Inferno o paradiso Venticinquesimo episodio episodio

di
genere
dominazione

Mentre cucinava per lui e per la sua carceriera, Filippo pensava a sua madre.
Quante litigate aveva fatto con lei quando se ne andava al lavoro lasciandolo
a casa a studiare senza fargli trovare nulla di pronto a pranzo. Sua madre
glie lo aveva avvertito più volte che doveva imparare a cucinarsi da solo per
essere autosufficiente. Lui però non voleva starla a sentire e pretendeva che
la mamma rientrasse prima dal lavoro solo per mettersi ai fornelli. Non ce
l'aveva avuta vinta però, ed aveva dovuto cominciare a destreggiarsi tra le
pentole se voleva mangiare qualcosa di caldo. Mai come in quel momento
ringraziava sua madre di non aver ceduto ed aver fatto si che fosse in grado
di prepararsi un piatto caldo. Non che avesse trovato granché nel frigorifero,
ma era comunque riuscito a cucinare della pasta che aveva preparato per tutti
e due, mezzo pollo che aveva invece cotto per la sua sequestratrice e delle
verdure già pronte. Portò il tutto a tavola pregando il cielo di aver fatto
tutto a puntino. Per quel che ne sapeva quella donna avrebbe potuto ucciderlo
anche solo per aver trovato la pasta insipida
“ Ecco signora Patrizia. Spero che le piaccia. Ho preparato tutto senza
conoscere i suoi gusti. Spero proprio di non aver sbagliato”
La donna osservò i piatti fumanti. La pasta era condita in un modo inusuale
per lei ed assaggiò con cautela, poi, trovandola di suo gusto sorrise
“ E' buona. Mettiti seduto e mangia anche tu”
“ Grazie signora” rispose il giovane tirando un sospiro di sollievo
Mentre mangiava Patrizia non smetteva di osservare il ragazzo. Gli piaceva da
impazzire e questo la faceva sentire più fragile di quanto si fosse mai
sentita in precedenza
“ E così tu non ti ricordi da dove vieni” intavolò sempre guardandone i
gesti
“ No signora. So di essere diverso ma non mi ricordo nulla. Per me la vita è
cominciata una settimana fa”
“ Hai detto che ti ecciti solo quando una donna ti piace molto. Come fai a
saperlo se non ti ricordi niente?” Filippo rimase di sasso. Quella donna stava per incastrarlo. Ragionò velocemente per trovare una spiegazione logica senza perdere quel mezzo sorriso che sfoggiava
“ Perché è una sensazione che ho fin da quando la poliziotta mi ha ritrovato”
Disse “Me ne rendo conto da tante cose. Da lei sono attratto fin da quando
l'ho vista al bar per la prima volta”
“ Mi ero accorta che sostenevi il mio sguardo e non sapevo spiegarmelo. Di
solito i maschi abbassano gli occhi per timore e per vergogna”
“ La mia non è sfacciataggine. E' solo che sono diverso”
“ Dire che sei diverso non rende bene l'idea. Quello che mi hai fatto prima ha
dell'inverosimile. Ho avuto molti uomini, ma non mi era mai capitato prima di
fare sesso come hai fatto tu. Sembra quasi che tu provenga da un altro mondo”
Filippo pensò che quella donna non poteva neanche immaginare quanto fosse
vicina alla verità, ma quello che contava di più era il fatto che fosse
calma. In quel momento sembrava addirittura gioviale e in vena di confidenze.
Raccontò infatti al ragazzo che era sposata ma che riteneva suo marito un
maschio non adatto a lei, raccontò anche gli altri amori della sua vita e di
come si ritenesse perseguitata dalla società che non aveva colto le sue
potenzialità. Al termine del pranzo il giovane si senti un po' rassicurato.
Forse era sulla via giusta per salvarsi la pelle. Naturalmente doveva
proseguire su quella strada. Doveva continuare a servirla umilmente, ad
incensarla, a fingersi perdutamente innamorato e prendere soprattutto tempo
nella speranza che Marzia potesse arrivare in suo soccorso e salvarlo. Era pur
sempre una psicopatica assassina che poteva cambiare umore da un momento
all'altro. Si alzò dal tavolo per ripulire la cucina mentre Patrizia
continuava ad osservarne i movimenti compiaciuta. Si sentiva la padrona
assoluta di quel bel ragazzo che non avrebbe più dovuto far ritrovare a
quella maledetta poliziotta. Si alzò anche lei posizionandosi dietro al
giovane intento a pulire i piatti e lo abbracciò sul collo. Filippo sentì le
lunghe e forzute braccia della donna cingergli il collo e il sangue gli si
gelò nelle vene. Aveva avuto modo di conoscere la potenza di quelle braccia e
poteva immaginare quanto potessero essere devastanti sul suo collo. Cercò
comunque di rimanere calmo mentre Patrizia fece scivolare la mano destra
sempre più giù fino a toccargli il pene.
“ Quante volte può diventare eretto in una giornata il tuo pene senza
l'ausilio della medicina?”
“ Non lo so con precisione signora. Ma sono sicuro che può farlo ancora.
Dipende tutto da lei e da quanto lo desidera, da quanto mi desidera e da come
lo tocca. Lui ha bisogno di dolcezza”
“ E io lo desidero molto. Ma ricordati che mi hai detto che diventa dritto se
hai di fronte una donna che ti piace. Se non dovesse succedere dovrò credere
che non ti piaccio abbastanza. Ed allora potrei arrabbiarmi molto”
Filippo sospirò. Una defaillance in quel momento lo avrebbe portato a morte
certa. Si girò trovandosi di fronte alla donna. Patrizia aveva messo di nuovo
le scarpe e ora la differenza di altezza fra loro era abissale. Le arrivava
all'altezza del seno e poteva quasi sentire il profumo che emanava. Si alzò
sulla punta dei piedi per cercare la bocca e l'assassina chinò la testa per
aiutarlo. Il ragazzo sentì il desiderio crescere in lui e tirò un sospiro di
sollievo. D'altronde la bellezza e la desiderabilità della donna erano
talmente evidenti che non poteva succedere altrimenti. Inoltre la sensazione
di sentirsi desiderato in quel modo lo aveva eccitato fin dal primo momento in
cui aveva fatto il suo rocambolesco ingresso in quel mondo. Patrizia intanto
sentiva il pene di Filippo crescere solo grazie ai suoi baci e questo le
accresceva ulteriormente la voglia che aveva di quel ragazzo. Lo sollevò di
peso mettendogli una mano sotto il sedere continuando a baciarlo
“ Ora voglio sentire la tua lingua su tutto il mio corpo. Fammi quello che mi
hai fatto prima e sarai ricompensato. Ti risparmierò la vita”
“ Si signora! E' mio dovere obbedirle, ma nello stesso tempo sarà un piacere”
Patrizia rilasciò a terra Filippo che si trovò di nuovo a contatto dei seni
rigogliosi della donna. L'aiutò a spogliarsi e poi alzandosi di nuovo sulle
punte dei piedi cominciò a baciarle il collo per poi scendere verso i seni.
Sentì i capezzoli diventare turgidi e si accorse che la donna fremeva di
desiderio grazie ai suoi baci, alla sua lingua che faceva abilmente scivolare
sul suo corpo, al tocco gentile delle sue mani. E tutto questo era un buon
segno, anzi un ottimo segno.

