Dominazione mortale Decima parte
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Rachel Fink continuava a scrutarmi, cercando forse che io riuscissi a capire quali fossero i suoi dubbi. Perché una donna di quel livello non si era mai accorta dei problemi cardiaci del marito?
" Sono curioso, signora Fink. Cosa le è venuto in mente?" Le chiesi dopo diversi secondo di silenzio
" Rifletta, detective. Se lei amasse tanto fare una cosa insieme alla sua compagna di vita e se questo desiderio fosse così importante, così
necessario per lei, cosa farebbe?"
" Intende qualcosa che riguardava il fare sesso?"
" Intendo sesso e dominazione. Le due cose erano strettamente collegate"
" In che senso? Vuol dire che suo marito si eccitava solamente quando lei vestiva i
panni dominanti?"
" Oh no detective Bravermann, lei è di nuovo in errore. Io non vestivo i panni
dominanti. Io ero dominante in ogni momento della mia vita, a partire dalle
piccole cose di tutti i giorni. In più c'erano dei momenti in cui la mia
consueta dominazione diventava violenta. Dovevo esserlo se volevo fare sesso
con mio marito in modo soddisfacente per tutti e due. Più aumentavo la mia
dominazione, più io ero violenta e più aumentava l'eccitazione di Jacob e di
conseguenza il nostro piacere. Ad essere sincera, ho detto una cosa errata"
" A cosa si riferisce, signora Fink?" chiesi meravigliato
" Al fatto che le ho detto che ero dominante. E' piu' giusto dire che lo sono
tuttora" Oh si che era dominante. Lo era in tutto ciò che faceva e in ciò
che diceva. Era dominante dalla punta dei capelli al dito mignolo del piede
" Dunque, più lei lo picchiava e più saliva l'eccitazione di suo marito?" le
chiesi
" In un certo senso è proprio così. Lui aveva bisogno soprattutto di essere
dominato. Per tutta la sua vita, Jacob aveva avuto problemi di carattere
sessuale. Lui non riusciva ad avere un'erezione nella maniera tradizionale e
aveva appunto bisogno di essere dominato per raggiungere l'eccitazione ma,
ovviamente, più aumentavo la mia dose di dominazione e maggiore era il suo
piacere, fino a raggiungere l'apice quando gli dimostravo la mia superiorità
fisica, annullandolo fisicamente e psicologicamente. Però mi sarebbe bastato
anche dargli un semplice ordine, obbligandolo, che so, ad inginocchiarsi al
mio cospetto per fargli avere una semplice erezione. Ma non era ciò che lui
voleva. Il suo desiderio era quello che io dovessi dimostrargli continuamente
che l'ordine che gli davo fosse dato da una donna che lo sovrastasse
fisicamente, oltre che psicologicamente e possibilmente vestita nel modo in cui lei mi ha trovata ieri
sera. Ed era esattamente quello che io facevo, per la sua e per la mia gioia"
" Si, ora penso di aver capito bene la psicologia di suo marito, ma abbiamo
divagato. Lei mi stava mettendo al corrente di alcuni dubbi che le erano
venuti in mente"
" Esattamente, detective. Stare con me e fare l'amore con me, erano le
priorità di tutta la sua vita. Non contava niente altro per lui. I soldi, il
potere, le amicizie influenti, tutto passava in secondo piano e lui potrebbe
anche aver avuto dei sintomi e non avermi messa al corrente per timore che io
potessi vietargli di essere dominato e di fare sesso con me. Per lui era molto
dispendioso da un punto di vista fisico e troppo emozionante"
" E' plausibile che suo marito possa aver fatto un ragionamento del genere?"
