Inferno o paradiso Quindicesimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Per la sergente Licia Tarquini quella non era proprio una serata normale.
Quella sera Licia festeggiava il suo anniversario di matrimonio. Erano
esattamente ventotto gli anni della sua vita che aveva condiviso con Tullio,
il suo adorato marito e quella sera, appena smessa la sua divisa, era andata
a prenderlo ed erano andati a mangiare in un ristorante situato nella campagna
romana, famoso anche per i bei ragazzi che servivano ai tavoli. Certo, ogni
tanto aveva dato una sbirciata a quei giovani corpi maschili, ma nella sua
vita il suo cuore aveva battuto solo per Tullio. Aveva impiegato molto tempo
per conquistarlo, lei che era solo una giovane poliziotta. Lui era invece il
figlio di una famiglia benestante che all'inizio non aveva dato il permesso
per frequentarlo, ma poi era riuscita a far breccia nel cuore di Tullio e
nella stima di sua madre e mai una coppia era rimasta tanto affiatata per
tutti questi anni. Lui era stato un ottimo padre, sempre premuroso con i
figli, oltre che un marito devoto. Malgrado fossero passati tanti anni ne era ancora affascinata e lo desiderava quasi come il primo giorno. Avevano avuto tre
figli, i primi due maschi, mentre per il terzo aveva dovuto aspettare un bel
po' di tempo prima che la Grande Madre le desse l'approvazione per avere la
femmina, il suo orgoglio e l'erede del suo nome. Aveva sistemato i due figli
maschi che erano già sposati da alcuni anni ed era nonna di tre splendidi
nipotini, mentre sua figlia Augusta frequentava il terzo anno di liceo ed era
una ragazza alta e forte, brava in ogni sport. Una vera femmina. Malgrado
fosse già nonna da alcuni anni non si sentiva affatto vecchia, nonostante fra
poco più di un anno sarebbe andata in pensione. Aveva ancora un corpo agile e
scattante che faceva invidia alle trentenni e quando non avrebbe lavorato più
ne avrebbe approfittato per dedicarsi ancora di più al suo fisico, andando
magari in una delle tante palestre per donne mature che pullulavano per la
città. Ma prima di tutto voleva fare quella crociera intorno al mondo che
tante volte aveva sognato insieme a suo marito e dedicarsi naturalmente un po'
di più a lui, visto che per motivi di lavoro aveva dovuto trascurarlo spesso.
Ma per fare tutto quello c'era ancora tempo. Adesso voleva solo continuare a
festeggiare il suo anniversario di matrimonio nel migliore dei modi. E quale
poteva essere il modo migliore se non una bella serata all'insegna del sesso?
Aveva chiesto ad Augusta di andare a dormire a casa di un'amica e fra poco si
sarebbe trovata a casa da sola con Tullio. Appena entrati lo avrebbe preso in
braccio e si sarebbero diretti nella loro camera da letto dove lo avrebbe
delicatamente spogliato e avrebbero fatto l'amore. Si, non vedeva l'ora di
fare tutto questo ed accarezzò dolcemente Tullio pensando che anche se non
era più un ragazzino era ancora decisamente un bell'uomo, molto appetibile
sessualmente. Almeno per lei. Ormai era quasi mezzanotte e la strada che
percorrevano era pressoché deserta e Licia aumentò ancora un po' la velocità
per la fretta di arrivare a casa, ma a pochi chilometri da Roma, poco prima di
incrociare la strada imperiale, fu costretta a rallentare in quanto un'altra
vettura era posizionata davanti alla sua e la strettezza della strada,
aggiunta alla pericolosità della stessa, ne impediva il superamento.
All'inizio neanche fece caso al veicolo. Si limitò a sbraitare in quanto chi
la precedeva aveva una velocità nettamente inferiore alla sua, ma poi il suo
istinto di poliziotta venne a galla. Proprio quella sera aveva letto, tra le
notizie che erano arrivate al suo distretto, che la famosa assassina seriale
che terrorizzava i maschi di Roma poteva avere una macchina di quel modello.
