Inferno o paradiso Ventesimo episodio

di
genere
dominazione

Filippo e Claudio aspettarono il loro turno e poi misero i loro acquisti sul
rullo. Il ragazzo alla cassa fece il conto e Claudio pagò dopo aver riempito
tre sacchetti. Ne prese due lasciando il terzo a Filippo e, come aveva
previsto Patrizia, prima di incamminarsi verso casa, diedero uno sguardo alle
vetrine degli altri negozi. Claudio ormai conosceva quasi tutti in quel
quartiere e scambiò quattro chiacchiere con coloro che incontrava, ma dopo
una diecina di minuti decisero che era giunto il momento di rientrare. Le cose
da fare erano tante in casa e Claudio non voleva certo farsi sgridare dalla
sua padrona o peggio ancora, rischiare che la signorina Marzia si lamentasse
del suo operato con sua moglie Silvia. Aveva paura di sua moglie ed era
sicuro che in un caso del genere, lo avrebbe punito duramente e lui non
voleva certo assaggiare gli schiaffi della signora Silvia. Sapeva quanto
facessero male ed era sempre molto attento ad evitare di farla arrabbiare.
Strada facendo Claudio raccontò a Filippo di come, quando era giovane, anche
lui avesse lavorato proprio alla cassa di un supermercato e di come fossero
sempre più numerose le famiglie in cui le donne facevano ricorso al lavoro
maschile, sia del marito che dei figli. Un po' a causa della crisi economica,
un po' per le sempre maggiori esigenze che c'erano nelle famiglie, ormai molti
uomini contribuivano al fabbisogno familiare. E poi, giustamente, diversi
lavori non erano adatti al sesso forte femminile ed erano idonei proprio per
i maschi. Ovviamente, erano lavori umili e lo stipendio era basso, ma lui ad
esempio, era comunque molto felice di aiutare sua moglie economicamente.
Raccontò ancora della propria vita e di come, dopo sposato, si fosse dedicato
ai suoi quattro figli Quando i due maschi avevano compiuto i tredici anni e
avevano terminato le scuole dell'obbligo potendosi dedicare loro alla cura
della casa e a servire le due sorelle, lui aveva potuto trovare di nuovo un
lavoro, naturalmente dopo il consenso di sua moglie. Si riteneva fortunato di
aver trovato un lavoro come domestico tuttofare al servizio della signorina
Marzia che reputava una donna generosa, onesta e poco severa. Una brava
persona veramente.

