Dominazione mortale Undicesima parte
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Staccai dal lavoro ben prima dell'orario previsto. Avevo chiesto al capitano
Banks di potermene andare via prima a causa di un forte mal di testa e lui
aveva acconsentito. In fondo, gli avevo detto la verità. Dopo essermi andato
a cambiare, avevo trascorso il resto del pomeriggio nel mio ufficio, avevo
mangiato un panino e raccontato al capitano Banks alcuni particolari della mia
chiacchierata con Rachel Fink, omettendone naturalmente altri che, per forza
di cose, non mi sentivo di condividere con chicchessia. Avevo anche avuto un
dialogo piuttosto piccato al telefono con Megan che mi aveva chiesto di
trascorrere la serata insieme e che, al mio rifiuto, si era arrabbiata sul
serio. Mi dissi che avrei dovuto ricucire al più presto quel rapporto. Mi
piaceva Megan e le volevo bene, ma l'incontro con la vedova Fink mi aveva
completamente scombussolato. Qualsiasi donna, anche una ragazza piuttosto
attraente come Megan, scompariva letteralmente di fronte a lei. Il paragone
era improponibile. Non era solo una questione di bellezza ma di comportamento,
di puro fascino, di intelligenza, doti che Megan, pur possedendone in
quantità notevole, non avrebbe mai potuto eguagliare. Arrivai a casa mia
verso le 18.30, mi sedetti sulla mia poltrona preferita e cercai di
rilassarmi. Mi sentivo terribilmente stanco. La sera precedente non avevo
dormito per niente, sempre a causa dell'incontro con la Fink, e ben presto il
sonno intorpidì le mie membra. Mi alzai dalla poltrona per andarmene a letto
senza nemmeno cenare. Quella giornata interminabile si stava finalmente
concludendo.
Mentre mi facevo la barba dopo essermi fatto la consueta doccia mattutina, mi
accorsi di aver riacquistato almeno in parte il mio solito umore.
Difficilmente avrei potuto dimenticare l'incontro con quella donna
straordinaria, quella strana eppure non del tutto sgradevole sensazione di
sentirsi nelle mani di un'altra persona, di subirne il fascino, di sentirsi
assolutamente non adeguato al suo valore, al suo intelletto e persino alla sua
forza fisica, cosa completamente inusuale per qualsiasi uomo e a maggior
ragione per uno come me. Avevo deciso che non l'avrei più voluta rivedere.
Non ce la facevo a sentirmi di nuovo così fragile come quando mi trovavo al
suo cospetto. Eppure, quella fragilità aveva un suo piacere. Cercavo di
capire meglio dentro di me senza riuscire a decifrare quella sensazione
assolutamente nuova per la mia psiche e poi decisi di dedicarmi ad altre
faccende, senza lambiccarmi il cervello con pensieri che mi avrebbero fatto
tornare il mal di testa della sera precedente. Arrivai al lavoro puntualmente
alle nove, come mia abitudine, dopo aver fatto la mia consueta abbondante
colazione e mi gettai sul lavoro con alacrità fin quando una telefonata mi
interruppe. Era il dottor Forsyte, il patologo
" Come va, detective Bravermann?" esordì
" Come al solito" mentii "E lei? Ha qualche novità da dirmi?"
" Mmmm, qualcuna. Le sto mandando via fax il referto, ma posso confermarle
quello che avevo intuito l'altra sera. Jacob Fink è morto per infarto del
miocardio. Aveva il cuore in condizioni disastrate. Aveva avuto una miocardite
non curata qualche anno addietro e questo si evince dall'ipertrofia, ovvero
una crescita eccessiva del tessuto del muscolo. Con molta probabilità non si
è mai accorto di avere questa patologia e una grossa emozione ha portato
quindi al conseguente infarto del miocardio. Credo che la bella vedova sia
innocente, detective. Le percosse che la vittima aveva ricevuto nel corso
degli anni non hanno provocato alcun danno fisico rilevante. Posso garantire
al 100% che i colpi che Jacob Fink ha ricevuto non hanno leso nessun organo
vitale. Gli hanno procurato molto dolore, diversi evidenti lividi ma niente
altro. E' tutto chiaro, detective?" Osservai il fax e iniziai a sentire il
classico rumore della sua messa in funzione
" Credo di si, dottore, ma prima una domanda. Puo' un medico non accorgersi
minimamente se un paziente ha la miocardite?"
