Inferno o paradiso Ventiseiesimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Patrizia tornò nella sua casa di campagna gettando a terra le sporte della
spesa. Non era abituata ad andare al supermercato a fare delle compere. A
questo aveva sempre pensato naturalmente suo marito. Ma in una situazione come
questa non poteva certo far conto su di lui ne’ tantomeno su Filippo ed era
stata costretta, suo malgrado, a fare una cosa che era riservata
esclusivamente al sesso debole maschile. Si era anche notevolmente innervosita
quando aveva percepito degli sguardi di commiserazione da parte dei casalinghi
intenti a fare la spesa per le proprie padrone. L'avevano sicuramente
considerata come una poveretta che non era neanche in grado di avere un
maschio che si occupasse di certe cose. La rabbia le era montata dentro e
d'istinto avrebbe preso tre o quattro di quei maschi e li avrebbe uccisi
contemporaneamente procurando loro un dolore immenso. Per sua fortuna aveva
fatto un respiro profondo e si era calmata, evitando di fare una strage in un
luogo pubblico, cosa che naturalmente l'avrebbe portata a un arresto
immediato da parte della sicurezza che stazionava al di fuori del
supermercato. E poi in fondo pensassero alle cose proprie. Lei di maschi ne
poteva avere quanti ne voleva. In quel momento, ad esempio, ce n'era uno, suo
marito, che l'aspettava pazientemente e docilmente a casa. E poi c'era quello
splendido amante che stava dormendo placidamente malgrado la catena con le
manette che era stata costretta a mettergli. Era ancora completamente nudo ed
era la più bella visione che lei avesse mai visto. Si soffermò ad ammirarlo
e capì perché non l'aveva ancora ucciso. Non poteva uccidere la perfezione.
Si avvicinò e si chinò accanto a lui accarezzandolo e infine gli tolse le
manette facendolo svegliare.
Filippo osservò la donna china sopra di lui e non ebbe esitazioni. Doveva
continuare su quella strada e fingere il massimo interesse per lei. Gettò le
braccia al collo della sua carceriera e cercò le sue labbra. Non era una gran
fatica far finta di essersene innamorato. Per lui era talmente bella che a
volte dimenticava persino di essere al cospetto di un'assassina dotata di una
forza di almeno dieci volte superiore alla sua, in un mondo dominato dalle
donne. Patrizia accettò ovviamente con piacere quel bacio, al termine del
quale notò il polso del ragazzo diventato rosso a causa delle manette
“ Ti fa male?” gli chiese delicatamente
“ Un po' signora Patrizia”
“ Ho dovuto mettertele. Non posso rischiare che tu scappi”
“ Lo so, la capisco. Comunque non scapperò. Vorrei poter stare con lei per il
resto della mia vita” mentì il giovane
Patrizia sentì il cuore sobbalzarle. Che cosa avrebbe dato per poter
veramente passare il resto della sua vita con un ragazzo del genere. Tutte le
persone che conosceva l'avrebbero invidiata, sarebbe andata a passeggio con
lui per le strade di Roma guardandolo con orgoglio e compatendo tutte le
femmine che si sarebbero naturalmente girate a guardarlo con ammirazione. Ma
come fare? Era una ricercata e per trovare il ragazzo che aveva rapito,
probabilmente avevano smosso tutta la polizia.
“ Anche a me piacerebbe, credimi. Per il momento però non posso fare niente.
Appena si saranno calmate le acque però ti prometto che troverò il modo di
portarti via di qua, lontano da quella maledetta poliziotta”
Aveva risposto d'istinto in quanto era ciò che sentiva veramente. Era solo un
sogno, una speranza, la voglia di ricominciare una nuova vita lontano
dall'Impero, dove nessuna la conosceva, magari con un nuovo lavoro adeguato
alle sue capacità e che le permettesse un certo tenore di vita adatto a
mantenere un maschio del genere. Ma forse quel sogno avrebbe anche potuto
avverarsi. Era convinta che la polizia non sarebbe mai potuta arrivare a lei e
se fosse stata tranquilla per qualche mese, senza andare in giro a dar sfogo
alla sua ossessione di uccidere e violentare uomini, ce l'avrebbe potuto fare
ad espatriare insieme a quel meraviglioso ragazzo.
