Pigmei - schiava della tribu' (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
Il divertimento della serata aveva sempre l’effetto di eccitare gli animi ed i corpi.
Da quanto avevano capito, quella tradizione esisteva da tantissimo tempo, anche prima che la tribù iniziasse ad avere schiave bianche.
L'unità, come in tutte le aggregazioni, passa anche attraverso i divertimenti ed i piaceri. Queste serate periodiche avevano esattamente questo scopo.
Il capo villaggio era evidentemente eccitato per l’andamento della serata e per il gioco con le schiave-cavalle.
Ingenuamente Chanel aveva sperato che l’ultimo orgasmo lo avesse calmato. Purtroppo, il piacere di stare con gli altri componenti della collettività dava all’uomo molta soddisfazione. Queste serate, nelle quali la “sua” tribù si riuniva e divertiva, lo elettrizzavano ed il corpo gli richiedeva adeguata soddisfazione.
Chanel, ai suoi piedi, aveva iniziato ad accorgersi di questa sua eccitazione. Aveva anche notato come il suo Padrone avesse cominciato a guardare le nuove schiave, incatenate ai bordi dello spazio dedicato alla serata.
La probabile futura cavalla era proprio bella, alta, evidentemente in forma.
C’era anche l’altra schiava, quella che da subito sembrava avesse attirato l’attenzione dell’uomo. Erano rare le schiave con i capelli rossi e quella, avendo tale caratteristica, era invitante, soprattutto se unito ad un corpo che aveva in sé una sua naturale sensualità.
Aveva anche un viso delicato con una espressione da gattina smarrita, cosa che prometteva sottomissione totale, sempre gradita al Padrone al quale piaceva molto essere adorato.
Chanel da subito la guardò come una potenziale nemica, idonea ad essere una delle favorite del capo col rischio che lei o le altre venissero allontanate.
Dovevano conservare il loro ruolo ancora per una sera ed una notte, tempo in cui avrebbero cercato di scappare. Se ce l’avessero fatta non sarebbe stato più un problema l’acquisizione di nuove schiave. In caso di esito negativo, comunque sarebbero state allontanate dalla capanna del capo e destinate a lavori umilianti, pesanti e dolorosi.
Tuttavia erano tutte e tre fortemente determinate a correre il rischio.
Avevano però bisogno di non essere separate proprio quella notte.
L’eccitazione del Padrone ed i suoi sguardi verso quella nuova merce, destarono preoccupazione che, con qualche sguardo, riuscì a trasferire anche alle altre due compagne del futuro viaggio.
Come se gli occhi fossero riusciti a comunicare, tutte e tre decisero che avrebbero dovuto essere loro le desiderate per la notte e rimandare l’uso delle nuove all’indomani.
Camille, usata come sedia umana, cercò, pianto piano, di distendere meglio la schiena per offrire maggiore comodità.
La cosa non sembrò passare inosservata al Padrone il quale traeva piacere dal sentire sotto di sé un corpo umano femminile e quel movimento ebbe anche lo scopo di ricordargli dove fosse seduto.
Anche Chanel fece la sua parte, avvicinandosi e poggiando il viso sui piedi del Padrone, mostrando deferenza e sottomissione.
Monique, relegata a stare accanto, potè solo avvicinarsi un poco strisciando a terra, avendo però cura di farsi notare. Ebbe successo ed il Padrone le ordinò di portargli un pezzo di carne.
La schiava si alzò per eseguire l’ordine ma, nel servirlo, si inginocchiò un poco prima per completare il percorso verso di lui sulle ginocchia, mostrando così la sua sottomissione.
Il Padrone gradì decisamente, riservando uno sguardo eccitato a Monique che, dopo avergli offerto il cibo, si prostrò ai suoi piedi avendo cura di abbassarsi passando vicino al suo cazzo e sfiorandolo col viso.
