Inferno o paradiso Ventottesimo episodio

di
genere
dominazione

Nel frattempo, Patrizia si accorse di essere in trappola. Non riusciva a
crederci. Come erano riuscite ad arrivare fino a lei? Aveva sperato di fuggire
da una delle finestre insieme al suo prigioniero ma si era ben presto resa
conto dell'impossibilità di farlo avendo notato che altre poliziotte erano
fuori la sua abitazione. Si sentiva come un animale braccato e si era nascosta
in un angolo di una delle stanze e con una mano copriva la bocca di Filippo
impedendogli di urlare ma anche quasi di respirare. Malgrado il ragazzo
tentasse con tutte le sue forze di liberarsi, la mano di Patrizia rimaneva
ferma sulla sua bocca con una presa ferrea tale da fargli venire le vertigini
e farlo quasi svenire. Le poliziotte intanto avevano fatto il loro ingresso in
una delle stanze e, trovandola vuota, avanzavano proprio verso quella dove
l'assassina si stava nascondendo, sempre con Marzia in testa.
Patrizia sentiva i passi delle agenti venire verso la sua stanza. Guardò
Filippo e con un dito gli fece cenno di tacere per poi togliergli la mano
dalla sua bocca facendo riprendere fiato al ragazzo ormai sull'orlo dello
svenimento, e quindi lo baciò appassionatamente
“Mi dispiace piccolo, ma forse tu puoi essere la mia salvezza” Girò di
spalle il ragazzo e poi da dietro lo alzò con una mano per il collo di alcuni
centimetri facendo di nuovo mancare l'ossigeno al giovane e, facendosi scudo
di lui, aspettò che le poliziotte facessero irruzione. Quando Marzia entrò
nella stanza armata della sua pistola elettrica la scena era ormai ben
delineata: l'assassina completamente nuda era in piedi davanti a lei tenendo
Filippo per il collo con i piedi penzolanti, anch'egli nudo. Ma era vivo, e la
commissaria ringraziò la Grande Madre per questo regalo ormai inatteso. Ma
era ancora nelle mani dell'assassina
“ Posate le armi se non volete che stacchi il collo a questo ragazzo” urlò
Patrizia all'indirizzo della poliziotta
“ Ma che cosa vuoi fare?” rispose Marzia ostentando una calma che invece in
quel momento non le apparteneva “Non ti rendi conto che ormai è finita per te.
Lascialo andare, non ti macchiare di un altro omicidio”
“ Non sarà finita fino a che terrò tra le mani quest'ostaggio così prezioso
per te. Ti ho riconosciuta, sai. Sei quella poliziotta che pretende di averlo
tutto per sé e si atteggia ad essere la sua fidanzata. Ma io so la verità”
“ Ora sono solo una poliziotta. Se tu conoscessi la legge sapresti che non
posso lasciarti andare. Per me è prezioso, ma per la legge è solo un maschio,
un essere inferiore, la cui vita non ha la stessa importanza che ha invece
catturare una come te”
“ Ed allora assisterai alla sua morte” incalzò Patrizia stringendo ancora di
più le sue dita sul pur robusto collo di Filippo
Marzia osservò il suo ragazzo farsi paonazzo e tossire ripetutamente ormai a
un passo dallo strangolamento e presa dal terrore di perderlo posò la sua
pistola sul pavimento ordinando alle altre poliziotte di fare altrettanto
“ Ma commissaria...” obiettò Domiziana
“ Fate come vi ho ordinato. E alla svelta” insistette
Le agenti eseguirono malvolentieri l'ordine. Non era la prassi e pensarono che
la loro commissaria che tanto ammiravano, in questo caso si fosse lasciata
trasportare troppo dai sentimenti personali. In ogni caso, Patrizia allentò la
presa sul collo di Filippo che riprese a respirare regolarmente. Marzia si avvicinò quindi di qualche metro
“ Abbiamo fatto quello che volevi. Ora cos'altro vuoi?”
“ Voglio andarmene di qui e voglio farlo con lui. Fate arrivare un auto e che
sia di potente cilindrata e vedrai che non gli succederà niente”
Marzia osservò pensierosa la scena. Quello che aveva detto a quella
psicopatica corrispondeva al vero. Malgrado lei tenesse enormemente a quel
giovane, non avrebbe mai potuto accettare una simile richiesta, ma soprattutto
la giudice non avrebbe acconsentito. Un ostaggio maschio era ben poco
considerato e in primo luogo veniva la cattura della malvivente. Ma lei
voleva salvarlo. Lo voleva con tutto il cuore ed avrebbe dato la sua vita per
farlo. Fece un altro passo avanti. Ora si trovava a distanza di pochi metri da
Patrizia. Lei era una grande esperta in ogni tipo di combattimento a mani
nude, ma se avesse colpito inavvertitamente Filippo lo avrebbe certo ucciso
sul colpo e quindi un attacco frontale era da escludere. Se però fosse
rotolata lateralmente, avrebbe potuto colpire la donna dalla parte dove era
scoperta. Ma avrebbe dovuto farlo velocemente per non darle il tempo di
strozzare il suo ragazzo.