" Purtroppo si, Bravermann. La miocardite può non dare alcun sintomo evidente
ed è molto difficile da diagnosticare, a volte, in quanto ha dei sintomi
molto comuni ad altre malattie e non mi meraviglia affatto che non sia stata
scoperta. Se il malato è fortunato accusa alcuni sintomi molto banali e la
malattia viene curata semplicemente con un antibiotico, ma se nessuno se ne
accorge può provocare danni irreparabili, fino ad arrivare alla necrosi del
tessuto miocardico, come è avvenuto nel caso di Jacob Fink"
" Quindi, nemmeno la moglie che è un medico poteva accorgersene?"
" Se Jacob Fink non ha avuto alcun sintomo o comunque li ha confusi con altre
malattie, assolutamente no"
" La ringrazio, dottore"
" Bene! Se ha qualche altro dubbio mi faccia sapere, ma è tutto molto chiaro"
" Un altro dubbio ce l'avrei, dottore. Cosa può dirmi dello sterno rotto?"
" Bah, cosa posso dirle? Probabilmente la rottura dello sterno è dovuto ad
una forte pressione esercitata nel momento in cui si è cercato di fare una
respirazione per rianimarlo. Altro da chiedermi, detective?" Ci pensai un
attimo
" Veramente si. L'uomo è morto sul colpo? Oppure ha avuto qualche minuto
prima che morisse?"
" E' morto sul colpo, detective. Non c'era proprio niente da fare"
" A causa di una forte emozione?"
" Ma non era una sola domanda? E che ne so io? E' probabile, ma già le ho
detto ieri che non faccio l'indovino. Comunque è ragionevole pensare che una
forte emozione può averlo ucciso. Il suo cuore era comunque arrivato alla
fine del percorso e un'emozione lo può aver mandato all'altro mondo. Del
resto, con una moglie come quella, a chi non verrebbe un colpo al cuore?"
Già, a chi non verrebbe un colpo al cuore? Salutai il dottor Forsyte
raccomandandomi di riconsegnare il corpo al più presto alla moglie del
defunto, come lei mi aveva chiesto e poi mi trovai di nuovo con i miei
pensieri. Cosa fare? Telefonare a Rachel Fink e dirle che aveva ragione su
tutta la linea? Oppure chiedere di vederla per dirle in faccia la stessa cosa.
Il buon senso mi diceva che non avrei dovuto rivederla, come mi ero
ripromesso. Sapevo di essere vulnerabile al suo cospetto, ma non volevo
perdere l'occasione di rivederla ancora una volta. Ne sentivo quasi un bisogno
fisico e tutti i buoni propositi della sera precedente e di quella mattina
erano andati a farsi benedire. Volevo rivederla. Dovevo assolutamente
rivederla. Al diavolo il buon senso. Tanto, sarebbe stata l'ultima volta. Le
nostre strade difficilmente si sarebbero incrociate nuovamente. Presi il
telefono e dopo un attesa durata almeno cinque minuti, durante i quali la
solita Rosa, una delle donne di servizio di casa Fink, mi ripeteva in
continuazione di attendere perché la senora aveva da fare, la voce di Rachel
Fink rispose
" Buon giorno, detective Bravermann. Ha qualche notizia da darmi oppure voleva
togliersi qualche altra curiosità su di me e sul mio rapporto con Jacob?"
" Ho delle notizie per lei, ma vorrei dargliele di persona, se lei permette"
" Ora sono occupata e non posso riceverla. L'aspetto per le 15. Sia puntuale"
" Lo sarò senz'altro, signora" Attesi che la donna riattaccasse e poi la
imitai. Guardai l'orologio nervosamente. Erano le 11.30. Dovevo attendere ben
tre ore e mezzo prima di poterla rivedere.