L’effetto ottenuto, però, fu sfavorevole in quanto, a seguito dell’eccitazione sempre più crescente, il capo villaggio ordinò ad un pigmeo di portare le tre schiave nuove nella sua tenda.
Chanel, che cominciava sempre più a capire la lingua dei Padroni, comprese anche la parola che stava ad indicare che la schiava indicata (quella dai capelli rossi) avrebbe dovuto essere appesa.
Avendo cominciato a capire i gusti sessuali del Padrone, capì che voleva frustarla, cosa che aveva sempre l’effetto di eccitarlo.
Era elevato il rischio che decidesse di usare le altre schiave per godere, relegando loro in un angolo, magari incatenate o, addirittura, espulse dalla capanna.
Monique decise di attirare l'attenzione sui loro favori sessuali, cercando di distrarlo dalle nuove, così alzò il capo e, coraggiosamente, avvicinò il viso al cazzo del Padrone, senza però osare toccarlo senza ordine, con l’apparente scusa di mostrare sottomissione e disponibilità a portargli altro cibo.
La schiava ci sapeva fare e, nel tempo passato al servizio di quell’uomo, aveva capito cosa aveva il potere di eccitarlo.
Così gli fece sentire l’alito caldo sui testicoli fino a sentirsi prendere per i capelli e dirigere il capo verso le palle, che iniziò a leccare mentre il Padrone continuava a gustare la serata.
Ormai, però, le altre schiave erano state portate nella capanna ed erano in attesa del capo villaggio.
Chanel accarezzava il piede dell’uomo mentre Camille muoveva leggermente il corpo per far sentire la sua presenza e sottomissione.
Il cazzo divenne duro in poco tempo. Il Padrone trasse ancora piacere dalla serata e, qualche tempo dopo la fine della gara delle cavalle, decise di ritirarsi nella capanna con l’evidente intenzione di godere.
Camille, quale cavalla, cercò di divertire il Padrone in groppa. Chanel e Monique lo seguirono stando chine a vicinissime ai piedi dell’uomo che, dopo avere usato la prima quale scalino per scendere, si trovò davanti la bocca di Monique che, con una coraggiosa iniziativa, si impossessò subito del cazzo già duro.
il pigmeo si godette le attenzioni di quella lingua abituata a dargli piacere.
Attratto dalla schiava appesa, la spinse via e si avvicinò alla rossa. Questa era stata appesa come piaceva a lui: i polsi erano legati al soffitto separatamente, quasi a formare la parte alta di una X. I piedi, invece, erano lasciati appoggiati solo sulle punte. Ciascuno di essi legato a terra con una corda lasciata però priva di tensione.
La schiava aveva così la possibilità di contorcersi per il dolore, cosa che eccitava il sadico Padrone, senza però perdere la compostezza della posizione. Il fatto che i piedi fossero solo appoggiati dava meno stabilità alla schiava e più divertimento nel vederla divincolarsi e, poi, trattenuta dalle corde alle caviglie.
Elena, la probabile futura cavalla, era a terra in posizione tale da poter essere usata come sedia. L’altra era inginocchiata davanti in modo da poter servire il Padrone con la bocca mentre stava seduto sulla schiava.
Le cose promettevano malissimo per le schiave attuali che temevano di essere messe da parte proprio l’ultima sera.
La consultazione con uno sguardo, le portò a prendere una timida iniziativa in modo da essere loro a far godere il Padrone.
Tutte e tre sapevano che gradiva la bocca di Chanel e la figa di Monique che, evidentemente, era più stretta.
Così, mentre si divertiva ed eccitava a frustare la rossa, Chanel piano piano gli si mise davanti e, non vedendosi scacciata, iniziò a fargli un pompino, dando così al Padrone il piacere sessuale in aggiunta a quello sadico.
Camille pose il viso sui suoi piedi con un atto di evidente ed eccitante sottomissione. Monique si posizionò vicino, pronta per essere scopata, a 4 zampe.
