La vendetta Quinto episodio

di
genere
dominazione

Alle 13 in punto Gianluca mi venne a chiamare. Ero proprio curiosa di vedere cosa avesse combinato e mi meravigliai alquanto quando mi resi conto che aveva fatto tutte le cose in modo ottimale. Ma a me interessava poco. Avevo deciso già cosa gli avrei fatto a prescindere dalla sua bravura culinaria. Tanto per cominciare, feci pranzare anche lui ma non fu certo ciò che pensava di mangiare. Era in piedi, nudo e in attesa di miei ordini. Io sorrisi maliziosamente
“ Direi che è ora di pranzo anche per te mio caro. Mettiti in ginocchio sotto il tavolo” Obbedì senza sapere cosa l’aspettasse. Presi qualcosa dal piatto che aveva preparato per sé stesso, lo portai alla bocca, lo masticai e poi glie lo gettai per terra “Adesso puoi mangiare. E fallo senza usare le mani, come una bestia. Perché è questo ciò che sei: una bestia” Non osò azzardarsi a replicare e fece quanto gli avevo ordinato, con mia grande soddisfazione. Mi sembrava ormai addomesticato. Ogni tanto lo facevo alzare per farmi servire e poi lo facevo rimettere sotto il tavolo. Terminai il mio pasto e lo osservai intento a cercare di mangiare ciò che avevo sputato senza poterlo toccare. Aveva le lacrime agli occhi e le ferite che gli avevo inferto erano ancora ben visibili ma non fiatava. Lo afferrai per un braccio e lo trascinai nel salone. Schioccai le dita
“ Schiavo, quando io schiocco le dita significa che voglio fumare. Datti da fare” Si guardò intorno e poi vide le mie sigarette con l’accendino sul tavolo e si affrettò a prenderne una e ad accendermela. Memore di quello che gli avevo fatto precedentemente, mi guardò con aria supplichevole
“ Devo… Devo farle da portacenere?”
“ Proprio così! Devo costringerti con la forza?” Scosse la testa
“ No, no, la prego. Farò quello che vuole, padrona” Sorrisi. Se la stava facendo sotto dalla paura. Non sapeva che il peggio per lui ancora doveva arrivare. Fumai comunque tranquillamente, spensi la mia sigaretta sulla sua lingua dopo averci sputato sopra e infine lo feci rialzare mettendomi di fronte a lui. Lo guardavo dall’alto verso il basso e questo contribuiva a farmi sentire ancora più dominante. Lo afferrai per il mento
“ Allora schiavo? Ti piace essere ai miei ordini?”
“ La prego, mi lasci andare. Lo so, ho sbagliato ma ero solo un ragazzo. Mi ha già punito abbastanza”
“ Lo decido io quando sarà il caso di lasciarti andare” Sentivo il suo respiro irregolare dovuto ai numerosi pianti che aveva avuto. Poi però mi accorsi, tra la mia meraviglia, che stava avendo un’erezione. Scoppiai a ridere “Non mi dirai che trovi piacevole quello che ti sto facendo?”
“ Io… No ma lei è così… Così bella” Lo guardai. Ce l’aveva proprio dritto e tutto sommato la spiegazione che mi aveva dato era plausibile. Non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo ad eccitarsi stando di fronte a me. Con alcuni miei schiavi devoti era normalissimo e riuscivo a far avere loro un’eiaculazione solo ordinandoglielo. Ma anche gli uomini che non erano miei schiavi e che avevo avuto come semplici amanti erano completamente soggetti alla mia bellezza e alla mia sensualità. Evidentemente, anche Gianluca subiva il mio fascino. Il fascino irresistibile di una bellissima donna con un cazzo enorme.
“ E così ti piaccio?” gli dissi dopo alcuni istanti
“ Sì padrona. Lei è bellissima”
“ Lo so. Ma se pensi che questo complimento mi possa far desistere sbagli di grosso. Sono abituata ad avere i maschi ai miei piedi, uomini che farebbero di tutto per me. E dimmi, vorresti toccarmi?”
“ Io… Sì mi piacerebbe”
“ Avanti allora, toccami le tette” Quasi incredulo mise le mani avanti verso di me e infine mise una mano su uno dei miei seni. Gli afferrai quella mano e con una semplice mossa gli feci una torsione che lo fece girare e infine con l’altro braccio lo afferrai per il collo “Non ti azzardare mai più a toccarmi con quelle manacce” Lo sentivo rantolare