La folla di giornalisti dinanzi alla villa di Rachel Fink non era affatto
diminuita, malgrado la conferenza stampa del capo della polizia che aveva
ribadito come Jacob Fink fosse morto per arresto cardiaco. I giornali avevano
dato grosso risalto alla notizia, soffermandosi proprio sulla procace bellezza
della moglie e ipotizzando come potesse essere stata proprio questa la causa
del decesso dell'uomo più ricco di San Francisco. Un ipotesi che qualunque
uomo si sarebbe fatto. Ma poteva essere considerata colpevole una donna in
quel frangente? Certamente no da un punto di vista della legge, ma da un punto
di umano Rachel Fink aveva qualche colpa a parte quella di essere
straordinariamente bella e di aver voluto accontentare suo marito ed essere
diventata la donna dominante che lui aveva voluto per tutta la vita? No,
secondo il mio giudizio, non poteva essere considerata colpevole, nonostante
le ipocrisie dei giornali che non conoscevano la realtà come la conoscevo io.
Rimaneva aperto solo il dubbio che la bellissima vedova aveva introdotto il
pomeriggio precedente. Jacob Fink era al corrente della sua miocardite? Lo
sapeva e non aveva detto nulla a sua moglie per timore di perdere le
attenzioni molto particolari che lei gli riservava oppure, come sembrava più
probabile, la malattia non gli era mai stata diagnosticata? In fondo, se lui
avesse saputo della sua malattia, avrebbe sempre potuto farsi curare di
nascosto da un altro medico per non compromettere il suo rapporto con Rachel
Fink. Oppure il suo status di marito sottomesso gli impediva di fare qualcosa
di nascosto della moglie? Oh, al diavolo. Ormai, risposte a tutti questi
quesiti erano impossibile da dare. Jacob Fink se li era portati nella tomba e
a me, dal punto di vista professionale, la cosa doveva interessare
relativamente.
Rifeci il percorso fatto il giorno precedente, attesi nuovamente che
all'interno della villa mi dessero il lasciapassare e alle 15 in punto mi
trovai di nuovo di fronte a Rachel Fink. Non era da sola. Seduto su divano
accanto a lei, nella stessa camera dove l'avevo vista la prima volta, le
faceva compagnia l'odioso avvocato Samuel Clark che si alzò per stringermi la
mano rimettendosi subito dopo sul divano, mentre lei rimase tranquillamente
seduta. Era splendida, un capolovoro vivente e ancora una volta mi dissi che
c'era qualcosa in lei che prescindeva dall'aspetto fisico pur di assoluto
valore. Emanava femminilità, in contrasto con ciò che mi aveva fatto vedere
il giorno precedente in palestra e stupenda sensualità. Non era nemmeno una
questione di abiti. Indossava una gonna nera molto semplice, un tubino che
appariva molto corto soltanto perché era seduta con le gambe accavallate ma
che probabilmente le doveva arrivare poco sopra il ginocchio e una camicia
bianca a maniche lunghe con dei decori sulle maniche e che sembrava comprimere
il suo seno rendendolo meno vistoso di quello che era in realtà, come avevo
potuto constatare ammirandola in abbigliamento intimo. Un abbigliamento di
classe, costoso ma di una semplicità estrema. Le scarpe erano come al solito
col tacco alto e sembravano essere l'unica concessione alla fantasia erotica
maschile. Ma era l'insieme ad essere strepitoso. Il trucco era come al solito
inappuntabile, con l'abituale rossetto rosso, mentre stavolta i capelli erano
tirati su in modo da rendere il viso completamente sgombro. Due orecchini
d'oro con delle pietre preziose, probabilmente di inestimabile valore
considerando la grandezza, pendevano mirabilmente abbellendo il suo collo da
cigno. Mentre mi chinai per salutarla dandole la mano, sentii quasi una fitta
profonda al cuore e mi sembrò di avere addirittura un mancamento. Possibile
che quella donna mi facesse un effetto simile? Rachel Fink mi disse di sedermi
e poi si rivolse all'antipatico Samuel Clark
" Lasciaci soli, Samuel" Stavolta l'ordine era stato secco e l'avvocato si
alzò immediatamente
" Subito, signora Fink" L'uomo mi strinse di nuovo la mano e uscì dalla
stanza senza voltarsi indietro. Cosa c'era tra di loro? Lui era uno di quegli
amanti che lei poteva avere tranquillamente a dispetto della fede che portava
al dito? Se così era, di sicuro Samuel Clark era un amante sottomesso. Il
modo in cui i due si erano rapportati, non lasciava alcun dubbio e la mia
conoscenza sui fatti privati della donna rafforzava questa mia impressione. La
bella vedova intanto, aveva spostato lo sguardo su di me
" Allora, detective Bravermann, a cosa debbo l'onore della sua visita?"