Il lavoro di bocca, unito al piacere delle frustate, produsse effetto sul cazzo dell’uomo. Chanel doveva impegnarsi in modo che l’urgenza dell’eccitazione salita in prossimità dell’eiaculazione, gli rendesse troppo distante il percorso fino alle nuove schiave, così da farlo sfogare nella figa di Monique.
Il lavoro con la bocca e la lingua venne fatto cercando di fare tesoro di tutto ciò che aveva appreso sui suoi gusti sessuali.
Camille strofinava il viso sul piede finchè il pigmeo non decise di rendere maggiormente evidente il suo potere, poggiando il piede sulla testa della schiava schiacciata a terra, sempre in posizione prostrata.
Finalmente il piacere salì in maniera tale da non poter essere rinviato. Il Padrone prese per i capelli Chanel per farle allontanare la bocca.
Monique mosse i fianchi quale richiamo ed il Padrone, che aveva camminato sulla faccia a terra di Camille per dirigersi verso di lei, la penetrò scopandola, evidentemente preferendo la figa stretta e già conosciuta per godere con sicurezza. Inoltre le altre due schiave, preparate per il pompino, non erano pronte per la scopata.
L'uomo era eccitatissimo e tirò i capelli della schiava a 4 zampe al momento in cui le godette dentro.
Camille, rilassata per il risultato ottenuto, si affrettò ad avvicinarsi per pulire il cazzo del Padrone.
Questo si diresse verso il letto. Camille slegò la schiava appesa, al solo fine di evitare che quella posizione eccitante potesse, nel corso della notte, attirare l’uomo. La lasciò legata per le caviglie. Le altre due erano già legate e non c’era pericolo che fuggissero facendo attirare su di loro le ire del Padrone.
Le tre schiave lo seguirono al giaciglio, pronte a servirlo, semmai ce ne fosse stato bisogno, durante la notte, prima della loro fuga, che sarebbe avvenuta a notte fonda, quando il Padrone avesse raggiunto il momento di sonno più profondo.
Da quanto avevano capito, quella tradizione esisteva da tantissimo tempo, anche prima che la tribù iniziasse ad avere schiave bianche.
L'unità, come in tutte le aggregazioni, passa anche attraverso i divertimenti ed i piaceri. Queste serate periodiche avevano esattamente questo scopo.
Il capo villaggio era evidentemente eccitato per l’andamento della serata e per il gioco con le schiave-cavalle.
Ingenuamente Chanel aveva sperato che l’ultimo orgasmo lo avesse calmato. Purtroppo, il piacere di stare con gli altri componenti della collettività dava all’uomo molta soddisfazione. Queste serate, nelle quali la “sua” tribù si riuniva e divertiva, lo elettrizzavano ed il corpo gli richiedeva adeguata soddisfazione.
Chanel, ai suoi piedi, aveva iniziato ad accorgersi di questa sua eccitazione. Aveva anche notato come il suo Padrone avesse cominciato a guardare le nuove schiave, incatenate ai bordi dello spazio dedicato alla serata.
La probabile futura cavalla era proprio bella, alta, evidentemente in forma.
C’era anche l’altra schiava, quella che da subito sembrava avesse attirato l’attenzione dell’uomo. Erano rare le schiave con i capelli rossi e quella, avendo tale caratteristica, era invitante, soprattutto se unito ad un corpo che aveva in sé una sua naturale sensualità.
Aveva anche un viso delicato con una espressione da gattina smarrita, cosa che prometteva sottomissione totale, sempre gradita al Padrone al quale piaceva molto essere adorato.
Chanel da subito la guardò come una potenziale nemica, idonea ad essere una delle favorite del capo col rischio che lei o le altre venissero allontanate.
