Inferno o paradiso Ventinovesimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Filippo era immobile davanti alla finestra sorseggiando una bibita al succo
d'arancio mentre al di là del vetro ancora si riuscivano ad intravvedere
spiragli di cielo in mezzo a maestose nuvole che avanzavano minacciose. Tra
poco sarebbe quasi sicuramente sceso un bel temporale, uno di quegli
acquazzoni di inizio primavera che ti fa ricordare di non riporre nel cassetto
gli abiti invernali e Filippo si premunì di avvertire Claudio di togliere
gli indumenti stesi ad asciugare. Ritornò quindi nella sua postazione appena
in tempo per sentire il videotelefono accanto a lui squillare. Il bellissimo
volto di Marzia era apparso sul display e Filippo digitò un tasto in modo da
poter conversare con la sua futura sposa
“Amore, cosa stavi facendo di bello?” esordì la donna
“ Di bello proprio niente signorina Marzia. Anzi, a dir la verità mi stavo
annoiando un po' e non vedo l'ora che lei ritorni a casa. Pensi che stavo alla
finestra ad osservare il tempo e mi sono accorto che sta per arrivare un bel
temporale ed allora ho avvertito Claudio di togliere i vestiti stesi”
“ Bravo, tesoro mio. Ora però mi sento in colpa per quello che ti sto per
dire”
“ Di che si tratta signorina?” domandò con preoccupazione il ragazzo intuendo
ciò che gli avrebbe detto la donna
“ Hai già capito vero? Ho avuto un imprevisto di lavoro e non farò in tempo
ad arrivare per cena. Mi dispiace tanto, piccolo mio”
“ Un altro imprevisto signorina?” chiese deluso il ragazzo-
“ Si un altro tesoro. Credimi, anch'io vorrei poter trascorrere con te tutto
il mio tempo, ma non posso fare altrimenti. Si tratta del mio lavoro. Ti
prometto però che domani mi prenderò mezza giornata di ferie e la dedicherò
completamente a te. Se vuoi andremo a fare acquisti e ti comprerò tutto
quello che vuoi. Potrai svuotarmi la carta di credito se lo riterrai
opportuno”
“ Ma a me non interessa” obiettò Filippo “Tutto quello che desidero è
passare la serata con lei”
“ Sei un vero tesoro. Sto per sposare il ragazzo più bello e adorabile del
mondo. Anzi, di tutti i mondi. Sono veramente una donna fortunata. Ora però
devo proprio tornare al lavoro. Mi raccomando, appena Claudio andrà via
assicurati di installare l'antifurto e la chiusura elettronica correttamente.
E naturalmente non far entrare nessuno”
“ Certamente signorina”
“ Bravo! E ricordati che ti amo da impazzire” concluse la poliziotta
“ Anch'io la amo immensamente” Marzia gli inviò un bacio con la mano e
scomparve dal display lasciando Filippo solo con i suoi pensieri. Non era la
prima volta che la sua fidanzata non tornava a casa per la cena e questa era
una cosa che non riusciva proprio a sopportare. Rimaneva tutto il giorno in
attesa del ritorno di Marzia, con la sola compagnia di Claudio, compagnia che,
malgrado si fosse affezionato a quel tipo strambo, non lo solleticava più di
tanto. Ma probabilmente con nessun maschio di quell'universo avrebbe potuto
instaurare una vera amicizia. Troppo diverso da tutti gli altri per poter fare
anche solo una decente conversazione. La noia era il suo vero dramma. Aveva
parlato con Marzia di questa situazione e la donna gli aveva garantito che
dopo sposato avrebbe potuto iscriversi a uno dei circoli esistenti in città e
trascorrervi almeno un paio di giorni a settimana. Ma neanche lei riusciva a
comprenderlo appieno, a capire che lui non era come tutti gli altri, che aveva
bisogno di spazi che in questo mondo non erano concessi ai maschi e questo era
l'unico limite che riconosceva a quella meravigliosa donna e alla vita in
questo mondo. La noia si era acuita maggiormente quando Claudio, dimesso
dall'ospedale due settimane prima completamente ristabilito, era ritornato al
loro servizio ricominciando ad occuparsi di tutte le faccende domestiche che
nei giorni precedenti erano state appannaggio proprio di Filippo con l'aiuto
del suo futuro suocero. Erano infatti trascorsi due mesi da quando era stato
rapito da Patrizia e liberato da Marzia e alcune cose erano cambiate da quel
momento. Il ritorno alla vita normale era stato particolare per Filippo.