" Sono venuto per dirle che il patologo ha terminato l'autopsia su suo marito
e che il referto è quello che lei aveva previsto. Suo marito è morto per
arresto cardiaco" la donna sorrise senza distogliere quello sguardo indagatore
nei miei confronti
" Lo so" Rimasi sorpreso
" Come fa a saperlo? Io stesso l'ho saputo quando le ho telefonato stamattina"
" Credo che lei ancora non abbia capito esattamente con chi ha a che fare,
detective. Una persona molto importante ha avuto la premura di interessarsi
della situazione e mi ha subito informata" Sorrisi amaro
" Dunque, la mia venuta è del tutto superflua?"
" Credo che la sua visita fosse superflua anche se io non lo avessi saputo.
Avrebbe potuto diemelo per telefono, non crede?" Rimasi sconcertato. Aveva
ragione, come al solito. Con lei non ci potevano essere scuse cretine ed era
sempre almeno un passo avanti a me
" Io.....Io volevo solo...." balbettai senza riuscire a trovare una scusa
credibile
" Voleva per caso rivedermi?"
" Ma no, cosa dice, signora Fink" mi stava rendendo più nervoso di quanto
già non lo fossi prima di varcare la soglia di questa bellissima villa.
Sapevo di essere vulnerabile al suo cospetto ma non credevo potessi esserlo in
una maniera così vistosa
" No? Lei non e' educato, detective. Non si dice ad una signora che non si ha
intenzione di rivederla" Oh mio Dio. Qualunque cosa dicessi mi coglieva in
fallo
" Non è nemmeno questo, signora Fink. Il fatto e' ..." Niente, non
riuscivo a trovare le parole e lei sorrideva sempre di più di fronte al mio
imbarazzo
" Su, non è complicato trovare una scusa. Avrebbe potuto inventarsi di voler
testare di nuovo le mie capacità atletiche, ad esempio" Si, poteva essere una
buona scusa ma non avevo intenzione di sfidarla. Mi aveva già ampiamente
dimostrato le sue immense capacità e non volevo sentirmi così infinitamente
di livello inferiore come mi aveva fatto sentire. Mi alzai
" Forse è meglio che me ne vada, signora Fink. Mi scusi se le ho fatto
perdere del tempo"
" Fermo! " mi ordinò e lo fece con lo stesso tono col quale aveva appena
trattato l'avvocato Clark. Ero rimasto immobile di fronte a lei, senza sapere
come comportarmi
" Cosa significa? Non puo' darmi ordini signora Fink. Io non sono suo marito e
nemmeno Samuel Clark" La donna si alzò dal divano, incurante delle mie parole
e venne di fronte a me
" Seguimi e non fare storie" Il suo tono era completamente cambiato e ora era
estremamente autoritario
" Per quale motivo dovrei seguirla?" provai ad obiettare
" Perche' te lo ordino io" mi rispose facendomi quasi rabbrividire mentre era ormai a pochi centimetri da me. Sentivo la testa che mi girava, come se il suo profumo contenesse della droga che mi stesse per stordire. Cosa mi stava accadendo?
