A più voci. - 6. Ines -
di
AngelicaBella
genere
sadomaso
6. Ines
La sera che i ladri sono entrati in casa, io sono in camera che sto leggendo.
Due uomini incappucciati entrano urlando e brandendo i coltelli.
Io mi metto ad urlare e loro mi tappano la bocca con uno straccio.
Mi sento soffocare e svengo.
Quando mi risveglio, sono a terra nuda, nella camera dei miei genitori.
Mio padre è legato ad una sedia imbavagliato.
Mia madre è nuda sul letto con le braccia e le gambe legate e uno straccio in bocca.
Io sto per urlare ma uno dei banditi mi punta la lama del coltello sull’occhio.
“ se urli te lo cavo” mi dice.
Non urlo ma mi dal terrore mi piscio addosso.
Uno dei banditi se ne accorge e si mette a ridere.
“ guarda la fighettina come è spaventata” e mi mette una mano in mezzo alle cosce, infilandomi un dito dentro.
Inarco la schiena pensando di provare dolore, e invece sento un calore piacevole in mezzo alle gambe.
Il suo dito che prima è entrato asciutto ora è uscito bagnato.
“La troietta si eccita”, dice il bandito portandosi alla bocca il dito.
“Che buon profumo che ha tua figlia, vecchio. Se non ti decidi a parlare dovremo scoparcela per bene”.
Mio padre mi guarda come inebetito.
Mia madre dal letto osserva quanto sta accadendo e si dimena.
Uno dei banditi si avvicina a lei e le toglie lo straccio dalla bocca.
“Non toccatela, bastardi”, urla.
Il bandito le molla uno schiaffo sulla faccia, poi si abbassa i pantaloni e tira fuori il suo cazzo grosso e duro e lo mette in bocca alla mamma.
La punta del coltello sulla gola.
“Succhia troia”.
Mia mamma obbedisce ma poco dopo lo sputa fuori.
L’uomo gli sta orinando in bocca.
Lei chiude la bocca, ma il bandito spinge la punta del coltello nella carne e lei la riapre.
Il bandito continua a pisciargli in bocca.
Quando termina, prende lo straccio e glielo rimette di nuovo in bocca.
Dei quattro banditi, uno era di colore, calvo e da come parlava sembrava il capo.
Gli altri tre uomini sono bianchi.
Quello che ha pisciato in bocca a mia mamma si avvicina a me.
Prende uno dei miei seni e stringe forte il capezzolo tra le sue dita.
Non sento dolore, ma piacere.
Fa lo stesso con l’altro capezzolo e non posso trattenere un gemito.
Il bandito se ne accorge e ride.
“Ehi vecchio, la tua bambina è proprio una troia. Gode come una vacca quando le tocco le tette”.
Mio padre mi guarda attonito e il bandito calvo gli dà un pugno sul viso per svegliarlo dal suo torpore.
“Allora vecchio, dove sono i soldi?”, gli chiede abbassandogli
il bavaglio.
“Non ho soldi in casa” risponde mio padre.
“Risposta sbagliata vecchio” e gli tira un altro pugno.
“Procedi”, dice il capo all’uomo che mi aveva toccato il seno.
Lui prende il coltello e fa segno agli altri due di tenermi ferma.
Uno mi prende per le braccia e l’altro per i piedi.
L’uomo con il coltello mi mette lo straccio in bocca.
Sento la lama percorrere il mio corpo e la sensazione di paura si trasforma in piacere.
Desidero che quella lama lacerai la mia pelle.
E quando la punta entra sento un brivido percorrermi dietro la schiena fino in mezzo alle cosce.
Provo piacere.
Mio padre intanto non parla e l’uomo con il coltello è ormai arrivato a tagliarmi fino a sotto il seno.
Con lentezza l’uomo percorre il mio corpo lasciando segni forse indelebili e una scia di sangue.
Sono ancora vergine e non ho mai toccato il membro di un uomo e quando l’uomo calvo si abbassa i pantaloni mostrandomi il suo enorme cazzo nero, scoppio a piangere dalla paura.
L’uomo che mi tiene ferme le gambe le allarga quasi volesse strapparmele.
Il dolore mi fa urlare.
Il calvo si inginocchia davanti a me si butta sul mio corpo con il suo membro in mezzo alle mie cosce.
Inizia a strusciare il suo uccello contro il mio sesso provocandomi, mi vergogno a dirlo un piacere immenso.
La paura, il dolore e il piacere si mischiano nel mio cervello rendendomi inebetita.
Quando l’uomo entra dentro di me sento un dolore atroce attraversarmi il ventre.
Il suo cazzo così grosso nella mia vagina ancora vergine mi lacera.
L’uomo si muove avanti e indietro come un forsennato finché non sento scorrere dentro il suo sperma caldo.
