Inferno o paradiso Dodicesimo episodio

di
genere
dominazione

La commissaria Marzia era piuttosto soddisfatta. In quel giorno aveva fatto
dei passi da gigante nelle indagini grazie alla testimonianza di una persona
che aveva notato la probabile assassina il giorno del delitto e che aveva
soprattutto notato la marca e il colore dell'auto sulla quale era poi salita.
Questo restringeva notevolmente la ricerca e con un po' di fortuna avrebbe
potuto risolvere il caso. Quella donna aveva fatto il primo passo falso della
sua storia criminale. Ma forse il fatto che fosse su di giri non era dovuto
soltanto a motivi professionali. A casa la aspettava un ragazzo strano ma che
le piaceva enormemente e le faceva battere il cuore così forte che forse,
come le aveva predetto la sua amica Flavia, se ne stava veramente innamorando.
Certo, oltre ad essere strano era anche indisciplinato e avrebbe dovuto
faticare un bel po' per metterlo in riga, ma era sicura che con qualche
ceffone, senza fargli troppo male, e con qualche giusta punizione, lo avrebbe
domato. Ma prima doveva conquistarlo. E a questo riguardo aveva ancora molti
dubbi. Lei gli sarebbe piaciuta? Era un ragazzo talmente bello che avrebbe
potuto scegliere qualsiasi donna, perché avrebbe dovuto accontentarsi proprio
di lei? D'altronde una delle poche cose consentite ai maschi era proprio la
facoltà di poter scegliere una donna, di accettarla come corteggiatrice oppure
di rifiutarla. E lei aveva timore di essere rifiutata, malgrado nel passato
fosse sempre stata molto disinvolta nel conquistare il maschio di turno.
Comunque, quella sera Marzia lasciò il commissariato prima del solito, senza
fare ore di straordinario come era abituata a fare, lasciando in ogni caso
l'ordine categorico di essere avvertita qualora le indagini avessero portato
qualche novità degna di nota. Percorse la strada che la separava da casa sua
ragionando su come comportarsi con Filippo. Si trovava in una situazione
anomala. Aveva la piena responsabilità su di lui e in teoria poteva anche
obbligarlo a diventare il suo ragazzo, ma decise di non esercitare questo
potere e cercare di conquistarlo nella maniera tradizionale. Arrivata sotto
casa, parcheggiò l'auto nel suo garage privato e poi si diresse verso la porta
di casa sua dove ad attenderla c'erano Claudio e Filippo. Claudio la salutò
come al solito con molta riverenza, ma anche Filippo sembrava ben felice di
rivederla, e questo le aprì il cuore perché anche lei era molto ansiosa di stare di nuovo vicino a lui. Talmente ansiosa che non si accorse che c'era una macchina
parcheggiata di fronte alla sua abitazione, dello stesso modello e dello
stesso colore di quello che la testimone aveva visto durante l'ultimo
omicidio. All'interno dell'auto una donna era intenta a scattare fotografie
alle tre persone che erano all'entrata di quell'abitazione e appena la porta
si chiuse, accese il motore e soddisfatta se ne andò verso casa sua.
Soddisfatta perché quel quartiere sembrava proprio l'ideale per quello che
aveva intenzione di fare, così silenzioso e con poche persone in giro, fatto
di piccole villette isolate l'una dall'altra, molto simile a quello situato
dall'altra parte di Roma dove aveva violentato e ucciso Lucio. Ma soddisfatta
anche perché l'ultima fotografia fatta aveva immortalato un uomo che forse
poteva essere il marito della donna appena tornata dal lavoro, di rara
bellezza. Non aveva voglia di vederle adesso quelle foto. Le avrebbe messe
prima sul suo computer e poi se le sarebbe gustate con calma, come aveva
sempre fatto. Stette attenta a non fare infrazioni al codice per timore di
essere fermata dalla polizia stradale che, con tutte quelle fotografie,
avrebbe potuto sospettare di lei e di conseguenza risalire poi proprio a lei
come l'assassina che terrorizzava i maschi di Roma. Arrivò con calma quindi
sotto casa sua dove parcheggiò. Non era un bel quartiere quello dove abitava.
Niente a che vedere con quello dove aveva abitato fino a poco tempo prima e
neanche con quello dove aveva appena scattato le foto. Era anche questo un
quartiere periferico, situato nella zona sud, ma decisamente più degradato.
