Vera, il covid, la vita
di
Carcassone
genere
corna
Una decisione presa con grande difficoltà. Avevamo fatto armi e bagagli e ci eravamo trasferiti dalla città ad un paesino di provincia.
Ci eravamo seduti ad un tavolo e con Vera, mia moglie, e avevamo deciso che il ristorante avremmo dovuto chiuderlo.
Era stato il nostro sogno da giovani sposi, poi, dopo quasi dieci anni di edilizia (io) e saloni di bellezza (Vera) lo avevamo realizzato e, nel tempo, ci aveva dato soddisfazioni. Avevamo comprato una bella casa e fatto studiare i nostri due figli, Mauro e Stefano, nei migliori istituti e università.
Il Covid, fulmine a ciel sereno, ci mise sulle ginocchia, improvvisamente.
Così, in poco meno di quindici mesi, vedemmo crollare il nostro castello, come fosse fatto di sabbia.
Nonostante gli aiuti statali, dovemmo gettare la spugna. Vendemmo la nostra casa e chiudemmo l'attività.
Decidemmo di comprare una casa in provincia e provare anche a viverci.
Ci facemmo forza della nostra duttilita' e ci trasferimmo.
Eravamo solo noi due, i ragazzi erano ormai figli del mondo e li vedevamo sempre meno.
Non eravamo proprio al verde così, arrivati nella nuova realtà, ci guardammo intorno. Era una provincia sonnacchiosa, come tante, abitata da tantissimi vecchi e qualche giovane che cercava di ricreare, con idee nuove, un posto, magari, appena più vivace.
Così, avevo trovato lavoro presso due agriturismi che avevano bisogno di manutentori mentre Vera, la vera mente della nostra famiglia, si era studiata la situazione e aveva optato per un lavoro da onicotecnica. Anni prima aveva fatto dei corsi e, con gli strumenti adatti, era sicura di potersela cavare.
Il target non erano le donne e le loro mani, ma gli uomini anziani con i loro piedi da sempre maltrattati da scarpe antinfortunistiche, nel caso dei tanti operai che avevano lavorato in una fabbrica chimica ormai chiusa, e dei tanti contadini della zona.
Nel giro di qualche mese il cellulare di Vera aveva preso a suonare con una certa frequenza. Lavorava a domicilio, viste le condizioni di molti suoi clienti e avevamo attrezzato una bicicletta con un porta oggetti posteriore, molto comodo.
Divenne in breve una di famiglia in tante case ed era sempre pronta a raccontare aneddoti e spaccati di vita di quelle persone.
Una sera, sbellicandosi dalle risate , mi raccontò del signor Mario, e dei suoi coglioni enormi....
Era successo che mentre era intenta a togliere un callo da un piede disastrato, i suoi occhi avevano notato qualcosa di strano. Dai pantaloncini del vecchio, fuoriuscivano due palle enormi con peli bianchi che facevano risaltare la pelle rosa e rugosa. _non sono umani- diceva Vera mentre continuava a ridere - i tuoi, al confronto, sembrano noccioline- e scoppiò di nuovo a ridere.
Procedeva tutto bene, eravamo di nuovo in pista e ci stavamo abituando alla vita di provincia, del tutto nuova per noi.
Vera aveva ripreso vita, sempre più curata, sembrava avere una luce nuova, un sorriso bellissimo ed un corpo morbido ma erotico, sempre fasciato in vestiti alla provenzale che lei amava tanto.
Non era mai stata grassa ma carnosa e, nonostante i suoi cinquanta sei anni, i seni ed il culo facevano la loro figura. Il viso, nonostante le rughe, era solare ed allegro.
Anche il mio lavoro si era ampliato ed ero diventato una specie di factotum e avevo lavoretti sparsi anche fuori paese.
Durante uno di questi lavoretti ad un bar, in un paese vicino al nostro, sentivo dei vecchi che, seduti al sole, parlavano di qualcosa che li faceva ridere come bambini.
Non potei non ascoltare, ero curioso. Uno dei vecchi, un baffone senza capelli raccontava di una donna che, senza tanti complimenti, aiutava certi vecchi a far drizzare uccelli che sembravano sopiti per sempre.
