La gladiatrice Settimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
In meno di mezz'ora la cena era terminata e tutti aiutammo a risistemare e a pulire. Alejandro mi ordinò di aiutare a preparare il salone dove fra poco avrebbe cenato Sonja e mi attenni a quell'ordine. Sonja, la nostra padrona, stava per fare il suo ingresso.
Alle venti in punto infatti, sentii i classici rumori di tacchi femminili
scendere le scale e poi vidi materializzarsi la sua figura. Scendeva quelle
scale lentamente, con la logica difficoltà dei tacchi altissimi ed ebbi quasi
un colpo nel vederla. Era di una bellezza stratosferica. Indossava un
pantalone nero di lattice aderentissimo che andava a terminare infilato dentro
gli stivali e un top che metteva in risalto il suo seno abbondante e dritto.
Niente altro. Non portava reggiseno e la trasparenza del top era
eccitantissima. Era vestita come nella classica iconografia della donna
dominante e lei ne aveva tutte le ragioni in quanto al suo apparire tutti gli
uomini si inginocchiarono. Io fui l'ultimo, preso com'ero ad ammirarla e poi
imitai i miei compagni. Non sapevo nemmeno se avrei potuto alzare almeno gli occhi per bearmi della sua incomparabile bellezza. L'istinto mi diceva di tenere gli occhi fissi al terreno per evitare conseguenze ma non riuscivo ad evitare di
guardarla, di ammirare quel corpo scolpito, forgiato nel marmo che mi attraeva
come mai ero stato attratto. Sentii finalmente la voce della donna
" Alejandro"
" Si mia bellissima padrona" rispose l'uomo e lo vidi alzarsi e porgere una
sedia alla donna che si sedette accavallando le sue lunghissime gambe
" Ho fame"
" Siamo tutti ai suoi ordini" rispose l'uomo e poi battè le mani rivolgendosi
a noi "Forza ragazzi, ognuno al suo posto di lavoro" Io non avevo compiti e
stavo per alzarmi quando sentii il braccio di Joe riportarmi con forza a
terra. Dovevamo rimanere in ginocchio e aspettare che Sonja terminasse di
mangiare, cosa che fece quasi un'ora dopo, con le mie ginocchia che ormai si
erano completamente indolenzite. Non aveva rivolto parola a nessuno di noi
tranne che ad Alejandro. Eravamo invisibili, veri e propri schiavi al suo
servizio. Aveva mangiato dei cibi appositamente preparati per lei e immaginai
che Alejandro o lei stessa dessero ordini in tal proposito. Ad ogni modo,
sembrava essere soddisfatta e mi venne da pensare che i cuochi di giornata
dovettero tirare un bel sospiro di sollievo. Quella donna sembrava essere in
grado di uccidere uno di noi soltanto perché aveva cucinato qualcosa che lei
non aveva gradito. Aveva mangiato lentamente e non molto abbondante. Immaginai
anche che per rimanere con un fisico del genere la sua dieta dovesse essere
molto attenta e infatti si era limitata a una cena leggera e attenta, con
riso, patate, carne bianca e verdura ma il tutto in quantità non eccessiva e
un semplice bicchiere di vino aveva condito la sua cena. Alejandro si
avvicino' a lei
" Ha gradito tutto mia bellissima padrona?" Il suo tono era molto rispettoso
ma non sembrava terrorizzato come lo erano i miei compagni e questo mi
lasciava supporre che il loro rapporto fosse consolidato e diverso. Era stato
un suo subalterno quando erano militari e si considerava un suo schiavo
innamorato. Schiavo ma non prigioniero. La donna intanto si alzò e la
osservai mentre accarezzava il volto di Alejandro
" Si, tutto bene. Mettili in fila"
" Sentito la padrona, ragazzi? Tutti a ridosso del muro" Imitai i miei
compagni e mi misi a ridosso del muro. Ora potevo osservarla meglio, potevo
ammirarla mentre camminava dinanzi a noi, maestosa e marziale. Ero
profondamente agitato. Cosa significava tutta questa messa in scena? Joe mi
aveva detto che molto spesso la sera lei sceglieva degli schiavi per
portarseli a letto e forse quello era il momento della scelta. Mi accorsi di
sperare di essere scelto, nonostante il mio nuovo amico mi avesse messo al
corrente di come non soddisfarla significasse andare incontro a una morte
atroce. Ma io volevo quella donna. Volevo far l'amore con lei dal primo
istante che l'avevo vista prima del nostro combattimento e guardai con
disappunto Sonja scegliere Liam, uno dei due ragazzi che avevo aiutato con le
pulizie del piano. Liam fece un passo avanti e si inginocchiò ai piedi della
donna che però proseguì a passarci in rassegna. Forse uno non le bastava.