Ed era anche lo stesso colore. Non poteva notare chi ci fosse alla guida, ma
pensò subito che non fosse il caso di mettersi a fare un controllo,
considerando anche che aveva con se suo marito Tullio e non voleva mettere a
repentaglio la sua incolumità. D'altronde, aveva anche letto che c'erano circa
duecento vetture a Roma dello stesso modello e dello stesso colore. Però
mentre si accingeva a superarla approfittando di un punto in cui la strada si
allargava e permetteva il sorpasso, il suo temperamento da poliziotta prese il
sopravvento. Avrebbe perso solo qualche minuto, ma almeno sarebbe stata in
pace con se stessa.
Patrizia si accingeva a ritornare a casa. Aveva picchiato suo marito ma non
aveva potuto sfogare completamente la sua rabbia, per cui era andata a farsi
una passeggiata nella sua casa di campagna, a pochi chilometri da Roma. Era un
posto isolato dove lei riusciva sempre a rilassarsi ed a calmarsi. D'altronde
se fosse rimasta a casa avrebbe corso il rischio di ammazzare Costantino e lei
non voleva affatto arrivare a questo. A modo suo voleva ancora bene a sua
marito e in ogni caso lo considerava una sua proprietà e non aveva nessuna
intenzione di danneggiare troppo una cosa che le apparteneva. Ora comunque si
era calmata e poteva tornare da suo marito che probabilmente giaceva ancora
svenuto. Guidava lentamente in quella strada buia, solitaria e piena di curve,
quando una vettura dietro di lei cercò inutilmente di superarla più volte.
Ma dove cavolo andava così di corsa? Che la superasse e andasse al diavolo.
E in effetti, approfittando di un rettilineo, la vettura la superò, ma
invece di allontanarsi a tutta velocità come immaginava, le fece cenno di
fermarsi e poi si posizionò di traverso impedendole di proseguire.
Licia prese con sé la pistola e raccomandò a sua marito di non farsi vedere e
di non uscire per nessun motivo, quindi si avvicinò a Patrizia che nel
frattempo era rimasta in macchina, indecisa sul da farsi
“ Sono la sergente Licia Tarquini, della polizia dell'Impero” disse la
poliziotta esibendo il suo tesserino “E' solo un normale controllo. La prego
di uscire lentamente e di mostrarmi i suoi documenti”
Patrizia obbedì. Se era veramente un controllo non aveva niente da temere per
il momento. Mostrò alla sergente i documenti che, perfettamente in regola, le
furono restituiti immediatamente.
“ Posso chiederle come mai percorreva questa strada a quest'ora?” incalzò
Licia.
Patrizia la osservò attentamente. Doveva avere intorno ai 55 anni, ma era
ancora dannatamente in forma ed anche se in un'eventuale lotta l'avrebbe
battuta sicuramente, non le sembrava il caso di rischiare, considerando anche
che la poliziotta aveva in mano una pistola. E poi un conto è uccidere un
maschio, un altro è uccidere una donna, per di più una poliziotta. No, era
meglio rispondere e cercare di uscire da quella situazione il più velocemente
possibile, e soprattutto nel modo migliore.
“ Ho una casa a pochi chilometri da qui” rispose infine Patrizia cercando di
assumere un comportamento che fosse il più normale che poteva “Stasera ho
litigato con mio marito e allora sa com'è. O lo prendevo a sberle o me ne
andavo via di casa. Talvolta gli uomini te le tolgono proprio dalle mani.
Così ho preferito farmi una passeggiata nella mia casa di campagna per
sbollire la rabbia e adesso me ne stavo ritornando da mio marito”
“ La capisco perfettamente- approvò Licia sorridendo” Talvolta i mariti
sembrano farlo apposta a farci innervosire. Però se non ci fossero loro ...”
