La mia padrona è una trans Primo episodio
di
Valerio sissy
genere
dominazione
Ogni volta che la vedevo il cuore iniziava a battermi forte. Era la creatura più bella che avessi mai visto in vita mia, Altissima, un viso perfetto sempre truccato alla perfezione, sempre vestita sensualmente, spesso con minigonne da infarto o pantaloni super aderenti come una seconda pelle e tacchi sempre alti e a spillo che la facevano svettare su tutti gli uomini. Era sicura di sé stessa e camminava sempre in modo altero facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi a destra e sinistra. Tutti si voltavano a guardarla e quando scompariva dalla vista i commenti non potevano mancare. Tutti pensavamo che fosse una modella oppure una escort di lusso e nel quartiere era di sicuro la ragazza più chiacchierata anche se non si vedeva spesso, al massimo una volta a settimana e questo mi faceva supporre che abitasse in un altro quartiere e che venisse nel mio per determinate compere. Ma quando lo faceva attirava su di sé tutti gli sguardi. Negli ultimi tempi l’avevo vista passeggiare a volte con un tipo e a volte con un altro. Due tipi di mezza età, sui cinquanta, non particolarmente attraenti ma la sensazione era che fossero benestanti e questo rafforzava la sensazione che potesse trattarsi di una escort e che quei due potessero essere clienti fissi. Lei era di sicuro molto giovane, sui 25 anni, proprio la mia età, ma poteva averne tre o quattro di meno o di più. Non sapevo nemmeno come si chiamasse ma quello che era certo che qualunque uomo avrebbe fatto il triplo salto mortale per stare con una come lei. E poi un giorno accadde quello che cambiò la mia vita e accadde quando lei entrò nel mio negozio. Sono un tecnico informatico e il mio lavoro era quello di riparare telefoni cellulari e computer. Un lavoro che mi permetteva di vivere tranquillamente, di togliermi qualche sfizio e di pagare l’affitto di un appartamento ma che non mi consentiva certo una vita agiata ma per il momento mi accontentavo. Ero ancora giovane e con tutto il tempo davanti per aspirare a qualcosa di meglio. Quando la vidi, mi sembrò di vedere il paradiso. Il suo profumo intenso mi invadeva le narici e mi dava addirittura difficoltà di ragionare in modo coerente. Era di una bellezza straordinaria e lei sapeva come valorizzarsi al massimo
“Buongiorno” mi disse sorridendo. La voce era leggermente roca e contribuiva a renderla ancora più sexy. Come se non bastasse la minigonna di pelle nera cortissima, calze di seta velate, una camicetta bianca che evidenziava due tette stratosferiche, una quarta misura almeno, e un paio di stivali neri col tacco a spillo. Malgrado il volume di quelle splendide tette, le stavano su a meraviglia, sfidando le più elementari leggi della fisica. Per il resto potevo considerarla magra ma aveva le curve al posto giusto e quindi non scheletrica. Mi dava la sensazione di una fitness model, una ragazza particolarmente atletica e in forma. La prima sensazione che ebbi fu che mi sentivo minuscolo al suo confronto in quanto, malgrado la mia statura media, ero notevolmente più basso di lei che doveva essere almeno 1.85 senza tacchi. E visto che portava degli stivali altissimi col tacco a spillo di almeno 12 centimetri, io le arrivavo a malapena alle tette e creava in me una sensazione di inferiorità che non avevo mai provato prima. Pensai che potesse essere una pallavolista o una cestista considerando l’altezza e il fatto che fosse molto tonica nel fisico
“Buongiorno a lei” riuscii a rispondere dopo l’ovvio smarrimento nel vederla nel mio negozio “In cosa posso esserle utile?” Rovistò nella borsa e mise su bancone un telefonino
“Non funziona. Non riesco più ad accenderlo” Presi il telefonino e lo osservai. Si trattava di un cellulare di ultima generazione, costosissimo. Quella splendida creatura non sembrava avere problemi di denaro. Non tanto per il cellulare quanto per i gioielli che aveva indosso. Due orecchini pendenti con brillanti che saranno costati un occhio della testa e vari anelli sempre con brillanti. Afferrai comunque quel telefonino
“Deve essere nuovissimo. Probabilmente è sotto garanzia. Le converrebbe portarlo nel negozio dove l’ha comprato o in uno dei centri assistenza. Se vuole le posso dare l’indirizzo di quello più vicino” le dissi con molta professionalità. Lei però mi osservò intensamente. Vedevo quelle labbra perfette dipinte di rosso e mi dicevo che l’uomo che avesse avuto il piacere di baciarle avrebbe toccato il paradiso
“Lo so ma… Non ho voglia di portarlo in un centro assistenza. Lei è in grado di ripararlo?” Allargai le braccia. Per quale motivo non voleva portarlo in un posto dove glie lo avrebbero riparato gratis?