" E' più che probabile. Non avrebbe perso soltanto il sesso, ma tutto ciò
che lui amava. Avrebbe perso la dominazione violenta, avrebbe perso la
possibilità di vedermi in abiti di lattice, avrebbe perso la possibilità di
inchinarsi al mio volere in quanto io non gli avrei permesso di mettere a
repentaglio la sua vita con emozioni così intense. Non glie lo avrei
permesso" Per la prima volta da quando avevamo iniziato quel dialogo avevo
visto Rachel Fink accalorarsi. Sembrava veramente addolorata per la scomparsa
di suo marito. Un dolore espresso in modo compunto, senza piagnistei, ma
sembrava evidente che quella bellissima donna provasse un affetto particolare
nei confronti del marito e quella che a prima vista poteva sembrare
indifferenza altro non era che la sua particolare educazione che la obbligava
ad avere un certo tipo di comportamento. Riemersi da questi ragionamenti per
rendermi conto che stavamo ancora sul tatami, io a torso nudo e lei ancora in
reggiseno e minuscole mutandine. Mi osservò intensamente. Che diavolo voleva
capire di me? Continuava a valutarmi, soppesandomi come si fa quando si va al
mercato a scegliere delle merci ed ero infastidito di sentirmi appunto come
una cosa sulla bancarella
" Io mi rivesto, signora Fink" le dissi scendendo dal tatami per andare a
prendere i miei abiti
" Prenda anche i miei abiti" Stavolta fui io a guardarla intensamente
" Lei non usa mai aggiungere ai suoi ordini la parola ?
" Le è sembrato un ordine?"
" Si signora Fink, mi è sembrato un ordine"
" Io la chiamerei una richiesta. I miei ordini sono ben più perentori, mi
creda. Non stia a sottilizzare sulla mancanza di frasi fatte nel mio
linguaggio. Non mi appartengono. Mi dica semplicemente che lei non ha
intenzione di prendermi gli abiti e le mie scarpe e la facciamo finita con
questa pantomima"
" Io non intendevo rifiutarle un favore ma..."Non trovavo le parole. Non
potevo dirle che era maleducata in quanto non lo era assolutamente. Era
semplicemente abituata ad avere tutti ai suoi piedi e a fare richieste, come
le aveva chiamate lei, che apparivano ordini
" Allora? Cosa ha deciso, detective Bravermann?"
" D'accordo. Non voglio sembrarle scortese" le risposi. Ma non era solo questo
il motivo per cui le andai a prendere i suoi abiti. C'era dell'altro e non
riuscivo a capire cosa. Le misi le scarpe appena fuori il tatami e poi le
porsi il vestito, le calze e il reggicalze e lei, senza proferire parola, mi
ridiede in mano l'abito e, con i suoi gesti lunghi e apparentemente studiati,
si infilo' le calze fermandole con il reggicalze quindi afferrò l'abito dalle
mia mani e lo indossò facendolo scivolare da sopra la testa. La osservavo in
religioso silenzio, terribilmente affascinato ed eccitato. Si, ero eccitato.
Avevo un'erezione che mi stava cominciando a dar fastidio, eccitazione che
divenne ancora più considerevole quando lei si voltò, alzò i suoi lunghi
capelli e mi disse semplicemente
" La lampo" Deglutendo di nuovo in modo nervoso, le afferrai la lampo del suo
abito nero e cercai di chiuderla. Rachel Fink, per nulla turbata dalla mia
vicinanza, si avvicinò ancor di più a me, apparentemente per facilitarmi la
breve operazione, ma così facendo mise il suo meraviglioso sedere proprio
all'altezza del mio pene in erezione. Non disse nulla, sebbene avessi la
certezza che lei avesse sentito l'indurimento del mio pene. Nessun muscolo del
suo splendiso corpo si mosse. Sapevo che lo aveva fatto apposta. Cosa voleva
da me? Perche' aveva voluto testare le mie reazioni erotiche? Quando terminai
di tirarle su la lampo dell'abito si voltò. Accennò un sorriso che a me
sembrava di compiacimento
" Grazie, detective" Finalmente un era uscito dalla sua stupenda
bocca
