Le uova rotte
di
Adam82ne
genere
saffico
Sembra passato un secolo da quando quattro anni fa fummo costretti a rimanere chiusi in casa, non dimenticherò mai i camion carichi di cadaveri , i bollettini giornalieri sconfortanti o gli amici e conoscenti che non ce l’hanno fatta, ma allo stesso tempo rimpiango la tranquillità delle mie giornate , i vicini che venivano a scambiare due chiacchiere e il piacere che provavo nelle piccole cose , come : prendere il sole sul balcone o uscire a fare la spesa , ed è proprio mentre andavo al supermercato che ebbi l’onore di conoscere una bella persona, una di quelle che nonostante i grandi problemi sul groppone vive la vita con positività e serenità ed ha la capacità di trasmetterla al prossimo , sto parlando di Stefania , la mia ex vicina di casa .
Stefania ha perso l’uso delle gambe a causa di un incidente stradale quando aveva sedici anni , ma nonostante la sedia a rotelle e le difficoltà che essa comporta vive la sua vita al 110% , ai tempi aveva ventinove anni e fino all’arrivo del covid i nostri rapporti si limitavano al ciao quando ci incontravamo nel cortile del palazzo, non sapevo neanche come si chiamasse o se abitasse alla scala B o C , so solo che ogni tanto la vedevo con un ragazzo alto e magro.
Un pomeriggio d’aprile , quindi nel pieno della pandemia, uscendo dal condominio per andare al supermercato la vidi rientrare, per agevolarla le tenni il cancelletto aperto, lei passò , ringraziò e ci salutammo con il consueto ciao , la guardai imboccare la piccola rampa che porta ai vari portoni poi mi voltai e iniziai ad avviarmi , dopo due passi sentii un tonfo seguito da un imprecazione, mi girai di scatto e vidi Stefania per terra su un lato, la sua sedia a rotelle sull’altro e la spesa sparsa sul selciato,corsi subito da lei , aiutandola a risalire sulla sedia e le raccolsi la spesa ,nella caduta si era sbucciata un gomito e le ginocchia quindi le chiesi se volesse salire da me per dare una disinfettata alle ferite ma rifiutò.
-lascia almeno che ti riaccompagni.
Per non farla sentire a disagio sembrando troppo invadente presi i sacchetti ed aspettai che fosse lei a girarsi ed eventualmente offrirsi a farsi spingere, non ce ne fu bisogno perché partì spedita , arrivammo nel suo appartamento e una volta dentro le sistemai la spesa , la mezza dozzina d’uova nel sacchetto erano andate ma per il resto sembrava tutto integro, le disinfettai le ferite e per ricambiare la cortesia preparò il caffè , chiacchierammo un po’ parlando del più e del meno , ma dopo un po’ andai a fare la spesa , senza che lei me lo chiedesse, le presi altre sei uova e gliele portai , non se lo aspettava e quando mi vide rimase a bocca aperta.
-Senti Stefania…. Io abito nella scala A e questo è il mio numero se dovessi avere bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa non crearti problemi, anche per la spesa .
La salutai e andai via senza prendermi i soldi delle uova che voleva darmi.
ti ho portato delle uova mica un chilo di caviale…
Per i successivi due giorni non ci vedemmo ne sentimmo ma la mattina del terzo giorno il citofono suonò, era lei con una vaschetta d’uova in mano .
-Ma non ti dovevi disturbare….
Preparai un caffè e per tutta la mattinata rimanemmo a chiacchierare, la invitai a pranzo ma lei sembrava indecisa.
-Non vorrei disturbare e poi dovrei andare in bagno.
Io la guadai e le dissi che non solo non disturbava ma che poteva andare benissimo in bagno anche da me.
la casa è simile alla tua quindi sai dov’è, se ti serve qualcosa dammi un fischio……
Lei sorrise e vedendola partire verso il bagno diedi per accettato l’invito, passammo anche il pomeriggio insieme e più la conoscevo e più apprezzavo la sua forza e la sua dignità , il suo carattere solare metteva allegria, insomma stare con lei era un vero piacere , alla fine, spinta dalla curiosità le chiesi del suo problema e come facesse ad essere così indipendente, la mia curiosità non era sul lato caratteriale o sulla volontà, quelle erano caratteristiche che erano evidenti in lei , la mia era curiosità era sul lato pratico, la doccia, andare in bagno , fare il bagno a mare , fare sesso.