“ Se non ci fossero loro saremmo rovinate” continuò Patrizia scoppiando a
ridere e provocando l'ilarità anche di Licia. L'assassina nel frattempo aveva
riacquistato tutta la sua sicurezza vedendo il modo amichevole con cui si
comportava la poliziotta e provò a capire qualcosa su questo strano controllo
“ Mi scusi se glie lo chiedo, ma come mai sono stata fermata proprio su questa
strada isolata? La percorro da tanti anni proprio per via della casa che
posseggo e non mi era mai capitato di vedere una vettura della polizia”
“ Veramente è stato un caso. Proprio oggi pomeriggio è arrivata nel mio
ufficio una notizia che riguardava la proprietaria di un auto come la sua. Per
cui appena l'ho vita ho voluto fare un semplice controllo”
“ Oh Grande Madre” finse Patrizia “Non vorrà dirmi che ho la stessa auto di
una ladra? O peggio, di un'assassina?”
“ Non posso darle ulteriori spiegazioni, ma sappia che lei correrà il rischio di essere fermata nuovamente”
“ E' giusto che la polizia faccia il suo dovere. Ora posso andare?”
“ Certo! Ma faccia attenzione, la strada è brutta”
“ Lo so, la conosco bene. Ecco perché andavo piano” concluse Patrizia
rimettendosi seduta nella sua vettura. Licia rimise la pistola nella sua
giacca e salutò militarmente Patrizia dandole così il permesso di ripartire.
L'assassina stava per riaccendere il motore quando notò sull'altra vettura,
quella di Licia, un movimento strano. Ci doveva essere qualcun altro su
quell'auto. Intanto era strano che una poliziotta fosse da sola, considerando
che le aveva sempre viste in coppia. E poi quella non era un auto della
polizia. Scese dalla macchina incuriosita e in preda ad una strana
sensazione, rincorrendo, per quei pochi metri che le separavano, Licia che nel
frattempo era salita nella sua auto
“ Mi scusi agente, vorrei un'informazione se non le dispiace” gridò Patrizia
che si affiancò al finestrino riuscendo a vedere la persona che era a fianco
della poliziotta. Era un bell'uomo di mezza età, ben messo nonostante non
fosse più un ragazzo e l'assassina sentì un impulso irrefrenabile salire
dentro di se e pervaderla completamente. Pianificò tutto in una frazione di
secondo. Staccò con le sue potenti braccia la portiera della vettura dal suo
cardine gettandola poi lontano diversi metri e alzò di peso la povera
poliziotta che, colta di sorpresa, non ebbe il tempo di reagire. La colpì con
un paio di pugni quindi mentre barcollava, le sfilò la pistola paralizzante
dalla sua giacca e la colpì. La sergente emanò un grido soffocato, ebbe un
paio di sussulti innaturali e poi cadde inanimata per terra mentre suo marito
che naturalmente aveva assistito impotente a tutta la scena, cercò
disperatamente la via della salvezza dandosi alla fuga, ma bastarono pochi
metri a Patrizia per raggiungerlo, sollevarlo da dietro e poi metterselo sotto
il braccio come si fa con un pacco, mentre l'uomo continuava a scalciare
serrato nella sua morsa. Ritornata nel punto in cui era ferma la sua auto lo
strinse un po' di più, tanto da togliergli l'aria dai polmoni e fare in modo
che perdesse i sensi, quindi lo scaraventò dentro la macchina. Altrettanto
fece poi con la poliziotta svenuta. Guardò nella vettura e nella borsa di
Licia e dopo alcuni secondi, raggiante, trovò le manette elettriche in
dotazione a tutte le poliziotte e se ne impossessò. Cercò e trovò anche le
chiavi corrispondenti e infine, dopo tutte queste operazioni, decise che era
giunto il momento di far sparire l'auto della poliziotta. Sollevò la macchina
dalla parte anteriore con una sola mano, quindi si posizionò sotto di essa ed
alzò la vettura completamente, facendo leva soltanto con la forza delle sue
braccia e s'inoltrò con il suo pesante carico per alcune decine di metri
nella campagna per poi gettarla in un punto nascosto dalla fitta vegetazione.
Non sarebbe stato affatto facile ritrovarla. Ritornò infine nel punto in cui
aveva lasciato la sua vettura con dentro i corpi inanimati della coppia. La
fortuna era stata ancora una volta sua amica in quanto, in tutti quei minuti,
non era passata anima viva. Entrò nell'auto e accese il motore. La
destinazione era però cambiata e fece una rapida inversione di marcia.