Intanto, Filippo aveva capito di avere in mano la situazione. Era strano, anzi
pazzesco, così come era strana tutta la situazione. Gli erano bastate qualche
moina, fare sesso in modo piuttosto normale per lui anche se strabiliante per
Patrizia e la donna, in meno di un giorno, era caduta nella sua rete. Ora
capiva perché nel suo mondo una ragazza carina che si comportava nello stesso
modo in cui si era comportato lui, era in grado di intrappolare qualsiasi
uomo.
“ Allora aspetteremo insieme signora. Le va?” rispose infine prendendo le mani
della donna e stringendole dolcemente
“ Certo che mi va. E mi va anche di fare un'altra volta l'amore insieme.
Voglio prenderti ancora una volta e farti mio. Voglio che tu sia mio tutti i
giorni a seguire”
Filippo sospirò profondamente. Era stanco. Aveva fatto l'amore un numero
incredibile di volte ed aveva solo voglia di riposare, ma ovviamente non
poteva neanche farsene accorgere dalla donna che invece sembrava insaziabile.
Cercò il più smagliante dei sorrisi e l'avvicinò ancora di più a se
facendola adagiare sopra di lui. Ora Patrizia era molto più accorta e
delicata e di questo ovviamente il giovane se ne accorse subito. La donna si
tolse gli indumenti e la vista di quel corpo atletico completamente nudo, di
quei seni talmente duri che sarebbe stato impossibile stringere, di quel viso
di una bellezza strabiliante, di quella bocca carnosa che lo cercava
avidamente, gli fecero dimenticare tutto. La stanchezza era solo un ricordo,
la paura non esisteva più. C'erano solo due corpi, sudati malgrado il freddo,
che si cercavano e si trovavano continuamente. Filippo ebbe solo un attimo di
esitazione quando pensò a Marzia. Quello che stava commettendo in quel
momento era un vero e proprio tradimento. Ma scacciò quel fastidioso pensiero
travolto com'era dalla passione per quella maestosa femmina dominante.
Marzia, Domiziana ed altre sei poliziotte scesero silenziosamente dalle due
vetture circondando la villetta. C'erano diverse abitazioni poste a pochi
metri dal mare, divise dalla spiaggia solo dalla strada litoranea ma erano
tutte disabitate tranne appunto quella in cui si apprestavano a fare
irruzione. D'altronde non poteva essere altrimenti. Era un posto frequentato
d'estate per le vacanze, ma era pieno inverno e per di più faceva un freddo
intenso come non aveva mai fatto negli ultimi anni. Marzia soffermò il suo
sguardo sulla casa in questione incurante del gelo. Non sembravano esserci
porte d'acciaio. C'era solo un cancello di ferro che la commissaria aveva
divelto con estrema semplicità creando un passaggio che aveva permesso
l'ingresso delle poliziotte all'interno del piccolo giardino antistante
l'ingresso principale. All'interno di una delle stanze dell'abitazione in
questione s'intravvedeva una flebile luce ed avvicinandosi ulteriormente le
poliziotte potevano udire distintamente la voce di una donna che gemeva mentre
faceva sesso. Marzia ebbe un altro sussulto allo stomaco. Questo stava a
significare che se si fosse trattato della casa giusta Filippo era ancora
vivo. In cuor suo sperava naturalmente che fosse così. La cosa più
importante era ritrovare il suo fidanzato vivo e vegeto, anche se avrebbe
pagato chissà cosa per non assistere alla scena in cui lo vedeva preso con la
forza da un'altra femmina. Si distolse da questi pensieri e ordinò a quattro
delle poliziotte di mettersi agli angoli della dimora mentre lei, Domiziana e
le altre due agenti scavalcarono una delle finestre dopo averla aperta ed
entrarono nell'abitazione. Non c'era neanche l'antifurto. Meglio di così non
poteva andare. Facendo attenzione a non far rumore si diressero verso la
stanza illuminata, la stessa da dove proveniva la voce della donna e Marzia,
pistola elettrica in pugno, con un calcio distrusse completamente la porta e