Lei sorrise come se quello che stava per dirmi fosse ovvio.
-tanto per iniziare le mie lesioni non sono così gravi, nel senso che l’unica cosa che non mi funzionano correttamente sono solo le gambe, potrei rimanere in piedi per un po’ e fare qualche passo ma non andrei lontano…. Quindi non chiamarmi per fare uno scippo , ho conservato la sensibilità e questo non è poco anzi è tutto per me, ad esempio la sbucciatura sul ginocchio l’ho sentita e come, per il resto è solo questione di abitudine e organizzazione .
Quando verso sera rimasi da sola ripensai ancora a lei, e continuo a farlo tuttora quando nelle mie microsfighe quotidiane vengo presa dallo sconforto, verso le 21 mi mandò un lungo messaggio dove mi ringraziava per averla trattata come una persona normale, chattammo ancora un po’ e prima di salutarci mi chiese se l’indomani sarei voluta andare a mangiare da lei , ovviamente accettai.
Mi presentai all’orario concordato con un dolce e una bottiglia di vino, indossava una tuta bianca abbastanza attillata che risaltavano il suo corpo sudato
-Ho appena finito di allenarmi, intanto che vado a fare una doccia tu stappa la bottiglia in frigo.
Lei si avviò verso il bagno ed io andai in cucina, quando la sentii canticchiare allungai il collo verso la porta del bagno aperta , era seduta nella vasca intenta a lavarsi , ebbi un nodo in gola nel notare le cicatrici sulla schiena, quando finì si sollevò e sedutasi sul bordo si asciugò con cura, si vestì e si fece scivolare sulla sedia a rotelle, ritornò qualche minuto dopo , le porsi il calice e brindammo, si creò un gioco di sguardi reciproco molto particolare, non era la classica attrazione prettamente sessuale ma qualcosa di più particolare, le sue labbra, il suo collo , le sue mani,tutto in lei aveva un fascino irresistibile, lei invece non faceva altro che fissarmi le mani, iniziammo a preparare il pranzo, presi il tagliere per tagliare le cipolle e lei notò la vecchia cicatrice che ho tra il pollice e il palmo della mano.
te la sei fatta affettando cipolle.
Mi fermai e posato il coltello aprii la mano , non volevo dirle che mi ero fatta male mentre cercavo di scappare da mia madre che voleva picchiarmi quando avevo 14/15 anni .
-no…..sono caduta in bicicletta da piccola
Lei guardò meglio sfiorando con il dito la cicatrice, ebbi un brivido lungo la schiena.
-sembra più un taglio…. Punti?
-sedici…. Ancora quattro e avrei vinto una bici nuova
Lei sorrise a quella battuta stupida
-allora a me avrebbero dovuto regalare un’astronave ….
Rimanemmo ferme a fissarci , mi sentivo la testa leggera , in quel momento avrei voluto chinarmi e baciarla , sentire quelle labbra carnose sulle mie , ripresi ad afferrare le cipolle e lei si chinò di fianco a me per prendere la padella, sentii il profumo dei suoi capelli e il calore del suo corpo ed ebbi un altra scarica, posai il coltello.
-fatto …. Io… arrivo subito devo andare in bagno.
Mi diedi una sciacquata guardandomi allo specchio, non riuscivo a capire se lo facesse apposta o se fossi io ad essere attratta dal suo fascino magnetico, non volevo rovinare tutto con un gesto avventato, tornai in cucina e la trovai seduta su una sedia alta con braccioli , stava soffriggendo la cipolla ed era pronta a svuotare il barattolo di salsa di pomodoro , era leggermente piegata e intravidi il suo perizoma azzurro, le sfiorai il braccio.
-eccomi….ah ma ti sei portata avanti ….metto su l’acqua… dove trovo la pentola?
Mi indicó l’anta vicino al suo piede, mi chinai ma non potevo aprirla senza spostarlo , non sapevo come comportarmi, lo presi in mano spostandolo quel tanto che bastava per poter prendere la pentola , quel piede morbido , delicato ma allo stesso tempo privo di vigore mi diede un’altra scarica.
