Inferno o paradiso Trentunesimo episodio

di
genere
dominazione

Filippo andò in camera a cambiarsi per indossare qualcosa di semplice e adatto a quella giornata piovosa, e quindi scrisse la lettera lasciandola in bella
mostra, si mise in tasca le fotografie che lo ritraevano insieme alla sua
splendida donna e infine prese l'ombrello e si diresse verso la porta.
Oltrepassò la cucina dove Claudio era intento a preparare la cena, stando
bene attento a non far rumore per eludere il tuttofare, ma questi doveva avere
il radar incorporato perché uscì dalla cucina e prima che Filippo potesse
aprire la porta intervenne
“ Ma che stai facendo Filippo? Mica avrai intenzione di uscire?” l'apostrofò
“ Devo chiederti un grosso favore Claudio” rispose il giovane, costretto ormai
a dare qualche spiegazione all'uomo senza scendere troppo in particolari che
non avrebbe mai potuto capire “Ora io devo uscire di casa. E' probabile che
rientri prima dell'arrivo della signorina Marzia. Tu pertanto chiudi casa
quando esci e per favore non dirle nulla della mia uscita. Ma se invece non
dovessi rientrare le ho lasciato una lettera dove le spiego le mie
motivazioni”
“ Vuoi uscire di casa a quest'ora? E con questo tempo? E non sai neanche se
ritorni? Ma sei pazzo?”
“ Fermo Claudio! Una domanda alla volta. E' tutto esatto. Voglio uscire di
casa adesso anche se piove. Anzi, soprattutto perché sta piovendo e non ho
idea se ritornerò in serata oppure no. E forse sono pure pazzo considerando
quello che ho in mente. Ma comunque tu non ti preoccupare. Sono abbastanza
grande per potermela cavare da solo”
“ Ma non ti rendi conto che è pericoloso uscire di casa da soli di sera?” proseguì Claudio sempre più esterrefatto “Non ti è bastato quello che ti è
successo? E poi se ti lascio andare la signorina Marzia mi licenzierà. E io
non posso correre il rischio di perdere il lavoro. Mia moglie mi riempirebbe
di botte e mi metterebbe in punizione per il resto della mia vita. Ma si può
sapere dove hai intenzione di andare da solo a quest'ora?”
“ Non te lo posso dire” rispose Filippo cercando di spostare Claudio che nel
frattempo si era frapposto tra lui e la porta per non lasciarlo uscire. Il
giovane cominciava ad innervosirsi. Non avrebbe voluto usare la forza nei
confronti dell'uomo anche perché il confronto tra i due era impari. Troppo
netta la differenza di stazza tra i due a suo favore e pertanto cercò con
delicatezza di spostarlo senza però riuscire nell'intento. Dopo un altro paio
di tentativi inutili, Filippo prese il braccio dell'uomo e lo scaraventò
addosso al muro e finalmente la strada per uscire si era liberata. Solo per
qualche secondo però. Claudio si rialzò in piedi e mentre Filippo era
intento ad azionare la pesante porta d'acciaio lo raggiunse
“ Ti prego Filippo non farlo. Aspetta almeno che io me ne sia andato. Tra
un'ora mia moglie verrà a prendermi e tu potrai fare quello che vuoi. Fallo
per me, ho tanta paura che lei possa arrabbiarsi con me”
Il giovane si voltò ad osservare Claudio. Stava effettivamente tremando di
paura al solo pensiero che sua moglie potesse addossargli la colpa della sua
fuga e, conoscendo la severità della donna, tutto lasciava immaginare che
sarebbe potuta andare proprio come Claudio aveva paventato, con la signora
Silvia, la moglie dell'uomo, a punirlo duramente se si fosse comportato da
complice nei suoi confronti. Pensò per qualche secondo a come evitare che
Claudio potesse essere incolpato di ciò che stava per fare e alla fine
l'unica soluzione che trovò fu quella di renderlo innocuo. Armò il suo
braccio destro e poi colpì duramente, con un violento pugno al mento, l'uomo
che stramazzò al suolo dopo aver barcollato per una manciata di secondi,