Una donna come lei non poteva accontentarsi di un solo amante e forse avevo
un'altra speranza. Mi oltrepassò osservandomi negli occhi, percependo forse
il mio desiderio, ma non disse nulla e il suo indice puntò su Jeff che imitò
il suo compagno gettandosi ai piedi della donna. Mi guardai intorno smarrito.
Stavo forse sognando? Come era possibile una situazione del genere? Come era
possibile immaginare nove uomini possenti, nove lottatori, farsela addosso di
fronte a una donna? Una donna dalle straordinarie capacità ma pur sempre un
essere umano, una persona sola. E noi eravamo nove e una semplice dose di buon
senso doveva far supporre che avremmo potuto liberarci di lei quando volevamo.
Ma intanto quella scena irreale proseguiva. Non le bastavano allora nemmeno due
amanti? Stavolta iniziò di nuovo dal primo, superò Joe che mi stava a fianco
e poi si fermò dinanzi a me. Era imponente. I tacchi altissimi la facevano
assomigliare a una gigantessa e io che ero sempre stato notevolmente più
alto delle mie donne provavo una strana sensazione di disagio e di
inferiorità a starle di fronte. Avevo notato come tutti gli altri miei
compagni tenessero gli occhi bassi e io decisi di fare altrettanto, evitando
in tal modo il suo sguardo, ma Sonja mise il suo indice sotto il mio mento
costringendomi a guardarla negli occhi. Il mio cuore era in tumulto. Mille
pensieri, mille sensazioni si agitavano vorticosamente nella mente e il cuore
che mi batteva forte era la reazione naturale. Avevo paura e non poteva essere
altrimenti, ma proseguiva e aumentava quella strana attrazione che provavo per
lei. Era una naturale attrazione per una donna che reputavo di una bellezza
sfolgorante, con i seni quasi nudi in bella mostra dinanzi ai miei occhi e il
pantalone di lattice che fasciava quelle forme strepitose e apparentemente
perfette, attrazione per il suo bel viso truccato perfettamente, i suoi occhi
di ghiaccio, la sua bocca carnosa splendidamente delineata dal rossetto, i
lineamenti stranamente gentili che contrastavano con lo sguardo duro. Ma
quell'attrazione era e continuava ad essere strana perché io sentivo di
ammirare quella donna. Ammiravo il suo modo di comportarsi, così autoritaria
e sicura, così padrona di tutto ciò che la circondava, compreso noi, i suoi
schiavi e questo non poteva essere normale. Non doveva.
Sonja non parlò subito. Per alcuni lunghissimi secondi mi fissò negli occhi.
Cosa ero per lei? Un animale? Una cosa? Oppure semplicemente un maschio da
sfruttare sessualmente? Qualunque cosa fossi, lei mi reputava di sua
proprietà. Finalmente, aprì la sua bella e invitante bocca
" Jason, vero?"
" Si signora. Mi chiamo Jason"
" Oggi è una serata libera per me. I tuoi compagni ti hanno detto cosa faccio
nelle mie serate libere?"
" Credo di sì, signora"
" Bene! E siccome sei nuovo, credo che la cosa migliore per te sia quella di
imparare a comprendere esattamente cosa ti aspetterà in seguito. Vieni anche
tu"
" Si signora" risposi imitando per l'ennesima volta i miei compagni e
inginocchiandomi ai suoi piedi. Era assurdo che io facessi certe cose ma
volevo salvare la mia pellaccia e questo comportamento era indispensabile, a
quanto pareva. Sonja intanto si voltò e camminò verso l'uscita ed entrambi i
miei due compagni si alzarono per seguirla. Feci anch'io come loro. Da dietro
potevo notare la perfezione del suo sedere, alto e splendidamente disegnato
dai pantaloni aderentissimi e la sua camminata volutamente sensuale. Conoscevo
bene le donne e sapevo che una camminata del genere era studiata e voluta
proprio per provocare, così come provocante era il suo abbigliamento, ma ero
sicuro che con quel fisico maestoso che possedeva non ce ne sarebbe stato
nemmeno bisogno. Salimmo intanto fino al secondo piano, quello riservato
interamente a lei, alla padrona di questa villa popolata da schiavi
terrorizzati e non potevo fare a meno di pensare all'assurdità di questa
situazione. Ieri sera, poco più di 24 ore fa, ero concentrato sulle indagini
di un omicidio e ora mi ritrovavo con la mia vita appesa a un filo, alla
mercè di una donna tanto bella per quanto assurdamente forte e crudele.