Diceva che uno di questi vecchi le aveva girato anche un video di nascosto e che lui lo aveva avuto proprio quella mattina.
Si era fatto un capannello e mentre guardavano ridevano e facevano battute oscene.
Mi avvicinai curioso e chiesi se potevo partecipare. Mi guardarono con sospetto ma in fondo ero "quasi" un loro coetaneo e mi porsero lo smartphone.
Il video iniziava inquadrando un vecchio seduto a gambe semilarghe con i piedi a mollo in un catino. Mi venne un brivido perché la scena mi era familiare. Poi entrò nell'obiettivo lei, Vera, benché di spalle l'avevo riconosciuta subito. Si era seduta e aveva cominciato a lavorare sul piede sinistro del vecchio, vidi le sue palle, era il vecchio di cui ridevamo!
Improvvisamente mia moglie allungo' la mano destra e le prese, erano enormi davvero, la mano rimaneva aperta mentre lei chiedeva :- ti fanno male? - il video non inquadrava la sua faccia ma la sua voce profonda affermava che, si, gli bruciavano ma che con la sua mano le cose andavano meglio.
Il vecchio non aveva solo le palle grosse ma anche un cazzo fuori norma.
Il resto del video fu una tortura.
Vera gli aveva baciato il cazzo e pur non riuscendo a farlo diventare duro, da barzotto lo aveva fatto sborrare nel catino e poi lo aveva ripulito con la lingua.
Feci finta di niente, ringraziai quei vecchiacci e finito il lavoro mi avviai verso casa. Non sapevo come aprire il discorso, ero avvelenato e la testa mi scoppiava.
La trovai in cucina che cucinava. Mi salutò come al solito, poi guardandomi in faccia chiese :- che hai fatto? - ho visto un video dissi.
-Ho capito- mi disse, - sapevo che sarebbe successo prima o poi. Avrei dovuto avvertirti ma non ho mai preso coraggio. E comunque, per chiarire, non ho mai scopato con nessuno di loro- come, loro?- dissi- Non è solo il vecchio col cazzone? - replicai.
-beh, non proprio - disse Vera, quel vecchiaccio mi ha fatto pubblicità e in tanti hanno telefonato. Molti erano tanto gentili, un paio invece, davvero scortesi, hanno minacciato di rendere noto il mio nome, così ho dovuto fare anche i loro piedi-
Non sapevo cosa fare, Vera era mia moglie da una vita e adesso la vedevo come una persona nuova, strana. Le volevo bene e volevo superare quel momento ma.... ero curioso. - sono troppo incazzato ma ti voglio bene e se mi dirai tutta la verità, senza omettere nulla, forse potrò perdonarti-
Lei mi guardò fisso, senza abbassare lo sguardo poi disse :- va bene, mettiti seduto, proviamo. Partirò dal principio, da Mario, ricordi? Le palle enormi, lui.
La prima volta che sono andata da lui mi aveva fatto tanta pena, era un vecchio solo, accudito da una vecchietta e con i figli lontani. Parlando di lui mi aveva fatto commuovere, mi conosci, così avevo allungato una mano per stringere la sua e lui invece l'aveva dirottata su quelle palle, sempre penzoloni. Lo avevo guardato fulminandolo ma lui, lamentoso mi disse :- ho tanto male qui, quei suoi occhi lacrimosi mi avevano confuso e mi ero ritrovata a soppesare due palle enormi e bollenti - così va meglio mi disse il vecchio, poi guardandomi supplichevole chiese:- posso uscirlo? - io ero rimasta in silenzio e così lo tirò fuori, era impressionante, quasi un cotechino poggiato sulla coscia. L'ho accarezzato, non sembrava vivo. La cappella era raggrinzita e il tutto puzzava un po.
Lo rimbrottai per l'igiene e lui si scuso'arrossendo, poi portò di nuovo la mia mano sul cazzo e la strofino'. Non era morto, la cappella sembrava gonfiarsi e le rughe sparivano, mi trovai a pensare che da giovane doveva essere stato un portento. Lo presi bene in mano e lo segai. Con l'altra mano gli carezzai i coglioni doloranti. Poi venne, improvvisamente, nel catino. Ho pulito il cazzo con l'asciugamano e poi me ne sono andata, è cominciato tutto così, vuoi sapere altro?..... Continua
Ci eravamo seduti ad un tavolo e con Vera, mia moglie, e avevamo deciso che il ristorante avremmo dovuto chiuderlo.