Patrizia accese l'ennesima sigaretta mentre l'attesa si faceva sempre più
spasmodica. Aspirò profondamente mentre ripassava mentalmente il piano che
aveva ideato. Non era complicato anzi, era di una semplicità estrema, ma era
la prima volta che agiva alla luce del sole e questo la rendeva
particolarmente nervosa e inquieta. Finalmente vide i due maschi che, appena
girato l'angolo, si dirigevano verso di lei. Aspettò che facessero una
ventina di metri guardandosi nervosamente intorno nel timore che qualcuno
potesse osservarla ma, per sua fortuna, il viale era deserto a parte lei e i
due maschi che continuavano ad avvicinarsi. La sua paura non era dettata tanto
dal fatto di poter essere riconosciuta. Quella possibilità l'aveva messa in
preventivo quando aveva deciso di agire a viso scoperto e di andare in giro
per tre giorni per tutto il quartiere per rendersi conto del percorso che i
due maschi avrebbero attuato. Si era dovuta fermare per parecchio tempo al bar
della piazzetta e qualcuno sicuramente l'aveva notata considerando le
pochissime donne presenti in quel posto in quel momento. Ma era sicura che
anche se la polizia avesse avuto in mano un suo identikit non sarebbero mai
potute risalire a lei. Il suo vero problema era che qualcuno aveva potuto
notare il suo furgoncino e in quel caso non avrebbe avuto scampo. Per questo
l'aveva sempre parcheggiato lontano dalla piazzetta e adesso doveva sperare
che nessuno notasse niente. Ma il viale continuava ad essere deserto e quindi
scese dal sua autocarro andando incontro ai due uomini. Filippo alla vista di
quella splendida creatura che gli veniva incontro deglutì. " Mamma mia
quant'è bella" sospirò. Si sarebbe mai abituato alla perfezione fisica delle
donne di questo mondo? Dentro di se aveva capito che quella femmina aveva
qualcosa di diverso che gli incuteva un certo disagio, ma, malgrado tutto
quello che aveva visto durante quella settimana, le varie prove di forza da
parte delle donne a cui aveva assistito, la sua natura gli impediva di provare
paura alla vista di una femmina. Claudio invece, capì subito che qualcosa non
andava. Diede una spinta a Filippo intimandogli di attraversare la strada, ma
il ragazzo non si muoveva inebetito dalla visione di quella statuaria figura
che ormai era dinanzi a loro. Claudio gettò allora le sporte della spesa per
terra cercando di fuggire, ma ormai era troppo tardi. La donna con un paio di
passi lo raggiunse e lo prese per il collo con la sua mano sinistra alzandolo
di diversi centimetri mentre il pover'uomo si dibatteva inutilmente con i
piedi penzoloni, mentre con la destra stava per colpirlo con un pugno che gli
sarebbe stato fatale. Solo allora Filippo si rese conto di quello che stava
succedendo e si aggrappò al braccio destro della donna che fece partire
ugualmente il colpo nonostante portasse con se tutto il peso del ragazzo. Il
pugno fu devastante ma non mortale, attutito dal gesto del giovane. Patrizia
guardò il volto dell'uomo sfigurato e sanguinante ancora nella sua mano e lo
gettò lontano di diversi metri. Non sapeva se l'avesse ucciso e quello non
era il momento di appurarlo. Rivolse pertanto la sua attenzione a Filippo che
era ancora attaccato al suo braccio destro. Con l'altra mano, quella che aveva
appena colpito Claudio, staccò il ragazzo che continuava ad abbarbicarsi al
suo arto e poi colpì anche lui molto più lievemente. Non voleva naturalmente
ucciderlo né tanto meno sfigurare il suo bel volto, ma solo renderlo
inoffensivo per alcune ore. Filippo osservò l'altissima donna davanti a lui
ma non vide più alcuna bellezza. Vide soltanto che aveva stretto il pugno e
che stava per sferrare il colpo proprio a lui e pensò che con quella forza
che possedeva, lo avrebbe ucciso all'istante rendendogli il viso
irriconoscibile.
Il pugno arrivò, puntuale come un orologio svizzero, senza che lui potesse
farci niente, in balia com'era di quella donna.
Patrizia raccolse il corpo di Filippo che giaceva svenuto a terra e corse
verso il suo camioncino come una predatrice che ha in bocca l'animale
sbranato. La differenza era solo nel fatto che lei lo avrebbe sbranato più
tardi, dopo averlo violentato e terrorizzato. Scaricò sul retro della vettura il corpo del giovane e si mise al volante del mezzo. Erano le 11,15 di mattina. Aveva fatto tutto in meno di un minuto ma ora doveva sbrigarsi e allontanarsi senza dare troppo nell'occhio. Fra pochissimo qualcuno avrebbe scoperto il corpo dell'altro uomo e avrebbe dato l'allarme. Aveva poco tempo. Raggiunse in breve la strada principale e si diresse verso la sua casa di campagna. Se fosse stata
fortunata e non avesse trovato intralci, in poco più di mezz'ora sarebbe
stata al sicuro con la sua preziosa preda nel sacco. Da vera predatrice e in
barba ancora una volta alla polizia.

