, collocatosi, immediatamente, alle spalle di Mark che, nel frattempo, aveva assunto la posizione "a la levrette", era subito entrato in lui, con il suo scettro lubrificato dalla stessa saliva del ragazzo.
Prese, immediatamente, a stantuffarlo, variando la velocità e l'intensità della penetrazione; Mark, dal suo canto, dopo un primo grido, non meno "virilmente sonoro" di quello del Signor Gino, diceva:
- Si, si, padrone, prendimi, sono il tuo schiavo...
Non potei fare a meno di notare le dimensioni del sesso di Mark: nero, lucido, di sicuro sui venticinque centimetri di lunghezza e sui dieci, abbondanti, di diametro, con un glande di colore più roseo di quello del suo amante.
I suoi testicoli, invece, erano simili a due grosse uova di onice, nere e lucide, glabre, piene, all'inverosimile, di seme bollente, pronto a riversarsi all'esterno di quel corpo maschile, per il proprio, e l'altrui, piacere.
Il coito durò per oltre dieci minuti, fino a quando Mark non gridò:
- Sto per venire, padrone...
Il Signor Gino, a sua volta:
- Trattieniti, Trattieniti...-
per poi uscire dal corpo del ragazzo e dirigersi, di nuovo, alla sua bocca.
Mark spalancò le labbra e ricevette, in piena gola, una quantità di seme per nulla inferiore a quella di quindici minuti prima. Contemporaneamente, anche lui esplose in un lunghissimo "tsunami" di sperma che, per diversi secondi, inondò la sabbia: mi sembrò che mai si dovesse esaurire.
Curiosamente, il ragazzo non si produsse in una "emissione quantizzata" del suo liquore di uomo, ma si liberò con un solo, lungo, bianchissimo, fiotto.
I due erasti, completamente nudi, ansimanti, si sdraiarono sui teli ed iniziarono a baciarsi: i sessi di entrambi si eressero di nuovo orgogliosamente desiderosi di affermare, ancora una volta la loro erculea potenza.
Fu allora che, quasi pregando, Mark disse al Signor Gino:
- Ora tocca a te essere mio, padrone!
Il Signor Gino si alzò, ed assunse la posizione "a la levrette"; Mark, estratto un flacone di olio abbronzante dalla sacchetta di plastica, si lubrificò abbondantemente ed entrò in lui.
Non appena la base del suo sesso giunse a toccare le muscolose natiche del Signor Gino, Mark si fermò, gonfiò il suo petto inspirando ed espirando due o tre volte per poi mettere le sue mani sui fianchi dell'amato.
Indi iniziò il "va e vieni": il Signor Gino, anche lui con il sesso eretto all'inverosimile, squarciava il silenzio con le sue grida di piacere mentre Mark digrignava i denti per poi gridare, anche lui, al momento dell'"istante supremo"...
Contai non meno di tre eiaculazioni a testa; ad un certo punto, Mark si sfilò per assumere, con il suo amante, la posizione di "sessantanove".
Ancora quasi cinque minuti, poi i due, simultaneamente, godettero l'uno nella bocca dell'altro.
Poi, si scambiarono un lunghissimo bacio ed, indossati di nuovo i costumi, entrambi si sdraiarono sui teli da bagno e si assopirono: mano nella mano.
Decisi di andarmene.
Giunto a metà del sentiero che mena alla Strada Statale, sentii, impellente, il bisogno di mingere: raggiunto un altro cespuglio, mi appartai e, preso in mano il mio "scettro", che mi sembrò quasi infantile rispetto a quelli visti nella precedente ora abbondante, esplosi, anch'io, in uno tsunami di sperma che, per quanto riguarda quantità e durata, nulla aveva da invidiare a quelli da me ammirati in precedenza.
Non descriverò quale profusione di dolori articolari, accompagno', dopo la mia polluzione, il mio lento ritorno "alla base".
La sera, nel mio letto, riandando con la mente a quanto avevo visto nel pomeriggio, constatai di avere, paradossalmente, assistito ad uno spettacolo privo di qualsiasi effeminatezza.
Forse sbagliavo e continuo a sbagliare ma, negli amplessi di quei due corpi, assolutamente, ed inequivocabilmente, maschili, ravvisavo e, ricordando, continuo a ravvisare, un'esibizione della più trionfante virilità.
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