Era stato il nostro sogno da giovani sposi, poi, dopo quasi dieci anni di edilizia (io) e saloni di bellezza (Vera) lo avevamo realizzato e, nel tempo, ci aveva dato soddisfazioni. Avevamo comprato una bella casa e fatto studiare i nostri due figli, Mauro e Stefano, nei migliori istituti e università.
Il Covid, fulmine a ciel sereno, ci mise sulle ginocchia, improvvisamente.
Così, in poco meno di quindici mesi, vedemmo crollare il nostro castello, come fosse fatto di sabbia.
Nonostante gli aiuti statali, dovemmo gettare la spugna. Vendemmo la nostra casa e chiudemmo l'attività.
Decidemmo di comprare una casa in provincia e provare anche a viverci.
Ci facemmo forza della nostra duttilita' e ci trasferimmo.
Eravamo solo noi due, i ragazzi erano ormai figli del mondo e li vedevamo sempre meno.
Non eravamo proprio al verde così, arrivati nella nuova realtà, ci guardammo intorno. Era una provincia sonnacchiosa, come tante, abitata da tantissimi vecchi e qualche giovane che cercava di ricreare, con idee nuove, un posto, magari, appena più vivace.
Così, avevo trovato lavoro presso due agriturismi che avevano bisogno di manutentori mentre Vera, la vera mente della nostra famiglia, si era studiata la situazione e aveva optato per un lavoro da onicotecnica. Anni prima aveva fatto dei corsi e, con gli strumenti adatti, era sicura di potersela cavare.
Il target non erano le donne e le loro mani, ma gli uomini anziani con i loro piedi da sempre maltrattati da scarpe antinfortunistiche, nel caso dei tanti operai che avevano lavorato in una fabbrica chimica ormai chiusa, e dei tanti contadini della zona.
Nel giro di qualche mese il cellulare di Vera aveva preso a suonare con una certa frequenza. Lavorava a domicilio, viste le condizioni di molti suoi clienti e avevamo attrezzato una bicicletta con un porta oggetti posteriore, molto comodo.
Divenne in breve una di famiglia in tante case ed era sempre pronta a raccontare aneddoti e spaccati di vita di quelle persone.
Una sera, sbellicandosi dalle risate , mi raccontò del signor Mario, e dei suoi coglioni enormi....
Era successo che mentre era intenta a togliere un callo da un piede disastrato, i suoi occhi avevano notato qualcosa di strano. Dai pantaloncini del vecchio, fuoriuscivano due palle enormi con peli bianchi che facevano risaltare la pelle rosa e rugosa. _non sono umani- diceva Vera mentre continuava a ridere - i tuoi, al confronto, sembrano noccioline- e scoppiò di nuovo a ridere.
Procedeva tutto bene, eravamo di nuovo in pista e ci stavamo abituando alla vita di provincia, del tutto nuova per noi.
Vera aveva ripreso vita, sempre più curata, sembrava avere una luce nuova, un sorriso bellissimo ed un corpo morbido ma erotico, sempre fasciato in vestiti alla provenzale che lei amava tanto.
Non era mai stata grassa ma carnosa e, nonostante i suoi cinquanta sei anni, i seni ed il culo facevano la loro figura. Il viso, nonostante le rughe, era solare ed allegro.
Anche il mio lavoro si era ampliato ed ero diventato una specie di factotum e avevo lavoretti sparsi anche fuori paese.
Durante uno di questi lavoretti ad un bar, in un paese vicino al nostro, sentivo dei vecchi che, seduti al sole, parlavano di qualcosa che li faceva ridere come bambini.
Non potei non ascoltare, ero curioso. Uno dei vecchi, un baffone senza capelli raccontava di una donna che, senza tanti complimenti, aiutava certi vecchi a far drizzare uccelli che sembravano sopiti per sempre.
Diceva che uno di questi vecchi le aveva girato anche un video di nascosto e che lui lo aveva avuto proprio quella mattina.