" Di nulla" risposi, rimanendo ad osservarla quasi inebetito. L'avevo a pochi
centimetri da me e la mia emozione era ormai palpabile. Neanche lei, per
qualche secondo, si spostò da quella posizione. Continuavamo ad osservarci
l'un l'altra, lei quasi scrutando con quei meravigliosi occhi verdi le mie
reazioni e io per bearmi della bellezza incomparabile del suo viso. Avevamo
la stessa altezza e questo ci consentiva di fissarci senza bisogno di spostare
di una virgola il nostro sguardo, né in alto né verso il basso. Non potevo
più resistere. Volevo baciare quella bocca straordinariamente disegnata col
suo impeccabile rossetto e avanzai il mio bacino di qualche millimetro
proprio quando lei fece un passo indietro
" E' meglio andare. Si sta facendo tardi. Detective, mi metta le scarpe" La
guardai meravigliato. No, non potevo fare una cosa del genere. Quel gesto
andava bene per i suoi giochetti dominanti, ma io non potevo sottostare ad una
simile richiesta
" Non può chiederemi una cosa del genere" Sorrise sfrontatamente
" Cosa c'è? Le da fastidio inginocchiarsi ai piedi di una donna e infilarle
le scarpe? Io non lo posso fare. Il mio abito è talmente aderente che se mi
chinassi lo romperei sicuramente ed è un abito del valore di cinquemila
dollari. Essere ricca non significa dover gettare i soldi. Suvvia, detective,
un uomo non perde la propria dignità inchinandosi di fronte ad una donna per
una cosa del genere. La dignità e' ben altro. Mi metta le scarpe, per favore"
Stavolta aveva detto La cosa non cambiava di molto la situazione
ma a me bastava per convincermi. Si, aveva intuito bene Rachel Fink, era per
me una questione di dignità, dignità che non volevo perdere di fronte a lei
ma, allo stesso tempo, io non vedevo l'ora di farlo. Non vedevo l'ora di
prendere quei bellissimi decolleté, di afferrare i suoi meravigliosi piedi
ricoperti dalla seta delle sue calze e di unirli. Lo feci, indugiando come un
feticista sulla perfezione di una parte del corpo femminile che prima di quel
momento non mi aveva mai attratto particolarmente. Cosa mi stava accadendo?
Cosa mi faceva fare quella donna soltanto con la sua volontà? Avrei potuto
capirlo se lei avesse approfittato della sua straordinaria forza e della sua
efficenza fisica che, come mi aveva dimostrato, era di gran lunga superiore
alla mia, ma non era questo il caso e io sembravo un burattino nelle sue mani
grazie soltanto alla sua forza di volontà. Dovevo andarmene al più presto.
Dovevo scappare lontano da lei e da quella forza ammaliatrice che possedeva.
Rachel Fink intanto, scese dal tatami e io potei finalmete rivestirmi. Mi
allacciai la camicia e mi rimisi la cravatta, senza però indossare la giacca.
Avevo un caldo pazzesco o forse era solamente la tensione della paradossale
situazione nella quale mi trovavo. La bellissima vedova mi fece cenno di
precederla verso l'uscita della stanza e quando misi la mia mano sulla
maniglia per aprire la porta, mi fermò prendendomi per il braccio sinistro
" Detective, non mi soffermerò ulteriormente sulla richiesta di segretezza
che questo nostro incontro deve avere, soprattutto per quanto riguarda la
stampa, ma quello che mi preme dirle riguarda il corpo di mio marito. Esigo
che mi venga restituito al più presto. Faccia pressioni nei confronti del
medico legale oppure sarò costretta a chiedere un favore a uno dei tanti
amici del povero Jacob. E può stare sicuro che il favore non mi verrà
rifiutato. Posso contare sul suo aiuto?"
" Ceramente, signora Fink. Mi adopererò in modo che il corpo di suo marito le
sia restituito al più presto, magari domani stesso, ma non dipende da me. Per
quanto mi riguarda, la voglio ringraziare per tutto ciò che mi ha confidato"
" Ha un quadro esatto della situazione, adesso?"