Marzia si trovava a fianco della tenente Domiziana Aureli viaggiando a tutta
velocità attraverso le strade deserte di Roma con la potente vettura della
polizia. La commissaria ripercorse con la mente l'infernale giornata che aveva
appena trascorso. Il rapimento del suo fidanzato, il ferimento di Claudio e
poi le indagini che aveva accelerato nella speranza di salvare Filippo. Erano
riuscite a scartare man mano quasi tutti i nomi delle proprietarie delle auto
sospetta, il solo indizio concreto che avevano in mano. C'era chi al momento
del rapimento era al lavoro, chi era in montagna con la famiglia oppure chi
stava a letto con la febbre già da qualche giorno. Insomma, la scrematura era
completata. Erano rimasti i nomi di tre donne che corrispondevano al profilo
tracciato e Marzia prego la Grande Madre che il suo ragionamento fosse giusto.
Aveva dovuto svegliare la giudice per chiedere il permesso di fare irruzione
nelle case di queste donne e aveva faticato non poco per convincerla che si
trattava della pista giusta, ma alla fine era riuscita nel suo intento. Delle
tre sospette due erano sposate e possedevano una casa al mare l'una e una in
campagna l'altra. La terza era invece vedova da pochi mesi ed era
irrintracciabile già da un paio di settimane e sembrava possedere i requisiti
ideali per essere indicata come la probabile assassina violentatrice ed ora
anche rapitrice. Non possedeva personalmente la casa fuori città, ma sua
madre ne aveva una al mare a circa sessanta chilometri da Roma. A causa della
lontananza, quella se la sarebbe lasciata per ultima. Ora dunque si dirigeva
dalle altre due che si trovavano più vicine e, mentre si avvicinava a casa
della prima, sentiva qualcosa allo stomaco che la faceva sentir male. Aveva
visto tutti i corpi uccisi finora e non era certo stato uno spettacolo per
stomaci deboli. Malgrado facesse parte del suo lavoro, lei stessa aveva avuto
difficoltà nel rimanere lucida alla vista di quei macabri e disgustosi
spettacoli e ora il pensiero che potesse trovare Filippo nelle medesime
condizioni era terrificante. Senza contare che continuava ad avere visioni del
suo ragazzo preso a forza da quella donna e costretto a fare cose atroci con
lei. Tutte quelle cose che invece insieme facevano con dolcezza ed amore,
quelle cose strane che Filippo le aveva fatto conoscere e di cui ora non
avrebbe potuto più farne a meno. Sempre con la mente rivedeva le scene
d'amore tra lei e il suo fidanzato e un dolore ancora più forte la colpì
alla stomaco. Doveva salvarlo dalle grinfie di quella psicopatica. Fosse anche
l'ultima cosa che faceva.
scritto il
2023-06-19
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