Per commentare questa storia, scrivete a davidmuscolo@tiscali.it
Banks di potermene andare via prima a causa di un forte mal di testa e lui
aveva acconsentito. In fondo, gli avevo detto la verità. Dopo essermi andato
a cambiare, avevo trascorso il resto del pomeriggio nel mio ufficio, avevo
mangiato un panino e raccontato al capitano Banks alcuni particolari della mia
chiacchierata con Rachel Fink, omettendone naturalmente altri che, per forza
di cose, non mi sentivo di condividere con chicchessia. Avevo anche avuto un
dialogo piuttosto piccato al telefono con Megan che mi aveva chiesto di
trascorrere la serata insieme e che, al mio rifiuto, si era arrabbiata sul
serio. Mi dissi che avrei dovuto ricucire al più presto quel rapporto. Mi
piaceva Megan e le volevo bene, ma l'incontro con la vedova Fink mi aveva
completamente scombussolato. Qualsiasi donna, anche una ragazza piuttosto
attraente come Megan, scompariva letteralmente di fronte a lei. Il paragone
era improponibile. Non era solo una questione di bellezza ma di comportamento,
di puro fascino, di intelligenza, doti che Megan, pur possedendone in
quantità notevole, non avrebbe mai potuto eguagliare. Arrivai a casa mia
verso le 18.30, mi sedetti sulla mia poltrona preferita e cercai di
rilassarmi. Mi sentivo terribilmente stanco. La sera precedente non avevo
dormito per niente, sempre a causa dell'incontro con la Fink, e ben presto il
sonno intorpidì le mie membra. Mi alzai dalla poltrona per andarmene a letto
senza nemmeno cenare. Quella giornata interminabile si stava finalmente
concludendo.
Mentre mi facevo la barba dopo essermi fatto la consueta doccia mattutina, mi
accorsi di aver riacquistato almeno in parte il mio solito umore.
Difficilmente avrei potuto dimenticare l'incontro con quella donna
straordinaria, quella strana eppure non del tutto sgradevole sensazione di
sentirsi nelle mani di un'altra persona, di subirne il fascino, di sentirsi
assolutamente non adeguato al suo valore, al suo intelletto e persino alla sua
forza fisica, cosa completamente inusuale per qualsiasi uomo e a maggior
ragione per uno come me. Avevo deciso che non l'avrei più voluta rivedere.
Non ce la facevo a sentirmi di nuovo così fragile come quando mi trovavo al
suo cospetto. Eppure, quella fragilità aveva un suo piacere. Cercavo di
capire meglio dentro di me senza riuscire a decifrare quella sensazione
assolutamente nuova per la mia psiche e poi decisi di dedicarmi ad altre
faccende, senza lambiccarmi il cervello con pensieri che mi avrebbero fatto
tornare il mal di testa della sera precedente. Arrivai al lavoro puntualmente
alle nove, come mia abitudine, dopo aver fatto la mia consueta abbondante
colazione e mi gettai sul lavoro con alacrità fin quando una telefonata mi
interruppe. Era il dottor Forsyte, il patologo
" Come va, detective Bravermann?" esordì
" Come al solito" mentii "E lei? Ha qualche novità da dirmi?"
" Mmmm, qualcuna. Le sto mandando via fax il referto, ma posso confermarle
quello che avevo intuito l'altra sera. Jacob Fink è morto per infarto del
miocardio. Aveva il cuore in condizioni disastrate. Aveva avuto una miocardite
non curata qualche anno addietro e questo si evince dall'ipertrofia, ovvero
una crescita eccessiva del tessuto del muscolo. Con molta probabilità non si
è mai accorto di avere questa patologia e una grossa emozione ha portato
quindi al conseguente infarto del miocardio. Credo che la bella vedova sia
innocente, detective. Le percosse che la vittima aveva ricevuto nel corso
degli anni non hanno provocato alcun danno fisico rilevante. Posso garantire
al 100% che i colpi che Jacob Fink ha ricevuto non hanno leso nessun organo
vitale. Gli hanno procurato molto dolore, diversi evidenti lividi ma niente
altro. E' tutto chiaro, detective?" Osservai il fax e iniziai a sentire il
classico rumore della sua messa in funzione
" Credo di si, dottore, ma prima una domanda. Puo' un medico non accorgersi
minimamente se un paziente ha la miocardite?"