" Si, credo proprio di si"
" Molto bene" Mi lasciò il braccio sinistro, afferrando con dolcezza quello
destro, la cui mano teneva ancora saldamente la maniglia, costringendomi a
lasciarla e a farmi fare una mezza giravolta mettendomi di nuovo di fronte a
lei "Aspetti, detective, si è annodato la cravatta senza guardarsi allo
specchio ed è storta. Glie la metto bene" Evidentemente, era una mia costante
non annodarmi la cravatta nel modo giusto. Come aveva fatto la mia fidanzata
Megan la sera scorsa, anche Rachel Fink me la sistemò, ma mio malgrado, la
sensazione che provai con la ricca vedova fu completamente diversa. Sentivo
una volta di più il suo profumo penetrante e il suo respiro calmo, mentre il
mio pene ancora in tiro per l'eccitazione precedente, sussultò senza che io
potessi fare nulla per fermarlo. Avevo avuto un'eiaculazione assolutamente
incontrollabile. Forse diventai rosso e forse la donna che avevo di fronte a
me nemmeno se ne accorse, ma io mi resi conto in quel momento che Rachel Fink
aveva acquistato uno straordinario potere su di me. Un potere che andava ben
al di là di quello sessuale ma che ancora non riuscivo a comprendere del
tutto. Mi girai per non guardarla e sentii soltanto la voce della donna
" Così è perfetto. Ora puo' andare" La salutai stringendole quella mano
apparentemente delicata ma che aveva un potenziale assolutamente inusuale e
ripercorsi il coridoio che mi conduceva verso l'uscita della villa, preceduto
dal maggiordomo di casa Fink che mi salutò ossequiosamente quando varcai la
soglia per uscire. Sentii un gran freddo, in contrapposizione al caldo assurdo
che avevo al cospetto di Rachel Fink e dovetti indossare la mia giacca. Ero
costernato, con la testa che sembrava dovesse scoppiarmi da un momento
all'altro, senza contare la difficoltà che avevo a causa dello sperma nei
miei boxer. Pregai il cielo che il mio intimo avesse contenuto la mia
eiaculazione e che non si vedessero tracce e, con sollievo, mi resi conto che
i miei pantaloni erano ancora immacolati, almeno a vederli dal di fuori.
Montai nella mia macchina di servizio e l'avviai con l'intenzione di andare a
casa mia per potermi cambiare, invece di ritornare al distretto. Varcai il
cancello con la mia auto facendo attenzione a non investire la moltitudine di
giornalisti che si era moltiplicata e che mi chiedeva informazioni riguardo la
morte del magnate e proseguii verso il mio appartamento. Ripensavo a quanto
era accaduto nella villa dei Fink, a ciò che la vedova mi aveva confidato e
alle straordinarie dimostrazioni di forza, potenza e femminilità che la donna
mi aveva elargito a piene mani. Scossi la testa. Dovevo assolutamente
dimenticare quel bellissimo volto, quel corpo scolpito, quella voce ammaliante
e quello sguardo penetrante. Non avevo difese, non potevo resistere ai suoi
ordini mascherati da semplici richieste, non potevo resistere a quella
bellezza fuori dall'ordinario che Rachel Fink sapeva gestire con
impressionante sicurezza e soprattutto sapevo di non poter resistere a me
stesso. Aveva dimostrato di potermi manovrare come voleva e questo non
riuscivo a sopportarlo. Mi maledicevo per tutto ciò che mi aveva fatto fare,
anche se apparentemente non era accaduto niente di particolarmente grave.
Apparentemente. In poco più di un'ora, Rachel Fink mi aveva fatto perdere
tutte le mie sicurezze, lasciandomi in balia di mille dubbi che mi
attanagliavano e con una sola certezza: non sarei stato più il Benjamin
Bravermann che tutti avevano conosciuto, l'uomo sicuro di sé stesso, il
poliziotto deciso e l'amante che molte donne avevano adorato. Mi sentivo come
un cieco senza il suo bastone, incapace di andare avanti e psicologicamente
ferito. Dovevo risolvere al più presto questo problema. Rachel Fink mi aveva
fatto inginocchiare ai suoi piedi sia con la forza bruta che con la sua forza
di volontà, ma al mondo, di Rachel Fink ce n'era una sola e io avrei dovuto
assolutamente evitare di rivederla se volevo tornare almeno in parte il Ben
Bravermann di prima.