senza dargli alcuna possibilità di difesa, semmai ne fosse stato capace. Era
debole Claudio, come probabilmente lo erano tutti i maschi di quel mondo,
talmente debole che con un solo pugno Filippo lo aveva mandato nel mondo dei
sogni. Si sincerò che l'uomo, malgrado giacesse inanimato, stesse bene e
accortosi che respirava regolarmente, si allontanò da lui proseguendo
nell'operazione dell'apertura della porta. Ultimata questa fase si rivolse
all'uomo che ovviamente essendo svenuto non poteva proprio ascoltarlo
“ Mi dispiace Claudio, ma l'hai proprio voluta tu. Non posso aspettare che tua
moglie ti venga a prendere. Devo approfittare della giornata di oggi. Sta
piovendo forte e Marzia ritornerà a casa tardi. Chissà quando mi potrà
ricapitare un occasione simile. E dopo esserti preso questo bel cazzotto tua
moglie non potrà rimproverarti niente” Si voltò di nuovo e uscì di casa
avviandosi a passo veloce verso la sua meta, ovvero il punto preciso in cui
aveva fatto il suo ingresso nella dimensione delle amazzoni. Da quel giorno
c'era passato diverse volte, sempre in macchina con Marzia, anche perché era
praticamente necessario fare quella strada per far ritorno a casa dopo essere
stato in città. La sua fidanzata infatti possedeva questa casa in un
quartiere residenziale e abbastanza signorile, ma praticamente isolato dal
resto di Roma, a metà strada sulla via che portava al mare e anche la sera
del loro primo incontro, quando Marzia lo salvò dalle tre violentatrici,
stava appunto ritornando nella sua dimora. Ogni volta che transitavano in quel
punto la sua fidanzata lo stringeva forte a se benedicendo il Fato che l'aveva
aiutata ad incontrare il ragazzo dei suoi sogni. Questi ricordi gli
procuravano un'infinita tenerezza ma, malgrado amasse Marzia oltre ogni
immaginazione, era risoluto al massimo nel far ritorno nel suo mondo.
Il temporale intanto, si faceva sempre più insistente, assomigliando proprio a
quello che aveva aperto la porta dimensionale e questo non gli dispiaceva
affatto. Si era ormai convinto che se si fossero ricreate le stesse condizioni
atmosferiche, si sarebbe di nuovo creata anche la porta. Forse quel punto
aveva qualcosa di magico, magari qualche intersezione di longitudine e
latitudine di cui lui non aveva la più pallida idea, o una strana questione
di magnetismo, oppure chissà cos'altro. Erano aperte tutte le ipotesi. La cosa
importante era solo ritrovare la porta e capire in quale situazione questa si
creasse per poterci fare il suo ingresso a suo piacimento. Intanto però
doveva fare i conti con il vento che quasi gli strappava l'ombrello di mano
facendolo inzuppare completamente. Attraversò l'intero quartiere guardandosi
intorno sospettoso ogni qualvolta passava una macchina. L'esperienza avuta per
ben due volte in poco più di due mesi lo avevano costretto suo malgrado a
cambiare il suo approccio mentale alla visione di bellissime donne che un
tempo avrebbe divorato con gli occhi, accompagnando lo sguardo con frasi di
complimenti o di approccio, mentre ora aveva imparato a temerle, abbassando
gli occhi ogni volta ne incrociava una. Soltanto quando stava con Marzia si
sentiva tranquillo. Era ovviamente una sensazione del tutto nuova per lui
avere una donna che lo proteggesse da tutto e da tutti e, superati i primi
giorni di inevitabile smarrimento, la considerava come una delle cose più
piacevoli che aveva trovato nella sua nuova vita. D'altronde, quello era un
mondo in cui diverse cose andavano al contrario. Le donne erano cacciatrici e
proteggevano il loro maschio mentre gli uomini delle semplici prede che una
volta prese si dedicavano completamente alle loro padrone ricevendone in
cambio proprio quella protezione di cui avevano bisogno.