fece irruzione nella stanza. La donna, intenta a fare l'amore sopra il
maschio, ci mise qualche secondo a raccapezzarsi e quando si voltò, alla
vista di quelle quattro donne entrate nella sua stanza, si fece prendere dal
panico
“ Chi siete? Cosa volete?” esclamò impaurita
“ Polizia! Si allontani dal maschio e tenga le braccia alzate se non vuole
rimanere fulminata”
“ Polizia? Ma che volete? Io non ho fatto nulla di male” proseguì la donna
allontanandosi dal letto completamente nuda
Marzia si avvicinò di qualche metro guardando il ragazzo il cui viso era
rimasto nascosto dalla penombra, quindi ritornò indietro delusa
“ Non è Filippo ragazze. Abbiamo sbagliato”
“ Avete sbagliato? Ma io vi denuncio a tutte quante” ringhiò la donna che
aveva ritrovato il suo coraggio “Mi avete distrutto la porta e rovinato una
scopata”
“ Certo, può denunciarci. Poi però dovrà spiegare chi è quel ragazzo che
stava sotto di lei. Non credo proprio che si tratti di suo marito”
“ Ehm... Ora ci penserò su” poi si rivolse al ragazzo che era rimasto
immobile, terrorizzato e tremante “E tu copriti se non vuoi che ti riempia di
sberle”
“ Ora noi andiamo” concluse Marzia porgendo il suo biglietto da visita alla
donna “Mi faccia avere il preventivo per ricostruire la porta e glie la
rimborserò. Le rinnovo le mie scuse e le do un consiglio. Non tocchi il
ragazzo. Visto che non è suo marito non ha alcun diritto su di lui. Non vorrei
essere costretta ad arrestarla per violenza nei confronti di un maschio”
Le poliziotte uscirono mestamente dalla villetta. Avevano causato dei danni e
se la cosa fosse venuta fuori sarebbe stata proprio Marzia a pagarne le
conseguenze. La commissaria rientrò in macchina pensierosa. E se il
ragionamento non fosse stato quello giusto? Forse era stato tutto sbagliato
fin dall'inizio. Tutte le indagini vertevano sulla marca e sul colore di un
auto. Troppo poco. E se l'indizio non era quello giusto? Non osò pensarci.
Uno era stato appena depennato ma avevano altri due nomi sulla lista. Solo
alla fine avrebbe fatto i conti. E li avrebbe fatti soprattutto con se stessa.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
spesa. Non era abituata ad andare al supermercato a fare delle compere. A
questo aveva sempre pensato naturalmente suo marito. Ma in una situazione come
questa non poteva certo far conto su di lui ne’ tantomeno su Filippo ed era
stata costretta, suo malgrado, a fare una cosa che era riservata
esclusivamente al sesso debole maschile. Si era anche notevolmente innervosita
quando aveva percepito degli sguardi di commiserazione da parte dei casalinghi
intenti a fare la spesa per le proprie padrone. L'avevano sicuramente
considerata come una poveretta che non era neanche in grado di avere un
maschio che si occupasse di certe cose. La rabbia le era montata dentro e
d'istinto avrebbe preso tre o quattro di quei maschi e li avrebbe uccisi
contemporaneamente procurando loro un dolore immenso. Per sua fortuna aveva
fatto un respiro profondo e si era calmata, evitando di fare una strage in un
luogo pubblico, cosa che naturalmente l'avrebbe portata a un arresto
immediato da parte della sicurezza che stazionava al di fuori del
supermercato. E poi in fondo pensassero alle cose proprie. Lei di maschi ne
poteva avere quanti ne voleva. In quel momento, ad esempio, ce n'era uno, suo
marito, che l'aspettava pazientemente e docilmente a casa. E poi c'era quello
splendido amante che stava dormendo placidamente malgrado la catena con le
manette che era stata costretta a mettergli. Era ancora completamente nudo ed
era la più bella visione che lei avesse mai visto. Si soffermò ad ammirarlo
e capì perché non l'aveva ancora ucciso. Non poteva uccidere la perfezione.
Si avvicinò e si chinò accanto a lui accarezzandolo e infine gli tolse le
manette facendolo svegliare.