Per commenti scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
" Sono curioso, signora Fink. Cosa le è venuto in mente?" Le chiesi dopo diversi secondo di silenzio
" Rifletta, detective. Se lei amasse tanto fare una cosa insieme alla sua compagna di vita e se questo desiderio fosse così importante, così
necessario per lei, cosa farebbe?"
" Intende qualcosa che riguardava il fare sesso?"
" Intendo sesso e dominazione. Le due cose erano strettamente collegate"
" In che senso? Vuol dire che suo marito si eccitava solamente quando lei vestiva i
panni dominanti?"
" Oh no detective Bravermann, lei è di nuovo in errore. Io non vestivo i panni
dominanti. Io ero dominante in ogni momento della mia vita, a partire dalle
piccole cose di tutti i giorni. In più c'erano dei momenti in cui la mia
consueta dominazione diventava violenta. Dovevo esserlo se volevo fare sesso
con mio marito in modo soddisfacente per tutti e due. Più aumentavo la mia
dominazione, più io ero violenta e più aumentava l'eccitazione di Jacob e di
conseguenza il nostro piacere. Ad essere sincera, ho detto una cosa errata"
" A cosa si riferisce, signora Fink?" chiesi meravigliato
" Al fatto che le ho detto che ero dominante. E' piu' giusto dire che lo sono
tuttora" Oh si che era dominante. Lo era in tutto ciò che faceva e in ciò
che diceva. Era dominante dalla punta dei capelli al dito mignolo del piede
" Dunque, più lei lo picchiava e più saliva l'eccitazione di suo marito?" le
chiesi
" In un certo senso è proprio così. Lui aveva bisogno soprattutto di essere
dominato. Per tutta la sua vita, Jacob aveva avuto problemi di carattere
sessuale. Lui non riusciva ad avere un'erezione nella maniera tradizionale e
aveva appunto bisogno di essere dominato per raggiungere l'eccitazione ma,
ovviamente, più aumentavo la mia dose di dominazione e maggiore era il suo
piacere, fino a raggiungere l'apice quando gli dimostravo la mia superiorità
fisica, annullandolo fisicamente e psicologicamente. Però mi sarebbe bastato
anche dargli un semplice ordine, obbligandolo, che so, ad inginocchiarsi al
mio cospetto per fargli avere una semplice erezione. Ma non era ciò che lui
voleva. Il suo desiderio era quello che io dovessi dimostrargli continuamente
che l'ordine che gli davo fosse dato da una donna che lo sovrastasse
fisicamente, oltre che psicologicamente e possibilmente vestita nel modo in cui lei mi ha trovata ieri
sera. Ed era esattamente quello che io facevo, per la sua e per la mia gioia"
" Si, ora penso di aver capito bene la psicologia di suo marito, ma abbiamo
divagato. Lei mi stava mettendo al corrente di alcuni dubbi che le erano
venuti in mente"
" Esattamente, detective. Stare con me e fare l'amore con me, erano le
priorità di tutta la sua vita. Non contava niente altro per lui. I soldi, il
potere, le amicizie influenti, tutto passava in secondo piano e lui potrebbe
anche aver avuto dei sintomi e non avermi messa al corrente per timore che io
potessi vietargli di essere dominato e di fare sesso con me. Per lui era molto
dispendioso da un punto di vista fisico e troppo emozionante"
" E' plausibile che suo marito possa aver fatto un ragionamento del genere?"
