Inferno o paradiso Diciannovesimo episodio

di
genere
dominazione

Filippo guardò l'orologio mentre si stava vestendo. Era un regalo di Marzia e
non era diverso dagli orologi che aveva avuto fino a quel momento. Almeno
nella lettura dell'ora i due universi sembravano essere paritari. Terminò di
vestirsi in fretta maledicendo quell'assurda moda che lo mandava in giro
vestito in modo per lui ridicolo, mentre Marzia lo trovava maledettamente
sensuale e di gran classe. Fra pochi minuti Claudio sarebbe sceso per fare la
spesa ed altre faccende e lui ormai da un paio di giorni poteva
accompagnarlo avendo ricevuto da Marzia un permesso speciale da
esibire in caso di controllo. Filippo chiamava quel momento dell'uscita da
casa "la mia ora d'aria" paragonandosi così ad un carcerato. In effetti, se
non era reclusione quella, poco ci mancava. Marzia gli aveva impedito
categoricamente di uscire di casa senza il suo permesso e questo permesso
naturalmente non era mai arrivato tranne appunto quando poteva accompagnare
Claudio a fare le compere. Doveva quindi accontentarsi di quel momento e
aspettare poi la sera, ovvero l'atteso rientro in casa di Marzia dal lavoro
che era invece l'unico periodo di tempo in cui sarebbe rimasto volentieri in
casa. Naturalmente insieme a lei a fare l'amore. Era trascorsa una settimana
da quando si era trovato catapultato in quel mondo di amazzoni e da quando
aveva accettato le avances della poliziotta e ogni sera Marzia lo aveva
trascinato in giro per Roma, città che a parte il Tevere e alcuni monumenti
antichi, di uguale alla sua città aveva solo il nome. Gli aveva fatto
conoscere le sue amiche, tre stangone da infarto, le sue colleghe, la più
brutta delle quali avrebbe vinto a spasso il titolo di miss universo e
infine, la sera appena trascorsa, sua madre, una donna in carriera di oltre 55
anni, anche lei di una bellezza sconvolgente che dimostrava una ventina di
anni in meno, con la sua "sorellina" di vent'anni, una ragazza alta quasi due
metri. Insieme a loro aveva conosciuto anche il fratello, un ragazzo di 25
anni estroverso e simpatico e il padre, un omuncolo tutto dedito ad
ossequiare la moglie e le due figlie femmine e completamente inadatto secondo
lui, a stare al fianco di una donna come Fulvia, la madre di Marzia, che
invece era brillante, intelligente e a quanto pareva, anche molto ricca ed
influente. Farlo conoscere alla sua famiglia equivaleva all'ufficializzazione
del loro fidanzamento e Filippo aveva provato molta tensione a confrontarsi
con loro, ma per fortuna tutto era filato liscio e Marzia ne era stata molto
felice. Malgrado lo avesse appurato fin dal primo giorno, Filippo continuava
ad essere meravigliato dalla perfezione di queste creature e ogni volta che
ne conosceva una rimaneva a bocca aperta ad ammirarla, magari di nascosto,
considerando che la sua fidanzata si sarebbe arrabbiata molto se l'avesse
scoperto a fissare un'altra femmina. E far arrabbiare una donna che era
infinitamente più forte di lui, che poteva sollevarlo con due dita e che
avrebbe potuto ucciderlo con estrema facilità, senza neanche aver timore di
essere arrestata, non era molto salutare. Ma malgrado quelle creature fossero
così belle e perfette, per lui Marzia era al di sopra di una spanna rispetto
a tutte le altre. E non solo per la sua bellezza. Possedeva una dote che
probabilmente era sconosciuta alle donne della sua dimensione e che era la sua
capacità di essere dolce e tenera quando facevano l'amore, protettiva quando
uscivano insieme e dura ed inflessibile quando doveva imporgli o
rimproverargli qualcosa. Filippo era riuscito ad innamorarsi di quelle qualità
e anche ad accettare il fatto che una donna fosse di gran lunga ed in ogni
situazione superiore a lui, ma quello che non era ancora riuscito ad accettare
era il lungo periodo tedioso che trascorreva quando Marzia era al lavoro. Del
resto, lei era una donna in carriera e passava gran parte della giornata fuori casa
e lui non poteva, in tutto quel tempo, fare niente di niente. O meglio, poteva
guardare alla televisione programmi ridicoli lontanissimi dal suo gusto,
leggere i numerosi libri che facevano parte della biblioteca di Marzia, ma
niente altro. Niente lavoro in quanto Marzia era benestante e non aveva
bisogno di un entrata economica supplementare, niente sport che era riservato
solo alle donne, niente partitina a carte con gli amici o nottate a pescare,
niente calcio in televisione e di conseguenza niente squadra del cuore di cui
parlare con gli altri uomini. C'erano molti avvenimenti sportivi trasmessi in
video, ma erano tutti sport strani oppure prove di lotta e pugilato che
sembravano essere molto gettonati dalle donne, ma alle quali Filippo non era
ancora riuscito ad appassionarsi. La sua vita era quindi ridotta ad aiutare
Claudio nelle faccende domestiche e ad aspettare che Marzia tornasse dal
lavoro. Per tutti questi motivi, l'attesa della sua "ora d'aria" era diventata
spasmodica.