L’uomo continua ad affondare il suo membro spingendolo fino in fondo, continuando a spruzzarmi dentro il suo seme.
Poi si ritira con il cazzo sporco di sangue.
Dal mio corpo esce qualcosa di caldo che non riesco a vedere.
L’uomo si rialza.
“L’hai sventrata, capo” dice quello che mi teneva le gambe aperte.
Mia madre mugugnando con lo straccio in bocca richiama l’attenzione dei banditi.
Il calvo si avvicina a lei e le toglie lo straccio dalla bocca.
“Brutto bastardo, pezzo di merda, figlio di puttana. Dico a te Gonzales dei miei coglioni, se non dici immediatamente dove tieni i soldi, giuro che ti sputtano in tutta la città, con il tuo vizio di merda di molestare i ragazzini”.
Le parole di mia madre sono come un pugno nello stomaco per me. Mio padre ha ciò che vogliono i banditi e permette che mi facciano del male.
Urlo dalla rabbia e uno dei banditi mi colpisce sul volto tramortendomi.
Quando mi risveglio sono nel mio letto.
Il medico mi ha pulito le ferite e fasciato il corpo come una mummia.
La lacerazione della vagina per fortuna non è grave e secondo il medico non avrò conseguenze.
Mio padre dopo la minaccia della mamma ha rivelato dove teneva i soldi e i banditi se ne sono andati senza farci altro male.
Mia madre dopo un giorno di letto si alza e viene a trovarmi.
Mi accarezza, mi bacia sulla fronte.
Scoppia in lacrime ed anche io finalmente piango con lei.
I giorni passano e a mamma torna il sorriso.
Io invece non riesco a dimenticare.
Non riesco a fare a meno di pensare al piacere provato mentre mi torturavano tagliandomi e stuprandomi.
Dopo una settimana, mi tolgono le bende.
Le cicatrici arrivano fino al pube.
Tante strisce irregolari deturpano il mio corpo.
Il medico dice che entro qualche mese scompariranno del tutto.
Mia madre accanto a me piange.
Rimasta sola, tocco con le dita le ferite ancora rosse e calde.
Nel farlo provo un calore in mezzo alle gambe e un brivido di piacere.
Con l’altra mano prendo a toccarmi e presto giungo all’orgasmo.
È liberatorio, ma mi getta un’ombra nel cuore.
Sono una puttana, una troia che gode se la tagliano e violentano.
Continua
La sera che i ladri sono entrati in casa, io sono in camera che sto leggendo.
Due uomini incappucciati entrano urlando e brandendo i coltelli.
Io mi metto ad urlare e loro mi tappano la bocca con uno straccio.
Mi sento soffocare e svengo.
Quando mi risveglio, sono a terra nuda, nella camera dei miei genitori.
Mio padre è legato ad una sedia imbavagliato.
Mia madre è nuda sul letto con le braccia e le gambe legate e uno straccio in bocca.
Io sto per urlare ma uno dei banditi mi punta la lama del coltello sull’occhio.
“ se urli te lo cavo” mi dice.
Non urlo ma mi dal terrore mi piscio addosso.
Uno dei banditi se ne accorge e si mette a ridere.
“ guarda la fighettina come è spaventata” e mi mette una mano in mezzo alle cosce, infilandomi un dito dentro.
Inarco la schiena pensando di provare dolore, e invece sento un calore piacevole in mezzo alle gambe.
Il suo dito che prima è entrato asciutto ora è uscito bagnato.
“La troietta si eccita”, dice il bandito portandosi alla bocca il dito.
“Che buon profumo che ha tua figlia, vecchio. Se non ti decidi a parlare dovremo scoparcela per bene”.
Mio padre mi guarda come inebetito.
Mia madre dal letto osserva quanto sta accadendo e si dimena.
Uno dei banditi si avvicina a lei e le toglie lo straccio dalla bocca.
“Non toccatela, bastardi”, urla.
Il bandito le molla uno schiaffo sulla faccia, poi si abbassa i pantaloni e tira fuori il suo cazzo grosso e duro e lo mette in bocca alla mamma.
La punta del coltello sulla gola.
“Succhia troia”.
Mia mamma obbedisce ma poco dopo lo sputa fuori.
L’uomo gli sta orinando in bocca.
Lei chiude la bocca, ma il bandito spinge la punta del coltello nella carne e lei la riapre.
Il bandito continua a pisciargli in bocca.
Quando termina, prende lo straccio e glielo rimette di nuovo in bocca.
Dei quattro banditi, uno era di colore, calvo e da come parlava sembrava il capo.
Gli altri tre uomini sono bianchi.
Quello che ha pisciato in bocca a mia mamma si avvicina a me.