-oh scusami… potevi dirmelo lo avrei spostato.
Io diventai rossa rossa per l’imbarazzo, provai a dire qualcosa ma non sapevo cosa, rimasi li come un allocca con una mano sul bordo della pentola dentro lo stipite e l’altra che teneva il suo piede sollevato per la pianta, lei si spostò un po’ , adagiai il suo piede sulla traversa della sedia come se fosse di cristallo, sorrise accarezzandosi i capelli , diventai ancora più rossa , presi la pentola la riempii e la misi sul piano cottura , avevo bisogno di bere , presi la bottiglia e versai del vino nei calici , lei ne prese uno e rigirando un po’ bevve un lungo sorso per poi posare il calice sulla cucina.
-buono questo vino , quando ci libereranno dalla prigionia andrò a prenderne dell’altro…. Magari ci possiamo insieme , lì vicino c’è anche un ristorante dove si mangia divinamente.
Bevvi il vino che fresco com’era mi fece riprendere dalla vampata di calore, era davvero buono leggero e leggermente frizzante , quando l’acqua cominciò a bollire e lei si allungò per prendere il sale sulla mensola di fianco a me , il suo profumo e i suoi capelli mi accarezzarono il naso, allungai la mano prendendole il barattolo dalle mani, lei sfiorò il dorso della mia e per poco non lo feci cadere.
-Hai un profumo stupendo…. Che cosa usi?
Lei rigirando il sugo si strinse nelle spalle .
-ah boh , me lo hanno regalato e uno di quei profumi artigianali… senza etichetta.
fidanzato?
Lei prese del sugo col cucchiaio di legno scuotendo la testa , ci soffiò su ed assaggiò, ma lo fece in un modo talmente sensuale da farmi rimanere senza fiato , si voltò verso di me e sorrise, avevo la salivazione azzerata e bevvi un sorso di vino.
fai attenzione Chiara quel vino è traditore.
Buttai la pasta e le dissi che poteva andare a sedersi perché ci avrei pensato io, avvicinai la sedia a rotelle e lei aggrappandosi al bordo della cucina si lasciò cadere delicatamente sulla sedia, posai i calici la bottiglia e quello che mancava sul tavolo e tornai ai fornelli , la pasta fresca ci mise pochissimo a farsi e dopo una breve saltata in padella preparai i piatti, quando arrivai al tavolo con i piatti fumanti lei aveva già riempito i bicchieri di vino , iniziammo a mangiare e rimasi ferma a guardarla , lei sollevò lo sguardo.
-non mangi ? …. Guarda che il conto dovrai pagarlo ugualmente.
Di nuovo quel sorriso bellissimo , io mi sbloccai e iniziai a mangiare ,non ebbi altri mancamenti per tutto il pranzo, ma Stefania si era riservata il colpo di grazia per dopo , iniziammo a sparecchiare e quando finimmo preparammo la moka , io rimasi in piedi e lei sulla sedia a rotelle di frante a me , il caffè uscì e preparai le tazzine, andai per passargliene una ma con una mano si aggrappò al mio braccio e con l’altra fece leva sul bracciolo della sedia , si tirò su e aggrappatasi alla cucina si puntellò in una posizione stabile poggiandosi con la schiena .
-voglio prenderlo in piedi, approfitto delle tue spalle forti…… fai nuoto?
lo facevo… ma poi ho smesso quando sono andata a vivere da sola …. Troppi impegni e poco tempo.
Bevemmo il caffè,appoggiatasi alle mie spalle mi disse che voleva fare due passi fino al divano, sentivo il suo seno sulla schiena, un seno sodo con capezzolo ben dritto, con passo malfermo e con l’ansia che cadesse arrivammo al divano, la presi per le ascelle e la feci sedere, mi ritrovai a pochi centimetri dalle sue labbra, sorrise e io ricambiai , lei mi sfilò gli occhiali e sistematami una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi fissò per un istante.
-senza stai molto meglio.
