Pigmei - la cattura delle schiave (parte 7)
di
Kugher
genere
sadomaso
La mattina successiva Chanel venne nuovamente destinata quale cavalla mentre, nel pomeriggio, poté riposare nella sua funzione di schiava da soma, sicuramente meno faticosa in quanto, visto l’elevato numero di schiave, ciascuna avrebbe dovuto trasportare poco materiale.
Si soffermò ad osservare Monique, ragazza interessante.
Era la serva della Contessa Vivienne, un'anziana donna, vedova. I pigmei, al momento della razzia, non furono interessati alla donna anziana e, così, la lasciarono al campo, essendo interessati solo alle giovani donne.
I genitori di Monique erano contadini della Contessa. Volevano che la loro figlia potesse avere un destino migliore. La loro figlia era magra, gracile, ma bellissima, sin da ragazzina.
Raggiunti i 19 anni, cercando di migliorare la sua vita, pensarono di chiedere alla Contessa di prenderla quale serva, in modo da farla vivere nel pulito, al caldo in inverno, con abiti decenti e decorosi.
Vivienne fu attratta dalla sua bellezza e dalla sua gracilità, particolare che, senza conoscerne il motivo, l’aveva incuriosita, forse perché a contrasto con la sua pesantezza, trattandosi di donna abbastanza grossa.
La serva aveva occhi intelligenti, che Chanel notò subito. L’aveva studiata e aveva visto come si muoveva bene in casa, soddisfaceva la Padrona nel miglior modo possibile stando sempre attenta ad evitare le punizioni e, così, ad anticipare i desideri della Contessa.
Questa non lesinava il suo utilizzo per divertirsi.
Le piaceva farsi leccare culo e figa da quella giovane serva, molto bella e aggraziata nonostante la provenienza.
A volte era stata presente anche Chanel ai divertimenti della Contessa che non disdiceva la presenza di altre nobili al momento dell’utilizzo della serva.
Così, non era infrequente che la frustasse davanti alle sue amiche. Chanel che non si era di certo privata del piacere di usare su di lei la frusta.
La Contessa provava particolare piacere ad umiliarla, costringendola, nuda, a raccogliere il cibo da terra con la sola bocca, mentre loro consumavano lauti pasti e lanciavano alla serva solo gli scarti.
Anche adesso, durante la prigionia, Chanel ebbe modo di apprezzare il comportamento della serva, trovando conferma di intelligenza.
Si soffermò a cercare nello sguardo della serva quella scintilla particolare che aveva apprezzato quando la trovava a casa dell’amica e la costringeva a chinarsi a terra e baciarle le scarpe al suo arrivo.
Aveva individuato in lei una possibile alleata.
Anche Monique era stata abbastanza intelligente da non disubbidire mai ai Padroni e cercarne sempre il compiacimento.
Al pari suo, non aveva intrattenuto rapporti con le altre schiave né cercato di comunicare. Anche nei suoi confronti, quindi, sul punto non aveva attirato la costante attenzione dei Padroni come, invece, avevano fatto altre schiave con i loro continui ed inutili tentativi di parlare con altre.
I loro sguardi si erano incrociati più volte ma nessun cenno del capo o del corpo aveva dato seguito al contatto visivo.
Quella schiava le piaceva, le era sempre piaciuta ed era sicura che, in quel frangente, non avrebbe prestato troppo rancore per le angherie di cui lei l’aveva fatta destinataria.
D’altro canto, quello precedente era un altro mondo e il mondo attuale aveva regole a sé.
Monique, pur senza parlare, aveva convinto i Padroni che non era fatta per essere usata come cavalla. Era davvero impossibile che potesse reggere pesi per lunghi tratti.
Il modo in cui vi era riuscita le aveva evitato inutili punizioni.
D’altro canto nemmeno poteva essere inutile ai Padroni perché, così fosse, se ne sarebbero liberati e lei non avrebbe potuto sopravvivere in quell’ambiente sconosciuto e selvaggio.
Aveva così sopperito con la docile dolcezza e l’eccessivo servilismo.
Aveva fatto leva sul piacere dei Padroni di tenere le schiave come animali e, così, si era offerta, assecondandoli, come loro cagnolina.
Aveva iniziato il capogruppo quando, a cavallo della sua schiava più forte in cima alla carovana, la tenne al guinzaglio come una cagnolina per il solo piacere di farsi seguire docilmente.
Ogni qual volta si fermasse, subito Monique raggiungeva il Padrone fermandosi vicino ai suoi piedi e mettendosi in ginocchio, pronta a servirlo nel miglior modo possibile.
