Inferno o paradiso Sedicesimo episodio

di
genere
dominazione

L’assassina si svegliò la mattina dopo a causa dei pianti e dei lamenti dell’uomo incatenato al letto, mentre Licia era ancora addormentata a causa del colpo ricevuto dalla pistola elettrica e pertanto non dovevano essere ancora trascorse le otto ore di durata della scarica. Naturalmente per precauzione aveva infilato i polsi della donna nelle manette elettriche che aveva in dotazione e che le avrebbero procurato una grande scossa ogni volta che lei avesse provato a divincolarsi, o peggio, a romperle. Tullio intanto era in evidente stato di prostrazione. Vedere sua moglie, la sua forte moglie che lo aveva sempre protetto, svenuta e con le manette elettriche ai polsi, alla mercé di quella donna crudele, lo facevano rabbrividire. Patrizia nel frattempo si comportò nella maniera più normale possibile andando in bagno a lavarsi e dopo averlo fatto si fregò le mani. Stava per cominciare il suo divertimento. Per prima cosa tolse le catene all’uomo sapendo benissimo che non sarebbe potuto andare da nessuna parte
“ Ora tu mi preparerai la colazione” gli ordinò “ In cucina troverai tutto l’occorrente”
“ Che cosa farà di noi?” balbettò l’uomo
“ Aspetteremo che tua moglie rinvenga e dopo ci divertiremo un pochino” rispose beffardamente la donna
Tullio tremando obbedì e preparò la colazione per l’assassina secondo le sue direttive. Terminato il pasto, attese tranquillamente che la poliziotta si svegliasse e, quando questo avvenne, fu avvertita da un grido di dolore. Le manette elettriche avevano fatto il loro dovere. Appena Licia forzava un po’ veniva colpita da una tremenda scarica che aumentava d’intensità secondo la forza che veniva usata. Più c’era pressione e più l’elettricità scaturita da una mini batteria che si trovava all’interno delle manette stesse, aumentava, fino a poter divenire mortale se, chi era ammanettata, avesse provato a spezzarle. La polizia usava queste particolari manette perché altrimenti qualunque donna avrebbe potuto spezzarle con estrema disinvoltura.
“ Chi sei? Perché mi stai facendo questo? Io sono una poliziotta imperiale e se tu tocchi me o mio marito ti ritroverai tutta la polizia alle calcagna”
“ Uh quante domande!” ironizzò Patrizia “Però mi sei simpatica e ti voglio rispondere. Chi sono? Sono la persona che da mesi state cercando e che non siete mai riuscite a trovare e ti ho messo le manette perché voglio farti godere uno spettacolo in prima fila senza che tu possa intervenire. Quanto al fatto che potrei avere tutta la polizia alle costole, cosa vuoi che cambi. Io ce l’ho già!” Terminò la frase scoppiando in una sonora risata che mise i brividi alla coppia, dirigendosi poi verso di loro visto che nel frattempo Tullio era corso dalla moglie e piangendo si era rannicchiato addosso a lei in cerca di un’improbabile protezione. Prese l’uomo per un braccio trascinandolo violentemente per la stanza mettendosi poi in un punto idoneo per la visuale di Licia. La presa di Patrizia era tremenda per Tullio che piangeva per il dolore e per la paura
“ Signora Licia mi aiuti” si lamentava l’uomo cercando conforto in sua moglie che provò a divincolarsi causando un’altra scarica elettrica che la colpì facendole fremere di nuovo tutto il corpo
“ E’ inutile poliziotta! Non puoi fare nulla. E adesso guarda bene perché mi divertirò con tuo marito. E’ ancora un bell’uomo, sai” disse con malignità l’assassina che poi diede uno schiaffo a Tullio che continuava a divincolarsi, per ridurlo a più miti ragioni. La violenza del colpo fu enorme per il debole corpo dell’uomo che svenne all’istante. Ancora un po’ più di forza e la testa gli sarebbe volata via dal collo
“ Ti prego, uccidi me e lascia stare mio marito” supplicò Licia
“ Ma quanto sei generosa! Sei ancora così innamorata di lui? Peccato per te che io ho voglia di maschi e di te non so che farmene. Per adesso”
L’assassina sollevò Tullio mettendoselo sulla spalla e portandolo in bagno dove, dopo avergli gettato dell’acqua fredda sul viso, lo fece rinvenire. Tornò poi nella posizione di prima, davanti a Licia, dove lo spogliò del tutto per fargli quindi la puntura. Tullio ormai non riusciva più neanche a piangere. Il terrore si era impossessato di tutto il suo corpo e lo faceva tremare senza interruzione, ma intanto il farmaco ebbe l’effetto desiderato da Patrizia che si spogliò e si avventò si di lui possedendolo a ripetizione sotto lo sguardo inorridito di Licia e godendo della paura che incuteva al debole maschio posto sotto di lei. Quando, dopo l’ora di durata della medicina, sentì il membro dell’uomo diventare flaccido, si alzò da sopra di lui pienamente soddisfatta. Aveva avuto orgasmi multipli, come ogni volta che violentava un maschio, ma sapeva che quello più bello doveva ancora venire. Sollevò Tullio per i capelli e poi lo colpì con un pugno sul fianco che gli ruppe diverse costole. L’uomo rantolò brevemente per poi svenire di nuovo. Patrizia ebbe una smorfia di rabbia pensando di averlo colpito troppo forte. Doveva stare attenta a non usare troppa forza rischiando di ucciderlo se voleva dilungare il suo divertimento. Lo lasciò cadere rivolgendo le sue attenzioni a Licia che più volte aveva tentato di fermare quell’abominio, ma ogni volta era stata fermata da una scossa elettrica sempre più potente, che ormai l’aveva portata al limite della sopportazione.