L'attendeva di nuovo la sua casa di campagna e stavolta aveva una compagnia
molto particolare.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
Quella sera Licia festeggiava il suo anniversario di matrimonio. Erano
esattamente ventotto gli anni della sua vita che aveva condiviso con Tullio,
il suo adorato marito e quella sera, appena smessa la sua divisa, era andata
a prenderlo ed erano andati a mangiare in un ristorante situato nella campagna
romana, famoso anche per i bei ragazzi che servivano ai tavoli. Certo, ogni
tanto aveva dato una sbirciata a quei giovani corpi maschili, ma nella sua
vita il suo cuore aveva battuto solo per Tullio. Aveva impiegato molto tempo
per conquistarlo, lei che era solo una giovane poliziotta. Lui era invece il
figlio di una famiglia benestante che all'inizio non aveva dato il permesso
per frequentarlo, ma poi era riuscita a far breccia nel cuore di Tullio e
nella stima di sua madre e mai una coppia era rimasta tanto affiatata per
tutti questi anni. Lui era stato un ottimo padre, sempre premuroso con i
figli, oltre che un marito devoto. Malgrado fossero passati tanti anni ne era ancora affascinata e lo desiderava quasi come il primo giorno. Avevano avuto tre
figli, i primi due maschi, mentre per il terzo aveva dovuto aspettare un bel
po' di tempo prima che la Grande Madre le desse l'approvazione per avere la
femmina, il suo orgoglio e l'erede del suo nome. Aveva sistemato i due figli
maschi che erano già sposati da alcuni anni ed era nonna di tre splendidi
nipotini, mentre sua figlia Augusta frequentava il terzo anno di liceo ed era
una ragazza alta e forte, brava in ogni sport. Una vera femmina. Malgrado
fosse già nonna da alcuni anni non si sentiva affatto vecchia, nonostante fra
poco più di un anno sarebbe andata in pensione. Aveva ancora un corpo agile e
scattante che faceva invidia alle trentenni e quando non avrebbe lavorato più
ne avrebbe approfittato per dedicarsi ancora di più al suo fisico, andando
magari in una delle tante palestre per donne mature che pullulavano per la
città. Ma prima di tutto voleva fare quella crociera intorno al mondo che
tante volte aveva sognato insieme a suo marito e dedicarsi naturalmente un po'
di più a lui, visto che per motivi di lavoro aveva dovuto trascurarlo spesso.
Ma per fare tutto quello c'era ancora tempo. Adesso voleva solo continuare a
festeggiare il suo anniversario di matrimonio nel migliore dei modi. E quale
poteva essere il modo migliore se non una bella serata all'insegna del sesso?
Aveva chiesto ad Augusta di andare a dormire a casa di un'amica e fra poco si
sarebbe trovata a casa da sola con Tullio. Appena entrati lo avrebbe preso in
braccio e si sarebbero diretti nella loro camera da letto dove lo avrebbe
delicatamente spogliato e avrebbero fatto l'amore. Si, non vedeva l'ora di
fare tutto questo ed accarezzò dolcemente Tullio pensando che anche se non
era più un ragazzino era ancora decisamente un bell'uomo, molto appetibile
sessualmente. Almeno per lei. Ormai era quasi mezzanotte e la strada che
percorrevano era pressoché deserta e Licia aumentò ancora un po' la velocità
per la fretta di arrivare a casa, ma a pochi chilometri da Roma, poco prima di
incrociare la strada imperiale, fu costretta a rallentare in quanto un'altra
vettura era posizionata davanti alla sua e la strettezza della strada,
aggiunta alla pericolosità della stessa, ne impediva il superamento.
All'inizio neanche fece caso al veicolo. Si limitò a sbraitare in quanto chi
la precedeva aveva una velocità nettamente inferiore alla sua, ma poi il suo
istinto di poliziotta venne a galla. Proprio quella sera aveva letto, tra le
notizie che erano arrivate al suo distretto, che la famosa assassina seriale
che terrorizzava i maschi di Roma poteva avere una macchina di quel modello.