Per commenti, scrivete a davidmuscolo@tiscali.it
Alle venti in punto infatti, sentii i classici rumori di tacchi femminili
scendere le scale e poi vidi materializzarsi la sua figura. Scendeva quelle
scale lentamente, con la logica difficoltà dei tacchi altissimi ed ebbi quasi
un colpo nel vederla. Era di una bellezza stratosferica. Indossava un
pantalone nero di lattice aderentissimo che andava a terminare infilato dentro
gli stivali e un top che metteva in risalto il suo seno abbondante e dritto.
Niente altro. Non portava reggiseno e la trasparenza del top era
eccitantissima. Era vestita come nella classica iconografia della donna
dominante e lei ne aveva tutte le ragioni in quanto al suo apparire tutti gli
uomini si inginocchiarono. Io fui l'ultimo, preso com'ero ad ammirarla e poi
imitai i miei compagni. Non sapevo nemmeno se avrei potuto alzare almeno gli occhi per bearmi della sua incomparabile bellezza. L'istinto mi diceva di tenere gli occhi fissi al terreno per evitare conseguenze ma non riuscivo ad evitare di
guardarla, di ammirare quel corpo scolpito, forgiato nel marmo che mi attraeva
come mai ero stato attratto. Sentii finalmente la voce della donna
" Alejandro"
" Si mia bellissima padrona" rispose l'uomo e lo vidi alzarsi e porgere una
sedia alla donna che si sedette accavallando le sue lunghissime gambe
" Ho fame"
" Siamo tutti ai suoi ordini" rispose l'uomo e poi battè le mani rivolgendosi
a noi "Forza ragazzi, ognuno al suo posto di lavoro" Io non avevo compiti e
stavo per alzarmi quando sentii il braccio di Joe riportarmi con forza a
terra. Dovevamo rimanere in ginocchio e aspettare che Sonja terminasse di
mangiare, cosa che fece quasi un'ora dopo, con le mie ginocchia che ormai si
erano completamente indolenzite. Non aveva rivolto parola a nessuno di noi
tranne che ad Alejandro. Eravamo invisibili, veri e propri schiavi al suo
servizio. Aveva mangiato dei cibi appositamente preparati per lei e immaginai
che Alejandro o lei stessa dessero ordini in tal proposito. Ad ogni modo,
sembrava essere soddisfatta e mi venne da pensare che i cuochi di giornata
dovettero tirare un bel sospiro di sollievo. Quella donna sembrava essere in
grado di uccidere uno di noi soltanto perché aveva cucinato qualcosa che lei
non aveva gradito. Aveva mangiato lentamente e non molto abbondante. Immaginai
anche che per rimanere con un fisico del genere la sua dieta dovesse essere
molto attenta e infatti si era limitata a una cena leggera e attenta, con
riso, patate, carne bianca e verdura ma il tutto in quantità non eccessiva e
un semplice bicchiere di vino aveva condito la sua cena. Alejandro si
avvicino' a lei
" Ha gradito tutto mia bellissima padrona?" Il suo tono era molto rispettoso
ma non sembrava terrorizzato come lo erano i miei compagni e questo mi
lasciava supporre che il loro rapporto fosse consolidato e diverso. Era stato
un suo subalterno quando erano militari e si considerava un suo schiavo
innamorato. Schiavo ma non prigioniero. La donna intanto si alzò e la
osservai mentre accarezzava il volto di Alejandro
" Si, tutto bene. Mettili in fila"
" Sentito la padrona, ragazzi? Tutti a ridosso del muro" Imitai i miei
compagni e mi misi a ridosso del muro. Ora potevo osservarla meglio, potevo
ammirarla mentre camminava dinanzi a noi, maestosa e marziale. Ero
profondamente agitato. Cosa significava tutta questa messa in scena? Joe mi
aveva detto che molto spesso la sera lei sceglieva degli schiavi per
portarseli a letto e forse quello era il momento della scelta. Mi accorsi di
sperare di essere scelto, nonostante il mio nuovo amico mi avesse messo al
corrente di come non soddisfarla significasse andare incontro a una morte
atroce. Ma io volevo quella donna. Volevo far l'amore con lei dal primo
istante che l'avevo vista prima del nostro combattimento e guardai con
disappunto Sonja scegliere Liam, uno dei due ragazzi che avevo aiutato con le
pulizie del piano. Liam fece un passo avanti e si inginocchiò ai piedi della
donna che però proseguì a passarci in rassegna. Forse uno non le bastava.
