Inferno o paradiso Ventunesimo episodio

di
genere
dominazione

Patrizia diede un'occhiata al ragazzo che giaceva ancora svenuto sul retro del
furgoncino e poi guardò l'orologio che l'avvertiva che erano le 11.30. Il
peggio non era ancora passato in quanto l'allarme ormai doveva essere già
stato dato ed era ancora a metà strada. Un eventuale posto di blocco l'avrebbe
consegnata praticamente nelle mani della polizia, ma il traffico sembrava
scorrevole e senza i rallentamenti che ne sarebbero scaturiti. Secondo il suo
piano originale avrebbe dovuto portare con sé anche l'altro uomo per poi
scaricarlo da qualche parte, in modo di avere tutto il tempo per allontanarsi,
ma la tensione del momento e la frenesia di fare in fretta, le avevano fatto
cambiare idea ed era stata costretta a lasciare il corpo sul marciapiede.
Comunque, era arrivata al punto in cui finalmente poteva abbandonare la strada
principale immettendosi prima su una strada secondaria e dopo su quella dove
era stata fermata dalla poliziotta Licia e che conduceva nella sua casetta di
campagna. Attraversò il punto dove l'aveva aggredita e poi rapita insieme al
marito e notò con soddisfazione che tutto era tranquillo. Evidentemente
nessuno aveva scoperto la vettura che aveva nascosto con cura tra la
vegetazione che, per sua fortuna, in quel punto era piuttosto fitta. Ancora un
paio di chilometri di quella strada tortuosa e un sorriso illuminò la sua
faccia. Vedeva stagliarsi la sagoma della sua casa. Ormai era fatta.

Filippo era sveglio già da un paio di minuti. Si massaggiò la parte colpita
dal pugno della donna e notò che era ancora tutto integro. Dunque non l'aveva
ucciso. Si trovava all'interno di uno strano mezzo che sembrava assomigliare
a un autocarro, molto meno futuristico rispetto alle vetture che aveva visto
fino a quel momento considerando che faceva un rumore piuttosto consistente al
contrario degli altri veicoli che erano invece di una silenziosità estrema.
Rimase fermo nella medesima posizione cercando di ragionare il più
velocemente possibile. Che fosse stato rapito non c'erano dubbi. Ma rapito da
chi? E se fosse stata quella donna, quell'assassina di cui si stava occupando
Marzia? In quel caso non avrebbe avuto alcuna possibilità di salvezza
considerando che si trattava di una psicopatica che amava violentare e
uccidere i maschi. Una vera e propria vedova nera. Ma se essere violentati da
una donna, bella come era la sua rapitrice, lo solleticava alquanto, non
altrettanto si poteva dire della seconda parte. La morte che faceva fare agli
uomini era atroce. Aveva letto che amava stritolare il maschio di turno
rompendogli tutte le ossa e gli organi interni e solo l'idea lo faceva
ovviamente rabbrividire. Doveva cercare di fuggire da quella pazza. Ma come?
Scartò subito l'idea di lottare con lei visto il divario di forza esistente
tra lui e qualunque femmina che abitava in quest'inferno per gli uomini. Non
restava che la fuga. Forse, se la donna avesse creduto che fosse ancora svenuto
lo poteva lasciare da solo per qualche istante, il tempo per dargli modo di
mettere in moto quel veicolo e di allontanarsi il più velocemente possibile.
Non era mai stato un vigliacco in vita sua, ma in quel momento sentiva
veramente che la sua vita era appesa a un filo sottile e la paura
s'impadronì di lui. Ma poi il veicolo si fermò e non c'era più tempo per la paura. Doveva agire. Intanto, la donna aprì lo sportello e scese dal mezzo. I
sensi del ragazzo erano tesi allo spasimo e quando udì distintamente dei
passi sul selciato capì che quello era il momento giusto. Scavalcò il sedile
mettendosi al posto di guida notando quasi con felicità che c'era la chiave
ancora inserita. Girò la chiave e il motore iniziò a ruggire. C'era un solo
pedale e non esistevano marce, ma aveva visto Marzia guidare e sapeva come far
funzionare quello strano furgone. Patrizia ascoltò il rumore familiare del
furgone ma non si rese conto immediatamente di cosa stesse accadendo. Aveva
colpito il ragazzo in modo che restasse svenuto per almeno un paio d'ore e
comunque non aveva mai visto un maschio guidare. Doveva essere un ragazzo
considerevolmente forte per essersi svegliato così presto. Pazienza. Sorrise
dentro di se scrollando le spalle per quel tentativo di fuga che definì
ridicolo. L'aspettavano momenti più divertenti di quelli che aveva
pronosticato. Si avventò sul suo furgoncino mentre Filippo cercava di fare
marcia indietro e con una mano prima fermò il veicolo poi ne sollevò il muso
mentre Filippo osservava sgomento la donna di fronte a lui che prima gli
impediva di far muovere il camioncino malgrado avesse mandato l'acceleratore a
tutta e poi sentì il mezzo alzarsi e lui scivolare indietro. Sempre con la
sola forza di una mano. Si trovò così con la coda del furgone sulla terra ed
il muso che invece guardava il cielo con le ruote anteriori che ancora
giravano a vuoto. Patrizia lasciò il suo camioncino in quella posizione per
poi aprire lo sportello e prendere per il braccio il terrorizzato Filippo.