Ed era anche lo stesso colore. Non poteva notare chi ci fosse alla guida, ma
pensò subito che non fosse il caso di mettersi a fare un controllo,
considerando anche che aveva con se suo marito Tullio e non voleva mettere a
repentaglio la sua incolumità. D'altronde, aveva anche letto che c'erano circa
duecento vetture a Roma dello stesso modello e dello stesso colore. Però
mentre si accingeva a superarla approfittando di un punto in cui la strada si
allargava e permetteva il sorpasso, il suo temperamento da poliziotta prese il
sopravvento. Avrebbe perso solo qualche minuto, ma almeno sarebbe stata in
pace con se stessa.
Patrizia si accingeva a ritornare a casa. Aveva picchiato suo marito ma non
aveva potuto sfogare completamente la sua rabbia, per cui era andata a farsi
una passeggiata nella sua casa di campagna, a pochi chilometri da Roma. Era un
posto isolato dove lei riusciva sempre a rilassarsi ed a calmarsi. D'altronde
se fosse rimasta a casa avrebbe corso il rischio di ammazzare Costantino e lei
non voleva affatto arrivare a questo. A modo suo voleva ancora bene a sua
marito e in ogni caso lo considerava una sua proprietà e non aveva nessuna
intenzione di danneggiare troppo una cosa che le apparteneva. Ora comunque si
era calmata e poteva tornare da suo marito che probabilmente giaceva ancora
svenuto. Guidava lentamente in quella strada buia, solitaria e piena di curve,
quando una vettura dietro di lei cercò inutilmente di superarla più volte.
Ma dove cavolo andava così di corsa? Che la superasse e andasse al diavolo.
E in effetti, approfittando di un rettilineo, la vettura la superò, ma
invece di allontanarsi a tutta velocità come immaginava, le fece cenno di
fermarsi e poi si posizionò di traverso impedendole di proseguire.
Licia prese con sé la pistola e raccomandò a sua marito di non farsi vedere e
di non uscire per nessun motivo, quindi si avvicinò a Patrizia che nel
frattempo era rimasta in macchina, indecisa sul da farsi
“ Sono la sergente Licia Tarquini, della polizia dell'Impero” disse la
poliziotta esibendo il suo tesserino “E' solo un normale controllo. La prego
di uscire lentamente e di mostrarmi i suoi documenti”
Patrizia obbedì. Se era veramente un controllo non aveva niente da temere per
il momento. Mostrò alla sergente i documenti che, perfettamente in regola, le
furono restituiti immediatamente.
“ Posso chiederle come mai percorreva questa strada a quest'ora?” incalzò
Licia.
Patrizia la osservò attentamente. Doveva avere intorno ai 55 anni, ma era
ancora dannatamente in forma ed anche se in un'eventuale lotta l'avrebbe
battuta sicuramente, non le sembrava il caso di rischiare, considerando anche
che la poliziotta aveva in mano una pistola. E poi un conto è uccidere un
maschio, un altro è uccidere una donna, per di più una poliziotta. No, era
meglio rispondere e cercare di uscire da quella situazione il più velocemente
possibile, e soprattutto nel modo migliore.
“ Ho una casa a pochi chilometri da qui” rispose infine Patrizia cercando di
assumere un comportamento che fosse il più normale che poteva “Stasera ho
litigato con mio marito e allora sa com'è. O lo prendevo a sberle o me ne
andavo via di casa. Talvolta gli uomini te le tolgono proprio dalle mani.
Così ho preferito farmi una passeggiata nella mia casa di campagna per
sbollire la rabbia e adesso me ne stavo ritornando da mio marito”
“ La capisco perfettamente- approvò Licia sorridendo” Talvolta i mariti
sembrano farlo apposta a farci innervosire. Però se non ci fossero loro ...”
“ Se non ci fossero loro saremmo rovinate” continuò Patrizia scoppiando a
ridere e provocando l'ilarità anche di Licia. L'assassina nel frattempo aveva
riacquistato tutta la sua sicurezza vedendo il modo amichevole con cui si
comportava la poliziotta e provò a capire qualcosa su questo strano controllo
“ Mi scusi se glie lo chiedo, ma come mai sono stata fermata proprio su questa
strada isolata? La percorro da tanti anni proprio per via della casa che
posseggo e non mi era mai capitato di vedere una vettura della polizia”
“ Veramente è stato un caso. Proprio oggi pomeriggio è arrivata nel mio
ufficio una notizia che riguardava la proprietaria di un auto come la sua. Per
cui appena l'ho vita ho voluto fare un semplice controllo”
“ Oh Grande Madre” finse Patrizia “Non vorrà dirmi che ho la stessa auto di
una ladra? O peggio, di un'assassina?”