Avevano così tutti iniziato a considerarla come cagnolina.
I pigmei non avevano il senso della proprietà delle schiave in modo esclusivo.
Gli animali appartenevano indistintamente a tutti i quali le potevano usare a piacimento.
Tuttavia, se il capogruppo evidenziava una certa preferenza, aveva la precedenza sui compagni che avrebbero potuto usarla successivamente.
Questo le valse l'esonerò anche dall’uso quale schiava da soma.
Chanel non poté che apprezzare questa furbizia della serva.
Nei campi sosta, i Padroni avevano cominciato a fasciarle a protezione mani e ginocchia e, così, l’avevano costretta a muoversi sempre a 4 zampe, come una cagnolina, appunto.
Non dormiva mai con le altre schiave ma sempre ai piedi di qualcuno, preferibilmente il capo.
La vide correre tra un Padrone e l’altro per servirlo, portargli acqua e cibo. Un pigmeo la trattenne a sé per farsi soddisfare sessualmente. Gli uomini avevano apprezzato le qualità della sua lingua e la usavano quasi sempre in quel modo per godere.
Dopo che il pigmeo le aveva goduto in bocca, si mosse a 4 zampe da altro che l’aveva chiamata.
Si alzò in piedi solo per portargli la frutta richiesta. Appena il Padrone fu servito, si inginocchiò.
Differentemente dalle altre schiave, però, non posava la testa a terra ma restava carponi come una cagna.
Anche questo aveva apprezzato Chanel: era riuscita ad evitare quell’ulteriore gesto di sottomissione.
Monique stava sempre attenta ai più piccoli gesti dei Padroni che avevano dato modo di apprezzare questa sua docilità.
Bastava così un segno con il dito e la schiava si precipitava a succhiare il cazzo, sempre restando a 4 zampe, fedele alla sua funzione, differentemente dalle altre che, per quell’attività, dovevano stare inginocchiate con i polsi uniti dietro alla schiena o, eventualmente, a solleticare i testicoli dei Padroni.
Chanel distolse lo sguardo per lasciarlo perso nel vuoto, come le piaceva fare quando voleva estraniarsi e pensare.
Nei pigmei era cambiato qualcosa, li vedeva più tranquilli.
Temeva che a breve sarebbero giunti a destinazione. Aveva paura di questo momento.
Durante il viaggio aveva imparato come comportarsi per evitare punizioni.
Con ogni probabilità i gusti ed i desideri degli uomini del gruppo sarebbero stati gli stessi di tutti gli altri della tribù.
Tuttavia l'incognita le creava ansia e cercava di apprendere il più possibile sui comportamenti degli uomini per sapere come comportarsi una volta raggiunti tutti gli altri.
Sicuramente la loro funzione sarebbe stata pari a quella degli animali, ma le variabili umane erano troppe e l'incognita la spaventava.
Sperava che, una volta ambientate nella tribù, avrebbe avuto la possibilità di entrare più in contatto con Monique quale probabile utile alleata nella fuga.
Le servivano persone intelligenti e sveglie ed aveva trovato solo in lei queste caratteristiche.
Non escludeva di trovarne altre nella tribù.
I primi tempi si sarebbe concentrata per conoscere il più possibile usi, costumi, pensieri dei Padroni, cercando ogni informazione utile al suo scopo.
Il viaggio riprese.
Chanel venne utilizzata come schiava da soma. Il suo sguardo si incrociò con quello di Monique la quale, al guinzaglio, stava docilmente seguendo il capo gruppo a cavallo di una schiava.
Anche in questo caso senza ulteriori cenni del capo tra loro ma una ricerca di pensieri nei rispettivi occhi, come una volontà di restare in contatto avendo riconosciuto, l’una nell’altra, una possibile alleata.
Lo sguardo si sciolse quando il Padrone fermò la carovana e Monique si precipitò in ginocchio ai piedi del capo che, attento a scrutare l’orizzonte, non la considerò nemmeno nel momento in cui lei gli baciò il piede, cosa che, aveva intuito, dava comunque piacere a quell’uomo.
Chanel guardò nella stessa direzione dell’uomo e, in lontananza, vide del fumo.
A giudicare dall’entusiasmo del capo, dovevano essere arrivati alla tribù.
Il cuore di Chanel ebbe una fortissima accelerata ed un piccolo mancamento.
Osservò Monique e notò il suo sguardo attento. Sicuramente, pur senza guardare, aveva capito cosa era successo.