Marzia era raggiante quando raggiunse il suo ufficio. Era appena tornata dalla
gioielleria dove aveva comprato l'anello che aveva intenzione di regalare al
suo Filippo. Lo sapeva perfettamente che era presto e che stavano insieme solo
da una settimana, ma era stata comunque una settimana intensa, in cui avevano
dormito e vissuto insieme e in cui avevano soprattutto fatto l'amore insieme
tante volte, ogni volta con un piacere sempre maggiore a quello precedente.
Quindi, malgrado i pochi giorni trascorsi insieme, era già conscia di essere
perdutamente innamorata di quel ragazzo e pertanto gli avrebbe chiesto se
voleva diventare suo marito. Era un pro-forma, in quanto Filippo non avrebbe
mai potuto dire di no. Se l'avesse fatto non avrebbe potuto esimersi dal
cacciarlo di casa e mandarlo in un istituto. Era un ragazzo troppo sveglio per
non capire che la sua convenienza era di accettare una simile proposta, fatta
per di più da una donna con una posizione economica ragguardevole. Lei però
voleva vedere il suo sguardo, il modo in cui avrebbe accettato la sua
richiesta di vivere con lei per il resto della sua vita. Da quello sguardo e
dal suo comportamento avrebbe capito se il suo fidanzato stava con lei solo
perché non aveva altro posto decente in cui vivere, oppure perché era
veramente innamorato di lei. Ecco, forse quel suo gesto di chiederlo come
marito era dovuto proprio alla paura di non essere contraccambiata del tutto e
quindi alla voglia di capire fino a che punto Filippo l'amasse. Se era vero
che lui proveniva da un universo parallelo, un universo in cui i maschi avevano
il sopravvento, come avrebbe potuto mai amare una donna con le sue
caratteristiche? Si definiva una donna molto tollerante, ma era e sarebbe
rimasta per tutta la sua vita una donna dominante e il suo uomo, che fosse
di un mondo o di un altro, avrebbe dovuto obbedirle e servirla.
I suoi pensieri furono distolti da un lieve bussare alla porta del suo
ufficio. Si trattava di una delle sue agenti che Marzia fece entrare
“ Cosa c'è?” domandò laconicamente
“ E' stato ritrovato un uomo gravemente ferito signora commissaria” esordì
l'agente
“ Ora mando una pattuglia a verificare. Sai se si tratta di violenza
domestica? Quelli non sono casi che ci interessano”
“ Veramente commissaria, dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che l'uomo
ferito sia la persona che lavora al suo servizio”
“ Claudio ? E....il mio fidanzato? Filippo è con lui?” urlò preoccupata la
poliziotta
“ Veramente non c'è nessuna traccia di lui, commissaria. Ho parlato proprio io
con un tizio al telefono il quale mi ha riferito che aveva trovato un uomo
privo di sensi e con il volto ridotto male, ma che l'ha riconosciuto come la
persona che lavora appunto al suo servizio. Mi ha anche detto che qualche
minuto prima l'aveva visto insieme ad un bel giovanotto. Mi scusi commissaria,
ma è la frase che ha usato l'uomo al telefono. Hanno già avvertito l'ambulanza
che arriverà a momenti”
“ Mettete dei posti di blocco in tutta la città” ordinò Marzia “Dobbiamo
rintracciare chi ha rapito Filippo. Probabilmente è la stessa donna che ha
ucciso anche gli altri maschi. Dobbiamo muoverci subito”
L'agente uscì dall'ufficio di Marzia e la commissaria aprì la custodia
guardando di nuovo l'anello appena comprato. Se veramente il suo fidanzato era
nelle mani di quella donna, probabilmente non sarebbe mai riuscita a mettergli
al dito quell'oggetto che aveva appena comprato con tanto amore. All'inizio lo
sconforto s'impadronì di lei ma, pensandoci bene, forse non tutte le speranze
erano ancora perdute. Se quella donna l'aveva rapito significava che non
voleva ucciderlo subito. Doveva comportarsi da poliziotta, ragionare
lucidamente e in fretta e forse poteva ancora ritrovare il suo ragazzo prima
che quell'assassina lo riducesse nel modo in cui aveva ridotto gli altri
poveri maschi. Ora forse la vita di Filippo dipendeva soltanto e completamente dalla sua abilità investigativa.

Per commentare, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-06-07
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