“Credo di sì, signorina” risposi infine
“Perfetto. Allora lo lascio a lei”
“Come crede. Avrei bisogno di un nome”
“Certamente. Mi chiamo Lucrezia Rossetti” Segnai su un foglio il nome della splendida fanciulla e poi le chiesi di darmi il pin del telefono. Segnai anche quello e le dissi se voleva un preventivo prima che lo riparassi. Mi rispose che non ce ne era bisogno e mi disse che mi avrebbe potuto telefonare il giorno seguente per vedere se il telefonino era pronto “Mi raccomando, faccia presto. Io ci lavoro. Ne ho un altro ma questo è più efficiente per ciò di cui ho bisogno” La vidi andar via sculettando sensualmente e rimasi per almeno un paio di minuti a respirare la scia di profumo che aveva lasciato. Ma era evidente che non era il tipo di ragazza che io potessi ambire e scossi la testa abbozzando un sorriso amaro. Lucrezia era la ragazza adatta a un calciatore milionario e non certo per un poveraccio. Uno come me la poteva solo sognare.
Scrivete a
jonathan1957@tiscali.it per i vostri commenti
“Buongiorno” mi disse sorridendo. La voce era leggermente roca e contribuiva a renderla ancora più sexy. Come se non bastasse la minigonna di pelle nera cortissima, calze di seta velate, una camicetta bianca che evidenziava due tette stratosferiche, una quarta misura almeno, e un paio di stivali neri col tacco a spillo. Malgrado il volume di quelle splendide tette, le stavano su a meraviglia, sfidando le più elementari leggi della fisica. Per il resto potevo considerarla magra ma aveva le curve al posto giusto e quindi non scheletrica. Mi dava la sensazione di una fitness model, una ragazza particolarmente atletica e in forma. La prima sensazione che ebbi fu che mi sentivo minuscolo al suo confronto in quanto, malgrado la mia statura media, ero notevolmente più basso di lei che doveva essere almeno 1.85 senza tacchi. E visto che portava degli stivali altissimi col tacco a spillo di almeno 12 centimetri, io le arrivavo a malapena alle tette e creava in me una sensazione di inferiorità che non avevo mai provato prima. Pensai che potesse essere una pallavolista o una cestista considerando l’altezza e il fatto che fosse molto tonica nel fisico
“Buongiorno a lei” riuscii a rispondere dopo l’ovvio smarrimento nel vederla nel mio negozio “In cosa posso esserle utile?” Rovistò nella borsa e mise su bancone un telefonino
“Non funziona. Non riesco più ad accenderlo” Presi il telefonino e lo osservai. Si trattava di un cellulare di ultima generazione, costosissimo. Quella splendida creatura non sembrava avere problemi di denaro. Non tanto per il cellulare quanto per i gioielli che aveva indosso. Due orecchini pendenti con brillanti che saranno costati un occhio della testa e vari anelli sempre con brillanti. Afferrai comunque quel telefonino
“Deve essere nuovissimo. Probabilmente è sotto garanzia. Le converrebbe portarlo nel negozio dove l’ha comprato o in uno dei centri assistenza. Se vuole le posso dare l’indirizzo di quello più vicino” le dissi con molta professionalità. Lei però mi osservò intensamente. Vedevo quelle labbra perfette dipinte di rosso e mi dicevo che l’uomo che avesse avuto il piacere di baciarle avrebbe toccato il paradiso
“Lo so ma… Non ho voglia di portarlo in un centro assistenza. Lei è in grado di ripararlo?” Allargai le braccia. Per quale motivo non voleva portarlo in un posto dove glie lo avrebbero riparato gratis?
“Credo di sì, signorina” risposi infine
“Perfetto. Allora lo lascio a lei”
“Come crede. Avrei bisogno di un nome”
“Certamente. Mi chiamo Lucrezia Rossetti” Segnai su un foglio il nome della splendida fanciulla e poi le chiesi di darmi il pin del telefono. Segnai anche quello e le dissi se voleva un preventivo prima che lo riparassi. Mi rispose che non ce ne era bisogno e mi disse che mi avrebbe potuto telefonare il giorno seguente per vedere se il telefonino era pronto “Mi raccomando, faccia presto. Io ci lavoro. Ne ho un altro ma questo è più efficiente per ciò di cui ho bisogno” La vidi andar via sculettando sensualmente e rimasi per almeno un paio di minuti a respirare la scia di profumo che aveva lasciato. Ma era evidente che non era il tipo di ragazza che io potessi ambire e scossi la testa abbozzando un sorriso amaro. Lucrezia era la ragazza adatta a un calciatore milionario e non certo per un poveraccio. Uno come me la poteva solo sognare.
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