Dovevano conservare il loro ruolo ancora per una sera ed una notte, tempo in cui avrebbero cercato di scappare. Se ce l’avessero fatta non sarebbe stato più un problema l’acquisizione di nuove schiave. In caso di esito negativo, comunque sarebbero state allontanate dalla capanna del capo e destinate a lavori umilianti, pesanti e dolorosi.
Tuttavia erano tutte e tre fortemente determinate a correre il rischio.
Avevano però bisogno di non essere separate proprio quella notte.
L’eccitazione del Padrone ed i suoi sguardi verso quella nuova merce, destarono preoccupazione che, con qualche sguardo, riuscì a trasferire anche alle altre due compagne del futuro viaggio.
Come se gli occhi fossero riusciti a comunicare, tutte e tre decisero che avrebbero dovuto essere loro le desiderate per la notte e rimandare l’uso delle nuove all’indomani.
Camille, usata come sedia umana, cercò, pianto piano, di distendere meglio la schiena per offrire maggiore comodità.
La cosa non sembrò passare inosservata al Padrone il quale traeva piacere dal sentire sotto di sé un corpo umano femminile e quel movimento ebbe anche lo scopo di ricordargli dove fosse seduto.
Anche Chanel fece la sua parte, avvicinandosi e poggiando il viso sui piedi del Padrone, mostrando deferenza e sottomissione.
Monique, relegata a stare accanto, potè solo avvicinarsi un poco strisciando a terra, avendo però cura di farsi notare. Ebbe successo ed il Padrone le ordinò di portargli un pezzo di carne.
La schiava si alzò per eseguire l’ordine ma, nel servirlo, si inginocchiò un poco prima per completare il percorso verso di lui sulle ginocchia, mostrando così la sua sottomissione.
Il Padrone gradì decisamente, riservando uno sguardo eccitato a Monique che, dopo avergli offerto il cibo, si prostrò ai suoi piedi avendo cura di abbassarsi passando vicino al suo cazzo e sfiorandolo col viso.
L’effetto ottenuto, però, fu sfavorevole in quanto, a seguito dell’eccitazione sempre più crescente, il capo villaggio ordinò ad un pigmeo di portare le tre schiave nuove nella sua tenda.
Chanel, che cominciava sempre più a capire la lingua dei Padroni, comprese anche la parola che stava ad indicare che la schiava indicata (quella dai capelli rossi) avrebbe dovuto essere appesa.
Avendo cominciato a capire i gusti sessuali del Padrone, capì che voleva frustarla, cosa che aveva sempre l’effetto di eccitarlo.
Era elevato il rischio che decidesse di usare le altre schiave per godere, relegando loro in un angolo, magari incatenate o, addirittura, espulse dalla capanna.
Monique decise di attirare l'attenzione sui loro favori sessuali, cercando di distrarlo dalle nuove, così alzò il capo e, coraggiosamente, avvicinò il viso al cazzo del Padrone, senza però osare toccarlo senza ordine, con l’apparente scusa di mostrare sottomissione e disponibilità a portargli altro cibo.
La schiava ci sapeva fare e, nel tempo passato al servizio di quell’uomo, aveva capito cosa aveva il potere di eccitarlo.
Così gli fece sentire l’alito caldo sui testicoli fino a sentirsi prendere per i capelli e dirigere il capo verso le palle, che iniziò a leccare mentre il Padrone continuava a gustare la serata.
Ormai, però, le altre schiave erano state portate nella capanna ed erano in attesa del capo villaggio.
Chanel accarezzava il piede dell’uomo mentre Camille muoveva leggermente il corpo per far sentire la sua presenza e sottomissione.
Il cazzo divenne duro in poco tempo. Il Padrone trasse ancora piacere dalla serata e, qualche tempo dopo la fine della gara delle cavalle, decise di ritirarsi nella capanna con l’evidente intenzione di godere.