Prende uno dei miei seni e stringe forte il capezzolo tra le sue dita.
Non sento dolore, ma piacere.
Fa lo stesso con l’altro capezzolo e non posso trattenere un gemito.
Il bandito se ne accorge e ride.
“Ehi vecchio, la tua bambina è proprio una troia. Gode come una vacca quando le tocco le tette”.
Mio padre mi guarda attonito e il bandito calvo gli dà un pugno sul viso per svegliarlo dal suo torpore.
“Allora vecchio, dove sono i soldi?”, gli chiede abbassandogli
il bavaglio.
“Non ho soldi in casa” risponde mio padre.
“Risposta sbagliata vecchio” e gli tira un altro pugno.
“Procedi”, dice il capo all’uomo che mi aveva toccato il seno.
Lui prende il coltello e fa segno agli altri due di tenermi ferma.
Uno mi prende per le braccia e l’altro per i piedi.
L’uomo con il coltello mi mette lo straccio in bocca.
Sento la lama percorrere il mio corpo e la sensazione di paura si trasforma in piacere.
Desidero che quella lama lacerai la mia pelle.
E quando la punta entra sento un brivido percorrermi dietro la schiena fino in mezzo alle cosce.
Provo piacere.
Mio padre intanto non parla e l’uomo con il coltello è ormai arrivato a tagliarmi fino a sotto il seno.
Con lentezza l’uomo percorre il mio corpo lasciando segni forse indelebili e una scia di sangue.
Sono ancora vergine e non ho mai toccato il membro di un uomo e quando l’uomo calvo si abbassa i pantaloni mostrandomi il suo enorme cazzo nero, scoppio a piangere dalla paura.
L’uomo che mi tiene ferme le gambe le allarga quasi volesse strapparmele.
Il dolore mi fa urlare.
Il calvo si inginocchia davanti a me si butta sul mio corpo con il suo membro in mezzo alle mie cosce.
Inizia a strusciare il suo uccello contro il mio sesso provocandomi, mi vergogno a dirlo un piacere immenso.
La paura, il dolore e il piacere si mischiano nel mio cervello rendendomi inebetita.
Quando l’uomo entra dentro di me sento un dolore atroce attraversarmi il ventre.
Il suo cazzo così grosso nella mia vagina ancora vergine mi lacera.
L’uomo si muove avanti e indietro come un forsennato finché non sento scorrere dentro il suo sperma caldo.
L’uomo continua ad affondare il suo membro spingendolo fino in fondo, continuando a spruzzarmi dentro il suo seme.
Poi si ritira con il cazzo sporco di sangue.
Dal mio corpo esce qualcosa di caldo che non riesco a vedere.
L’uomo si rialza.
“L’hai sventrata, capo” dice quello che mi teneva le gambe aperte.
Mia madre mugugnando con lo straccio in bocca richiama l’attenzione dei banditi.
Il calvo si avvicina a lei e le toglie lo straccio dalla bocca.
“Brutto bastardo, pezzo di merda, figlio di puttana. Dico a te Gonzales dei miei coglioni, se non dici immediatamente dove tieni i soldi, giuro che ti sputtano in tutta la città, con il tuo vizio di merda di molestare i ragazzini”.
Le parole di mia madre sono come un pugno nello stomaco per me. Mio padre ha ciò che vogliono i banditi e permette che mi facciano del male.
Urlo dalla rabbia e uno dei banditi mi colpisce sul volto tramortendomi.
Quando mi risveglio sono nel mio letto.
Il medico mi ha pulito le ferite e fasciato il corpo come una mummia.
La lacerazione della vagina per fortuna non è grave e secondo il medico non avrò conseguenze.
Mio padre dopo la minaccia della mamma ha rivelato dove teneva i soldi e i banditi se ne sono andati senza farci altro male.
Mia madre dopo un giorno di letto si alza e viene a trovarmi.
Mi accarezza, mi bacia sulla fronte.
Scoppia in lacrime ed anche io finalmente piango con lei.
I giorni passano e a mamma torna il sorriso.
Io invece non riesco a dimenticare.
Non riesco a fare a meno di pensare al piacere provato mentre mi torturavano tagliandomi e stuprandomi.
Dopo una settimana, mi tolgono le bende.
Le cicatrici arrivano fino al pube.
Tante strisce irregolari deturpano il mio corpo.
Il medico dice che entro qualche mese scompariranno del tutto.
Mia madre accanto a me piange.
Rimasta sola, tocco con le dita le ferite ancora rosse e calde.
Nel farlo provo un calore in mezzo alle gambe e un brivido di piacere.
Con l’altra mano prendo a toccarmi e presto giungo all’orgasmo.
È liberatorio, ma mi getta un’ombra nel cuore.
Sono una puttana, una troia che gode se la tagliano e violentano.
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