Spense il motore e sempre con una sola mano rimise il furgone in posizione
orizzontale mentre con l'altra teneva per il braccio il giovane che si
contorceva per il dolore. Trascinò Filippo dentro la casa e appena entrati
lo colpì con un paio di schiaffi che lo mandarono a sbattere contro un muro.
Si avvicinò al ragazzo prendendolo per il mento e sollevandolo di diversi
centimetri fino a portarlo alla sua altezza
“ Sappi che ogni tua ribellione mi farà solo divertire di più e portare più
dolore per il tuo debole corpo. Capisci mio bellissimo ragazzo?” Patrizia non
attese la risposta di Filippo, avvicinò la sua bocca al viso del giovane per
poi leccarlo voluttuosamente più volte. Non aveva mai avuto un ragazzo che le piacesse così tanto e che così tanto la eccitava
“ E' cominciato il divertimento, ragazzo” aggiunse poi l'assassina “e più tu
mi farai divertire e più a lungo riuscirai a sopravvivere” concluse infine
sempre tenendo saldamente Filippo sospeso con la sua mano. Finalmente aveva la
preda che tanto aveva ambito e desiderato tra le sue mani. E non era solamente
un modo di dire.
Filippo guardò spaventato la bellissima donna che lo teneva sospeso in aria
con una sola mano. Malgrado la paura lo attanagliasse considerando con quanta
facilità lo sollevava senza nessuno sforzo e dopo quello che le aveva visto
fare con il furgoncino, ne era affascinato. Si soffermò addirittura ad
osservare la perfezione dei lineamenti del suo volto ed il corpo atletico e
scattante. Indossava un pantalone aderentissimo blu scuro che ricopriva le sue
gambe fasciandole in un modo che Filippo non poté fare a meno di ritenere
estremamente eccitante, un golfino di lana rosso così strizzato che
metteva in risalto il suo seno dritto e la sua pancia piatta e un cappotto
dello stesso colore e tessuto dei pantaloni che teneva slacciato malgrado il
freddo intenso. Aveva già riconosciuto in lei la donna che era seduta da sola
al tavolino del bar e il ragazzo ora capiva il motivo dei ripetuti incontri
negli ultimi tre giorni. Ora era ovvio che lo aveva seguito per poi rapirlo.
Essere rapito da una donna di siffatta bellezza, per lui che proveniva da un
altro mondo, un mondo in cui di solito sono gli uomini a commettere certe
nefandezze, poteva tutto sommato anche essere considerato tremendamente
eccitante. Il problema semmai erano quelle mani d'acciaio, una delle quali lo
teneva alzato come se pesasse pochi grammi e quelle braccia che pur non enormi
e pur coperte dagli indumenti, sembravano sprigionare potenza allo stato puro.
Patrizia si accorse dello sguardo del ragazzo che, pur impaurito, era fisso su
di lei e questo la colse un po' di sorpresa. Era abituata a ben altri
comportamenti dai maschi che si apprestava a violentare, comportamenti di gran
lunga più timorosi e frignanti
“ Che fai, mi osservi?” tuonò “Sei coraggioso, non sei come gli altri maschi
che ho conosciuto. Oppure sei completamente incosciente e non hai idea di cosa
ti sto per fare” Lasciò Filippo che scivolò per terra e poi proseguì “Ora
però dobbiamo fare la conoscenza noi due. Di te non sono riuscita a sapere
nulla tranne il fatto che abiti con una poliziotta senza essere sposato con
lei. Chi sei?”
