La vendetta Settimo episodio

di
genere
dominazione

Tornai a casa verso mezzogiorno con alcune buste. Mi piaceva fare shopping e me lo potevo permettere. Ero su di giri. La piega che stava prendendo la situazione mi rassicurava ma avevo intenzione di annullare definitivamente Gianluca. Quando lo avrei lasciato libero non avrebbe dovuto avere più certezze per il resto della sua vita. Malgrado tutto ciò che gli stavo infliggendo, mi ero resa conto che ciò che lo stava rendendo docile era la mia supremazia fisica. Tanti anni ad allenarmi per giungere a questo. E sapere che lui non avrebbe potuto contrastarmi in nessun caso mi inebriava. Ormai, il ragazzo che aveva paura anche della sua ombra non esisteva più da tantissimi anni e al suo posto c’era una bellissima donna sicura dei propri mezzi e convinta che nessuno fosse alla sua altezza. Pertanto, appena arrivata liberai il mio prigioniero
“ Vieni con me a quattro zampe” gli ordinai. Lui ovviamente mi seguì in silenzio e lo condussi in una parte della mia deliziosa villetta che ancora non conosceva. Si trattava della mia palestra personale e avevo chiuso la porta a chiave perché volevo vedere la sorpresa nei suoi occhi e dovetti ammettere che quella sorpresa mi era riuscita in pieno. Osservò spalancando gli occhi
“ Lei ha una palestra dentro casa?”
“ E già. Mi alleno molto ed è comodo avere un posto dove potersi allenare senza stare in mezzo a troppa gente. Le possibilità economiche ce le ho e quindi una bella e funzionante palestra dentro casa per me era immancabile. Ma non è per farti vedere la palestra che ti ho portato qui. Sai, con la tua presenza è impossibile per me chiamare i miei allenatori personali e io ho bisogno di tenermi in forma. Pertanto ho deciso che sarai tu il mio sparring partner”
“ Cosa? Oh no, la prego padrona, ho visto quanto è brava” Lo afferrai per un braccio costringendolo ad alzarsi dopodiché gli mollai un violento ceffone che lo rimandò col sedere per terra
“ Coglione! Che cosa ti avevo detto prima? Che devi obbedirmi in silenzio. Ora alzati e mettiti in posizione. Puoi fare qualunque cosa. Puoi attaccarmi o difenderti nel modo che preferisci purché io mi renda conto che ci stai mettendo tutto l’impegno possibile. Se vedo che non ce lo metti ti picchierò ugualmente e lo farò senza fare attenzione. Quindi, cerca di impegnarmi. Per rendere un po’ più carina la situazione ho deciso che combatterò con questi tacchi altissimi che mi limitano molto. Datti da fare” Lo vidi rialzarsi e mettersi in posizione come un pugile. Poi cercò di attaccarmi. Mi bastava torcere il busto per evitare i suoi pugni e quando cercò di venirmi addosso mi spostai leggermente di lato per dargli un calcio all’altezza dello stomaco che lo fece piegare in due. Troppo facile per una come me. Capito che non sarebbe mai riuscito a colpirmi cercò di mettersi sulla difensiva ma per me era veramente giocare come fa un gatto col topo. Fintai di dare un calcio con la gamba destra e poi invece partii con la sinistra che lo colse in pieno volto. Barcollò vistosamente senza più difese e lo raggiunsi con un tremendo pugno che lo fece schiantare a terra. Mi avvicinai a lui
“ Pietà padrona. E’ troppo brava per me”
“ Alzati altrimenti mi farai incazzare” Sempre malfermo sulle gambe si rialzò da terra. Il sangue sgorgava da suo naso e dalla bocca ed era evidente il suo terrore mentre mi avvicinavo a lui “Allora Gianluca? Non fai il bullo come facevi dieci anni fa? Sei patetico. Dai fai qualcosa, dimostrami che sei un po’ uomo e non una mezza calzetta” Non sapeva cosa fare. Attaccarmi era inutile e difendersi anche. Aveva capito che era destinato a una dura punizione. Dovevo solo decidere quanto dura. Avanzai quel tanto che mi permettesse di averlo a tiro e poi lo colpii di nuovo con un calcio dato con maestria che lo fece andare di nuovo a terra. Lo presi per l’ennesima volta per un braccio e preparai la mia mano
“ No, no” urlò ma, incurante delle sue grida, feci scendere la mia mano a taglio sul suo collo e per lui fu notte fonda. Cadde per l’ennesima volta a terra ma stavolta non era in grado di rialzarsi perché era completamente svenuto. Lo trascinai fuori dalla palestra e lo portai in bagno dove lo gettai di peso dentro la doccia. L’acqua fredda lo fece rinvenire e mi guardò con terrore
“ La prego padrona, basta”
“ Basta è quando lo dico io. Mi servirai come sacco di allenamento” Frignava ormai senza ritegno
“ Ho freddo, posso uscire?”
“ Un po’ d’acqua fredda non ha mai fatto male a nessuno. Deciderò io quando farti uscire” Lo lasciai sotto l’acqua fredda per alcuni secondi e poi chiusi il getto. Gli lanciai un asciugamano e, quando fu asciutto gli diedi il permesso di poter uscire. Si gettò immediatamente ai miei piedi baciandomi gli stivali altissimi che avevo
“ Farò tutto quello che vuole, padrona. Tutto!”
“ Ora vai a preparare il pranzo alla tua padrona” gli ordinai sospirando di soddisfazione. Era ormai completamente addomesticato,

Per commenti, scrivete a jonathan1957@tiscali.it
scritto il
2023-05-31
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