Filippo osservò la donna china sopra di lui e non ebbe esitazioni. Doveva
continuare su quella strada e fingere il massimo interesse per lei. Gettò le
braccia al collo della sua carceriera e cercò le sue labbra. Non era una gran
fatica far finta di essersene innamorato. Per lui era talmente bella che a
volte dimenticava persino di essere al cospetto di un'assassina dotata di una
forza di almeno dieci volte superiore alla sua, in un mondo dominato dalle
donne. Patrizia accettò ovviamente con piacere quel bacio, al termine del
quale notò il polso del ragazzo diventato rosso a causa delle manette
“ Ti fa male?” gli chiese delicatamente
“ Un po' signora Patrizia”
“ Ho dovuto mettertele. Non posso rischiare che tu scappi”
“ Lo so, la capisco. Comunque non scapperò. Vorrei poter stare con lei per il
resto della mia vita” mentì il giovane
Patrizia sentì il cuore sobbalzarle. Che cosa avrebbe dato per poter
veramente passare il resto della sua vita con un ragazzo del genere. Tutte le
persone che conosceva l'avrebbero invidiata, sarebbe andata a passeggio con
lui per le strade di Roma guardandolo con orgoglio e compatendo tutte le
femmine che si sarebbero naturalmente girate a guardarlo con ammirazione. Ma
come fare? Era una ricercata e per trovare il ragazzo che aveva rapito,
probabilmente avevano smosso tutta la polizia.
“ Anche a me piacerebbe, credimi. Per il momento però non posso fare niente.
Appena si saranno calmate le acque però ti prometto che troverò il modo di
portarti via di qua, lontano da quella maledetta poliziotta”
Aveva risposto d'istinto in quanto era ciò che sentiva veramente. Era solo un
sogno, una speranza, la voglia di ricominciare una nuova vita lontano
dall'Impero, dove nessuna la conosceva, magari con un nuovo lavoro adeguato
alle sue capacità e che le permettesse un certo tenore di vita adatto a
mantenere un maschio del genere. Ma forse quel sogno avrebbe anche potuto
avverarsi. Era convinta che la polizia non sarebbe mai potuta arrivare a lei e
se fosse stata tranquilla per qualche mese, senza andare in giro a dar sfogo
alla sua ossessione di uccidere e violentare uomini, ce l'avrebbe potuto fare
ad espatriare insieme a quel meraviglioso ragazzo.
Intanto, Filippo aveva capito di avere in mano la situazione. Era strano, anzi
pazzesco, così come era strana tutta la situazione. Gli erano bastate qualche
moina, fare sesso in modo piuttosto normale per lui anche se strabiliante per
Patrizia e la donna, in meno di un giorno, era caduta nella sua rete. Ora
capiva perché nel suo mondo una ragazza carina che si comportava nello stesso
modo in cui si era comportato lui, era in grado di intrappolare qualsiasi
uomo.
“ Allora aspetteremo insieme signora. Le va?” rispose infine prendendo le mani
della donna e stringendole dolcemente
“ Certo che mi va. E mi va anche di fare un'altra volta l'amore insieme.
Voglio prenderti ancora una volta e farti mio. Voglio che tu sia mio tutti i
giorni a seguire”
Filippo sospirò profondamente. Era stanco. Aveva fatto l'amore un numero
incredibile di volte ed aveva solo voglia di riposare, ma ovviamente non
poteva neanche farsene accorgere dalla donna che invece sembrava insaziabile.
Cercò il più smagliante dei sorrisi e l'avvicinò ancora di più a se
facendola adagiare sopra di lui. Ora Patrizia era molto più accorta e
delicata e di questo ovviamente il giovane se ne accorse subito. La donna si
tolse gli indumenti e la vista di quel corpo atletico completamente nudo, di
quei seni talmente duri che sarebbe stato impossibile stringere, di quel viso
di una bellezza strabiliante, di quella bocca carnosa che lo cercava
avidamente, gli fecero dimenticare tutto. La stanchezza era solo un ricordo,
la paura non esisteva più. C'erano solo due corpi, sudati malgrado il freddo,
che si cercavano e si trovavano continuamente. Filippo ebbe solo un attimo di
esitazione quando pensò a Marzia. Quello che stava commettendo in quel
momento era un vero e proprio tradimento. Ma scacciò quel fastidioso pensiero
travolto com'era dalla passione per quella maestosa femmina dominante.