Claudio intanto bussò leggermente alla porta
“ Sei pronto Filippo?”
“ Prontissimo” rispose rapido il ragazzo e insieme uscirono di casa non prima
di aver tolto l'antifurto e azionato l'apertura della massiccia porta
d'acciaio rivestita in legno. Aprirla in maniera normale sarebbe stata un
operazione impossibile da compiere anche per Marzia stessa considerando la sua
pesantezza, o comunque avrebbe creato tanto caos e rumore ed era naturalmente
l'unico deterrente contro qualunque malintenzionata e assolutamente necessario
per la sicurezza degli abitanti della dimora, soprattutto in assenza della
padrona di casa. Era in ogni caso una zona tranquilla quella dove abitava
insieme a Marzia, ma la mattina c'era comunque un vivace andirivieni di uomini
con le sporte della spesa affaccendati anche in altre cose come la cura del
giardino o le chiacchiere da comari. E lui era diventato in pochi giorni una
dei principali bersagli di questi cicalecci. Tutti gli abitanti del quartiere
si chiedevano chi fosse e da dove venisse quel ragazzo che abitava a casa
della commissaria senza essere sposato. Ovviamente Filippo non aveva la
certezza che stessero parlando di lui, ma gli sguardi dei residenti quando
passava erano tutto un programma.
Claudio e Filippo uscirono quindi da casa incamminandosi verso la piazzetta
dove erano posti sia il bar che il supermercato. Per arrivarci dovevano
percorrere circa cento metri di quella strada dove si affacciava la villetta
di Marzia e che era la strada principale del quartiere, girare poi a destra e
camminare per altri ottanta, lungo una via invece molto meno affollata, anzi,
quasi sempre deserta, tranne appunto qualche uomo di ritorno dal supermercato.
Infine un'altra svolta a destra dove, dopo una trentina di metri, c'era la
piazza con alcuni negozi di prima necessità tra cui appunto il bar e il
supermercato. Gli unici esercizi commerciali di quel nuovo quartiere erano
tutti compressi in quella piazzetta e in una delle traverse che confluivano
in essa, opposta alla via da dove provenivano Claudio e Filippo. Era appunto
una zona nuova che, secondo le intenzioni delle costruttrici, sarebbe dovuta
divenire una zona semi residenziale immersa nel verde e in effetti Filippo
trovava molto gradevole l'aspetto di quel quartiere, la pace che si respirava,
con poche vetture in circolazione e parcheggi sempre a disposizione, visto che
quasi tutte le abitazioni possedevano un garage privato. Se c'era una cosa che
mancava era l'aspetto ludico per i poveri maschi come lui. Le donne avevano a
disposizioni anche vaste aree per fare dello sport, ma gli uomini cosa
facevano per passare il tempo? Era un argomento che doveva affrontare
assolutamente con Marzia un giorno di questi. Ormai si era messo l'anima in
pace sulle possibilità di far ritorno a casa e visto che quella sarebbe
diventata la sua vita, voleva cercare di renderla meno noiosa possibile.
Entrarono quindi dapprima nel bar dove Claudio per consuetudine consumava la
colazione e si sedettero a un tavolino ordinando caffè, latte e delle paste
al giovane garzone che si era avvicinato. Non esistevano i suoi amati cornetti
che era abituato a mangiare la mattina, ma quelle paste non erano davvero
niente male e il loro sapore era molto simile ai lieviti di rinomate
pasticcerie. L'attenzione di Filippo era però rivolta altrove e più
specificatamente alla donna che stava alla cassa e che doveva trattarsi della
padrona e a quella seduta da sola ad un tavolino poco distante dal suo. La
donna alla cassa era una signora che, secondo Claudio che la conosceva bene,
doveva aver oltrepassato i sessanta anni, ma alla quale Filippo ne avrebbe
dati almeno venti di meno considerando il suo aspetto giovanile. Due giorni
prima lo aveva approcciato vedendolo per la prima volta, ma Claudio che si
comportava con lui come un cane da guardia, aveva avvertito la donna, con tono
rispettoso e mite ma comunque deciso, che quel ragazzo era il fidanzato della
commissaria Marzia Adriani e che pertanto era di proprietà della poliziotta.
