Inferno o paradiso Quarti episodio

di
genere
dominazione

La donna guardò attentamente che in strada non ci fosse nessuno e poi scese
dalla sua macchina. Camminò in modo disinvolto per non dare nell'occhio poi
si nascose dietro ad una delle siepi che abbellivano il piccolo giardino della
villetta. Guardò l'orologio con impazienza e si rese conto che erano quasi le
18. Fra pochi minuti il marito della padrona di casa sarebbe rientrato nella
villetta dopo aver fatto come al solito la spesa al vicino supermercato. Era
già completamente buio in quanto era inverno, ma la donna si era vestita
comunque completamente di nero per celarsi ad occhi indiscreti. Aveva scelto
con cura quel quartiere tranquillo situato alla periferia nord di Roma proprio
per la scarsità di persone che circolavano e in quel quartiere aveva
individuato proprio nei padroni di quella villetta dove ora si nascondeva,
quello che faceva al caso suo. Si trattava di un quartiere abbastanza nuovo ed
era un insieme di piccole villette a due piani abitate per lo più da famiglie
non ricche ma comunque agiate. Commercianti, qualche piccola dirigente
d'azienda, qualche impiegata di alto livello, piccole professioniste, era
quella la tipologia degli abitanti di quel quartiere. La donna cominciò ad
attendere pazientemente fino a quando riuscì a notare Lucio, in compagnia di
un altro uomo, che si dirigeva verso casa. L'uomo aveva in mano due buste e
chiacchierava amabilmente con l'altra persona. La donna nascosta dalla siepe
conosceva bene le mosse di Lucio avendolo studiato a fondo e sapeva che la
persona che accompagnava Lucio era il suo vicino di casa e che, al termine
della breve chiacchierata, si sarebbero separati. I due uomini nel frattempo
continuavano il discorso che avevano iniziato ancor prima di entrare nel
supermercato fermandosi brevemente davanti alla villetta adiacente quella di
Lucio. I due uomini erano ambedue sui venticinque anni e avevano un altro
paio di cose in comune: erano venuti ad abitare da poco in quel quartiere ed
erano entrambi sposati da qualche mese. Lucio, ad esempio, era diventato il
marito di Valeria da poco meno di un anno e appena sposati sua moglie aveva
comprato quella villetta venendoci ad abitare poco dopo. Se lo poteva
permettere sua moglie, essendo una ingegnera che lavorava per una ditta
piuttosto nota e che guadagnava più che discretamente. Lucio aveva avuto dei
problemi all'inizio a separarsi dalla sua famiglia, ma poi, grazie soprattutto
all'amore di sua moglie, era riuscito ad abituarsi al nuovo tipo di vita. E
ora non vedeva l'ora che Valeria arrivasse a casa, verso le venti, come faceva
abitualmente, e le avrebbe fatto trovare una bella cena. Amava cucinare per
sua moglie, amava lavare i suoi indumenti, occuparsi di lei e fare tutte
quelle cose che un buon marito deve fare per la propria moglie, ma per Lucio
tutto questo non era solo un obbligo dovuto al fatto di essere un maschio, ma
un vero piacere. Del resto i maschi erano stati creati dalle dee proprio per
essere al servizio delle donne, del sesso forte e lui faceva del tutto per
servire e onorare la donna che lo aveva scelto e della quale si era
innamorato immediatamente. E poi, dopo la cena, sicuramente Valeria gli
avrebbe ordinato di fare l'amore. Si vergognava ad ammetterlo anche con se
stesso ma sperava proprio che questo avvenisse, malgrado il timore che ancora
provava a mostrarsi nudo di fronte a sua moglie dopo quasi un anno di
matrimonio. Del resto Lucio proveniva da una famiglia molto severa e né sua
madre né sua sorella gli avevano mai dato il permesso di uscire da solo quando
era un ragazzo e quando conobbe Valeria a 22 anni era ancora vergine. Non era
certo come la maggior parte dei ragazzi di oggi che avevano una libertà sessuale
anomala e che si vestivano per attirare l'attenzione delle femmine nella
speranza di accalappiarne una e sposarla. Sua madre invece, gli aveva insegnato