" Purtroppo si, Bravermann. La miocardite può non dare alcun sintomo evidente
ed è molto difficile da diagnosticare, a volte, in quanto ha dei sintomi
molto comuni ad altre malattie e non mi meraviglia affatto che non sia stata
scoperta. Se il malato è fortunato accusa alcuni sintomi molto banali e la
malattia viene curata semplicemente con un antibiotico, ma se nessuno se ne
accorge può provocare danni irreparabili, fino ad arrivare alla necrosi del
tessuto miocardico, come è avvenuto nel caso di Jacob Fink"
" Quindi, nemmeno la moglie che è un medico poteva accorgersene?"
" Se Jacob Fink non ha avuto alcun sintomo o comunque li ha confusi con altre
malattie, assolutamente no"
" La ringrazio, dottore"
" Bene! Se ha qualche altro dubbio mi faccia sapere, ma è tutto molto chiaro"
" Un altro dubbio ce l'avrei, dottore. Cosa può dirmi dello sterno rotto?"
" Bah, cosa posso dirle? Probabilmente la rottura dello sterno è dovuto ad
una forte pressione esercitata nel momento in cui si è cercato di fare una
respirazione per rianimarlo. Altro da chiedermi, detective?" Ci pensai un
attimo
" Veramente si. L'uomo è morto sul colpo? Oppure ha avuto qualche minuto
prima che morisse?"
" E' morto sul colpo, detective. Non c'era proprio niente da fare"
" A causa di una forte emozione?"
" Ma non era una sola domanda? E che ne so io? E' probabile, ma già le ho
detto ieri che non faccio l'indovino. Comunque è ragionevole pensare che una
forte emozione può averlo ucciso. Il suo cuore era comunque arrivato alla
fine del percorso e un'emozione lo può aver mandato all'altro mondo. Del
resto, con una moglie come quella, a chi non verrebbe un colpo al cuore?"
Già, a chi non verrebbe un colpo al cuore? Salutai il dottor Forsyte
raccomandandomi di riconsegnare il corpo al più presto alla moglie del
defunto, come lei mi aveva chiesto e poi mi trovai di nuovo con i miei
pensieri. Cosa fare? Telefonare a Rachel Fink e dirle che aveva ragione su
tutta la linea? Oppure chiedere di vederla per dirle in faccia la stessa cosa.
Il buon senso mi diceva che non avrei dovuto rivederla, come mi ero
ripromesso. Sapevo di essere vulnerabile al suo cospetto, ma non volevo
perdere l'occasione di rivederla ancora una volta. Ne sentivo quasi un bisogno
fisico e tutti i buoni propositi della sera precedente e di quella mattina
erano andati a farsi benedire. Volevo rivederla. Dovevo assolutamente
rivederla. Al diavolo il buon senso. Tanto, sarebbe stata l'ultima volta. Le
nostre strade difficilmente si sarebbero incrociate nuovamente. Presi il
telefono e dopo un attesa durata almeno cinque minuti, durante i quali la
solita Rosa, una delle donne di servizio di casa Fink, mi ripeteva in
continuazione di attendere perché la senora aveva da fare, la voce di Rachel
Fink rispose
" Buon giorno, detective Bravermann. Ha qualche notizia da darmi oppure voleva
togliersi qualche altra curiosità su di me e sul mio rapporto con Jacob?"
" Ho delle notizie per lei, ma vorrei dargliele di persona, se lei permette"
" Ora sono occupata e non posso riceverla. L'aspetto per le 15. Sia puntuale"
" Lo sarò senz'altro, signora" Attesi che la donna riattaccasse e poi la
imitai. Guardai l'orologio nervosamente. Erano le 11.30. Dovevo attendere ben
tre ore e mezzo prima di poterla rivedere.