Diventai rossa e accennai un sorriso, fu in quel momento che mi baciò, io mi sciolsi come un ghiacciolo, mi ero già ritrovata in situazioni del genere ma di solito ero io a condurre il gioco…a prendere l’iniziativa, ma pochissime volte mi sono ritrovata impacciata come quella volta, mi succede solo con le persone speciali, quelle che riescono a rovistarmi la testa piuttosto che la mia intimità .
Stefania si aggrappò al mio collo e si tirò di nuovo su ,io la presi per i fianchi e la tenni stretta a me , le baciai il collo e lei inarcata indietro la testa sospiro.
-portami in camera da letto… ti voglio
La presi saldamente e con passo lento ma deciso andammo in camera,le sue gambe sembravano aver trovato un po’ di forza se pur quasi impercettibile, arrivammo sul letto e lei si buttò di peso tirandomi giù, mi ritrovai a quattro zampe sopra di lei, allungò le mani accarezzandomi il viso, gliele baciai ,tirò giù la cerniera della mia felpa e tiratami un po’ su me la sfilai rimanendo solo con la canotta.
—avevo visto bene non porti il reggiseno….
Le sfilai la sua felpa , maglia e reggiseno, aveva un seno pieno con areole scure e capezzoli pronunciati, mi chinai a baciarli , scesi con la bocca e la lingua fino a trovare il lembo dei pantaloni, tirai giù delicatamente scoprendo il perizoma azzurro, semi trasparente sul davanti, lo tirai giù scoprendole il pube liscio, sfilai completamente gli indumenti, le accarezzai i piedi , li baciai per poi risalire accarezzando con le mani le cosce.
-Spogliati amore ti voglio.
Mi tirai in piedi e mi spogliai velocemente posizionandomi sopra di lei che mi afferrò dalle natiche e facendomi avvicinare la fighetta alla bocca, passò la lingua tra le mie grandi labbra sfiorandole, baciò il labbro destro e poi il sinistro, una scarica elettrica mi fece sussultare , mi allargai le labbra con le dita e lei si avvicinò ancora di più con un movimento lento, affondò le labbra e iniziò a leccarmi , il mio desiderio era così grande che mi bagnai all’inverosimile ,infilò il dito medio di una mano muovendolo delicatamente mentre con l’altro iniziò e massaggiarmi il clitoride e aiutandosi con la lingua mi fece impazzire di piacere, non cambiò mai il ritmo neanche quando mi fece arrivare, mi gettai tra le sue cosce decisa a ricambiare quel ditalino superbo, era bagnata e il suo odore sublime mi fece sentire in paradiso, poggiai la punta del naso sulle grandi labbra un paio di volte, volevo stuzzicarla , volevo che mi desiderasse più di ogni altra cosa, le baciai il pube liscio come il velluto percorrendolo a zigzag con la lingua, allargai delicatamente le labbra e iniziai e iniziai a baciarla e leccarla con la punta della lingua come se la stessi sezionando con un bisturi , prepuzio e glande clitorideo, grandi labbra ,piccole labbra ,orifizio uretrale , orifizio vaginale, scesi ancora verso il perineo e il suo buchetto ,infilai un dito e ricominciai più irruenza,ad ogni giro che facevo lei sembrava godere sempre di più, quando fu vicina al piacere estremo rallentai , per poi ricominciare da capo, volevo farla impazzire, Stefania passava dal mugolare all’urlare , quando ritenni che fosse arrivato il momento iniziai a martellare con colpetti decisi di lingua e dito il clitoride ,lei provò a tirarsi su con le braccia ma con un pizzicotto la feci desistere .
-ohhhhhh mio dio sto venendo.
Iniziò a respirare velocemente e dopo un “mamma”arrivò su di me , lo zampillo mi investi il viso, Stefania si portò una mano tra le cosce , sembrava stesse piangendo…. Ma il fremito del suo corpo indicava che aveva raggiunto un orgasmo pazzesco, ci vollero un paio di minuti prima che si calmasse.
-Scusami….scusami era un anno che non facevo sesso… mi sono lasciata andare troppo….
Io mi sollevai sopra di lei e senza risponderle le infilai la lingua in bocca, la baciai con voracità tirandola di forza su di me fino a quando staccatasi mi guardò negli occhi come se fossi la sua Dea , quello sguardo dolcissimo mi riempì il cuore più dell’ amplesso stesso, era lei la mia Dea in quel momento.