Una donna come lei non poteva accontentarsi di un solo amante e forse avevo
un'altra speranza. Mi oltrepassò osservandomi negli occhi, percependo forse
il mio desiderio, ma non disse nulla e il suo indice puntò su Jeff che imitò
il suo compagno gettandosi ai piedi della donna. Mi guardai intorno smarrito.
Stavo forse sognando? Come era possibile una situazione del genere? Come era
possibile immaginare nove uomini possenti, nove lottatori, farsela addosso di
fronte a una donna? Una donna dalle straordinarie capacità ma pur sempre un
essere umano, una persona sola. E noi eravamo nove e una semplice dose di buon
senso doveva far supporre che avremmo potuto liberarci di lei quando volevamo.
Ma intanto quella scena irreale proseguiva. Non le bastavano allora nemmeno due
amanti? Stavolta iniziò di nuovo dal primo, superò Joe che mi stava a fianco
e poi si fermò dinanzi a me. Era imponente. I tacchi altissimi la facevano
assomigliare a una gigantessa e io che ero sempre stato notevolmente più
alto delle mie donne provavo una strana sensazione di disagio e di
inferiorità a starle di fronte. Avevo notato come tutti gli altri miei
compagni tenessero gli occhi bassi e io decisi di fare altrettanto, evitando
in tal modo il suo sguardo, ma Sonja mise il suo indice sotto il mio mento
costringendomi a guardarla negli occhi. Il mio cuore era in tumulto. Mille
pensieri, mille sensazioni si agitavano vorticosamente nella mente e il cuore
che mi batteva forte era la reazione naturale. Avevo paura e non poteva essere
altrimenti, ma proseguiva e aumentava quella strana attrazione che provavo per
lei. Era una naturale attrazione per una donna che reputavo di una bellezza
sfolgorante, con i seni quasi nudi in bella mostra dinanzi ai miei occhi e il
pantalone di lattice che fasciava quelle forme strepitose e apparentemente
perfette, attrazione per il suo bel viso truccato perfettamente, i suoi occhi
di ghiaccio, la sua bocca carnosa splendidamente delineata dal rossetto, i
lineamenti stranamente gentili che contrastavano con lo sguardo duro. Ma
quell'attrazione era e continuava ad essere strana perché io sentivo di
ammirare quella donna. Ammiravo il suo modo di comportarsi, così autoritaria
e sicura, così padrona di tutto ciò che la circondava, compreso noi, i suoi
schiavi e questo non poteva essere normale. Non doveva.
Sonja non parlò subito. Per alcuni lunghissimi secondi mi fissò negli occhi.
Cosa ero per lei? Un animale? Una cosa? Oppure semplicemente un maschio da
sfruttare sessualmente? Qualunque cosa fossi, lei mi reputava di sua
proprietà. Finalmente, aprì la sua bella e invitante bocca
" Jason, vero?"
" Si signora. Mi chiamo Jason"
" Oggi è una serata libera per me. I tuoi compagni ti hanno detto cosa faccio
nelle mie serate libere?"
" Credo di sì, signora"
" Bene! E siccome sei nuovo, credo che la cosa migliore per te sia quella di
imparare a comprendere esattamente cosa ti aspetterà in seguito. Vieni anche
tu"
" Si signora" risposi imitando per l'ennesima volta i miei compagni e
inginocchiandomi ai suoi piedi. Era assurdo che io facessi certe cose ma
volevo salvare la mia pellaccia e questo comportamento era indispensabile, a
quanto pareva. Sonja intanto si voltò e camminò verso l'uscita ed entrambi i
miei due compagni si alzarono per seguirla. Feci anch'io come loro. Da dietro
potevo notare la perfezione del suo sedere, alto e splendidamente disegnato
dai pantaloni aderentissimi e la sua camminata volutamente sensuale. Conoscevo
bene le donne e sapevo che una camminata del genere era studiata e voluta
proprio per provocare, così come provocante era il suo abbigliamento, ma ero
sicuro che con quel fisico maestoso che possedeva non ce ne sarebbe stato
nemmeno bisogno. Salimmo intanto fino al secondo piano, quello riservato
interamente a lei, alla padrona di questa villa popolata da schiavi
terrorizzati e non potevo fare a meno di pensare all'assurdità di questa
situazione. Ieri sera, poco più di 24 ore fa, ero concentrato sulle indagini
di un omicidio e ora mi ritrovavo con la mia vita appesa a un filo, alla
mercè di una donna tanto bella per quanto assurdamente forte e crudele.
Per commenti, scrivete a davidmuscolo@tiscali.it
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La gladiatrice Sesto episodioracconto sucessivo
La gladiatrice Ottavo episodio
Commenti dei lettori al racconto erotico