Camille, quale cavalla, cercò di divertire il Padrone in groppa. Chanel e Monique lo seguirono stando chine a vicinissime ai piedi dell’uomo che, dopo avere usato la prima quale scalino per scendere, si trovò davanti la bocca di Monique che, con una coraggiosa iniziativa, si impossessò subito del cazzo già duro.
il pigmeo si godette le attenzioni di quella lingua abituata a dargli piacere.
Attratto dalla schiava appesa, la spinse via e si avvicinò alla rossa. Questa era stata appesa come piaceva a lui: i polsi erano legati al soffitto separatamente, quasi a formare la parte alta di una X. I piedi, invece, erano lasciati appoggiati solo sulle punte. Ciascuno di essi legato a terra con una corda lasciata però priva di tensione.
La schiava aveva così la possibilità di contorcersi per il dolore, cosa che eccitava il sadico Padrone, senza però perdere la compostezza della posizione. Il fatto che i piedi fossero solo appoggiati dava meno stabilità alla schiava e più divertimento nel vederla divincolarsi e, poi, trattenuta dalle corde alle caviglie.
Elena, la probabile futura cavalla, era a terra in posizione tale da poter essere usata come sedia. L’altra era inginocchiata davanti in modo da poter servire il Padrone con la bocca mentre stava seduto sulla schiava.
Le cose promettevano malissimo per le schiave attuali che temevano di essere messe da parte proprio l’ultima sera.
La consultazione con uno sguardo, le portò a prendere una timida iniziativa in modo da essere loro a far godere il Padrone.
Tutte e tre sapevano che gradiva la bocca di Chanel e la figa di Monique che, evidentemente, era più stretta.
Così, mentre si divertiva ed eccitava a frustare la rossa, Chanel piano piano gli si mise davanti e, non vedendosi scacciata, iniziò a fargli un pompino, dando così al Padrone il piacere sessuale in aggiunta a quello sadico.
Camille pose il viso sui suoi piedi con un atto di evidente ed eccitante sottomissione. Monique si posizionò vicino, pronta per essere scopata, a 4 zampe.
Il lavoro di bocca, unito al piacere delle frustate, produsse effetto sul cazzo dell’uomo. Chanel doveva impegnarsi in modo che l’urgenza dell’eccitazione salita in prossimità dell’eiaculazione, gli rendesse troppo distante il percorso fino alle nuove schiave, così da farlo sfogare nella figa di Monique.
Il lavoro con la bocca e la lingua venne fatto cercando di fare tesoro di tutto ciò che aveva appreso sui suoi gusti sessuali.
Camille strofinava il viso sul piede finchè il pigmeo non decise di rendere maggiormente evidente il suo potere, poggiando il piede sulla testa della schiava schiacciata a terra, sempre in posizione prostrata.
Finalmente il piacere salì in maniera tale da non poter essere rinviato. Il Padrone prese per i capelli Chanel per farle allontanare la bocca.
Monique mosse i fianchi quale richiamo ed il Padrone, che aveva camminato sulla faccia a terra di Camille per dirigersi verso di lei, la penetrò scopandola, evidentemente preferendo la figa stretta e già conosciuta per godere con sicurezza. Inoltre le altre due schiave, preparate per il pompino, non erano pronte per la scopata.
L'uomo era eccitatissimo e tirò i capelli della schiava a 4 zampe al momento in cui le godette dentro.
Camille, rilassata per il risultato ottenuto, si affrettò ad avvicinarsi per pulire il cazzo del Padrone.
Questo si diresse verso il letto. Camille slegò la schiava appesa, al solo fine di evitare che quella posizione eccitante potesse, nel corso della notte, attirare l’uomo. La lasciò legata per le caviglie. Le altre due erano già legate e non c’era pericolo che fuggissero facendo attirare su di loro le ire del Padrone.
Le tre schiave lo seguirono al giaciglio, pronte a servirlo, semmai ce ne fosse stato bisogno, durante la notte, prima della loro fuga, che sarebbe avvenuta a notte fonda, quando il Padrone avesse raggiunto il momento di sonno più profondo.
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