Rimanemmo a letto per tutto il pomeriggio ed ora che l’ultimo muro tra di noi era stato abbattuto avevamo molte più cose da dirci , la pandemia sarebbe stata meno dura e pesante per noi due e solo il ritorno alla vita di tutti i giorni ci avrebbe allontanate, ma questa è un’altra storia…..
Stefania ha perso l’uso delle gambe a causa di un incidente stradale quando aveva sedici anni , ma nonostante la sedia a rotelle e le difficoltà che essa comporta vive la sua vita al 110% , ai tempi aveva ventinove anni e fino all’arrivo del covid i nostri rapporti si limitavano al ciao quando ci incontravamo nel cortile del palazzo, non sapevo neanche come si chiamasse o se abitasse alla scala B o C , so solo che ogni tanto la vedevo con un ragazzo alto e magro.
Un pomeriggio d’aprile , quindi nel pieno della pandemia, uscendo dal condominio per andare al supermercato la vidi rientrare, per agevolarla le tenni il cancelletto aperto, lei passò , ringraziò e ci salutammo con il consueto ciao , la guardai imboccare la piccola rampa che porta ai vari portoni poi mi voltai e iniziai ad avviarmi , dopo due passi sentii un tonfo seguito da un imprecazione, mi girai di scatto e vidi Stefania per terra su un lato, la sua sedia a rotelle sull’altro e la spesa sparsa sul selciato,corsi subito da lei , aiutandola a risalire sulla sedia e le raccolsi la spesa ,nella caduta si era sbucciata un gomito e le ginocchia quindi le chiesi se volesse salire da me per dare una disinfettata alle ferite ma rifiutò.
-lascia almeno che ti riaccompagni.
Per non farla sentire a disagio sembrando troppo invadente presi i sacchetti ed aspettai che fosse lei a girarsi ed eventualmente offrirsi a farsi spingere, non ce ne fu bisogno perché partì spedita , arrivammo nel suo appartamento e una volta dentro le sistemai la spesa , la mezza dozzina d’uova nel sacchetto erano andate ma per il resto sembrava tutto integro, le disinfettai le ferite e per ricambiare la cortesia preparò il caffè , chiacchierammo un po’ parlando del più e del meno , ma dopo un po’ andai a fare la spesa , senza che lei me lo chiedesse, le presi altre sei uova e gliele portai , non se lo aspettava e quando mi vide rimase a bocca aperta.
-Senti Stefania…. Io abito nella scala A e questo è il mio numero se dovessi avere bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa non crearti problemi, anche per la spesa .
La salutai e andai via senza prendermi i soldi delle uova che voleva darmi.
ti ho portato delle uova mica un chilo di caviale…
Per i successivi due giorni non ci vedemmo ne sentimmo ma la mattina del terzo giorno il citofono suonò, era lei con una vaschetta d’uova in mano .
-Ma non ti dovevi disturbare….
Preparai un caffè e per tutta la mattinata rimanemmo a chiacchierare, la invitai a pranzo ma lei sembrava indecisa.
-Non vorrei disturbare e poi dovrei andare in bagno.
Io la guadai e le dissi che non solo non disturbava ma che poteva andare benissimo in bagno anche da me.
la casa è simile alla tua quindi sai dov’è, se ti serve qualcosa dammi un fischio……
Lei sorrise e vedendola partire verso il bagno diedi per accettato l’invito, passammo anche il pomeriggio insieme e più la conoscevo e più apprezzavo la sua forza e la sua dignità , il suo carattere solare metteva allegria, insomma stare con lei era un vero piacere , alla fine, spinta dalla curiosità le chiesi del suo problema e come facesse ad essere così indipendente, la mia curiosità non era sul lato caratteriale o sulla volontà, quelle erano caratteristiche che erano evidenti in lei , la mia era curiosità era sul lato pratico, la doccia, andare in bagno , fare il bagno a mare , fare sesso.
Lei sorrise come se quello che stava per dirmi fosse ovvio.