Marzia, Domiziana ed altre sei poliziotte scesero silenziosamente dalle due
vetture circondando la villetta. C'erano diverse abitazioni poste a pochi
metri dal mare, divise dalla spiaggia solo dalla strada litoranea ma erano
tutte disabitate tranne appunto quella in cui si apprestavano a fare
irruzione. D'altronde non poteva essere altrimenti. Era un posto frequentato
d'estate per le vacanze, ma era pieno inverno e per di più faceva un freddo
intenso come non aveva mai fatto negli ultimi anni. Marzia soffermò il suo
sguardo sulla casa in questione incurante del gelo. Non sembravano esserci
porte d'acciaio. C'era solo un cancello di ferro che la commissaria aveva
divelto con estrema semplicità creando un passaggio che aveva permesso
l'ingresso delle poliziotte all'interno del piccolo giardino antistante
l'ingresso principale. All'interno di una delle stanze dell'abitazione in
questione s'intravvedeva una flebile luce ed avvicinandosi ulteriormente le
poliziotte potevano udire distintamente la voce di una donna che gemeva mentre
faceva sesso. Marzia ebbe un altro sussulto allo stomaco. Questo stava a
significare che se si fosse trattato della casa giusta Filippo era ancora
vivo. In cuor suo sperava naturalmente che fosse così. La cosa più
importante era ritrovare il suo fidanzato vivo e vegeto, anche se avrebbe
pagato chissà cosa per non assistere alla scena in cui lo vedeva preso con la
forza da un'altra femmina. Si distolse da questi pensieri e ordinò a quattro
delle poliziotte di mettersi agli angoli della dimora mentre lei, Domiziana e
le altre due agenti scavalcarono una delle finestre dopo averla aperta ed
entrarono nell'abitazione. Non c'era neanche l'antifurto. Meglio di così non
poteva andare. Facendo attenzione a non far rumore si diressero verso la
stanza illuminata, la stessa da dove proveniva la voce della donna e Marzia,
pistola elettrica in pugno, con un calcio distrusse completamente la porta e
fece irruzione nella stanza. La donna, intenta a fare l'amore sopra il
maschio, ci mise qualche secondo a raccapezzarsi e quando si voltò, alla
vista di quelle quattro donne entrate nella sua stanza, si fece prendere dal
panico
“ Chi siete? Cosa volete?” esclamò impaurita
“ Polizia! Si allontani dal maschio e tenga le braccia alzate se non vuole
rimanere fulminata”
“ Polizia? Ma che volete? Io non ho fatto nulla di male” proseguì la donna
allontanandosi dal letto completamente nuda
Marzia si avvicinò di qualche metro guardando il ragazzo il cui viso era
rimasto nascosto dalla penombra, quindi ritornò indietro delusa
“ Non è Filippo ragazze. Abbiamo sbagliato”
“ Avete sbagliato? Ma io vi denuncio a tutte quante” ringhiò la donna che
aveva ritrovato il suo coraggio “Mi avete distrutto la porta e rovinato una
scopata”
“ Certo, può denunciarci. Poi però dovrà spiegare chi è quel ragazzo che
stava sotto di lei. Non credo proprio che si tratti di suo marito”
“ Ehm... Ora ci penserò su” poi si rivolse al ragazzo che era rimasto
immobile, terrorizzato e tremante “E tu copriti se non vuoi che ti riempia di
sberle”
“ Ora noi andiamo” concluse Marzia porgendo il suo biglietto da visita alla
donna “Mi faccia avere il preventivo per ricostruire la porta e glie la
rimborserò. Le rinnovo le mie scuse e le do un consiglio. Non tocchi il
ragazzo. Visto che non è suo marito non ha alcun diritto su di lui. Non vorrei
essere costretta ad arrestarla per violenza nei confronti di un maschio”
Le poliziotte uscirono mestamente dalla villetta. Avevano causato dei danni e
se la cosa fosse venuta fuori sarebbe stata proprio Marzia a pagarne le
conseguenze. La commissaria rientrò in macchina pensierosa. E se il
ragionamento non fosse stato quello giusto? Forse era stato tutto sbagliato
fin dall'inizio. Tutte le indagini vertevano sulla marca e sul colore di un
auto. Troppo poco. E se l'indizio non era quello giusto? Non osò pensarci.
Uno era stato appena depennato ma avevano altri due nomi sulla lista. Solo
alla fine avrebbe fatto i conti. E li avrebbe fatti soprattutto con se stessa.
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