Decise di agire. Si gettò sulla sua sinistra e arrivata all'altezza dove era
posizionata Patrizia, le colpì la gamba destra con un calcio scagliato da
terra. L'assassina perse l'equilibrio rovinando a faccia avanti e trascinando
Filippo con se. Nella caduta perse però la presa sul giovane e Marzia
rialzatasi immediatamente lo prese tra le sue forti e sicure braccia
allontanandolo dalla sua carceriera e portandolo in salvo
“Copritelo!” ordinò alle sue agenti “E guai a chi lo guarda in maniera indecente”
Patrizia che nel frattempo si era rialzata dolorante, barcollando si avvicinò
a Marzia che a sua volta, dopo aver posato Filippo si voltò verso di lei
“ Sono mesi che aspetto questo momento. Ora è una faccenda tra me e te.
Vediamo cosa sai fare quando hai di fronte una vera femmina e non un povero
maschio indifeso”
La commissaria si mise in posa da combattimento e partì subito all'attacco in
preda ad una foga agonistica che non aveva mai avuto in precedenza. Cercò il
volto di Patrizia prima col destro e poi col sinistro, ma anche l'assassina,
pur claudicante, era un'abile lottatrice e si disimpegnò perfettamente
schivando i due colpi per poi far partire un violento calcio con la gamba in
buone condizioni che centrò la poliziotta alla gamba destra. Ora erano
ambedue claudicanti e, per ironia della sorte alla stesso punto, ma malgrado
la menomazione continuavano a danzare una intorno all'altra per cercare un
varco nella difesa avversaria. Non si lottava più per qualcosa di specifico.
La situazione era ormai ben delineata. Le due donne lottavano per puro odio
che nutrivano, per motivi differenti, una nei confronti dell'altra e
inconsciamente lottavano anche per mettersi in mostra agli occhi del loro
amato, come due animali pronti ad azzannarsi e a morire pur di riuscire ad
avere la femmina ambita tutta per loro. Solo che in questo caso l'ambito
premio era un maschio.
Le altre poliziotte intanto, dopo aver coperto Filippo, avevano raccolto le
loro armi posate in terra in precedenza e stavano per puntarle verso la
delinquente
“ Non sparate!” intervenne Marzia “Lei è mia”
Le due contendenti continuavano a colpirsi a vicenda senza che una prevalesse
sull'altra. I loro colpi erano per lo più parati dall'avversaria di turno
oppure evitati del tutto. Marzia però questa volta fintò abilmente con il
destro e fece partire invece il suo sinistro che perforò la difesa di
Patrizia prendendola in pieno volto e facendola arretrare a ridosso del muro.
Il sangue ora scendeva copioso dalla faccia dell'assassina e Marzia preparò
il pugno che avrebbe dovuto metterla definitivamente al tappeto. La poliziotta
fece partire il colpo con inaudita violenza ma la rapitrice di Filippo ebbe un
ottimo riflesso e con una rapida torsione del busto evitò la tremenda mazzata
che si andò invece a conficcare nel muro sbriciolandolo. La ripercussione fu
tale che l'intera casa sembrò tremare. Le mattonelle caddero da diversi punti
del muro investendo le due donne e dal soffitto l'intonaco scendeva come se
nevicasse.
Filippo nel frattempo osservava quel combattimento con il cuore in gola. La
potenza di quelle due amazzoni era tale che ognuno di quei colpi che si erano
scambiati sarebbe potuto essere letale per qualunque uomo della sua
dimensione. Sembrava un combattimento fatto da due dee scese sulla terra, dee che
malgrado la foga e l'accanimento non avevano perso niente della loro
prorompente bellezza e femminilità. Ma la tenzone ormai volgeva al termine.
Malgrado Patrizia si fosse dimostrata un osso duro, la maggior predisposizione
di Marzia al combattimento, unita alla sua forma fisica eccezionale consacrata
da numerose ore di allenamento settimanali, stavano per avere la meglio. La
poliziotta chiuse la sua contendente in un angolo e poi fece partire i suoi
pugni che centrarono ripetutamente la stupratrice omicida che scivolò per
terra esanime. Marzia non sembrava però soddisfatta e si avventò su di lei
quasi in preda ad un raptus
“ Ti ammazzo, maledetta” le urlò mentre continuava a tempestarla di pugni.