-tanto per iniziare le mie lesioni non sono così gravi, nel senso che l’unica cosa che non mi funzionano correttamente sono solo le gambe, potrei rimanere in piedi per un po’ e fare qualche passo ma non andrei lontano…. Quindi non chiamarmi per fare uno scippo , ho conservato la sensibilità e questo non è poco anzi è tutto per me, ad esempio la sbucciatura sul ginocchio l’ho sentita e come, per il resto è solo questione di abitudine e organizzazione .
Quando verso sera rimasi da sola ripensai ancora a lei, e continuo a farlo tuttora quando nelle mie microsfighe quotidiane vengo presa dallo sconforto, verso le 21 mi mandò un lungo messaggio dove mi ringraziava per averla trattata come una persona normale, chattammo ancora un po’ e prima di salutarci mi chiese se l’indomani sarei voluta andare a mangiare da lei , ovviamente accettai.
Mi presentai all’orario concordato con un dolce e una bottiglia di vino, indossava una tuta bianca abbastanza attillata che risaltavano il suo corpo sudato
-Ho appena finito di allenarmi, intanto che vado a fare una doccia tu stappa la bottiglia in frigo.
Lei si avviò verso il bagno ed io andai in cucina, quando la sentii canticchiare allungai il collo verso la porta del bagno aperta , era seduta nella vasca intenta a lavarsi , ebbi un nodo in gola nel notare le cicatrici sulla schiena, quando finì si sollevò e sedutasi sul bordo si asciugò con cura, si vestì e si fece scivolare sulla sedia a rotelle, ritornò qualche minuto dopo , le porsi il calice e brindammo, si creò un gioco di sguardi reciproco molto particolare, non era la classica attrazione prettamente sessuale ma qualcosa di più particolare, le sue labbra, il suo collo , le sue mani,tutto in lei aveva un fascino irresistibile, lei invece non faceva altro che fissarmi le mani, iniziammo a preparare il pranzo, presi il tagliere per tagliare le cipolle e lei notò la vecchia cicatrice che ho tra il pollice e il palmo della mano.
te la sei fatta affettando cipolle.
Mi fermai e posato il coltello aprii la mano , non volevo dirle che mi ero fatta male mentre cercavo di scappare da mia madre che voleva picchiarmi quando avevo 14/15 anni .
-no…..sono caduta in bicicletta da piccola
Lei guardò meglio sfiorando con il dito la cicatrice, ebbi un brivido lungo la schiena.
-sembra più un taglio…. Punti?
-sedici…. Ancora quattro e avrei vinto una bici nuova
Lei sorrise a quella battuta stupida
-allora a me avrebbero dovuto regalare un’astronave ….
Rimanemmo ferme a fissarci , mi sentivo la testa leggera , in quel momento avrei voluto chinarmi e baciarla , sentire quelle labbra carnose sulle mie , ripresi ad afferrare le cipolle e lei si chinò di fianco a me per prendere la padella, sentii il profumo dei suoi capelli e il calore del suo corpo ed ebbi un altra scarica, posai il coltello.
-fatto …. Io… arrivo subito devo andare in bagno.
Mi diedi una sciacquata guardandomi allo specchio, non riuscivo a capire se lo facesse apposta o se fossi io ad essere attratta dal suo fascino magnetico, non volevo rovinare tutto con un gesto avventato, tornai in cucina e la trovai seduta su una sedia alta con braccioli , stava soffriggendo la cipolla ed era pronta a svuotare il barattolo di salsa di pomodoro , era leggermente piegata e intravidi il suo perizoma azzurro, le sfiorai il braccio.
-eccomi….ah ma ti sei portata avanti ….metto su l’acqua… dove trovo la pentola?
Mi indicó l’anta vicino al suo piede, mi chinai ma non potevo aprirla senza spostarlo , non sapevo come comportarmi, lo presi in mano spostandolo quel tanto che bastava per poter prendere la pentola , quel piede morbido , delicato ma allo stesso tempo privo di vigore mi diede un’altra scarica.
-oh scusami… potevi dirmelo lo avrei spostato.