“ Non posso darle ulteriori spiegazioni, ma sappia che lei correrà il rischio di essere fermata nuovamente”
“ E' giusto che la polizia faccia il suo dovere. Ora posso andare?”
“ Certo! Ma faccia attenzione, la strada è brutta”
“ Lo so, la conosco bene. Ecco perché andavo piano” concluse Patrizia
rimettendosi seduta nella sua vettura. Licia rimise la pistola nella sua
giacca e salutò militarmente Patrizia dandole così il permesso di ripartire.
L'assassina stava per riaccendere il motore quando notò sull'altra vettura,
quella di Licia, un movimento strano. Ci doveva essere qualcun altro su
quell'auto. Intanto era strano che una poliziotta fosse da sola, considerando
che le aveva sempre viste in coppia. E poi quella non era un auto della
polizia. Scese dalla macchina incuriosita e in preda ad una strana
sensazione, rincorrendo, per quei pochi metri che le separavano, Licia che nel
frattempo era salita nella sua auto
“ Mi scusi agente, vorrei un'informazione se non le dispiace” gridò Patrizia
che si affiancò al finestrino riuscendo a vedere la persona che era a fianco
della poliziotta. Era un bell'uomo di mezza età, ben messo nonostante non
fosse più un ragazzo e l'assassina sentì un impulso irrefrenabile salire
dentro di se e pervaderla completamente. Pianificò tutto in una frazione di
secondo. Staccò con le sue potenti braccia la portiera della vettura dal suo
cardine gettandola poi lontano diversi metri e alzò di peso la povera
poliziotta che, colta di sorpresa, non ebbe il tempo di reagire. La colpì con
un paio di pugni quindi mentre barcollava, le sfilò la pistola paralizzante
dalla sua giacca e la colpì. La sergente emanò un grido soffocato, ebbe un
paio di sussulti innaturali e poi cadde inanimata per terra mentre suo marito
che naturalmente aveva assistito impotente a tutta la scena, cercò
disperatamente la via della salvezza dandosi alla fuga, ma bastarono pochi
metri a Patrizia per raggiungerlo, sollevarlo da dietro e poi metterselo sotto
il braccio come si fa con un pacco, mentre l'uomo continuava a scalciare
serrato nella sua morsa. Ritornata nel punto in cui era ferma la sua auto lo
strinse un po' di più, tanto da togliergli l'aria dai polmoni e fare in modo
che perdesse i sensi, quindi lo scaraventò dentro la macchina. Altrettanto
fece poi con la poliziotta svenuta. Guardò nella vettura e nella borsa di
Licia e dopo alcuni secondi, raggiante, trovò le manette elettriche in
dotazione a tutte le poliziotte e se ne impossessò. Cercò e trovò anche le
chiavi corrispondenti e infine, dopo tutte queste operazioni, decise che era
giunto il momento di far sparire l'auto della poliziotta. Sollevò la macchina
dalla parte anteriore con una sola mano, quindi si posizionò sotto di essa ed
alzò la vettura completamente, facendo leva soltanto con la forza delle sue
braccia e s'inoltrò con il suo pesante carico per alcune decine di metri
nella campagna per poi gettarla in un punto nascosto dalla fitta vegetazione.
Non sarebbe stato affatto facile ritrovarla. Ritornò infine nel punto in cui
aveva lasciato la sua vettura con dentro i corpi inanimati della coppia. La
fortuna era stata ancora una volta sua amica in quanto, in tutti quei minuti,
non era passata anima viva. Entrò nell'auto e accese il motore. La
destinazione era però cambiata e fece una rapida inversione di marcia.
L'attendeva di nuovo la sua casa di campagna e stavolta aveva una compagnia
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