“ La prego padrona, non respiro. Me lo ha detto lei di toccarla”
“ Volevo vedere come ti comportavi. Tu non hai il permesso di toccarmi. L’unica cosa che ti do il permesso di toccare è il mio cazzo” Lo lasciai e vidi mentre si massaggiava il collo “Adesso in ginocchio” Gli ordinai duramente e Gianluca si affrettò ad obbedire
“ Non sapevo che lei volesse mettermi alla prova. Non lo farò più” Continuava ad avere il cazzo dritto e quello era piuttosto anomalo ma poi decisi di proseguire la mia opera di annientamento
“ Rimani qui” Andai in bagno e presi un barattolo di vaselina e tornai nel salone. Gianluca non si era mosso. Ormai era troppo terrorizzato per disobbedire a un mio ordine. Gli consegnai la vaselina “Ti conviene lubrificare il tuo culetto molto bene perché altrimenti ti squarto in due. Il mio cazzo non è come quello tuo. Il mio è un vero cazzo” Non replicò. Altre lacrime scendevano dal suo volto ma non mi faceva pietà. Quel bastardo mi aveva fatto del male e doveva pagare. Mi tolsi la mia minigonna inguinale che mi aveva aiutata a fare il pieno di sguardi al bar e liberai il mio cazzo. Era ancora moscio e afferrai la nuca di Gianluca per spingerlo a prendermelo in bocca. Lo fece senza fiatare e in pochi secondi il mio membro divenne turgido. Era il momento. Glie lo tolsi dalla bocca e trascinai di peso Gianluca nella mia camera. Gli feci divaricare le gambe. Stava tremando di paura e più lui tremava e maggiore diventava la mia eccitazione. Di solito, quando penetravo i miei schiavi lo facevo con attenzione per non far loro troppo male ma con Gianluca non ebbi questa accortezza. Lo sentivo urlare dal dolore mentre il mio enorme membro iniziava a farsi largo tra le pareti del suo ano. Ogni volta che spingevo gli procuravo un dolore immenso ma andai avanti. Con una mano lo tenevo per i fianchi e con l’altra filmavo tutta la scena. Stavo inculando il mio persecutore e le mie spinte divennero sempre più forti. Piangeva, si lamentava ma io proseguivo fino a che riuscii a farlo entrare tutto. Lo sentivo quasi svenire e dovetti addirittura sorreggerlo. Il dolore doveva essere insopportabile per lui e a un certo punto temetti di aver esagerato ma poi vidi il suo cazzo che era sempre più sull’attenti. Era evidente che gli avevo stimolato la prostata e che, malgrado il dolore, riusciva a trovare nella penetrazione anale qualcosa di eccitante. Ma non volevo che venisse. Lui non doveva provare piacere
“ Se te ne vieni te ne farò pentire amaramente” sibilai infatti con cattiveria.
“ Non ce la faccio più, la prego padrona. Il dolore è enorme. E’ troppo grosso. E’ enorme” Non lo sentii nemmeno e proseguii a spingere fino a che sentii che stavo per eiaculare. Senza troppe attenzioni lo sfilai dal suo ano facendolo urlare nuovamente e poi lo voltai costringendolo in ginocchio. Il mio cazzo era sporco di escrementi ma non mi interessava. Con la massima noncuranza glie lo misi in bocca continuando a riprendere la scena col telefonino. Volevo che la sua faccia fosse ben visibile mentre ce l’aveva tra le labbra e mentre lo ingoiava. Quei video erano il mio lasciapassare. Se lui avesse provato a denunciarmi tutti i suoi conoscenti avrebbero visto ciò che faceva. E mentre leccava me ne venni nella sua bocca e scoppiai a ridere
“ Quando avrò terminato con te diventerai un fenomeno a prenderlo in bocca. Ora andiamo al bagno che devo pisciare” Mi seguiva a quattro zampe e appena entrammo in bagno aprì la bocca. Aveva capito che avrebbe dovuto ingoiare la mia urina. Molto bene! Il mio addestramento proseguiva alla grande.

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jonathan1957@tiscali.it
scritto il
2023-05-26
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