Io diventai rossa rossa per l’imbarazzo, provai a dire qualcosa ma non sapevo cosa, rimasi li come un allocca con una mano sul bordo della pentola dentro lo stipite e l’altra che teneva il suo piede sollevato per la pianta, lei si spostò un po’ , adagiai il suo piede sulla traversa della sedia come se fosse di cristallo, sorrise accarezzandosi i capelli , diventai ancora più rossa , presi la pentola la riempii e la misi sul piano cottura , avevo bisogno di bere , presi la bottiglia e versai del vino nei calici , lei ne prese uno e rigirando un po’ bevve un lungo sorso per poi posare il calice sulla cucina.
-buono questo vino , quando ci libereranno dalla prigionia andrò a prenderne dell’altro…. Magari ci possiamo insieme , lì vicino c’è anche un ristorante dove si mangia divinamente.
Bevvi il vino che fresco com’era mi fece riprendere dalla vampata di calore, era davvero buono leggero e leggermente frizzante , quando l’acqua cominciò a bollire e lei si allungò per prendere il sale sulla mensola di fianco a me , il suo profumo e i suoi capelli mi accarezzarono il naso, allungai la mano prendendole il barattolo dalle mani, lei sfiorò il dorso della mia e per poco non lo feci cadere.
-Hai un profumo stupendo…. Che cosa usi?
Lei rigirando il sugo si strinse nelle spalle .
-ah boh , me lo hanno regalato e uno di quei profumi artigianali… senza etichetta.
fidanzato?
Lei prese del sugo col cucchiaio di legno scuotendo la testa , ci soffiò su ed assaggiò, ma lo fece in un modo talmente sensuale da farmi rimanere senza fiato , si voltò verso di me e sorrise, avevo la salivazione azzerata e bevvi un sorso di vino.
fai attenzione Chiara quel vino è traditore.
Buttai la pasta e le dissi che poteva andare a sedersi perché ci avrei pensato io, avvicinai la sedia a rotelle e lei aggrappandosi al bordo della cucina si lasciò cadere delicatamente sulla sedia, posai i calici la bottiglia e quello che mancava sul tavolo e tornai ai fornelli , la pasta fresca ci mise pochissimo a farsi e dopo una breve saltata in padella preparai i piatti, quando arrivai al tavolo con i piatti fumanti lei aveva già riempito i bicchieri di vino , iniziammo a mangiare e rimasi ferma a guardarla , lei sollevò lo sguardo.
-non mangi ? …. Guarda che il conto dovrai pagarlo ugualmente.
Di nuovo quel sorriso bellissimo , io mi sbloccai e iniziai a mangiare ,non ebbi altri mancamenti per tutto il pranzo, ma Stefania si era riservata il colpo di grazia per dopo , iniziammo a sparecchiare e quando finimmo preparammo la moka , io rimasi in piedi e lei sulla sedia a rotelle di frante a me , il caffè uscì e preparai le tazzine, andai per passargliene una ma con una mano si aggrappò al mio braccio e con l’altra fece leva sul bracciolo della sedia , si tirò su e aggrappatasi alla cucina si puntellò in una posizione stabile poggiandosi con la schiena .
-voglio prenderlo in piedi, approfitto delle tue spalle forti…… fai nuoto?
lo facevo… ma poi ho smesso quando sono andata a vivere da sola …. Troppi impegni e poco tempo.
Bevemmo il caffè,appoggiatasi alle mie spalle mi disse che voleva fare due passi fino al divano, sentivo il suo seno sulla schiena, un seno sodo con capezzolo ben dritto, con passo malfermo e con l’ansia che cadesse arrivammo al divano, la presi per le ascelle e la feci sedere, mi ritrovai a pochi centimetri dalle sue labbra, sorrise e io ricambiai , lei mi sfilò gli occhiali e sistematami una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi fissò per un istante.
-senza stai molto meglio.
Diventai rossa e accennai un sorriso, fu in quel momento che mi baciò, io mi sciolsi come un ghiacciolo, mi ero già ritrovata in situazioni del genere ma di solito ero io a condurre il gioco…a prendere l’iniziativa, ma pochissime volte mi sono ritrovata impacciata come quella volta, mi succede solo con le persone speciali, quelle che riescono a rovistarmi la testa piuttosto che la mia intimità .
Stefania si aggrappò al mio collo e si tirò di nuovo su ,io la presi per i fianchi e la tenni stretta a me , le baciai il collo e lei inarcata indietro la testa sospiro.