Tutto quel tempo trascorso a cercarla mentre lei andava in giro ad ammazzare
uomini, ma soprattutto il fatto che avesse ridotto Claudio in fin di vita, per
non contare del rapimento e del probabile stupro nei confronti di Filippo,
l'avevano sconvolta a tal punto che le avevano fatto perdere completamente il
lume della ragione. Le tre poliziotte che avevano assistito con gioia alla
vittoria della loro commissaria capirono immediatamente che si sarebbe messa
in guai seri se avesse ucciso una donna inanimata e corsero verso di lei
togliendola a forza da sopra alla malcapitata Patrizia. Anche Filippo corse
verso di lei
“ Fermati amore mio, altrimenti la uccidi” le disse
Marzia guardò negli occhi il suo amato fidanzato tornando finalmente in sé ed
abbracciandolo
“ Non so cosa mi sia successo. Il fatto è che ho avuto tanta paura di
perderti. Credevo che non ti avrei più rivisto e il solo pensiero di saperti
preso a forza da lei mi ha fatto annebbiare la vista”
“ Ora però sono qua. Sto bene e questo è l'importante” le sussurrò Filippo
mettendole le braccia al collo e baciandola con passione. Marzia naturalmente
contraccambiò teneramente. Era da quella mattina, da quando aveva saputo che
era stato rapito, che aveva voglia di farlo. Non era trascorsa neanche una
giornata completa ma a lei era sembrato un secolo. Passarono lunghi secondi a
baciarsi, poi quando si distaccarono Marzia prese per le spalle Filippo
“ Sono così felice di vederti e immagino che tu sia così sconvolto che non
ti picchierò e non ti metterò in punizione per avermi mancato di rispetto
prima, quando mi hai dato del tu. Ma ricordati che tu sei mio e una cosa del
genere non dovrà mai più capitare. Intesi?”
Filippo sorrise. Nel caos della situazione aveva effettivamente dato del tu a
Marzia. E in questo mondo era considerata una grave mancanza di rispetto
verso quell'essere superiore che era la donna. La cosa più strana era come
fosse ormai perfettamente consapevole della situazione e di come l'accettasse,
non come una forzatura bensì come un preciso dovere. D'altronde era la pura e
semplice verità. Le donne in quell'universo erano esseri superiori e
meritavano rispetto e obbedienza e, a maggior ragione, rispetto e obbedienza
dovevano andare alla sua fidanzata, la donna che si prendeva cura di lui e che
lo aveva appena salvato. Mise la testa sul petto di Marzia e l'abbracciò di
nuovo
“ Si signorina Marzia. Intesi. Non lo farò mai più, glie lo prometto”
Marzia accompagnò quindi il giovane infreddolito e con solo una coperta
addosso, nell'auto della polizia mentre altre due vetture stavano arrivando a
sirene spiegate sul luogo del misfatto chiamate da Domiziana. A Patrizia,
ancora svenuta, furono infilate le manette elettriche e fu trascinata anche
lei dentro una vettura della polizia. Doveva rispondere dell'omicidio di
cinque maschi e di ripetuta violenza nei loro confronti, di rapimento e stupro
e di un tentato omicidio. Tutto questo sarebbe stato sufficiente per ottenere
un ergastolo senza nessuna possibilità si sconto della pena, ma nel corso
delle indagini sarebbero stati scoperti altri due omicidi, quella della
poliziotta Licia e di suo marito Tullio e questo, ovvero aver procurato la
morte di una femmina, l'avrebbe portata quasi sicuramente ad essere
giustiziata.
Marzia intanto, si sedette accanto a Filippo facendogli mettere la testa sulla
sua spalla e abbracciandolo teneramente. Diede l'ordine di partire all'agente
che si trovava al posto di guida e la vettura sgommando si allontanò
velocemente. Il caso della violentatrice omicida era ormai risolto e Marzia
aveva riavuto il suo adorato fidanzato. Ma quasi sicuramente il ragazzo era
stato violentato. Ancora non ne aveva avuto modo naturalmente di parlare con
lui, ma l'aveva ritrovato nudo e questo ovviamente non lasciava spazio a
dubbi. Qualunque maschio in quella situazione sarebbe rimasto sconvolto
dall'accaduto, mentre invece Filippo era placidamente disteso su di lei. E se
gli fosse piaciuto? Filippo non apparteneva a questo mondo e avrebbe potuto reagire
in maniera diametralmente opposta a quella di qualunque maschio. La gelosia la
stava attanagliando. Si impose di non pensarci più. Si toccò casualmente la
tasca del giubbetto e sentì il rigonfiamento della scatola contenente
l'anello che aveva comprato proprio quella mattina. Se ne era completamente
dimenticata, presa com'era stata, dalla frenesia di quella giornata e ritrovò
il sorriso. Non aveva alcuna importanza quello che era accaduto dentro quella
casa di campagna, contava solamente che l'avrebbe chiesto come marito e
sarebbe stato suo, definitivamente suo e nessun'altra donna l'avrebbe mai più
sfiorato.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it

scritto il
2023-06-26
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