Caccia alla schiava (parte 1)
di
Kugher
genere
sadomaso
“Enrico, da un anno non ti vedo!”
Anita e Marco si diressero verso l’amico con l’intento di abbracciarlo.
Enrico li aspettava all’ingresso della casa colonica ed era uscito dopo averli visti parcheggiare.
“Anita cara, è sempre un piacere e sei sempre bellissima!”
“E tu sei sempre un gran bugiardo, anche paraculo, ma un adorabile paraculo, ho messo su qualche chilo e tu lo vedi benissimo”.
L’ospite e Marco avevano modo di vedersi spesso per amicizia. Erano entrambi appassionati di vela e trascorrevano assieme molte domeniche. Anita invece amava fare vita riservata, anche perché Enrico era single e non le andava di stringere amicizia con le sue amichette di turno.
“Mi fa piacere che tu oggi sia venuta”
“Non potrei mai mancare a questo evento annuale”.
La voce tradiva l’eccitazione.
Enrico sorrise e l’abbracciò con un gesto dal quale era possibile intuire affetto sincero.
La vanità della donna le regalò un brivido nel notare il modo in cui Enrico l’aveva osservata. Prima dell’attuale relazione, lei e l’ospite avevano trascorso una bellissima estate insieme. Lui ne era innamorato, ma lei non si sentiva pronta o, forse, era la scusa per non ferire l’amico per il quale, evidentemente, non provava nulla oltre all'affetto e all’attrazione sessuale soddisfatta in quel caldo agosto.
L’eccitazione era comunque palpabile nell’aria, anche se tutti facevano finta di nasconderla.
Marco e Anita avevano notato l’altra vettura già presente ed avevano immaginato che fosse della schiava che, come al solito, sarebbe dovuta arrivare prima di tutti per i preparativi e, soprattutto, per essere già presente ad accogliere i partecipanti alla caccia.
Il tempo era stato favorevole. Qualche goccia di acqua al mattino aveva avuto l’effetto di lasciare l’aria tersa e più fresca rispetto al picco di temperatura dei giorni precedenti.
L’abbigliamento era leggero e comodo.
Dopo i saluti che non potevano essere resi impacciati dai bagagli, tornarono all’auto a prendere la valigia.
Il bagaglio non era eccessivo in quanto avrebbe dovuto contenere quanto necessario per una notte sola.
Si sarebbero cambiati dopo cena.
Enrico li inviò sulla terrazza a prendere un aperitivo, così da ammirare le palme ed il prato che, dopo avere ceduto spazio alla sabbia, portava al mare.
“Immagino che sarete curiosi e vorrete vedere il premio subito”.
Li condusse nella grande sala dove avrebbero cenato.
La scenografia era cosa nota, come fosse una tradizione.
Così le sedie e la tavola, già apparecchiata, erano rivestite di tessuto bianco, lo stesso delle precedenti edizioni dell’evento serale.
Ad Enrico piacevano le “tradizioni”. Rispettava le vecchie e ne creava di nuove.
Ben visibile nella sala, c’era una gabbia e, dentro, una ragazza, nuda. Ai capezzoli ed alle grandi labbra aveva morsetti.
Ai Padroni piaceva ed eccitava la circostanza per la quale mentre loro si riposavano e godevano l'aperitivo, il loro giocattolino stava soffrendo.
Anita si avvicinò e apprezzò i lunghi capelli biondi, sia per il colore sia per la lunghezza che, in quanto tale, era utile per lo scopo.
Avrebbe voluto procurare altro dolore alla schiava ma, sapeva, anche quello faceva parte della “tradizione”: la schiava va toccata solo quando la “caccia” sarebbe stata aperte.
Negli anni avevano raggiunto dei compromessi.
Così Anita infilò la scarpa tra le sbarre. La schiava, pur nel ridotto spazio, riuscì a muoversi e a raggiungerla per leccarle il piede.
La Padrona ne approfittò per infilare in bocca la punta della decolleté e spingere a fondo.
“Anche questa arriva dall’università?”
Marco, nel frattempo, ottenne lo stesso servizio facendosi leccare una scarpa.
“Certo, come tutte quelle di questi anni”.
“E’ un’ottima fonte il tuo ambiente. Questa si è offerta o è stata fatta offrire volontaria?”.
“Diciamo che è un po’ indietro con gli esami e vuole uscire con una media che la sua svogliatezza nello studio non le consentirebbe mai di avere, ma, al tempo stesso, non vuole scontentare mammà”.
Il livello nell’eccitazione nella voce di Marco si alzò.
“Sono le migliori, queste, perché non traggono piacere e danno maggiori soddisfazioni quando vengono frustate”.
Anita reclamava le attenzioni dell’animaletto sui suoi piedi.
Sapeva come ottenere favori da Marco che era ancora innamorato di lei. Gli si avvicinò e partendo dal collo, lo leccò fino alla bocca, per arrivare ad avvolgere la lingua dell’uomo.
“Dai tesoro, lasciami i favori della schiava”.
La lingua della ragazza imprigionata tornò sui piedi di Anita.
“Ha ragione Marco. Quella dell’anno scorso era masochista di suo e non so se è stata lei ad eccitare noi oppure siamo più stati noi ad eccitare lei”.
“Bhè, tesoro, a giudicare da come eri eccitata la risposta mi sembrerebbe semplice”.
La donna sorrise. Fece cadere la scarpa e spinse la punta del piede in bocca all’imprigionata.
“Sei uno zotico senza rispetto per le signore”...
“Sì sì, sono zotico adesso. Senti, mia bellissima amica frigida, adesso lo zotico va a preparare gli aperitivi in giardino. Se ben vi conosco, vi serve qualche minuto prima di raggiungermi”.
“Vai ragazzo, vai a preparare da bere, tanto sappiamo che tu hai già testato la merce”.
Enrico accarezzò il seno di Anita prima di allontanarsi.
La donna si alzò la lunga gonna e si sedette, già priva di mutandine, sulla gabbia.
“Forza bestia, fammi provare la tua lingua”.
La ragazza, il cui nome a nessuno interessava, si contorse un poco per riuscire a muoversi nel poco spazio e raggiungere la figa della Padrona.
Iniziò a leccarla, sperando che il piacere che in quel momento le stava procurando l’avrebbe resa più “dolce” nel proseguimento della serata.
“Ci sa fare la cagna, secondo me questa di fighe ne ha leccate un casino”.
“Vediamo se sa fare altrettanto con me”.
A Marco piaceva moltissimo che gli si leccasse i testicoli da sotto ed il culo.
Si sedette anche lui accanto all’amata e provò identica soddisfazione.
“Le premesse sono ottime per il proseguo di questa serata”.
Raggiunsero il loro ospite intento a preparare i cocktail.
“E’ giovane la bestiolina”.
“Terzo anno di almeno 7”.
Scoppiarono in una risata.
“Te la sei già scopata?”.
“Tesoro cara, vuoi che porti all’attenzione dei tuoi piaceri merce non adeguatamente testata?”.
“Bhè, non devi averla usata molto tempo fa, a giudicare dalla traccia di frustino sulla schiena”.
“Caro Marco, penserai mica che l’aperitivo di piacere sarebbe spettato solo a voi”.
Anita e Marco si diressero verso l’amico con l’intento di abbracciarlo.
Enrico li aspettava all’ingresso della casa colonica ed era uscito dopo averli visti parcheggiare.
“Anita cara, è sempre un piacere e sei sempre bellissima!”
“E tu sei sempre un gran bugiardo, anche paraculo, ma un adorabile paraculo, ho messo su qualche chilo e tu lo vedi benissimo”.
L’ospite e Marco avevano modo di vedersi spesso per amicizia. Erano entrambi appassionati di vela e trascorrevano assieme molte domeniche. Anita invece amava fare vita riservata, anche perché Enrico era single e non le andava di stringere amicizia con le sue amichette di turno.
“Mi fa piacere che tu oggi sia venuta”
“Non potrei mai mancare a questo evento annuale”.
La voce tradiva l’eccitazione.
Enrico sorrise e l’abbracciò con un gesto dal quale era possibile intuire affetto sincero.
La vanità della donna le regalò un brivido nel notare il modo in cui Enrico l’aveva osservata. Prima dell’attuale relazione, lei e l’ospite avevano trascorso una bellissima estate insieme. Lui ne era innamorato, ma lei non si sentiva pronta o, forse, era la scusa per non ferire l’amico per il quale, evidentemente, non provava nulla oltre all'affetto e all’attrazione sessuale soddisfatta in quel caldo agosto.
L’eccitazione era comunque palpabile nell’aria, anche se tutti facevano finta di nasconderla.
Marco e Anita avevano notato l’altra vettura già presente ed avevano immaginato che fosse della schiava che, come al solito, sarebbe dovuta arrivare prima di tutti per i preparativi e, soprattutto, per essere già presente ad accogliere i partecipanti alla caccia.
Il tempo era stato favorevole. Qualche goccia di acqua al mattino aveva avuto l’effetto di lasciare l’aria tersa e più fresca rispetto al picco di temperatura dei giorni precedenti.
L’abbigliamento era leggero e comodo.
Dopo i saluti che non potevano essere resi impacciati dai bagagli, tornarono all’auto a prendere la valigia.
Il bagaglio non era eccessivo in quanto avrebbe dovuto contenere quanto necessario per una notte sola.
Si sarebbero cambiati dopo cena.
Enrico li inviò sulla terrazza a prendere un aperitivo, così da ammirare le palme ed il prato che, dopo avere ceduto spazio alla sabbia, portava al mare.
“Immagino che sarete curiosi e vorrete vedere il premio subito”.
Li condusse nella grande sala dove avrebbero cenato.
La scenografia era cosa nota, come fosse una tradizione.
Così le sedie e la tavola, già apparecchiata, erano rivestite di tessuto bianco, lo stesso delle precedenti edizioni dell’evento serale.
Ad Enrico piacevano le “tradizioni”. Rispettava le vecchie e ne creava di nuove.
Ben visibile nella sala, c’era una gabbia e, dentro, una ragazza, nuda. Ai capezzoli ed alle grandi labbra aveva morsetti.
Ai Padroni piaceva ed eccitava la circostanza per la quale mentre loro si riposavano e godevano l'aperitivo, il loro giocattolino stava soffrendo.
Anita si avvicinò e apprezzò i lunghi capelli biondi, sia per il colore sia per la lunghezza che, in quanto tale, era utile per lo scopo.
Avrebbe voluto procurare altro dolore alla schiava ma, sapeva, anche quello faceva parte della “tradizione”: la schiava va toccata solo quando la “caccia” sarebbe stata aperte.
Negli anni avevano raggiunto dei compromessi.
Così Anita infilò la scarpa tra le sbarre. La schiava, pur nel ridotto spazio, riuscì a muoversi e a raggiungerla per leccarle il piede.
La Padrona ne approfittò per infilare in bocca la punta della decolleté e spingere a fondo.
“Anche questa arriva dall’università?”
Marco, nel frattempo, ottenne lo stesso servizio facendosi leccare una scarpa.
“Certo, come tutte quelle di questi anni”.
“E’ un’ottima fonte il tuo ambiente. Questa si è offerta o è stata fatta offrire volontaria?”.
“Diciamo che è un po’ indietro con gli esami e vuole uscire con una media che la sua svogliatezza nello studio non le consentirebbe mai di avere, ma, al tempo stesso, non vuole scontentare mammà”.
Il livello nell’eccitazione nella voce di Marco si alzò.
“Sono le migliori, queste, perché non traggono piacere e danno maggiori soddisfazioni quando vengono frustate”.
Anita reclamava le attenzioni dell’animaletto sui suoi piedi.
Sapeva come ottenere favori da Marco che era ancora innamorato di lei. Gli si avvicinò e partendo dal collo, lo leccò fino alla bocca, per arrivare ad avvolgere la lingua dell’uomo.
“Dai tesoro, lasciami i favori della schiava”.
La lingua della ragazza imprigionata tornò sui piedi di Anita.
“Ha ragione Marco. Quella dell’anno scorso era masochista di suo e non so se è stata lei ad eccitare noi oppure siamo più stati noi ad eccitare lei”.
“Bhè, tesoro, a giudicare da come eri eccitata la risposta mi sembrerebbe semplice”.
La donna sorrise. Fece cadere la scarpa e spinse la punta del piede in bocca all’imprigionata.
“Sei uno zotico senza rispetto per le signore”...
“Sì sì, sono zotico adesso. Senti, mia bellissima amica frigida, adesso lo zotico va a preparare gli aperitivi in giardino. Se ben vi conosco, vi serve qualche minuto prima di raggiungermi”.
“Vai ragazzo, vai a preparare da bere, tanto sappiamo che tu hai già testato la merce”.
Enrico accarezzò il seno di Anita prima di allontanarsi.
La donna si alzò la lunga gonna e si sedette, già priva di mutandine, sulla gabbia.
“Forza bestia, fammi provare la tua lingua”.
La ragazza, il cui nome a nessuno interessava, si contorse un poco per riuscire a muoversi nel poco spazio e raggiungere la figa della Padrona.
Iniziò a leccarla, sperando che il piacere che in quel momento le stava procurando l’avrebbe resa più “dolce” nel proseguimento della serata.
“Ci sa fare la cagna, secondo me questa di fighe ne ha leccate un casino”.
“Vediamo se sa fare altrettanto con me”.
A Marco piaceva moltissimo che gli si leccasse i testicoli da sotto ed il culo.
Si sedette anche lui accanto all’amata e provò identica soddisfazione.
“Le premesse sono ottime per il proseguo di questa serata”.
Raggiunsero il loro ospite intento a preparare i cocktail.
“E’ giovane la bestiolina”.
“Terzo anno di almeno 7”.
Scoppiarono in una risata.
“Te la sei già scopata?”.
“Tesoro cara, vuoi che porti all’attenzione dei tuoi piaceri merce non adeguatamente testata?”.
“Bhè, non devi averla usata molto tempo fa, a giudicare dalla traccia di frustino sulla schiena”.
“Caro Marco, penserai mica che l’aperitivo di piacere sarebbe spettato solo a voi”.
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