La folla di giornalisti dinanzi alla villa di Rachel Fink non era affatto
diminuita, malgrado la conferenza stampa del capo della polizia che aveva
ribadito come Jacob Fink fosse morto per arresto cardiaco. I giornali avevano
dato grosso risalto alla notizia, soffermandosi proprio sulla procace bellezza
della moglie e ipotizzando come potesse essere stata proprio questa la causa
del decesso dell'uomo più ricco di San Francisco. Un ipotesi che qualunque
uomo si sarebbe fatto. Ma poteva essere considerata colpevole una donna in
quel frangente? Certamente no da un punto di vista della legge, ma da un punto
di umano Rachel Fink aveva qualche colpa a parte quella di essere
straordinariamente bella e di aver voluto accontentare suo marito ed essere
diventata la donna dominante che lui aveva voluto per tutta la vita? No,
secondo il mio giudizio, non poteva essere considerata colpevole, nonostante
le ipocrisie dei giornali che non conoscevano la realtà come la conoscevo io.
Rimaneva aperto solo il dubbio che la bellissima vedova aveva introdotto il
pomeriggio precedente. Jacob Fink era al corrente della sua miocardite? Lo
sapeva e non aveva detto nulla a sua moglie per timore di perdere le
attenzioni molto particolari che lei gli riservava oppure, come sembrava più
probabile, la malattia non gli era mai stata diagnosticata? In fondo, se lui
avesse saputo della sua malattia, avrebbe sempre potuto farsi curare di
nascosto da un altro medico per non compromettere il suo rapporto con Rachel
Fink. Oppure il suo status di marito sottomesso gli impediva di fare qualcosa
di nascosto della moglie? Oh, al diavolo. Ormai, risposte a tutti questi
quesiti erano impossibile da dare. Jacob Fink se li era portati nella tomba e
a me, dal punto di vista professionale, la cosa doveva interessare
relativamente.
Rifeci il percorso fatto il giorno precedente, attesi nuovamente che
all'interno della villa mi dessero il lasciapassare e alle 15 in punto mi
trovai di nuovo di fronte a Rachel Fink. Non era da sola. Seduto su divano
accanto a lei, nella stessa camera dove l'avevo vista la prima volta, le
faceva compagnia l'odioso avvocato Samuel Clark che si alzò per stringermi la
mano rimettendosi subito dopo sul divano, mentre lei rimase tranquillamente
seduta. Era splendida, un capolovoro vivente e ancora una volta mi dissi che
c'era qualcosa in lei che prescindeva dall'aspetto fisico pur di assoluto
valore. Emanava femminilità, in contrasto con ciò che mi aveva fatto vedere
il giorno precedente in palestra e stupenda sensualità. Non era nemmeno una
questione di abiti. Indossava una gonna nera molto semplice, un tubino che
appariva molto corto soltanto perché era seduta con le gambe accavallate ma
che probabilmente le doveva arrivare poco sopra il ginocchio e una camicia
bianca a maniche lunghe con dei decori sulle maniche e che sembrava comprimere
il suo seno rendendolo meno vistoso di quello che era in realtà, come avevo
potuto constatare ammirandola in abbigliamento intimo. Un abbigliamento di
classe, costoso ma di una semplicità estrema. Le scarpe erano come al solito
col tacco alto e sembravano essere l'unica concessione alla fantasia erotica
maschile. Ma era l'insieme ad essere strepitoso. Il trucco era come al solito
inappuntabile, con l'abituale rossetto rosso, mentre stavolta i capelli erano
tirati su in modo da rendere il viso completamente sgombro. Due orecchini
d'oro con delle pietre preziose, probabilmente di inestimabile valore
considerando la grandezza, pendevano mirabilmente abbellendo il suo collo da
cigno. Mentre mi chinai per salutarla dandole la mano, sentii quasi una fitta
profonda al cuore e mi sembrò di avere addirittura un mancamento. Possibile
che quella donna mi facesse un effetto simile? Rachel Fink mi disse di sedermi
e poi si rivolse all'antipatico Samuel Clark
" Lasciaci soli, Samuel" Stavolta l'ordine era stato secco e l'avvocato si
alzò immediatamente
" Subito, signora Fink" L'uomo mi strinse di nuovo la mano e uscì dalla
stanza senza voltarsi indietro. Cosa c'era tra di loro? Lui era uno di quegli
amanti che lei poteva avere tranquillamente a dispetto della fede che portava
al dito? Se così era, di sicuro Samuel Clark era un amante sottomesso. Il
modo in cui i due si erano rapportati, non lasciava alcun dubbio e la mia
conoscenza sui fatti privati della donna rafforzava questa mia impressione. La
bella vedova intanto, aveva spostato lo sguardo su di me
" Allora, detective Bravermann, a cosa debbo l'onore della sua visita?"
