La moglie del mio migliore amico

di
genere
trio

Ero di nuovo giù.
Le cose decisamente non stavano andando per il verso giusto. Dall'ultima festa di Natale ero uscito con quattro ragazze diverse, due del lavoro, due amiche di amici, e con l'ultimo due di picche ero ormai a 0 su 4. Mi stavo cominciando a dimenticare come fosse fatto il sesso.
Non che avessi mai avuto troppi problemi, ma il mio nuovo lavoro, tra progetti riservati e autorizzazioni varie, mi faceva trovare in situazioni tutt'altro che favorevoli alle storie romantiche. Ore di straordinario interminabili, viaggi lunghi e improvvisi in luoghi di cui non si può parlare, e il fatto di avere a che fare con situazioni estremamente dinamiche e rischiose, mi lasciavano poco tempo per il sentimento.
Non fraintendetemi, io ADORO il mio lavoro. Quanti lavori ci sono, del resto, in cui si fa davvero la differenza? Ma avevo bisogno di qualcosa di più di questo. Cavolo, avevo solo 24 anni; avrei dovuto essere lì fuori a spargere il mio seme, non nascondermi in un enorme caveau.

I miei amici cercavano di fare del loro meglio. Il mio amico Marco, che conoscevo da anni, aveva cercato due volte di farmi da «palo». La prima era stato un disastro assoluto, ma l'altra, con un'amica di sua moglie Ginny, sembrava poter funzionare. Era molto giovane, è vero. Aveva appena 19 anni, aveva appena finito il liceo, era carina, amichevole e siamo riusciti a uscire insieme per più di 8 settimane. Ma le gambe di quella dannata ragazza sembravano super-incollate. C'erano volute quattro settimane solo per esplorarla sotto la camicia, e dopo sei settimane, per la prima volta dopo tanto tempo, avevo sborrato grazie alle buone azioni di qualcun'altra. Ma le mie insistenze per passare alla fase successiva sembravano essersi ritorte contro di me, e sentivo che lei mi stava per dare il benservito!
D'altra parte, uno con un buon lavoro stabile, poco tempo per gli hobby e niente vita sentimentale, può fare altre cose: nel mio caso, stufo com'ero del mio posto-letto da un'affittacamere, mi ero deciso a comprare una casa tutta mia. Sarà anche minuscola e decrepita, ma almeno è mia.

Andai a casa di Marco e Ginny, per una birra con almeno qualcuno di simpatico e per condividere la notizia del mio nuovo nido. Dovevo pur dirlo a qualcuno. Erano i miei migliori amici, vivevano in periferia, a poco più di un chilometro di distanza, in una bella villetta con piscina, e non erano mai a corto di birra.
Ginny mi aprì la porta e mi accolse con un abbraccio e un bacio inaspettato sulle labbra. Sentii il sapore dell'alcool e del luppolo sulle sue labbra, e capii che lei e Marco si erano probabilmente fatti un paio di birre accanto alla piscina. Del resto era primavera, era ora che la rimettessero in funzione. Quante birre avevo condiviso con loro nei fine settimana passati lì.
"Marco è di là, la strada la conosci…!". Mi girò nella direzione giusta, e mi diede una pacca sul sedere per invitarmi a procedere.

Mentre lei tornava in cucina, io mi avviai verso l'interno della villetta. Notai il suo bikini appeso ad asciugare sulla ringhiera delle scale, a conferma della mia ipotesi sulla piscina. Sembrava che lei e le ragazze stessero cucinando qualcosa, dal baccano che avevo sentito e dall'odore che si sentiva per casa.
Aveva un bell'aspetto, come al solito, mentre procedeva verso la cucina. Indossava una maglietta oversize che le arrivava a metà coscia e, a meno che la mia ipotesi non fosse sbagliata, non molto altro. Sapeva che la stavo osservando, e, in corrispondenza dell'ingresso della cucina, fece un piccolo sculettamento.
Spesso la prendevo in giro per quanto fosse sexy. Avevamo scherzato più di una volta sul fatto che se fosse successo qualcosa a Marco, sarei stato io a prendermi cura di lei e delle bambine. Complice una dozzina di birre in corpo, le avevo detto che non vedevo l'ora di prendermi cura di lei… avrebbe camminato con le gambe a compasso per un mese. La vista di lei con quella maglietta oversize era ancora più eccitante del solito, vista la mia attuale striscia negativa. Era quasi trasparente, alla luce delle piantane, e io provai una reazione molto inappropriata in basso.

Marco era nella saletta ricreativa e guardava la TV.
"Che c'è, amico?", mi chiese non appena mi vide. Il suo abbigliamento, boxer e accappatoio, mi fece pensare che fossero appena rientrati in casa.
Non mi andava di lanciarmi nella mia ultima vicenda strappalacrime, così iniziai con l'unica buona notizia. Sapeva che stavo cercando casa, ed era preoccupato per la mia scelta di un appartamento da ristrutturare, ma il prezzo era sicuramente buono, e poi avevo un bel po' di tempo libero.
"Non c'è problema. Sai che puoi contare sul mio aiuto, a patto che non debba fare nulla…!" sorrise. "E ovviamente, qualsiasi attrezzo ti serva, fai pure come se fosse tuo. È un grande passo. Festeggiamo… vuoi una birra?". Sapevo, per esperienza passata, che questo significava una Budweiser a collo lungo.
"Certo, è un'ottima idea".
"GINNY… VIENI QUI QUANDO PUOI, E PORTA LA BIRRA!", gridò in direzione della cucina. Non potevo che ridere.

Poco dopo lei stava camminando verso di noi, e le ragazzine dietro di lei come in processione, ognuna con una bottiglia aperta. La più piccola, Giulia, mi portò la mia, e poi reastai ad ascoltare la loro giornata fitta di impegni, tra un'uscita con i figli dei vicini per vedere l'ultimo film della Disney. Ginny le accompagnò nella stanza accanto, poi ci raggiunse pochi minuti più tardi, con la sua birra in mano. Le mie osservazioni precedenti furono confermate: la ragazza era decisamente alticcia.
Lei si sedette sulla sedia di fronte a noi e incrociò le gambe sotto di sé all'indiana. La maglietta le risalì lungo le cosce, confermandomi che non indossava nulla sotto di essa. Cogliendo il mio sguardo di apprezzamento, mi lanciò un'occhiata curiosa, quasi interrogativa, poi tirò all'infuori la maglietta e se la mise sopra le ginocchia, formando come una grande tenda sul davanti.
"Allora?" chiese lei.
"Ce l'ha fatta!" le disse Marco.
"COSA? Non dirmi che finalmente hai fatto centro con Lori!", quasi gridò lei, saltando in ginocchia sulla sedia. La camicia le si sfilò dalle ginocchia e molleggiò fin quasi alla vita, prima di ripoggiarsi sulle gambe. Già, non aveva biancheria intima, e inolltre si era chiaramente depilata di fresco. Quell'immagine mi si impresse nella mente, come le macchie negli occhi dopo aver visto il sole direttamente.
Ero così duro lì sotto che quasi mi faceva male. Mi misi un cuscino in grembo, cercando di nascondere l'evidenza. Astuto.
"No, in realtà no… in realtà si sta rivelando una missione impossibile, anche se alla fine sono riuscito a entrare nella sua camicia. Ma dico io, come fa una ragazza, di questi tempi, con un aspetto come il suo, a uscire dal liceo con la verginità ancora intatta?".
Fu Ginny a rispondere alla mia domanda.
"Troppe cose da fare… non lasciano tempo per gli appuntamenti. Scuola tutta la mattina, poi il pomeriggio ginnastica, la sera pattinaggio su ghiaccio…! Non so come abbia fatto per tutti questi anni. Pattina ancora almeno un'ora al giorno…".
"Non solo: sai che ha comprato quella catapecchia che stava contrattando?…" intervenne Marco, riportando la discussione sul tema.
"È fantastico, Alex! Benvenuto nel club dei proprietari di case. Finalmente un posto tutto tuo. Questo potrebbe aiutarti anche per l'altro tuo piccolo problema!", disse entusiasta, scendendo dalla sedia e corrrendo verso di me… mi tirò via il cuscino e mi si piazzò in grembo, seduta a cavalcioni sulle mie cosce. La mia immaginazione volò subito al pensiero della sua figa nuda a pochi centimetri dal mio inguine. "Ti meriti una bella ricompensa per questo grande passo!". Mi mise le braccia intorno al collo e mi diede un grosso bacio. Intendo dire un bacio vero, bocca aperta e lingua. Il più bollente che mi avesse mai dato. E proprio sotto gli occhi di Marco.
Devo dire, al riguardo, che ci capitava a volte di baciarci quando ci salutavamo, e di tanto in tanto i suoi baci erano un po' più intensi di quello che mi aspettassi… un po' prolungati, la lingua che dardeggiava… ma mai come questo. Aveva gli occhi chiusi, il petto premuto contro il mio e la sua lingua giù fino a metà della mia gola. Pochi secondi dopo, si stava spostando col bacino sempre più verso il mio, con la maglietta raccolta intorno a sé, strofinando la sua figa nuda su e giù per la lunghezza della mia erezione.
"Ehi! Niente per lui se non ne dai un po' anche a me!…" disse Marco, con un tono sorprendentemente tollerante.

Ginny lasciò che il suo bacio durasse ancora qualche secondo, poi staccò le sue labbra dalle mie con un ultimo colpo di lingua, mise una mano sotto di sé, poggiandola direttamente sopra il mio cazzo gonfio, e la usò per aiutarsi a sollevarsi dal mio grembo. Si spostò sul divano, quindi scese da esso gattonando e si avvicinò a Marco, con la maglia sollevata sui fianchi e il suo culetto nudo provocatoriamente esposto alla mia vista. Giunta vicino a Marco, si alzò, si girò e sollevò il bordo della maglietta sopra la vita, in modo da potersi sedere col culo nudo sul pacco di Marco, che ovviamente ora era in erezione anche lui. Si accomodò con un sorriso, lasciando ricadere il bordo della maglia e nascondendomi quella vista deliziosa.
La guardai dimenarsi un po', prima di girarsi con una torsione e dare a Marco un bacio ancora più lungo e slurposo di quello che avevo ricevuto io.
Dopo alcuni secondi, quando tornò a riprendere aria, Ginny guardò avanti e indietro tra di noi.
"Sapete, non saprei dire chi di voi sia più eccitato", disse. "Fa piacere a una ragazza, comunque, sapere che ha un paio di stalloni pronti a diventare duri per lei…".
Quel suo sorriso malizioso mi faceva venire una gran voglia di scoparla, lì, proprio davanti a suo marito.
"Sai essere proprio cattiva, tu! Lascia stare quel povero ragazzo! Lo fai agitare così… e ora cosa dovrebbe fare? Eh?!". Marco stava ridendo, ma la sua mano era tra le cosce di lei, sotto la maglietta, e potevo sentire l'odore dell'eccitazione di Ginny a due metri e mezzo di distanza.
"Se tu andassi di là a prendere dell'altra birra, sono sicura che potrei risolvere il suo problema prima ancora che tu sia di ritorno…", lo provocò lei, continuando a dondolarsi avanti e indietro sul suo grembo.
Avevamo scherzato e ci eravamo provocati spesso in passato, ma mai così sfacciatamente. Mi era capitato di intravedere parti del corpo di Ginny in passato, ma mai così apertamente. Mentre sudavo e i miei nervi erano un po' in disordine, mi chiedevo fino a che punto si sarebbe arrivati.
"Non se ne parla! Io resto. Ora dicci qualcosa di più su casa tua, Alex…", Marco si sistemò meglio sullo schienale del divano, con le mani dietro la testa.

Raccontai loro quali erano le condizioni attuali dell'immobile, e come avevo intenzione di risistemarlo. Mentre ero lì che parlavo, Ginny si sporse in avanti verso di me, sollevando il sedere da Marco. Lui si sistemò più in avanti sulla seduta del divano, facendo scivolare il suo sedere in avanti quasi fino al bordo. Non riuscivo a vedere cosa stesse combinando, ma mi pareva che si stesse tirando fuori il cazzo dalla patta dei boxer, e che si stesse preparando a metterglielo dentro proprio lì davanti a me.
Ginny mi sorprese a guardare attraverso il girocollo slabbrato della sua maglia mentre era chinata, e con un sorrisetto malizioso si chinò ancora di più, tirando il colletto verso il basso per assicurarsi che avessi una buona visione delle sue tette. Poi si rimise in grembo a Marco, lasciandosi guidare da lui, e una volta risistematasi, con qualche lieve aggiustamento, non ebbi più dubbi che lui la stesse scopando, con me a pochi metri di distanza.
"Qualunque cosa tu faccia, sai che puoi contare sul mio aiuto…" Marco mi disse, col fiato improvvisamente corto.
"Il nostro aiuto!" Ginny aggiunse. "Qualsiasi cosa, possiamo fare qualsiasi cosa. Basta chiedere…".
"Potrei anche prendervi in parola. Non ne ho ancora preso possesso, ma appena lo farò, mi aspetta una bella montagna di lavoro", dissi a entrambi. "Riparare il cartongesso, nuove luci, l'impianto idraulico del bagno di servizio… e questo solo per poter passare al lavoro vero e proprio…".
"Fammi sapere quando, e io mi preparo…" disse Marco, con i fianchi che ora si muovevano percettibilmente sotto la sua calda moglie.
"Fammi sapere cosa ti serve da me, Alex… e sarò felice di aiutarti in tutto quello… di duro… che dovessi trovare…" aggiunse Ginny, con gli occhi fissi nei miei, mentre continuava a dondolarsi avanti e indietro sul cazzo del marito.

Improvvisamente fui sorpreso dall'orario: avevo intenzione di fermarmi solo per un paio di minuti, ma invece, a quel punto, ero lì da quasi un'ora.
"Oh, merda, devo proprio andarmene. Tra poco devo incontrare degli amici e devo ancora andare al negozio. Devo correre…".
"Tu lo sai come si esce! Spero non ti dispiaccia se non ti accompagniamo alla porta…", mi rispose Marco.
"È un peccato che tu debba andare!" disse Ginny. "Ora vieni qui e dammi un bacio di saluto, collega proprietario di casa!", allungò le braccia verso di me.
Mi ero già avviato verso la porta d'ingresso, ma mi voltai e tornai da lei. Seduta com'era sulle ginocchia di Marco, con una mossa che pareva essere studiata apposta, aveva sollevato il bordo della maglia fino alla vita e aveva allargato le gambe, in modo che potessi notare il cazzo di Marco che la penetrava mentre mi avvicinavo. Guardò sotto la mia cintura, dove una piccola chiazza umida alla fine di un grosso bozzo non lasciava dubbi sul mio stato. Alzò di nuovo lo sguardo verso il mio viso e si diede una piccola leccata alle labbra, seguita da un ghigno malizioso.
Mi chinai per darle un bacetto sulla guancia, ma lei mi tirò a sé per il collo e mi diede un altro bacio focoso. Durante il bacio potevo sentire ogni spinta di Marco riecheggiare sul suo corpo. Inconsciamente, la mia lingua reagì a quell'azione e si spinse nella sua bocca, in sintonia con le spinte del marito. Infine, lei allontanò lentamente il mio viso dal suo, gli occhi intensamente fissi nei miei.
"Vorrei davvero che tu restassi…" disse con un sorriso, poi mi spinse via.
Mi allontanai guardando indietro. Lei era appoggiata al petto di Marco, e lui le stava sussurrando all'orecchio. La sua risata mi perseguitò fino alla porta.

Con una mano sul pomello della porta, mi fermai. Non si trattava solo di una presa in giro? Dovevo credere che fosse un invito?
Tornai indietro per le scale e rientrai nella saletta ricreativa, chiudendo la porta delle scale dietro di me.
"Sapete, a pensarci bene non ho poi così tanta fretta…" dissi ai miei amici che stavano ancora facendo sesso. Ginny intanto si era girata, e ora era a cavalcioni su Marco, saltellando su e giù sul suo pube.
Le mie parole sembrarono coglierli di sorpresa, e Ginny interruppe il suo movimento sussultorio, rimettendosi a sedere e dondolandosi leggermente su di lui.
"Oh, davvero? Ti va di venire qui e dirmi cosa ti ha fatto cambiare idea?".
"Forse posso mostrartelo…".
"Credo che entrambi vorremmo vederlo. Tu che dici, Marco?".
"Vediamo un po'…" Marco rise.

Mi avvicinai per posizionarmi proprio di fianco a Ginny, e iniziai a slacciarmi la cintura. Quando lei si fece avanti per aiutarmi, capii che avevo preso la decisione giusta… e sapevo anche di aver preso la decisione giusta quando ero uscito di casa senza intimo. Così, quando i pantaloni mi scesero alle caviglie, il mio uccello schizzò fuori impaziente.
Ginny si alzò, staccandosi dal cazzo arrossato e teso di Marco, e si fiondò tra le mie braccia. Mi chinai per baciarla, ma lei aveva altre idee: mi voltò di spalle al divano e mi spinse, facendomi perdere l'equilibrio e cadere su di esso. Mi salì rapidamente a cavalcioni, sedendosi con la sua figa bagnata premuta contro il mio cazzo. Poi mi avvolse le braccia intorno al collo e mi baciò come se la sua vita dipendesse da quello.
Quando le nostre bocche si separarono, guardai Marco che era lì seduto di fianco a noi, con la mano a accarezzarsi oziosamente il cazzo mentre sorseggiava la sua birra.
"Sono felice che tu abbia deciso di restare…", Ginny mi sussurrò all'orecchio, "…avevo tanta voglia di assaggiarti…".
Scese dal mio grembo e si mise in ginocchio davanti a me. Si chinò in avanti e, senza troppi complimenti, si mise a succhiarmelo con una ferocia che mi sconvolse.
Marco mi passò una birra.
"Lascia che ti parli di questa sua fantasia", iniziò, mentre buttavo giù un sorso. "«Wild Thing», qui, sono almeno tre anni che mi parla di farlo con due uomini contemporaneamente. Ogni volta abbiamo provato a coinvolgerti, l'ho anche presa in giro dicendo che sarebbe stato meglio per tutti se si fosse occupata di te in esclusiva… le ho fatto urlare il tuo nome più di una volta! Quindi ora vedi di non deludere…!".
Sorrisi, scostandole i capelli in modo da poter vedere il suo bel viso con il mio cazzo duro che spariva nella sua bocca.
"Confidenza per confidenza… ho fantasticato così tante volte sulla tua sexy mogliettina che ho dato il suo nome alle vesciche sui palmi delle mani…" risposi.
Questo creò qualche problema a Ginny, che sputò fuori il mio cazzo sbuffando.
"Non farmi ridere, bastardo. Dopo avermi fatto aspettare così tanto, il minimo che tu possa fare è avere un po' di rispetto!".

Con una risatina, scesi dal divano e la spinsi sulla schiena, tuffandomi tra le sue gambe.
"Solo un piccolo assaggio…" le dissi, prima di affondare la mia lingua nella sua apertura umida. Lei dimenò la passerina contro la mia faccia.
"Solo un assaggio, va bene… poi però ho intenzione di succhiarti via il cervello attraverso il cazzo…!" Ginny rispose mentre gemeva. Poi allungò le mani e aggrovigliò le dita nei miei capelli, arruffandoli e tirandomi più forte contro di lei.
Mentre leccavo la figa della moglie del mio migliore amico, alzai lo sguardo e lo vidi inginocchiarsi di fianco a lei e imboccarla con il suo cazzo. Lei lo prese in profondità, mentre io le stuzzicavo il clitoride e muovevo due dita nella sua fessura fremente.
Stavo ottenendo la risposta che speravo, sentendola contorcersi sotto di me, i muscoli dell'addome che si tendevano davanti ai miei occhi. Succhiai le sue piccole pieghe di pelle, e con la lingua le stuzzicai il bocciolo gonfio. Misi la mia lingua in overdrive lavorando il suo clitoride, mentre le mie dita continuavano a manovrare nella sua fichetta calda.
Le gambe di Ginny si serrarono improvvisamente attorno alla mia testa, stringendo forte, mentre lei veniva sulla mia faccia.

"Complimenti, amico! Giuro che a me ci sarebbero voluti 10 minuti buoni per farla venire così!" Marco rise, mentre le sue gambe finalmente si rilassavano abbastanza da permettermi di darle un paio di morbide leccate di saluto prima di allontanarmi.
"Oddio, quanto è stato bello!" Ginny spinse via Marco e si mise seduta. Poi si posizionò a quattro zampe e mi spinse indietro, ponendosi di lato a me… la sua bocca avvolse di nuovo, rapidamente, il mio cazzo. Mi avvicinai e le tirai su la maglietta in modo da poter raggiungere le sue tette, mentre guardavo il mio cazzo violare ancora una volta il suo bel viso.
Marco scivolò dietro di lei e la penetrò. Si mise a scoparla lentamente, senza fretta, mentre lei usava le mani e la bocca per farmi cose meravigliosamente sconce. Chiusi gli occhi, e mi godetti l'incredibile lavoro che stava facendo.
"Cazzo, Marco, tua moglie è fantastica…!" alla fine ansimai.
"Allora non trattenerti, dimostraglielo…", mi disse, tenendole i fianchi mentre continuava a scandagliare le sue profondità.
"Ci sono quasi, Ginny, ci sono quasi…" gemetti, il ché sembrò solo incoraggiarla a pomparmi più intensamente.
"Anche lei, amico mio, anche lei…" Marco replicò.
Lei indietreggiò un po', succhiando la parte estrema del mio cazzo, mentre la sua mano mi accarezzava febbrilmente l'asta. Con un gemito mi spinsi verso la sua faccia, scaricandomi e riempiendo la sua bocca delle meraviglie. Lei ingoiò tutto senza problemi, senza smettere di succhiarmi, e sentii tutto il suo corpo tremolare mentre veniva usata da entrambe le parti.

Si staccò ansimando.
"Cazzo, quanto hai sborrato!".
"Sono a stecchetto, ricordi?! Nessuna che me lo scarichi…", le ricordai.
"Beh, che si fottano! Ora ci sono io per te, e ti assicuro che a te ci penso io…" disse, appoggiando la testa sul mio stomaco, mentre Marco continuava a pomparla da dietro. "Marco, andresti di là a prendere del lubrificante, per favore?" sentii Ginny chiedere al marito, mentre io accarezzavo i capelli della donna che mi aveva appena fatto impazzire.
"Ogni tuo desiderio è un ordine, piccioncina!", le disse lui, dandole un buffetto sul sedere prima di alzarsi e infilarsi i pantaloncini.
Prima ancora che lui arrivasse alla porta, lei era tornata a lavorarmi il cazzo con la bocca; era una missione, la sua!
"Hai una bocca straordinaria…" le dissi, sentendomelo tornare d'acciaio.
"Così mi hanno detto", lei mi accarezzò con la mano mentre rispondeva. "E cercherò di fare in modo che tu abbia molte occasioni per dirmelo…".
I continui richiami al fatto che non si trattava di una cosa isolata contribuirono a farmelo diventare ancora più duro.
"Ora stenditi sul divano, stallone, che voglio cavalcarti…", mi disse, alzandosi e accarezzando la poltrona accanto a lei.
Feci come mi aveva chiesto, sdraiandomi di lungo sul divano.

Lei gettò di lato i cuscini dello schienale per avere più spazio, quindi si mise a cavalcioni su di me, guidando la mia nuova erezione dentro di lei.
"Cazzo, Ginny… sono in paradiso!" le dissi.
"Sarebbe un peccato…", ridacchiò lei, "…se tu fossi davvero in paradiso ti perderesti tanti altri giochini tra noi…". Poi si sdraiò sopra di me e mi baciò mentre io mi riempivo le mani delle sue chiappe sode, tirandola più giù sul mio cazzo. "Ooooh… buon dio, se stai bene dentro di me…" ansimava, mentre cominciava a dondolare il suo bacino avanti e indietro sul mio.
Sentii la porta della sala giochi chiudersi e guardai Marco che si dirigeva verso di noi.
"Tienila ferma un momento…" mi disse.
Ho fermato il suo movimento e l'ho abbracciata stretta a me.
"La prossima volta potrei anche farti entrare dalla porta sul retro…" mi sussurrò all'orecchio. Poi la sentii gemere e il suo corpo rabbrividire mentre Marco le stava lubrificando il culo. Ci fu un po' di manovra di gambe per un momento, quindi sentii quelle di Marco premere all'esterno delle mie.
"Oh, cazzo, è stretto…" Ginny gemette, e poi la sentii muoversi avanti e indietro, scossa da colpi da tergo. Il mio cazzo scivolava fuori e dentro di lei per effetto di quei colpi, e intanto avvertivo la verga di Marco che scorreva avanti e indietro contro la mia, separata solo dalla carne sottile di sua moglie.
Spinsi i fianchi verso l'alto, sentendo l'aria muoversi attorno alla parte esposta del mio cazzo, scopandola con i due centimetri scarsi che riuscivo a muovere. Marco, invece, la stava martellando con colpi lunghi e decisi. Lei gemeva quasi continuamente mentre teneva due cazzi ben piantati dentro di sé.

Sentii il mio cazzo sgusciare fuori da lei, e Ginny gridare mentre allungava la mano per rimettermi dentro… ma prima che potesse farlo, sentii Marco che la sollevava via da me. Mi misi in posizione seduta, e lo vidi appoggiato all'indietro sul divano e lei seduta in grembo a lui, rivolta verso di me, con il cazzo del marito completamente piantato nel culo. Lei spalancò le gambe in segno di invito.
Era tutto un gioco nuovo per me, ma riuscii a trovare un posto dove sistemarmi con le gambe prima di entrare in lei. Ora avevo spazio per muovermi, e intendevo scoparla duramente e in profondità, mentre il marito la teneva stretta contro il suo corpo.
"Questo di sicuro soddisferà le sue fantasie…!" mi disse. "Sfondala più che puoi…!".
Feci quello che potevo, pistonandola con tutto me stesso, finché non la vidi squirtare sul mio cazzo, con il bastone di Marco ben piantato nel suo sfintere. Vederla perdere la testa era troppo eccitante e mi spinse oltre il limite… così spinsi dentro di lei il più profondamente possibile, prima di esplodere come un idrante.
"Non ti fermare!" Marco ansimò, e io continuai a pomparla mentre il mio cazzo si scaricava e si sgonfiava lentamente, ma non prima di aver spinto anche Marco oltre il limite. Lo sentii gemere mentre le riempiva il culo.
Estrassi il mio cazzo da lei e mi appoggiai al bordo estremo del divano, guardando il tandem marito-moglie ancora accoppiato mentre lui le sussurrava all'orecchio.

Lei si staccò dal suo cazzo, si chinò in avanti e si distese accanto a me, con le gambe strette a una delle mie e la testa nell'incavo del mio collo.
"È stato fantastico. Davvero. Non mi sono mai sentita così ben usata…", sospirò, baciandomi il collo e la guancia. Mi voltai per catturare la sua bocca con la mia. Le nostre lingue giocarono insieme per qualche istante, e io valutai se sarei stato in grado di tirare fuori un'altra erezione per lei.
"Abbiamo messo a letto le bimbe alle 9:30…", mi disse, allungando una mano per accarezzarmi delicatamente l'uccello, "…a che ora puoi tornare qui?".
"Tornare…?" le dissi.
"Non dovevi incontrare dei tuoi amici?", mi ricordò.
"Ma che vadano affanculo… stasera ho un'unica amica, ed è la splendida sexy moglie del mio migliore amico…!".
"Qualcuna che conosco?" chiese Marco, provocatoriamente.
"Che stronzo…!" Ginny si lamentò con finta rabbia. "Continua così, e vedrai come finisce…".
"Oh, credo di saperlo esattamente". Si alzò. "Chi altro ha bisogno di una birra?".
Alzai la mano libera, mentre con l'altra accarezzavo il seno della mia nuova amante. Lei si strinse di più e cercò il mio cazzo.
"Il vecchietto sarà fuori gioco per un po', ormai. Tu come ti senti?".
"Penso di riuscire a farmelo, un altro giro…" le dissi, e sentii le sue labbra sulle mie.
"Che cosa ti ci vuole? Mi piacerebbe vedere come staresti nel mio culo. Così puoi fare tripletta…", disse dolcemente, con un luccichio stuzzicante negli occhi.
"Tripletta?".
"Mi sei venuto in bocca… mi sei venuto nella fica… è rimasto un buco che aspetta di essere riempito. Vuoi provare?".
Stavo già iniziando a rispondere alla sua offerta, mostrandole l'effetto che lei stava facendo su di me. Lei decise di accelerare la risposta e rimise la bocca in azione. Questa volta mi sedetti e la lasciai fare… e lei mise in mostra le sue capacità alla grande, passando diversi minuti a succhiare fino a farmelo diventare di nuovo duro.

Quando si tirò indietro e si reclinò sul divano, raccolsi il suggerimento e montai a bordo, divaricandole le gambe e sollevandole in alto in modo da poterla stantuffare seriamente.
Dio, che bella sensazione entrare e uscire così da lei. Mi sentivo un eroe, forte, potente, in controllo. Guardai in basso, laddove la mia verga entrava in lei, e ne osservavo il movimento, tirandolo fuori fino a lasciare dentro solo la cappella, e poi affondando di nuovo dentro fino a far scontrare le nostre ossa pubiche.
Marco intanto era tornato con le birre e si era seduto sulla poltrona accanto a noi.
"Amico, tu la stai viziando! Non vorrai che pensi che sarà sempre così, vero?".
"Sempre?" grugnii mentre le assestavo lunghi colpi.
"Non penserai che si tratti di una botta e via, vero? Pensavamo che, una volta che ti avessimo portato qui, sarebbe diventata una cosa regolare… vero, tesoro?" Marco disse, spostandosi al fianco della moglie gemente e accarezzandole i capelli.
"Ogni… fottuta… volta…" gemette lei al ritmo delle mie spinte.
Rallentai, uscii da lei e avvicinai le labbra al suo orecchio.
"Sono pronto a fare tripletta…!" le sussurrai.

Le bastarono pochi secondi per mettersi in ginocchio, appoggiandosi al bracciolo del divano.
"Marco, mi passeresti il lubrificante?", chiese.
Marco si avvicinò al tavolino, prese il flacone e me lo lanciò. Ne spruzzai un po' sul palmo della mano, mi lubrificai il cazzo e quindi bussai con la punta gonfia e violacea alla sua porticina posteriore. Lei si afferrò le natiche con le mani e le allargò. