Schiava del marito e dell’amante (parte 7)
di
Kugher
genere
sadomaso
La cena è un momento di condivisione importante, nel quale la famiglia sta insieme e consuma il pasto. E’ un rituale che da secoli perdura e, spesso, è utile per consolidare amicizie e, perchè no, anche affari.
Diego ed Edith erano soddisfatti di quanto avevano mangiato ed ora si stavano godendo il relax sul divano, abbracciati, mentre guardavamo alla televisione un programma non molto impegnativo.
Erano entrambi in vestaglia. Diego era seduto normalmente mentre la donna al suo fianco era seduta accanto ma con le gambe ripiegate sotto il sedere e anch’esse sul divano. Le ciabattine a terra.
Anna, prostrata a terra, stava leccando i piedi al Padrone, tenendo sotto di essi le mani in modo da accarezzarli lentamente con le dita.
I tocchi della lingua erano carezze, morbide, delicate, non tali da distrarre l’uomo dalle attenzioni della sua amata e dalla televisione.
Aveva imparato che in quei momenti la sua funzione non era quella di eccitare, ma di stare insieme, ciascuno nel proprio ruolo.
Come una “famiglia”, solo un po’ particolare che vedeva tre persone con un rapporto particolare, due delle quali Padroni ed una, la più giovane e nei momenti di incontro, loro schiava, cameriera, donna delle pulizie, cane da compagnia, oggetto sessuale.
La schiava, con la limitazione delle mani sotto i piedi, cominciò a salire dedicando le attenzioni della lingua alla parte sempre più alta delle gambe.
Anche il tocco era cambiato, da semplice carezza a qualcosa sempre più sul confine del sensuale.
Diego richiamò l’attenzione di Edith, la sua donna abbracciata, indicandole l’operazione della giovane a terra.
Restarono entrambi a guardarla, sorridendo tra loro.
Fu Edith ad interrompere il silenzio.
“Credo che tua moglie stia prendendo una certa iniziativa”.
Sentitasi “scoperta”, Anna iniziò a guardare in maniera languida i suoi Padroni, mentre continuava ad accarezzare le gambe dell’uomo che la osservava divertito tenendo ancora abbracciata la sua amante.
“Padroni, perdonatemi, vi prego, non fatemi più dormire incatenata in cantina, è umido, ho paura al buio, ed il pavimento di cemento grezzo mi fa male e non mi lascia dormire bene. Vi prego, Padroni”.
Ritornò a leccare i piedi del Padrone, ma con fare più sensuale.
Lentamente si spostò e andò a leccare i piedi della Padrona accomodati sul divano.
Ad uno ad uno metteva in bocca le dita dei piedi, facendo fatica perchè Edith non la agevolava per nulla, limitandosi a guardarla divertita.
La Padrona era una donna di colore che, con i suoi 42 anni, era bella, molto sofisticata. La si La ragazza tornò a leccare le dita dei piedi del marito.
Edith si girò, restando semisdraiata sul divano, offrendo le natiche dopo averle scoperte dalla vestaglia.
Non ebbe bisogno di indicare la sua figa.
Anna partì dai piedi per salire lentamente, gustandosi ogni centimetro di pelle e facendo gustare il servizio della sua lingua.
La Padrona si godette l’umiliante lavoro della moglie del suo amante. Si stava eccitando a sentire la lingua che l’accarezzava con sempre maggior confidenza.
Le piaceva e la eccitava.
Quella ragazza era sempre più loro schiava e, sempre più, quando erano assieme diventava una loro proprietà.
Edith si sentiva bagnata e Diego aveva il membro duro.
Le fecero posare il busto sul divano, conservando le ginocchia a terra.
Diego, cavalcioni, si sedette sulla sua schiena ed invitò la sua amante a mettersi, a sua volta, cavalcioni aderendo i busti e facendosi penetrare.
Stavano scopando seduti moglie di Diego, traendo piacere dal suo dolore e dalla sua umiliazione.
La Padrona godette in fretta e, nel momento in cui anche il Padrone venne, Edith iniziò a sculacciare forte la schiava.
Restarono abbracciati a lungo, seduti sulla schiena di Anna.
La schiava soffriva per la posizione ed il peso dei due adulti che gravavano sul suo corpo.
Poi si disinteressarono di lei, ignorandola quando, a 4 zampe, doveva reggere le loro gambe allungate mentre guardavano la televisione, lasciandola sola coi suoi pensieri.
Per tutta la serata non le parlarono più, trattandola come un oggetto.
Non servirono parole nemmeno quando la incatenarono accanto al letto dalla parte del Padrone, stesa sulla schiena, pronta a fungere da stuoino umano.