Marzia gli era stata molto vicina prendendosi due settimane di riposo e
accudendolo in modo continuo. Per prima cosa l'aveva portato da una psicologa
per fargli superare quello che per la donna era stato un gravissimo trauma,
mentre per Filippo era stato semplicemente un'avventura avuta al di fuori
della coppia, avventura che gli aveva causato, e continuava a procurargli, dei terribili sensi di colpa a causa del piacere con il quale, pur costretto, aveva fatto l'amore con la sua carceriera. Questo dal punto di vista della violenza
sessuale. Ben diverso e più consistente semmai era stato il trauma subito a
causa del terrore con il quale aveva convissuto per tutta la durata di
quell'interminabile giornata di prigionia. Ma era stata paura di morire tra le
mani di quell'assassina dotata, come tutte le donne, di una forza enormemente
superiore alla sua, non certo per timore di una violenza sessuale. Malgrado
tutto quello che aveva visto in quel mondo, ancora non riusciva a definire
stupro un atto sessuale fatto con costrizione da parte di una donna nei
confronti di un uomo. Eppure non poteva trattarsi d'altro. E infatti la sua
fidanzata l'aveva trattato come un ragazzo proveniente da un grave violenza
subita, e nei giorni susseguenti alla sua liberazione aveva avuto quasi paura
di toccarlo, evitando qualsiasi accenno al sesso per dargli il tempo di
riprendersi totalmente. Solo dopo un paio di settimane gli aveva preso le mani
tra le sue dicendogli che lei era disposta ad aspettare tutto il tempo
necessario prima di fare l'amore. L'avrebbero rifatto solo quando Filippo
l'avrebbe ritenuto opportuno pur desiderandolo in maniera spasmodica
“ Io per lei sarò sempre pronto. Io l'amo e vorrei che ricominciasse al più
presto tutto come prima” le aveva risposto, calandosi perfettamente nei panni del maschio medio di quest'universo. Maschio sottomesso, docile e fragile che lui, tendenzialmente, non era affatto ma che, al cospetto di Marzia, diventava
automaticamente quasi a sottolinearne inconsciamente la superiorità in tutti i
campi. E pensare che in tutti i rapporti avuti finora Filippo aveva sempre
avuto il pieno controllo della situazione, era stato sempre l'elemento
dominante della coppia, sempre rimanendo entro certi limiti. Ma aveva sempre
avuto ragazze che avevano riconosciuto la sua autorità, l'autorità di un
maschio. Ma Marzia, questa Marzia, non certo quella del suo mondo, era di un
altro pianeta, di un altro universo e non solo dal punto di vista letterale
della parola. Era lei che conduceva il gioco dall'alto di una superiorità
evidente in tutto quello che faceva. Fisicamente non c'erano proporzioni. Era
talmente più forte di lui che non si poteva neanche fare il minimo paragone.