Nonostante ciò, non fece venir meno i baci ai piedi del Padrone.
Chanel, nonostante la paura, ebbe ammirazione per il sangue freddo di quella gracile biondina.
Si soffermò ad osservare Monique, ragazza interessante.
Era la serva della Contessa Vivienne, un'anziana donna, vedova. I pigmei, al momento della razzia, non furono interessati alla donna anziana e, così, la lasciarono al campo, essendo interessati solo alle giovani donne.
I genitori di Monique erano contadini della Contessa. Volevano che la loro figlia potesse avere un destino migliore. La loro figlia era magra, gracile, ma bellissima, sin da ragazzina.
Raggiunti i 19 anni, cercando di migliorare la sua vita, pensarono di chiedere alla Contessa di prenderla quale serva, in modo da farla vivere nel pulito, al caldo in inverno, con abiti decenti e decorosi.
Vivienne fu attratta dalla sua bellezza e dalla sua gracilità, particolare che, senza conoscerne il motivo, l’aveva incuriosita, forse perché a contrasto con la sua pesantezza, trattandosi di donna abbastanza grossa.
La serva aveva occhi intelligenti, che Chanel notò subito. L’aveva studiata e aveva visto come si muoveva bene in casa, soddisfaceva la Padrona nel miglior modo possibile stando sempre attenta ad evitare le punizioni e, così, ad anticipare i desideri della Contessa.
Questa non lesinava il suo utilizzo per divertirsi.
Le piaceva farsi leccare culo e figa da quella giovane serva, molto bella e aggraziata nonostante la provenienza.
A volte era stata presente anche Chanel ai divertimenti della Contessa che non disdiceva la presenza di altre nobili al momento dell’utilizzo della serva.
Così, non era infrequente che la frustasse davanti alle sue amiche. Chanel che non si era di certo privata del piacere di usare su di lei la frusta.
La Contessa provava particolare piacere ad umiliarla, costringendola, nuda, a raccogliere il cibo da terra con la sola bocca, mentre loro consumavano lauti pasti e lanciavano alla serva solo gli scarti.
Anche adesso, durante la prigionia, Chanel ebbe modo di apprezzare il comportamento della serva, trovando conferma di intelligenza.
Si soffermò a cercare nello sguardo della serva quella scintilla particolare che aveva apprezzato quando la trovava a casa dell’amica e la costringeva a chinarsi a terra e baciarle le scarpe al suo arrivo.
Aveva individuato in lei una possibile alleata.
Anche Monique era stata abbastanza intelligente da non disubbidire mai ai Padroni e cercarne sempre il compiacimento.
Al pari suo, non aveva intrattenuto rapporti con le altre schiave né cercato di comunicare. Anche nei suoi confronti, quindi, sul punto non aveva attirato la costante attenzione dei Padroni come, invece, avevano fatto altre schiave con i loro continui ed inutili tentativi di parlare con altre.
I loro sguardi si erano incrociati più volte ma nessun cenno del capo o del corpo aveva dato seguito al contatto visivo.
Quella schiava le piaceva, le era sempre piaciuta ed era sicura che, in quel frangente, non avrebbe prestato troppo rancore per le angherie di cui lei l’aveva fatta destinataria.
D’altro canto, quello precedente era un altro mondo e il mondo attuale aveva regole a sé.
Monique, pur senza parlare, aveva convinto i Padroni che non era fatta per essere usata come cavalla. Era davvero impossibile che potesse reggere pesi per lunghi tratti.
Il modo in cui vi era riuscita le aveva evitato inutili punizioni.
D’altro canto nemmeno poteva essere inutile ai Padroni perché, così fosse, se ne sarebbero liberati e lei non avrebbe potuto sopravvivere in quell’ambiente sconosciuto e selvaggio.
Aveva così sopperito con la docile dolcezza e l’eccessivo servilismo.
Aveva fatto leva sul piacere dei Padroni di tenere le schiave come animali e, così, si era offerta, assecondandoli, come loro cagnolina.
Aveva iniziato il capogruppo quando, a cavallo della sua schiava più forte in cima alla carovana, la tenne al guinzaglio come una cagnolina per il solo piacere di farsi seguire docilmente.
Ogni qual volta si fermasse, subito Monique raggiungeva il Padrone fermandosi vicino ai suoi piedi e mettendosi in ginocchio, pronta a servirlo nel miglior modo possibile.
Avevano così tutti iniziato a considerarla come cagnolina.
I pigmei non avevano il senso della proprietà delle schiave in modo esclusivo.