La usarono entrambi per salire sul letto, calpestandola.
Diego ed Edith si abbracciarono e si augurarono la buonanotte, senza nulla dire all’oggetto steso a terra.
Diego ed Edith erano soddisfatti di quanto avevano mangiato ed ora si stavano godendo il relax sul divano, abbracciati, mentre guardavamo alla televisione un programma non molto impegnativo.
Erano entrambi in vestaglia. Diego era seduto normalmente mentre la donna al suo fianco era seduta accanto ma con le gambe ripiegate sotto il sedere e anch’esse sul divano. Le ciabattine a terra.
Anna, prostrata a terra, stava leccando i piedi al Padrone, tenendo sotto di essi le mani in modo da accarezzarli lentamente con le dita.
I tocchi della lingua erano carezze, morbide, delicate, non tali da distrarre l’uomo dalle attenzioni della sua amata e dalla televisione.
Aveva imparato che in quei momenti la sua funzione non era quella di eccitare, ma di stare insieme, ciascuno nel proprio ruolo.
Come una “famiglia”, solo un po’ particolare che vedeva tre persone con un rapporto particolare, due delle quali Padroni ed una, la più giovane e nei momenti di incontro, loro schiava, cameriera, donna delle pulizie, cane da compagnia, oggetto sessuale.
La schiava, con la limitazione delle mani sotto i piedi, cominciò a salire dedicando le attenzioni della lingua alla parte sempre più alta delle gambe.
Anche il tocco era cambiato, da semplice carezza a qualcosa sempre più sul confine del sensuale.
Diego richiamò l’attenzione di Edith, la sua donna abbracciata, indicandole l’operazione della giovane a terra.
Restarono entrambi a guardarla, sorridendo tra loro.
Fu Edith ad interrompere il silenzio.
“Credo che tua moglie stia prendendo una certa iniziativa”.
Sentitasi “scoperta”, Anna iniziò a guardare in maniera languida i suoi Padroni, mentre continuava ad accarezzare le gambe dell’uomo che la osservava divertito tenendo ancora abbracciata la sua amante.
“Padroni, perdonatemi, vi prego, non fatemi più dormire incatenata in cantina, è umido, ho paura al buio, ed il pavimento di cemento grezzo mi fa male e non mi lascia dormire bene. Vi prego, Padroni”.
Ritornò a leccare i piedi del Padrone, ma con fare più sensuale.
Lentamente si spostò e andò a leccare i piedi della Padrona accomodati sul divano.
Ad uno ad uno metteva in bocca le dita dei piedi, facendo fatica perchè Edith non la agevolava per nulla, limitandosi a guardarla divertita.
La Padrona era una donna di colore che, con i suoi 42 anni, era bella, molto sofisticata. La si La ragazza tornò a leccare le dita dei piedi del marito.
Edith si girò, restando semisdraiata sul divano, offrendo le natiche dopo averle scoperte dalla vestaglia.
Non ebbe bisogno di indicare la sua figa.
Anna partì dai piedi per salire lentamente, gustandosi ogni centimetro di pelle e facendo gustare il servizio della sua lingua.
La Padrona si godette l’umiliante lavoro della moglie del suo amante. Si stava eccitando a sentire la lingua che l’accarezzava con sempre maggior confidenza.
Le piaceva e la eccitava.
Quella ragazza era sempre più loro schiava e, sempre più, quando erano assieme diventava una loro proprietà.
Edith si sentiva bagnata e Diego aveva il membro duro.
Le fecero posare il busto sul divano, conservando le ginocchia a terra.
Diego, cavalcioni, si sedette sulla sua schiena ed invitò la sua amante a mettersi, a sua volta, cavalcioni aderendo i busti e facendosi penetrare.
Stavano scopando seduti moglie di Diego, traendo piacere dal suo dolore e dalla sua umiliazione.
La Padrona godette in fretta e, nel momento in cui anche il Padrone venne, Edith iniziò a sculacciare forte la schiava.
Restarono abbracciati a lungo, seduti sulla schiena di Anna.
La schiava soffriva per la posizione ed il peso dei due adulti che gravavano sul suo corpo.
Poi si disinteressarono di lei, ignorandola quando, a 4 zampe, doveva reggere le loro gambe allungate mentre guardavano la televisione, lasciandola sola coi suoi pensieri.
Per tutta la serata non le parlarono più, trattandola come un oggetto.
Non servirono parole nemmeno quando la incatenarono accanto al letto dalla parte del Padrone, stesa sulla schiena, pronta a fungere da stuoino umano.
La usarono entrambi per salire sul letto, calpestandola.
Diego ed Edith si abbracciarono e si augurarono la buonanotte, senza nulla dire all’oggetto steso a terra.
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