-portami in camera da letto… ti voglio
La presi saldamente e con passo lento ma deciso andammo in camera,le sue gambe sembravano aver trovato un po’ di forza se pur quasi impercettibile, arrivammo sul letto e lei si buttò di peso tirandomi giù, mi ritrovai a quattro zampe sopra di lei, allungò le mani accarezzandomi il viso, gliele baciai ,tirò giù la cerniera della mia felpa e tiratami un po’ su me la sfilai rimanendo solo con la canotta.
—avevo visto bene non porti il reggiseno….
Le sfilai la sua felpa , maglia e reggiseno, aveva un seno pieno con areole scure e capezzoli pronunciati, mi chinai a baciarli , scesi con la bocca e la lingua fino a trovare il lembo dei pantaloni, tirai giù delicatamente scoprendo il perizoma azzurro, semi trasparente sul davanti, lo tirai giù scoprendole il pube liscio, sfilai completamente gli indumenti, le accarezzai i piedi , li baciai per poi risalire accarezzando con le mani le cosce.
-Spogliati amore ti voglio.
Mi tirai in piedi e mi spogliai velocemente posizionandomi sopra di lei che mi afferrò dalle natiche e facendomi avvicinare la fighetta alla bocca, passò la lingua tra le mie grandi labbra sfiorandole, baciò il labbro destro e poi il sinistro, una scarica elettrica mi fece sussultare , mi allargai le labbra con le dita e lei si avvicinò ancora di più con un movimento lento, affondò le labbra e iniziò a leccarmi , il mio desiderio era così grande che mi bagnai all’inverosimile ,infilò il dito medio di una mano muovendolo delicatamente mentre con l’altro iniziò e massaggiarmi il clitoride e aiutandosi con la lingua mi fece impazzire di piacere, non cambiò mai il ritmo neanche quando mi fece arrivare, mi gettai tra le sue cosce decisa a ricambiare quel ditalino superbo, era bagnata e il suo odore sublime mi fece sentire in paradiso, poggiai la punta del naso sulle grandi labbra un paio di volte, volevo stuzzicarla , volevo che mi desiderasse più di ogni altra cosa, le baciai il pube liscio come il velluto percorrendolo a zigzag con la lingua, allargai delicatamente le labbra e iniziai e iniziai a baciarla e leccarla con la punta della lingua come se la stessi sezionando con un bisturi , prepuzio e glande clitorideo, grandi labbra ,piccole labbra ,orifizio uretrale , orifizio vaginale, scesi ancora verso il perineo e il suo buchetto ,infilai un dito e ricominciai più irruenza,ad ogni giro che facevo lei sembrava godere sempre di più, quando fu vicina al piacere estremo rallentai , per poi ricominciare da capo, volevo farla impazzire, Stefania passava dal mugolare all’urlare , quando ritenni che fosse arrivato il momento iniziai a martellare con colpetti decisi di lingua e dito il clitoride ,lei provò a tirarsi su con le braccia ma con un pizzicotto la feci desistere .
-ohhhhhh mio dio sto venendo.
Iniziò a respirare velocemente e dopo un “mamma”arrivò su di me , lo zampillo mi investi il viso, Stefania si portò una mano tra le cosce , sembrava stesse piangendo…. Ma il fremito del suo corpo indicava che aveva raggiunto un orgasmo pazzesco, ci vollero un paio di minuti prima che si calmasse.
-Scusami….scusami era un anno che non facevo sesso… mi sono lasciata andare troppo….
Io mi sollevai sopra di lei e senza risponderle le infilai la lingua in bocca, la baciai con voracità tirandola di forza su di me fino a quando staccatasi mi guardò negli occhi come se fossi la sua Dea , quello sguardo dolcissimo mi riempì il cuore più dell’ amplesso stesso, era lei la mia Dea in quel momento.
Rimanemmo a letto per tutto il pomeriggio ed ora che l’ultimo muro tra di noi era stato abbattuto avevamo molte più cose da dirci , la pandemia sarebbe stata meno dura e pesante per noi due e solo il ritorno alla vita di tutti i giorni ci avrebbe allontanate, ma questa è un’altra storia…..
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