Intanto, decise di accelerare ancora di più il passo. Le ultime abitazioni
erano ormai definitivamente alle spalle ma doveva percorrere circa un
chilometro prima di arrivare alla strada principale e temeva che nel frattempo
Claudio potesse essersi svegliato e in questo caso avrebbe dato sicuramente
l'allarme chiamando proprio la sua fidanzata. Percorso anche l'ultimo tratto
che lo portava sulla strada principale, risalì a est in direzione del centro
di Roma. Si trattava di una grande arteria sempre percorsa da diverse
autovetture, ma questa volta il traffico era notevolmente più scarso del
solito, probabilmente a causa del tempo che era sempre più inclemente.
Filippo camminava lontano da dove passavano le vetture sia per passare
inosservato, sia per evitare gli schizzi che a volte sembravano vere e proprie
cascate d'acqua e finalmente dopo un altro paio di chilometri si trovò a
costeggiare la pineta. Ora doveva stare bene attento a ritrovare il punto dove
sia Marzia sia le tre malintenzionate avevano lasciato la loro auto e poi
inoltrarsi all'interno della pineta stessa per un altro chilometro circa, alla
ricerca della porta. Cominciava ad essere stanco. Gli abiti che indossava non
erano certo adatti per una situazione simile malgrado avesse cercato i più
comodi del suo guardaroba e la pioggia li aveva completamente inzuppati.
Gettò l'ombrello che a causa del vento gli era più che altro d'intralcio ma
finalmente trovò il punto esatto. Ora doveva cominciare la sua camminata
dentro la pineta e fare esattamente il percorso contrario rispetto a quello
della volta scorsa. Era trascorsa oltre un'ora da quando aveva lasciato la
casa di Marzia e ora iniziava la parte più difficile: ritrovare il punto
esatto e sperare che la sua idea non fosse così folle come supponeva egli
stesso. Ma non era affatto facile. Gli alberi sembravano tutti uguali e
nessuna luce gli appariva. Credeva di avere un senso d'orientamento piuttosto
sviluppato, ma si guardava intorno e non aveva la più pallida idea di dove si
trovasse. Per di più si sentiva nervoso come non mai e gli sembrava di
sentire da lontano rumori come di una persona che si avvinava. Se si fosse
trattato di una donna malintenzionata, la sua vita in quel momento non valeva
un soldo bucato. Si chinò in ginocchio prendendo la testa fra le mani. Ma chi
glie l'aveva fatto fare? Aveva tutto quello che un uomo di questo mondo poteva
desiderare. Ma forse non era troppo tardi. Anche se Claudio aveva già lanciato
l'allarme, Marzia lo avrebbe ripreso con se. Almeno era questo ciò che
sperava. Intanto però lo scalpiccio si faceva sempre più forte. La persona
non doveva trovarsi molto lontana e il panico lo avvolse completamente. Che
cosa gli stava succedendo? Si era sempre considerato un ragazzo abbastanza
coraggioso e dopo soli due mesi di vita in questo mondo si ritrovava frignante
e piagnucoloso. Decise di ritornare a casa ma doveva fare un giro più largo
per evitare di incontrare la persona di cui sentiva ormai distintamente i
passi sul fogliame. Fece solo pochi passi però. D'improvviso una luce
accecante proveniente da chissà dove lo illuminò completamente. Filippo si
mise le mani negli occhi e quando li riaprì gli sembrò di sognare. Un sogno
bellissimo. La luce lo avvolgeva in una maniera così intensa che pareva
irreale e all'interno di quella luce tutto era scomparso. Gli alberi di cui
la pineta era piena non esistevano più e dal nulla si era creato un vortice.
Si trattava di una spirale con i colori dell'arcobaleno bellissima ed
invitante che sembrava richiamare Filippo al suo interno. Il ragazzo guardò
in alto quasi a ringraziare il Cielo. La sua idea folle aveva funzionato.
Camminò lentamente per quei pochi metri che lo separavano dal vortice e si
fece risucchiare dall'energia che emanava quella spirale.
Pensò che tra poco avrebbe riabbracciato il suo mondo e questo gli donò una
felicità immensa.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2023-07-03
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