" E' più che probabile. Non avrebbe perso soltanto il sesso, ma tutto ciò
che lui amava. Avrebbe perso la dominazione violenta, avrebbe perso la
possibilità di vedermi in abiti di lattice, avrebbe perso la possibilità di
inchinarsi al mio volere in quanto io non gli avrei permesso di mettere a
repentaglio la sua vita con emozioni così intense. Non glie lo avrei
permesso" Per la prima volta da quando avevamo iniziato quel dialogo avevo
visto Rachel Fink accalorarsi. Sembrava veramente addolorata per la scomparsa
di suo marito. Un dolore espresso in modo compunto, senza piagnistei, ma
sembrava evidente che quella bellissima donna provasse un affetto particolare
nei confronti del marito e quella che a prima vista poteva sembrare
indifferenza altro non era che la sua particolare educazione che la obbligava
ad avere un certo tipo di comportamento. Riemersi da questi ragionamenti per
rendermi conto che stavamo ancora sul tatami, io a torso nudo e lei ancora in
reggiseno e minuscole mutandine. Mi osservò intensamente. Che diavolo voleva
capire di me? Continuava a valutarmi, soppesandomi come si fa quando si va al
mercato a scegliere delle merci ed ero infastidito di sentirmi appunto come
una cosa sulla bancarella
" Io mi rivesto, signora Fink" le dissi scendendo dal tatami per andare a
prendere i miei abiti
" Prenda anche i miei abiti" Stavolta fui io a guardarla intensamente
" Lei non usa mai aggiungere ai suoi ordini la parola ?
" Le è sembrato un ordine?"
" Si signora Fink, mi è sembrato un ordine"
" Io la chiamerei una richiesta. I miei ordini sono ben più perentori, mi
creda. Non stia a sottilizzare sulla mancanza di frasi fatte nel mio
linguaggio. Non mi appartengono. Mi dica semplicemente che lei non ha
intenzione di prendermi gli abiti e le mie scarpe e la facciamo finita con
questa pantomima"
" Io non intendevo rifiutarle un favore ma..."Non trovavo le parole. Non
potevo dirle che era maleducata in quanto non lo era assolutamente. Era
semplicemente abituata ad avere tutti ai suoi piedi e a fare richieste, come
le aveva chiamate lei, che apparivano ordini
" Allora? Cosa ha deciso, detective Bravermann?"
" D'accordo. Non voglio sembrarle scortese" le risposi. Ma non era solo questo
il motivo per cui le andai a prendere i suoi abiti. C'era dell'altro e non
riuscivo a capire cosa. Le misi le scarpe appena fuori il tatami e poi le
porsi il vestito, le calze e il reggicalze e lei, senza proferire parola, mi
ridiede in mano l'abito e, con i suoi gesti lunghi e apparentemente studiati,
si infilo' le calze fermandole con il reggicalze quindi afferrò l'abito dalle
mia mani e lo indossò facendolo scivolare da sopra la testa. La osservavo in
religioso silenzio, terribilmente affascinato ed eccitato. Si, ero eccitato.
Avevo un'erezione che mi stava cominciando a dar fastidio, eccitazione che
divenne ancora più considerevole quando lei si voltò, alzò i suoi lunghi
capelli e mi disse semplicemente
" La lampo" Deglutendo di nuovo in modo nervoso, le afferrai la lampo del suo
abito nero e cercai di chiuderla. Rachel Fink, per nulla turbata dalla mia
vicinanza, si avvicinò ancor di più a me, apparentemente per facilitarmi la
breve operazione, ma così facendo mise il suo meraviglioso sedere proprio
all'altezza del mio pene in erezione. Non disse nulla, sebbene avessi la
certezza che lei avesse sentito l'indurimento del mio pene. Nessun muscolo del
suo splendiso corpo si mosse. Sapevo che lo aveva fatto apposta. Cosa voleva
da me? Perche' aveva voluto testare le mie reazioni erotiche? Quando terminai
di tirarle su la lampo dell'abito si voltò. Accennò un sorriso che a me
sembrava di compiacimento
" Grazie, detective" Finalmente un era uscito dalla sua stupenda
bocca