“ Ti è piaciuto lo spettacolo?” le disse prendendola per il mento e colpendo anche lei con un pugno “Allora, ti ho fatto una domanda. Ti è piaciuto vedermi sopra a tuo marito mentre me lo scopavo?”
Licia stramazzò al suolo indifesa e con il volto tumefatto per il pugno ricevuto e Patrizia rivolse il suo interesse di nuovo a Tullio che era ancora svenuto e ciò non le piaceva affatto. Voleva che fosse ben sveglio mentre lo uccideva fracassandogli tutte le ossa e gli organi interni. Lo portò di nuovo in bagno immergendogli il viso nell’acqua fredda e quando rinvenne era di nuovo pronto per il massacro.
Licia ormai non aveva più la forza di rialzarsi. Le scariche elettriche erano state talmente tante e di così forte intensità che l’avevano ridotta ad uno straccio. Chiuse gli occhi per non vedere lo scempio che si stava consumando, ma le sue orecchie riuscivano a sentire distintamente la tortura che quell’assassina stava infliggendo a suo marito. Riusciva a sentire il pianto sommesso di Tullio, le sue urla quando veniva colpito e addirittura il rumore delle ossa che si rompevano. Patrizia prese per l’ennesima volta l’uomo per la mascella e sollevandolo solamente con due dita si avvicinò a Licia e quando fu alla sua portata fece partire un potente calcio che la mandò diversi metri indietro. Se avesse colpito Tullio con una potenza simile lo avrebbe ucciso all’istante ed allora addio divertimento. Ma Licia era una donna e la sua fibra era naturalmente di ben altro spessore
“ Ma che fai poliziotta? Io ti regalo un biglietto in prima fila per assistere allo spettacolo, e tu che fai? Chiudi gli occhi. Questo lo considero proprio un affronto” disse alla sergente sarcasticamente.
Ma ormai il triste spettacolo si avviava alla conclusione. Patrizia strinse le sue dita sulla mascella di Tullio sbriciolando le povere ossa e facendo schizzare sangue dappertutto. Insieme al sangue uscì anche una poltiglia raccapricciante. Si trattava di muco, frammenti ossei e denti. Contemporaneamente sussultò per il nuovo orgasmo. Si appoggiò nuda al muro, stanca ma soddisfatta, tenendo ancora con le sue dita il corpo martoriato di Tullio sospeso in aria. Era stato un orgasmo ancora più potente di quelli che aveva vissuto con le altre vittime. Evidentemente il fatto di aver stritolato un maschio davanti a sua moglie l’aveva eccitata ancora maggiormente. Licia intanto, alla vista di quello spettacolo raccapricciante si alzò in piedi, ed incurante delle scariche elettriche che sempre più potenti la tormentavano, cercò di avventarsi sull’assassina. Ma ormai, ridotta allo stremo, a pochi passi da Patrizia, si accasciò al suolo con il volto sul pavimento ed un filo di bava che usciva dalla sua bocca. L’ultima scarica le era stata fatale ed aveva stroncato il suo cuore. Patrizia la rigirò constatando la morte della poliziotta. Gettò per terra il corpo di suo marito e ancora fradicia per i numerosi orgasmi si sedette per terra dopo essersi accesa una sigaretta. Aspirò pensando che la poliziotta le aveva fatto un grosso favore dicendole che la sua vettura era stata riconosciuta. Per fortuna era un modello abbastanza comune e pensò che malgrado questa notizia, difficilmente sarebbero potuti arrivare a lei. In ogni caso era meglio non prendere più quella macchina fino a che le acque non si fossero calmate. Non aveva i soldi per comprare un’altra auto, ma aveva il vecchio furgoncino che teneva proprio in questa sua casa di campagna e avrebbe usato quello per tornare in città e per muoversi nei giorni successivi. Ora però doveva moltiplicare le sue attenzioni perché era ovvio che la polizia stava sulle sue tracce, soprattutto ora che aveva ucciso una poliziotta e suo marito. Ma per il momento questo fatto lo sapeva solo lei. Per il resto del mondo e soprattutto per le inquirenti, era semplicemente scomparsa una coppia di mezza età. Ma comunque, malgrado si rendesse conto che il cerchio cominciava a stringersi non aveva nessuna intenzione di smettere. Anzi. Si sentiva troppo furba per la polizia e soprattutto aveva scoperto quanto fosse eccitante distruggere deboli corpi maschili dopo averli stuprati e terrorizzati per ore. Il prossimo stupro poi, sarebbe stato ancora più bello dei precedenti. Quel ragazzo che aveva visto nella fotografia scattata proprio la sera precedente era a dir poco meraviglioso e non vedeva l’ora di averlo fra le sue braccia. E poi forse avrebbe smesso. Forse.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-05-29
1 . 1 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.