Ma era con il suo modo di fare, con la sua intelligenza, che Filippo ne aveva
decretato il riconoscimento come perno della coppia, lasciandole completamente
la gestione del rapporto. In un mondo del genere era inevitabile che questo
avvenisse, ma per lui che proveniva da altri lidi non era scontato che
accettasse anche psicologicamente questa situazione. E invece se ne era ben
presto fatto una ragione e quando obbediva a un ordine della sua donna non lo
faceva solo per timore di un comportamento violento da parte sua, ma perché ne
riconosceva la superiorità e di conseguenza l'autorità. Un po' come succedeva
ai soldati che erano capaci di andare in battaglia con tranquillità eseguendo
l'ordine di un loro comandante del quale ne riconoscevano le doti di comando e
del quale si fidavano ciecamente.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali,it
d'arancio mentre al di là del vetro ancora si riuscivano ad intravvedere
spiragli di cielo in mezzo a maestose nuvole che avanzavano minacciose. Tra
poco sarebbe quasi sicuramente sceso un bel temporale, uno di quegli
acquazzoni di inizio primavera che ti fa ricordare di non riporre nel cassetto
gli abiti invernali e Filippo si premunì di avvertire Claudio di togliere
gli indumenti stesi ad asciugare. Ritornò quindi nella sua postazione appena
in tempo per sentire il videotelefono accanto a lui squillare. Il bellissimo
volto di Marzia era apparso sul display e Filippo digitò un tasto in modo da
poter conversare con la sua futura sposa
“Amore, cosa stavi facendo di bello?” esordì la donna
“ Di bello proprio niente signorina Marzia. Anzi, a dir la verità mi stavo
annoiando un po' e non vedo l'ora che lei ritorni a casa. Pensi che stavo alla
finestra ad osservare il tempo e mi sono accorto che sta per arrivare un bel
temporale ed allora ho avvertito Claudio di togliere i vestiti stesi”
“ Bravo, tesoro mio. Ora però mi sento in colpa per quello che ti sto per
dire”
“ Di che si tratta signorina?” domandò con preoccupazione il ragazzo intuendo
ciò che gli avrebbe detto la donna
“ Hai già capito vero? Ho avuto un imprevisto di lavoro e non farò in tempo
ad arrivare per cena. Mi dispiace tanto, piccolo mio”
“ Un altro imprevisto signorina?” chiese deluso il ragazzo-
“ Si un altro tesoro. Credimi, anch'io vorrei poter trascorrere con te tutto
il mio tempo, ma non posso fare altrimenti. Si tratta del mio lavoro. Ti
prometto però che domani mi prenderò mezza giornata di ferie e la dedicherò
completamente a te. Se vuoi andremo a fare acquisti e ti comprerò tutto
quello che vuoi. Potrai svuotarmi la carta di credito se lo riterrai
opportuno”
“ Ma a me non interessa” obiettò Filippo “Tutto quello che desidero è
passare la serata con lei”
“ Sei un vero tesoro. Sto per sposare il ragazzo più bello e adorabile del
mondo. Anzi, di tutti i mondi. Sono veramente una donna fortunata. Ora però
devo proprio tornare al lavoro. Mi raccomando, appena Claudio andrà via
assicurati di installare l'antifurto e la chiusura elettronica correttamente.
E naturalmente non far entrare nessuno”
“ Certamente signorina”
“ Bravo! E ricordati che ti amo da impazzire” concluse la poliziotta
“ Anch'io la amo immensamente” Marzia gli inviò un bacio con la mano e
scomparve dal display lasciando Filippo solo con i suoi pensieri. Non era la
prima volta che la sua fidanzata non tornava a casa per la cena e questa era
una cosa che non riusciva proprio a sopportare. Rimaneva tutto il giorno in
attesa del ritorno di Marzia, con la sola compagnia di Claudio, compagnia che,
malgrado si fosse affezionato a quel tipo strambo, non lo solleticava più di
tanto. Ma probabilmente con nessun maschio di quell'universo avrebbe potuto
instaurare una vera amicizia. Troppo diverso da tutti gli altri per poter fare
anche solo una decente conversazione. La noia era il suo vero dramma. Aveva
parlato con Marzia di questa situazione e la donna gli aveva garantito che
dopo sposato avrebbe potuto iscriversi a uno dei circoli esistenti in città e
trascorrervi almeno un paio di giorni a settimana. Ma neanche lei riusciva a
comprenderlo appieno, a capire che lui non era come tutti gli altri, che aveva
bisogno di spazi che in questo mondo non erano concessi ai maschi e questo era
l'unico limite che riconosceva a quella meravigliosa donna e alla vita in
questo mondo. La noia si era acuita maggiormente quando Claudio, dimesso
dall'ospedale due settimane prima completamente ristabilito, era ritornato al
loro servizio ricominciando ad occuparsi di tutte le faccende domestiche che
nei giorni precedenti erano state appannaggio proprio di Filippo con l'aiuto
del suo futuro suocero. Erano infatti trascorsi due mesi da quando era stato
rapito da Patrizia e liberato da Marzia e alcune cose erano cambiate da quel
momento. Il ritorno alla vita normale era stato particolare per Filippo.