i valori fondamentali: doveva diventare un maschio come quelli di una volta,
incontrare una brava ragazza e farsi sposare ma senza concedersi a tutte la
femmine che incontrava. E, dopo essersi sposato, diventare un buon marito, fare
di tutto per far felice la propria moglie, rispettarla e temerne anche il solo
sguardo, proprio come era stato per suo padre che aveva vissuto tutta la sua
vita assecondando in tutto e per tutto sua madre. Aveva avuto la fortuna che
anche sua sorella minore Prisca si era presa cura di lui quando sua madre era
fuori per lavoro e ricordava ancora adesso lo schiaffo che gli diede solo
perché tardò di un quarto d'ora il rientro a casa. Schiaffo che lo fece
piangere per il resto della giornata e al quale si aggiunse poi la relativa
punizione, la proibizione di uscire con gli amici per un mese. Ma ora
riconosceva che tutto questo gli era servito ed era divenuto un uomo di sani
principi con in mente le giuste regole da applicare per far si che il suo
matrimonio funzionasse alla perfezione. E poi era felice di essere arrivato a
conoscere Valeria senza aver avuto mai altre donne. Voleva appartenere solo a lei
per il resto della sua vita. Lucio terminò di chiacchierare con il suo amico
e vicino di casa e poi si diresse verso la sua abitazione. Arrivato alla porta,
posò in terra per un attimo una delle due buste che aveva in mano e prese
dalla tasca del giaccone il congegno elettronico che serviva per aprire la
porta. Come quasi tutte le porte moderne era di acciaio temperato all'interno
foderata in legno all'esterno e questo era necessario perché una porta
normale solo in legno non sarebbe potuta essere di nessuna utilità visto che
qualsiasi ladra avrebbe potuto frantumarla senza nessuna difficoltà. Lucio
spinse il pulsante del congegno e la porta cominciò ad aprirsi lentamente,
isolando per pochi secondi l'antifurto collegato a tutta la casa, per dare il
tempo all'uomo di entrare. Un'altra delle cose a cui Lucio aveva dovuto fare
l'abitudine venendo ad abitare in quel quartiere era stato proprio il timore
di rientrare a casa da solo. Sua moglie infatti gli aveva categoricamente
proibito di rincasare oltre le diciotto, e lui, da buon marito, le aveva
naturalmente obbedito e si atteneva scrupolosamente alle regole dettate dalla
padrona di casa. Attese quindi con impazienza che la porta si aprisse del
tutto quindi riprese da terra la busta che aveva poggiato ed entrò verso
casa. Era questo il momento che la donna nascosta dietro la siepe aspettava.
Si mosse velocemente e appena Lucio stava per entrare in casa lei era già
dietro di lui. Da dietro gli mise una mano in bocca impedendogli di gridare
poi con l'altra mano lo fece girare ed a quel punto lo colpì con un pugno
leggero ma che bastò per mandare il pover'uomo nel mondo dei sogni. Raccolse
poi il congegno che nel frattempo era caduto dalla mano di Lucio e lo usò per
chiudere lei stessa la pesante porta e per inserire di nuovo l'antifurto. Un
sorriso maligno si formò sul viso della giovane donna. Ora era lei la padrona
di casa. E la padrona di Lucio.

Filippo osservò Marzia che si era inginocchiata davanti a lui e gli teneva le
mani per rassicurarlo. Se quelle tre donne che volevano violentarlo erano le
più belle donne che aveva mai visto, quella sconosciuta davanti a lui lo era
ancora di più. Il ragazzo non sapeva più cosa pensare. La donna sembrava
avere un vestiario futuristico, così come lo avevano le altre tre, le
automobili che aveva visto sembravano uscite da un film di fantascienza e se
si aggiunge che ognuna di quelle donne possedeva una forza smisurata portò
Filippo ad avere un'idea folle: quello era il mondo del futuro, un mondo in
cui gli esseri umani avevano sviluppato un corpo perfetto e dove le donne
sembravano possedere il predominio, soprattutto sessuale. Questa era la sua
visione della situazione, anche se finora non aveva visto nessun uomo per
poterla avvalorare.