Si era fatto un capannello e mentre guardavano ridevano e facevano battute oscene.
Mi avvicinai curioso e chiesi se potevo partecipare. Mi guardarono con sospetto ma in fondo ero "quasi" un loro coetaneo e mi porsero lo smartphone.
Il video iniziava inquadrando un vecchio seduto a gambe semilarghe con i piedi a mollo in un catino. Mi venne un brivido perché la scena mi era familiare. Poi entrò nell'obiettivo lei, Vera, benché di spalle l'avevo riconosciuta subito. Si era seduta e aveva cominciato a lavorare sul piede sinistro del vecchio, vidi le sue palle, era il vecchio di cui ridevamo!
Improvvisamente mia moglie allungo' la mano destra e le prese, erano enormi davvero, la mano rimaneva aperta mentre lei chiedeva :- ti fanno male? - il video non inquadrava la sua faccia ma la sua voce profonda affermava che, si, gli bruciavano ma che con la sua mano le cose andavano meglio.
Il vecchio non aveva solo le palle grosse ma anche un cazzo fuori norma.
Il resto del video fu una tortura.
Vera gli aveva baciato il cazzo e pur non riuscendo a farlo diventare duro, da barzotto lo aveva fatto sborrare nel catino e poi lo aveva ripulito con la lingua.
Feci finta di niente, ringraziai quei vecchiacci e finito il lavoro mi avviai verso casa. Non sapevo come aprire il discorso, ero avvelenato e la testa mi scoppiava.
La trovai in cucina che cucinava. Mi salutò come al solito, poi guardandomi in faccia chiese :- che hai fatto? - ho visto un video dissi.
-Ho capito- mi disse, - sapevo che sarebbe successo prima o poi. Avrei dovuto avvertirti ma non ho mai preso coraggio. E comunque, per chiarire, non ho mai scopato con nessuno di loro- come, loro?- dissi- Non è solo il vecchio col cazzone? - replicai.
-beh, non proprio - disse Vera, quel vecchiaccio mi ha fatto pubblicità e in tanti hanno telefonato. Molti erano tanto gentili, un paio invece, davvero scortesi, hanno minacciato di rendere noto il mio nome, così ho dovuto fare anche i loro piedi-
Non sapevo cosa fare, Vera era mia moglie da una vita e adesso la vedevo come una persona nuova, strana. Le volevo bene e volevo superare quel momento ma.... ero curioso. - sono troppo incazzato ma ti voglio bene e se mi dirai tutta la verità, senza omettere nulla, forse potrò perdonarti-
Lei mi guardò fisso, senza abbassare lo sguardo poi disse :- va bene, mettiti seduto, proviamo. Partirò dal principio, da Mario, ricordi? Le palle enormi, lui.
La prima volta che sono andata da lui mi aveva fatto tanta pena, era un vecchio solo, accudito da una vecchietta e con i figli lontani. Parlando di lui mi aveva fatto commuovere, mi conosci, così avevo allungato una mano per stringere la sua e lui invece l'aveva dirottata su quelle palle, sempre penzoloni. Lo avevo guardato fulminandolo ma lui, lamentoso mi disse :- ho tanto male qui, quei suoi occhi lacrimosi mi avevano confuso e mi ero ritrovata a soppesare due palle enormi e bollenti - così va meglio mi disse il vecchio, poi guardandomi supplichevole chiese:- posso uscirlo? - io ero rimasta in silenzio e così lo tirò fuori, era impressionante, quasi un cotechino poggiato sulla coscia. L'ho accarezzato, non sembrava vivo. La cappella era raggrinzita e il tutto puzzava un po.
Lo rimbrottai per l'igiene e lui si scuso'arrossendo, poi portò di nuovo la mia mano sul cazzo e la strofino'. Non era morto, la cappella sembrava gonfiarsi e le rughe sparivano, mi trovai a pensare che da giovane doveva essere stato un portento. Lo presi bene in mano e lo segai. Con l'altra mano gli carezzai i coglioni doloranti. Poi venne, improvvisamente, nel catino. Ho pulito il cazzo con l'asciugamano e poi me ne sono andata, è cominciato tutto così, vuoi sapere altro?..... Continua
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