Gli animali appartenevano indistintamente a tutti i quali le potevano usare a piacimento.
Tuttavia, se il capogruppo evidenziava una certa preferenza, aveva la precedenza sui compagni che avrebbero potuto usarla successivamente.
Questo le valse l'esonerò anche dall’uso quale schiava da soma.
Chanel non poté che apprezzare questa furbizia della serva.
Nei campi sosta, i Padroni avevano cominciato a fasciarle a protezione mani e ginocchia e, così, l’avevano costretta a muoversi sempre a 4 zampe, come una cagnolina, appunto.
Non dormiva mai con le altre schiave ma sempre ai piedi di qualcuno, preferibilmente il capo.
La vide correre tra un Padrone e l’altro per servirlo, portargli acqua e cibo. Un pigmeo la trattenne a sé per farsi soddisfare sessualmente. Gli uomini avevano apprezzato le qualità della sua lingua e la usavano quasi sempre in quel modo per godere.
Dopo che il pigmeo le aveva goduto in bocca, si mosse a 4 zampe da altro che l’aveva chiamata.
Si alzò in piedi solo per portargli la frutta richiesta. Appena il Padrone fu servito, si inginocchiò.
Differentemente dalle altre schiave, però, non posava la testa a terra ma restava carponi come una cagna.
Anche questo aveva apprezzato Chanel: era riuscita ad evitare quell’ulteriore gesto di sottomissione.
Monique stava sempre attenta ai più piccoli gesti dei Padroni che avevano dato modo di apprezzare questa sua docilità.
Bastava così un segno con il dito e la schiava si precipitava a succhiare il cazzo, sempre restando a 4 zampe, fedele alla sua funzione, differentemente dalle altre che, per quell’attività, dovevano stare inginocchiate con i polsi uniti dietro alla schiena o, eventualmente, a solleticare i testicoli dei Padroni.
Chanel distolse lo sguardo per lasciarlo perso nel vuoto, come le piaceva fare quando voleva estraniarsi e pensare.
Nei pigmei era cambiato qualcosa, li vedeva più tranquilli.
Temeva che a breve sarebbero giunti a destinazione. Aveva paura di questo momento.
Durante il viaggio aveva imparato come comportarsi per evitare punizioni.
Con ogni probabilità i gusti ed i desideri degli uomini del gruppo sarebbero stati gli stessi di tutti gli altri della tribù.
Tuttavia l'incognita le creava ansia e cercava di apprendere il più possibile sui comportamenti degli uomini per sapere come comportarsi una volta raggiunti tutti gli altri.
Sicuramente la loro funzione sarebbe stata pari a quella degli animali, ma le variabili umane erano troppe e l'incognita la spaventava.
Sperava che, una volta ambientate nella tribù, avrebbe avuto la possibilità di entrare più in contatto con Monique quale probabile utile alleata nella fuga.
Le servivano persone intelligenti e sveglie ed aveva trovato solo in lei queste caratteristiche.
Non escludeva di trovarne altre nella tribù.
I primi tempi si sarebbe concentrata per conoscere il più possibile usi, costumi, pensieri dei Padroni, cercando ogni informazione utile al suo scopo.
Il viaggio riprese.
Chanel venne utilizzata come schiava da soma. Il suo sguardo si incrociò con quello di Monique la quale, al guinzaglio, stava docilmente seguendo il capo gruppo a cavallo di una schiava.
Anche in questo caso senza ulteriori cenni del capo tra loro ma una ricerca di pensieri nei rispettivi occhi, come una volontà di restare in contatto avendo riconosciuto, l’una nell’altra, una possibile alleata.
Lo sguardo si sciolse quando il Padrone fermò la carovana e Monique si precipitò in ginocchio ai piedi del capo che, attento a scrutare l’orizzonte, non la considerò nemmeno nel momento in cui lei gli baciò il piede, cosa che, aveva intuito, dava comunque piacere a quell’uomo.
Chanel guardò nella stessa direzione dell’uomo e, in lontananza, vide del fumo.
A giudicare dall’entusiasmo del capo, dovevano essere arrivati alla tribù.
Il cuore di Chanel ebbe una fortissima accelerata ed un piccolo mancamento.
Osservò Monique e notò il suo sguardo attento. Sicuramente, pur senza guardare, aveva capito cosa era successo.
Nonostante ciò, non fece venir meno i baci ai piedi del Padrone.
Chanel, nonostante la paura, ebbe ammirazione per il sangue freddo di quella gracile biondina.
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