L'altra invece, quella seduta al tavolino da sola, era, a parere di Filippo,
una vera e propria meraviglia della natura. L'aveva vista in piedi ed era alta
all'incirca un metro e novanta, con un corpo da atleta messo in evidenza
dall'abbigliamento sensuale che era in uso in questo mondo. Le gambe
lunghissime sembravano non aver mai fine e il seno era prosperoso e comunque
proporzionato al resto del corpo. Il viso poi era da incorniciare, perfetto in
ogni dettaglio, dalla bocca al naso, con una massa di capelli biondi ondulati
che le cadevano sulle spalle. Se Filippo avesse dovuto fare una classifica di
bellezza delle donne conosciute fino a quel momento, l'avrebbe messa
sicuramente al primo posto a parità con la sua Marzia. Ma c'era una parte che
l'aveva colpito maggiormente ed era il suo sguardo. Non solo perché possedeva
dei magnifici occhi azzurri, ma perché ogni volta che incrociava quello
sguardo sentiva un brivido percorrergli la schiena e lui non riusciva a dare
una spiegazione a questa sensazione. Era il terzo giorno consecutivo che la
trovava allo stesso tavolino del bar ed era una cosa abbastanza insolita
considerando che c'erano pochissime giovani donne in giro per il quartiere.
Erano giorni lavorativi e le femmine erano tutte al proprio lavoro, lontano da
quella zona periferica e quello splendido esemplare femminile non doveva
superare di molto i trent'anni di età:
Così come aveva fatto gli altri due giorni, la donna si alzò dopo pochi
minuti passando proprio davanti a Filippo senza però curarlo di uno sguardo
eclissandosi al di fuori del bar.
Claudio osservò il movimento degli occhi di Filippo che seguiva l'uscita
della donna dal locale e sbottò
“ Di un po', ma sei impazzito?” lo rimproverò aspramente “Abbassa gli occhi.
Non vorrai mica farti passare per un poco di buono? Sembra che ti diverta a
provocare le donne”
“ No, scusa, è che ero distratto” si scusò il giovane “Per favore non dirlo
alla signorina Marzia”
“ Ma certo che non glie lo dico, mica sono una spia io. Però fai attenzione
perché un'altra donna, una come mia moglie, avrebbe già riempito di schiaffi
la tua bella faccia. E secondo me tu necessiti proprio di una bella lezione.
Nella signorina Marzia hai trovato veramente una donna comprensiva come ce ne
sono poche. Sei proprio un tipo fortunato” Filippo fece cenno a Claudio di
aver compreso e lo ringraziò del fatto che avrebbe mantenuto il piccolo
segreto, ma comunque non riusciva a non pensare a quella donna e di questo si
sentiva un po' in colpa nei confronti di Marzia. Ma quella spettacolare bionda
aveva qualcosa che lo attraeva particolarmente al di là della bellezza
statuaria che possedeva.

Patrizia alzò il bavero del cappotto per ripararsi dal freddo pungente. Era
una giornata luminosa, ma era inverno pieno e la tramontana sferzava con
violenza il suo volto. Mise anche gli occhiali da sole per cercare di passare
il più possibile inosservata anche se dopo tre giorni che frequentava quel
bar dove il ragazzo andava a fare colazione, la possibilità di essere
riconosciuta cominciava ad essere piuttosto consistente. Purtroppo non
sembrava avere altre possibilità. Entrare a casa del ragazzo nel modo in cui
aveva fatto finora era da escludere. La mattina c'era un via vai di persone
piuttosto nutrito e quindi entrare con la forza nel momento in cui i due
uomini rientravano sarebbe equivalso a un suicidio. Il pomeriggio, quando
soprattutto in quel periodo invernale, la gente cominciava a diradarsi, i due
maschi non uscivano mai di casa e quella porta di acciaio massiccio era
impossibile da aprire anche per lei. Quindi, se voleva portare a termine il suo
piano o doveva attendere chissà quanto tempo aspettando il momento propizio
con il rischio che prima o poi qualcuno chiamasse la polizia per fare un
controllo su quella sconosciuta che gironzolava per il quartiere, o doveva
sbrigarsi ed agire in un'altra maniera. Nei due giorni antecedenti aveva
studiato scrupolosamente il tragitto che i due uomini percorrevano e aveva
notato come fosse sempre identico nel modo più assoluto. Fra qualche minuto
sarebbero usciti dal bar e sarebbero entrati nel supermercato dove, dopo una
mezz'ora abbondante, sarebbero usciti dopo aver fatto la spesa. Avrebbero dato
un'occhiata alle vetrine degli altri negozi e poi si sarebbero diretti verso
casa. Prima di arrivare nel vialone dove era situata la casa dovevano
percorrere circa ottanta metri di una strada poco frequentata e se le Dee
fossero state a suo favore, avrebbe potuto agire in quel punto, a metà esatta
di quella strada, dove aveva già parcheggiato il suo furgoncino. Si accese una
sigaretta e si infilò nel veicolo anche per ripararsi dal freddo che si stava
intensificando, fissando il punto in cui fra un po' sarebbero dovuti comparire
i due uomini. Ora doveva solo aspettare.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-06-05
9 3 2
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.