" Di nulla" risposi, rimanendo ad osservarla quasi inebetito. L'avevo a pochi
centimetri da me e la mia emozione era ormai palpabile. Neanche lei, per
qualche secondo, si spostò da quella posizione. Continuavamo ad osservarci
l'un l'altra, lei quasi scrutando con quei meravigliosi occhi verdi le mie
reazioni e io per bearmi della bellezza incomparabile del suo viso. Avevamo
la stessa altezza e questo ci consentiva di fissarci senza bisogno di spostare
di una virgola il nostro sguardo, né in alto né verso il basso. Non potevo
più resistere. Volevo baciare quella bocca straordinariamente disegnata col
suo impeccabile rossetto e avanzai il mio bacino di qualche millimetro
proprio quando lei fece un passo indietro
" E' meglio andare. Si sta facendo tardi. Detective, mi metta le scarpe" La
guardai meravigliato. No, non potevo fare una cosa del genere. Quel gesto
andava bene per i suoi giochetti dominanti, ma io non potevo sottostare ad una
simile richiesta
" Non può chiederemi una cosa del genere" Sorrise sfrontatamente
" Cosa c'è? Le da fastidio inginocchiarsi ai piedi di una donna e infilarle
le scarpe? Io non lo posso fare. Il mio abito è talmente aderente che se mi
chinassi lo romperei sicuramente ed è un abito del valore di cinquemila
dollari. Essere ricca non significa dover gettare i soldi. Suvvia, detective,
un uomo non perde la propria dignità inchinandosi di fronte ad una donna per
una cosa del genere. La dignità e' ben altro. Mi metta le scarpe, per favore"
Stavolta aveva detto La cosa non cambiava di molto la situazione
ma a me bastava per convincermi. Si, aveva intuito bene Rachel Fink, era per
me una questione di dignità, dignità che non volevo perdere di fronte a lei
ma, allo stesso tempo, io non vedevo l'ora di farlo. Non vedevo l'ora di
prendere quei bellissimi decolleté, di afferrare i suoi meravigliosi piedi
ricoperti dalla seta delle sue calze e di unirli. Lo feci, indugiando come un
feticista sulla perfezione di una parte del corpo femminile che prima di quel
momento non mi aveva mai attratto particolarmente. Cosa mi stava accadendo?
Cosa mi faceva fare quella donna soltanto con la sua volontà? Avrei potuto
capirlo se lei avesse approfittato della sua straordinaria forza e della sua
efficenza fisica che, come mi aveva dimostrato, era di gran lunga superiore
alla mia, ma non era questo il caso e io sembravo un burattino nelle sue mani
grazie soltanto alla sua forza di volontà. Dovevo andarmene al più presto.
Dovevo scappare lontano da lei e da quella forza ammaliatrice che possedeva.
Rachel Fink intanto, scese dal tatami e io potei finalmete rivestirmi. Mi
allacciai la camicia e mi rimisi la cravatta, senza però indossare la giacca.
Avevo un caldo pazzesco o forse era solamente la tensione della paradossale
situazione nella quale mi trovavo. La bellissima vedova mi fece cenno di
precederla verso l'uscita della stanza e quando misi la mia mano sulla
maniglia per aprire la porta, mi fermò prendendomi per il braccio sinistro
" Detective, non mi soffermerò ulteriormente sulla richiesta di segretezza
che questo nostro incontro deve avere, soprattutto per quanto riguarda la
stampa, ma quello che mi preme dirle riguarda il corpo di mio marito. Esigo
che mi venga restituito al più presto. Faccia pressioni nei confronti del
medico legale oppure sarò costretta a chiedere un favore a uno dei tanti
amici del povero Jacob. E può stare sicuro che il favore non mi verrà
rifiutato. Posso contare sul suo aiuto?"
" Ceramente, signora Fink. Mi adopererò in modo che il corpo di suo marito le
sia restituito al più presto, magari domani stesso, ma non dipende da me. Per
quanto mi riguarda, la voglio ringraziare per tutto ciò che mi ha confidato"
" Ha un quadro esatto della situazione, adesso?"