Contemporaneamente, la commissaria Marzia Adriani cercò di non pensare che di fronte a lei ci fosse il più bel maschio che avesse mai visto e per di più seminudo e cercò di assumere un'aria più professionale possibile. Era già inginocchiata di fronte a lui, gli accarezzò il viso e iniziò a fargli le domande di rito con voce calma
“ Allora ragazzo. Qual è il tuo nome?”
“ Mi chiamo Filippo” rispose il ragazzo
“ Hai un bel nome. Sei ellenico?”
“ Come scusi?”
“ Ellenico. Nativo dell' Ellade. Una provincia dell'impero romano. Filippo è
un nome proveniente da quella provincia. Tu da dove vieni?”
“ Da dove vengo? Io sono nato a Roma. Roma capitale dell'Italia. L'impero
romano non esiste più da duemila anni”
Marzia scoppiò a ridere. Non aveva mai sentito un'assurdità simile
“ Ascoltami Filippo. Se c'è una cosa che non esiste è questa Italia di cui
parli. Devi aver preso una bella botta in testa. O forse è lo choc causato da
quelle tre malintenzionate. Stai tranquillo e fra un po' ricorderai tutto. Ora
non devi aver paura. Ti lascio solo per alcuni secondi che debbo prendere una
cosa dalla mia vettura”
Filippo notò quella figura maestosa allontanarsi di pochi metri, prendere una
cosa in quella strana macchina e poi riavvicinarsi verso di lui. Marzia prese
il portasigarette che aveva appena raccolto dalla sua auto, cercò una
sigaretta e se l'accese. Filippo aveva una voglia pazzesca di fumare. Guardò
Marzia
“ Puoi darmi una sigaretta per favore?” le chiese “ho lasciato il mio
pacchetto dentro la macchina”
Marzia guardò allibita quel ragazzo sfrontato di fronte a lei. Non aveva mai
avuto a che fare con un maschio simile
“ Stammi bene a sentire Filippo o comunque tu ti chiami. Un'altra parola del
genere ed invece dell'ambulanza faccio venire direttamente una vettura
penitenziaria e ti spedisco in carcere. Chiaro?”
Ormai non c'era più nulla che avrebbe potuto sorprendere Filippo, ma stavolta
il ragazzo era veramente perplesso
“ Ma cosa ho detto di strano?”
“ Cosa hai detto di strano? Non so se da dove vieni tu ci sono usanze diverse,
ma qui non si tollera un maschio che fuma. In pubblico poi. E non ti
permettere più di darmi del tu. Sono una donna e tu non puoi permetterti di
mancarmi di rispetto. Per di più sono anche una funzionaria di polizia.
Questo basterebbe per farti fare un paio d'anni di carcere” Marzia smise di
inveire contro Filippo e osservò il volto del ragazzo. Avrebbe voluto
baciarlo, toccarlo con tenerezza ed invece era stata costretta a rimproverarlo
per un atteggiamento certamente non consono a un maschio per bene. Poi vide
Filippo coprirsi il viso con le mani e cominciare a singhiozzare e allora
Marzia quasi si sentì in colpa per aver procurato quelle lacrime.
Ma Filippo non aveva cominciato a piangere per il rimprovero della
commissaria. Tanti erano i motivi che lo avevano indotto alle lacrime, lui che
non piangeva davanti ad altre persone da quando aveva dieci anni, il giorno
che gli era morta l'adorata nonna
“ Io non ci capisco più nulla” esclamò infine scuotendo ripetutamente il
capo tenendoselo con le mani “Non so cosa sta succedendo. Tutto questo è
impossibile. Questo non è il mio mondo “Si tolse le mani dalla faccia poi
proseguì
“ In che anno siamo?”
“ Nel 2764 ovviamente “rispose la commissaria sorridendo per le bizzarrie di
quel ragazzo
“ Lo sapevo, lo sapevo!” ripeté Filippo quasi in preda ad una crisi isterica.
“ Non so come ma devo essere stato scaraventato nel futuro. Sono arrivato nel
2764 dopo Cristo
“ Dopo che?” domandò allibita Marzia
“ Dopo Cristo. Dalla nascita di Cristo”
“ Non conosco nessuno con questo nome. Siamo nell'anno 2764 dalla fondazione
di Roma” concluse la giovane poliziotta davanti allo sguardo esterrefatto di Filippo.

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davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-05-02
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