Marzia gli era stata molto vicina prendendosi due settimane di riposo e
accudendolo in modo continuo. Per prima cosa l'aveva portato da una psicologa
per fargli superare quello che per la donna era stato un gravissimo trauma,
mentre per Filippo era stato semplicemente un'avventura avuta al di fuori
della coppia, avventura che gli aveva causato, e continuava a procurargli, dei terribili sensi di colpa a causa del piacere con il quale, pur costretto, aveva fatto l'amore con la sua carceriera. Questo dal punto di vista della violenza
sessuale. Ben diverso e più consistente semmai era stato il trauma subito a
causa del terrore con il quale aveva convissuto per tutta la durata di
quell'interminabile giornata di prigionia. Ma era stata paura di morire tra le
mani di quell'assassina dotata, come tutte le donne, di una forza enormemente
superiore alla sua, non certo per timore di una violenza sessuale. Malgrado
tutto quello che aveva visto in quel mondo, ancora non riusciva a definire
stupro un atto sessuale fatto con costrizione da parte di una donna nei
confronti di un uomo. Eppure non poteva trattarsi d'altro. E infatti la sua
fidanzata l'aveva trattato come un ragazzo proveniente da un grave violenza
subita, e nei giorni susseguenti alla sua liberazione aveva avuto quasi paura
di toccarlo, evitando qualsiasi accenno al sesso per dargli il tempo di
riprendersi totalmente. Solo dopo un paio di settimane gli aveva preso le mani
tra le sue dicendogli che lei era disposta ad aspettare tutto il tempo
necessario prima di fare l'amore. L'avrebbero rifatto solo quando Filippo
l'avrebbe ritenuto opportuno pur desiderandolo in maniera spasmodica
“ Io per lei sarò sempre pronto. Io l'amo e vorrei che ricominciasse al più
presto tutto come prima” le aveva risposto, calandosi perfettamente nei panni del maschio medio di quest'universo. Maschio sottomesso, docile e fragile che lui, tendenzialmente, non era affatto ma che, al cospetto di Marzia, diventava
automaticamente quasi a sottolinearne inconsciamente la superiorità in tutti i
campi. E pensare che in tutti i rapporti avuti finora Filippo aveva sempre
avuto il pieno controllo della situazione, era stato sempre l'elemento
dominante della coppia, sempre rimanendo entro certi limiti. Ma aveva sempre
avuto ragazze che avevano riconosciuto la sua autorità, l'autorità di un
maschio. Ma Marzia, questa Marzia, non certo quella del suo mondo, era di un
altro pianeta, di un altro universo e non solo dal punto di vista letterale
della parola. Era lei che conduceva il gioco dall'alto di una superiorità
evidente in tutto quello che faceva. Fisicamente non c'erano proporzioni. Era
talmente più forte di lui che non si poteva neanche fare il minimo paragone.
Ma era con il suo modo di fare, con la sua intelligenza, che Filippo ne aveva
decretato il riconoscimento come perno della coppia, lasciandole completamente
la gestione del rapporto. In un mondo del genere era inevitabile che questo
avvenisse, ma per lui che proveniva da altri lidi non era scontato che
accettasse anche psicologicamente questa situazione. E invece se ne era ben
presto fatto una ragione e quando obbediva a un ordine della sua donna non lo
faceva solo per timore di un comportamento violento da parte sua, ma perché ne
riconosceva la superiorità e di conseguenza l'autorità. Un po' come succedeva
ai soldati che erano capaci di andare in battaglia con tranquillità eseguendo
l'ordine di un loro comandante del quale ne riconoscevano le doti di comando e
del quale si fidavano ciecamente.
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