Filippo si rialzò. Sapeva perfettamente di non avere nessuna possibilità di
uscire vivo da quella situazione considerando i precedenti di quella donna.
Quasi sicuramente si trattava della stessa donna che cercava Marzia,
un'assassina crudele che adorava vedere il dolore e il terrore nelle proprie
vittime. Cercò di ragionare in fretta. La sua provenienza faceva sì che la
sua mentalità fosse diametralmente opposta a quella che la donna si sarebbe
aspettata di trovare in un ragazzo rapito. Paura ne aveva tanta, ma doveva
cercare di spiazzarla completamente. Cercò di immedesimarsi nei panni di
quella donna. Se nel suo universo, dove i maschi hanno un ruolo dominante, un
uomo avesse rapito una donna bellissima e questa avesse cercato poi di
circuirlo, come si sarebbe comportato? Sicuramente ne sarebbe rimasto
scioccato. D'altronde quella donna che lui vedeva come l'ottava meraviglia del
mondo, in questo posto era probabilmente una persona con un aspetto fisico
normale mentre lui, a quanto pareva, sembrava possedere un sex-appeal
strepitoso e se ne avesse fatto buon uso forse poteva anche riuscire a
salvarsi. Insomma, aveva deciso, in quei pochi secondi, che l’unica sua possibilità fosse di sedurla e sperare.
“ Non lo so chi sono” rispose infine tirando in ballo il solito ritornello che
aveva concordato con Marzia “Glie lo giuro signora, ho avuto un incidente e
ho perso la memoria. Ricordo solo il mio nome che è Filippo e probabilmente
sono uno straniero” La donna prese il ragazzo per la maglia strattonandolo e
mandandolo a sbattere contro il muro quindi lo prese per un braccio. Filippo
sentiva la mano della donna tenergli il braccio e un dolore lancinante
cominciò a pervadergli il corpo intero. Sembrava quasi che l'arto gli stesse
andando a fuoco tale era il dolore che sentiva
“ Non mi mentire altrimenti ti stacco il braccio di netto. Ho visto mentre ti
baciavi con la poliziotta”
“ E' vero!” rispose il ragazzo mentre il dolore si faceva sempre più
lancinante ed insostenibile che quasi si sentiva venir meno “Ma solo perché è
stata lei a trovarmi mentre vagavo da solo. Prima mi ha ospitato a casa sua e
poi mi ha minacciato. O diventavo il suo uomo oppure mi avrebbe mandato in un
istituto. Che cosa potevo fare?”
Patrizia osservò il ragazzo che si contorceva e singhiozzava. Se avesse
voluto avrebbe potuto veramente staccargli il braccio ma per il momento voleva
conservarlo integro. In fondo poteva anche essere vero quello che sosteneva.
Che fosse straniero poi era abbastanza evidente dal modo di parlare e comunque
a quel punto che mentisse o dicesse il vero non era importante. Quello che
contava era che finalmente avesse quel ragazzo tra le sue mani e che poteva
cominciare a divertirsi con lui come aveva sognato negli ultimi giorni.
Lasciò pertanto il braccio del ragazzo e con la stessa mano lo schiacciò
contro il muro impedendogli di muoversi chinando infine la propria testa per
baciarlo. Si aspettava che il ragazzo facesse del tutto per scansarsi ed
evitare la sua bocca e rimase allibita quando Filippo rispose al suo bacio
gettandole addirittura le braccia al collo
“ Ma che fai? Non hai paura di me? Ma lo sai chi sono io?” domandò turbata
“ Si, penso di sapere chi è lei. E di paura ne ho tanta. Però lei è così
forte e autoritaria che mi sono sentito subito attratto da lei”
Patrizia guardò quel ragazzo sbigottita. Non sapeva più cosa pensare. Quel ragazzo si stava comportando in maniera del tutto anomala e la stava mettendo in difficoltà. Doveva comunque ristabilire i ruoli e colpì Filippo con uno schiaffo. Voleva vederlo tremare di paura al suo cospetto. Il giovane però si rialzò senza indietreggiare. Aveva deciso di proseguire su quella linea e cercare di turbarla ancora di più. Lo schiaffo era stato tremendo per lui ed il sangue cominciava a
colargli dal naso ma rimase fermo aspettando la donna che avanzava verso di
lui pregando il Signore che la sua scelta fosse stata quella giusta. Altrimenti, per lui sarebbe stata la fine.

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davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-06-09
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