" Sono venuto per dirle che il patologo ha terminato l'autopsia su suo marito
e che il referto è quello che lei aveva previsto. Suo marito è morto per
arresto cardiaco" la donna sorrise senza distogliere quello sguardo indagatore
nei miei confronti
" Lo so" Rimasi sorpreso
" Come fa a saperlo? Io stesso l'ho saputo quando le ho telefonato stamattina"
" Credo che lei ancora non abbia capito esattamente con chi ha a che fare,
detective. Una persona molto importante ha avuto la premura di interessarsi
della situazione e mi ha subito informata" Sorrisi amaro
" Dunque, la mia venuta è del tutto superflua?"
" Credo che la sua visita fosse superflua anche se io non lo avessi saputo.
Avrebbe potuto diemelo per telefono, non crede?" Rimasi sconcertato. Aveva
ragione, come al solito. Con lei non ci potevano essere scuse cretine ed era
sempre almeno un passo avanti a me
" Io.....Io volevo solo...." balbettai senza riuscire a trovare una scusa
credibile
" Voleva per caso rivedermi?"
" Ma no, cosa dice, signora Fink" mi stava rendendo più nervoso di quanto
già non lo fossi prima di varcare la soglia di questa bellissima villa.
Sapevo di essere vulnerabile al suo cospetto ma non credevo potessi esserlo in
una maniera così vistosa
" No? Lei non e' educato, detective. Non si dice ad una signora che non si ha
intenzione di rivederla" Oh mio Dio. Qualunque cosa dicessi mi coglieva in
fallo
" Non è nemmeno questo, signora Fink. Il fatto e' ..." Niente, non
riuscivo a trovare le parole e lei sorrideva sempre di più di fronte al mio
imbarazzo
" Su, non è complicato trovare una scusa. Avrebbe potuto inventarsi di voler
testare di nuovo le mie capacità atletiche, ad esempio" Si, poteva essere una
buona scusa ma non avevo intenzione di sfidarla. Mi aveva già ampiamente
dimostrato le sue immense capacità e non volevo sentirmi così infinitamente
di livello inferiore come mi aveva fatto sentire. Mi alzai
" Forse è meglio che me ne vada, signora Fink. Mi scusi se le ho fatto
perdere del tempo"
" Fermo! " mi ordinò e lo fece con lo stesso tono col quale aveva appena
trattato l'avvocato Clark. Ero rimasto immobile di fronte a lei, senza sapere
come comportarmi
" Cosa significa? Non puo' darmi ordini signora Fink. Io non sono suo marito e
nemmeno Samuel Clark" La donna si alzò dal divano, incurante delle mie parole
e venne di fronte a me
" Seguimi e non fare storie" Il suo tono era completamente cambiato e ora era
estremamente autoritario
" Per quale motivo dovrei seguirla?" provai ad obiettare
" Perche' te lo ordino io" mi rispose facendomi quasi rabbrividire mentre era ormai a pochi centimetri da me. Sentivo la testa che mi girava, come se il suo profumo contenesse della droga che mi stesse per stordire. Cosa mi stava accadendo?
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