" Si, credo proprio di si"
" Molto bene" Mi lasciò il braccio sinistro, afferrando con dolcezza quello
destro, la cui mano teneva ancora saldamente la maniglia, costringendomi a
lasciarla e a farmi fare una mezza giravolta mettendomi di nuovo di fronte a
lei "Aspetti, detective, si è annodato la cravatta senza guardarsi allo
specchio ed è storta. Glie la metto bene" Evidentemente, era una mia costante
non annodarmi la cravatta nel modo giusto. Come aveva fatto la mia fidanzata
Megan la sera scorsa, anche Rachel Fink me la sistemò, ma mio malgrado, la
sensazione che provai con la ricca vedova fu completamente diversa. Sentivo
una volta di più il suo profumo penetrante e il suo respiro calmo, mentre il
mio pene ancora in tiro per l'eccitazione precedente, sussultò senza che io
potessi fare nulla per fermarlo. Avevo avuto un'eiaculazione assolutamente
incontrollabile. Forse diventai rosso e forse la donna che avevo di fronte a
me nemmeno se ne accorse, ma io mi resi conto in quel momento che Rachel Fink
aveva acquistato uno straordinario potere su di me. Un potere che andava ben
al di là di quello sessuale ma che ancora non riuscivo a comprendere del
tutto. Mi girai per non guardarla e sentii soltanto la voce della donna
" Così è perfetto. Ora puo' andare" La salutai stringendole quella mano
apparentemente delicata ma che aveva un potenziale assolutamente inusuale e
ripercorsi il coridoio che mi conduceva verso l'uscita della villa, preceduto
dal maggiordomo di casa Fink che mi salutò ossequiosamente quando varcai la
soglia per uscire. Sentii un gran freddo, in contrapposizione al caldo assurdo
che avevo al cospetto di Rachel Fink e dovetti indossare la mia giacca. Ero
costernato, con la testa che sembrava dovesse scoppiarmi da un momento
all'altro, senza contare la difficoltà che avevo a causa dello sperma nei
miei boxer. Pregai il cielo che il mio intimo avesse contenuto la mia
eiaculazione e che non si vedessero tracce e, con sollievo, mi resi conto che
i miei pantaloni erano ancora immacolati, almeno a vederli dal di fuori.
Montai nella mia macchina di servizio e l'avviai con l'intenzione di andare a
casa mia per potermi cambiare, invece di ritornare al distretto. Varcai il
cancello con la mia auto facendo attenzione a non investire la moltitudine di
giornalisti che si era moltiplicata e che mi chiedeva informazioni riguardo la
morte del magnate e proseguii verso il mio appartamento. Ripensavo a quanto
era accaduto nella villa dei Fink, a ciò che la vedova mi aveva confidato e
alle straordinarie dimostrazioni di forza, potenza e femminilità che la donna
mi aveva elargito a piene mani. Scossi la testa. Dovevo assolutamente
dimenticare quel bellissimo volto, quel corpo scolpito, quella voce ammaliante
e quello sguardo penetrante. Non avevo difese, non potevo resistere ai suoi
ordini mascherati da semplici richieste, non potevo resistere a quella
bellezza fuori dall'ordinario che Rachel Fink sapeva gestire con
impressionante sicurezza e soprattutto sapevo di non poter resistere a me
stesso. Aveva dimostrato di potermi manovrare come voleva e questo non
riuscivo a sopportarlo. Mi maledicevo per tutto ciò che mi aveva fatto fare,
anche se apparentemente non era accaduto niente di particolarmente grave.
Apparentemente. In poco più di un'ora, Rachel Fink mi aveva fatto perdere
tutte le mie sicurezze, lasciandomi in balia di mille dubbi che mi
attanagliavano e con una sola certezza: non sarei stato più il Benjamin
Bravermann che tutti avevano conosciuto, l'uomo sicuro di sé stesso, il
poliziotto deciso e l'amante che molte donne avevano adorato. Mi sentivo come
un cieco senza il suo bastone, incapace di andare avanti e psicologicamente
ferito. Dovevo risolvere al più presto questo problema. Rachel Fink mi aveva
fatto inginocchiare ai suoi piedi sia con la forza bruta che con la sua forza
di volontà, ma al mondo, di Rachel Fink ce n'era una sola e io avrei dovuto
assolutamente evitare di rivederla se volevo tornare almeno in parte il Ben
Bravermann di prima.
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davidmuscolo@tiscali.it
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