Palazzoni di sette o otto piani, case piccole, al massimo di tre stanze, dove
vivevano famiglie di operaie, piccole artigiane, che facevano fatica a portare
a casa uno stipendio tale da mantenere adeguatamente tutta la famiglia. O
addirittura come lei che campava grazie al sussidio di disoccupazione.
Insomma, in quel posto si concentrava, ben lontano dal centro ricco e
sfavillante, molta della povera gente che abitava a Roma. La donna entrò in
casa mentre un giovane uomo stava ai fornelli intento a preparare la cena.
L'uomo lasciò per un attimo le sue faccende e si precipitò a salutare sua
moglie
“Bentornata a casa signora Patrizia” esordì l'uomo. Poteva avere poco meno
di trent'anni, alto sul metro e cinquantacinque ed era vestito in modo molto
sensuale con un pantalone aderente che lo fasciava in modo provocatorio ed una
camicia elastica aperta sul davanti
“ La chiami casa questa?” rispose la donna acidamente. Poi soffermò lo
sguardo su di lui e la rabbia la inondò. Con la sua mano destra prese l'uomo
per il mento sollevandolo senza nessuna fatica” E tu perché ti sei vestito in
questa maniera? Sei uscito così per farti notare da qualche donna?” proseguì
piena di gelosia
“ No signora Patrizia, glie lo giuro. Mi sono vestito così per lei. Ho
indossato questo completo che lei mi ha regalato per il nostro anniversario
due anni fa solo per farle piacere” L'uomo era terrorizzato. Era sollevato da
terra per circa cinquanta centimetri e la forte mano di sua moglie gli
procurava un dolore indicibile oltre a creargli difficoltà nel parlare. Le
lacrime cominciarono a scendere copiose dal volto di Costantino che continuava
ad implorare sua moglie di lasciarlo andare. Sapeva che Patrizia, da quando
aveva perso il lavoro poco meno di due anni prima, era diventata un'altra
donna, cattiva e violenta, completamente differente dalla splendida femmina di
cui si era innamorato e che aveva sposato. Da allora le cose erano peggiorate
giorno dopo giorno fino a che i sesterzi erano terminati e avevano dovuto
lasciare la loro casetta pulita e decente per venire ad abitare in questo
quartiere povero e pericoloso. Da allora erano cominciate le violenze ripetute
su di lui e quella sera, per evitarle, si era vestito con quel completo che
sua moglie gli aveva regalato quando ancora le cose fra di loro erano
perfette e Patrizia era un'ottima moglie che lo amava e che, a parte qualche
doverosa eccezione, non gli metteva mai le mani addosso. Ma tutte le cose
belle erano passate e ora era lì, con i piedi penzoloni a rischiare la vita
nella morsa d'acciaio di sua moglie.
“ Rispondimi o ti ammazzo” continuò imperterrita la donna “Hai fatto lo
stupido con qualcun'altra?”
“ No signora! Lo giuro! Ho indossato questo solo per lei, per piacerle” ripeté
ancora una volta singhiozzando Costantino
“ Volevi piacermi? Ed allora preparati!” ringhiò Patrizia lasciandolo cadere
in terra. Gli ordinò di andare a spegnere i fornelli per poi prenderlo per un
braccio, trascinarlo con se nella loro camera e gettarlo pesantemente sul
letto. La donna si avventò sul marito e dopo averlo spogliato prese dal
comodino la siringa per iniettargli il farmaco, dopo di che, appena la
medicina iniziò il suo effetto, lo possedette violentemente
“ Accendimi una sigaretta e poi vai a finire di prepararmi la cena” ordinò
Patrizia al marito dopo aver finito di scoparlo e questi tremante le obbedì.
Le accese la sigaretta e poi tornò in cucina per rimettersi di nuovo ai
fornelli. Sapeva benissimo che la sua vita era appesa ad un filo e l'unica
speranza di uscire vivo da questa situazione era quella che la moglie trovasse
un lavoro che lei ritenesse degno. A quel punto forse avrebbe potuto ritrovare
sé stessa e di conseguenza tornare ad essere la donna che aveva conosciuto. Ma
per il momento la sua vita non valeva un sesterzio e in quelle condizioni non
avrebbe potuto resistere per molto. Costantino finì di preparare la cena per
Patrizia e la servì ossequiosamente, così come doveva un marito nei confronti della propria moglie, sperando che lei gradisse il cibo preparatole.
Ma Patrizia ormai aveva perso il buon umore che aveva prima di entrare a casa,
e a poco le era servito fare l'amore
“ Che schifo è questo?” urlò al marito alzandosi e mettendosi dinanzi a lui
con le mani sui fianchi evidenziando in tal modo l'enorme differenza fisica
esistente tra i due “Ho sposato un buono a nulla” proseguì la donna “un
idiota che non è neanche capace di cucinare per sua moglie”
“ Ma i soldi sono pochi signora” si difese Costantino, ma questo servì solo
ad innervosire ancora di più Patrizia che fece partire un violento schiaffo
che alzò di peso l'uomo mandandolo a sbattere alcuni metri più in là.
Naturalmente sapeva bene come picchiarlo. A ogni donna veniva insegnato fin
da bambina come far uso della propria forza senza uccidere un maschio e senza
causargli lesioni permanenti senza volerlo. La differenza fra il sesso forte e
gli uomini d'altronde era talmente consistente che qualunque bambina di dieci
anni avrebbe potuto stritolare un paio di uomini adulti senza neanche
sforzarsi troppo. Ed era per questo che a scuola le avevano insegnato come
dosare la propria forza in modo da poter picchiare e punire violentemente un
maschio senza però togliergli la vita
“ Che cosa vorresti dire col fatto che mancano i soldi? Mi stai accusando per
caso che non riesco a mantenerti?” disse con rabbia Patrizia avvicinandosi
verso il povero Costantino
“ No signora” si scusò tremante l'uomo. Non l'ho mai neanche pensato. A me va
bene così. A me va bene tutto quello che lei fa” Ma nonostante Costantino la
implorasse, Patrizia lo raggiunse, lo prese per i capelli e gli mollò altri
due ceffoni che fecero volare di nuovo l'uomo per la stanza. Costantino provò
a rialzarsi, malfermo sulle gambe e con il volto sanguinante e appena riuscì
a farlo fece un paio di passi in direzione di sua moglie per poi gettarsi ai
suoi piedi
“ Mi perdoni signora” la implorò nuovamente “la prego, non succederà più”
Patrizia arrivò di fronte al marito tremante, lo sollevò ancora una volta
per poi stringergli la gola con la stessa mano con cui lo sorreggeva quel
tanto che bastò per fargli perdere i sensi, quindi lo gettò di lato come se
si trattasse di un abito vecchio dirigendosi poi in camera sua e accendendo il
suo computer.
Aveva perso completamente la fame ed era ancora molto arrabbiata nei confronti
del marito e non solo per quello che era accaduto quella sera. Alcuni giorni
prima aveva avuto addirittura l'ardire di chiederle di poter andare a
lavorare. I maschi erano molto richiesti come casalinghi dalle donne single e
in questo modo avrebbe potuto aiutarla economicamente. Per lei questo era
stato un ulteriore affronto. Suo marito sarebbe dovuto rimanere a casa a fare
le faccende domestiche per lei, non per un'altra donna. Anche se i soldi
stavano ormai per finire, non avrebbe mai accettato un'eventualità del genere.
Avrebbe forse venduto la casa in campagna che le aveva regalato sua suocera
come dono di nozze, ma un marito che lavorava per un'altra no.
Si mise seduta davanti al suo computer ed inserì le fotografie appena fatte
osservandole tutte con attenzione, soffermandosi però sull'ultima che aveva
fatto e che ritraevano una donna entrare in casa attesa da due uomini. Uno era
sicuramente il domestico avendo indosso una tuta da lavoro, ma l'altro....
Ingrandì la foto ed ora l'altro maschio era ben visibile. Era meraviglioso.
Alto, bello, statuario, vestito all'ultima moda. Aveva scelto! Quel ragazzo
sarebbe dovuto essere suo. Lo avrebbe preso con la forza e dopo averlo
violentato avrebbe spremuto le sue ossa e la sua bella testolina fino a farla
diventare piatta. E al solo pensiero di questo sentì il desiderio di
toccarsi, il suo corpo fremere e questo le bastò per raggiungere un potente
orgasmo che la fece accasciare sulla sedia con le gambe aperte e gli occhi che
strabuzzavano. Ma questo sarebbe stato niente in confronto a quando avrebbe
avuto quel ragazzo tra le sue mani.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-05-19
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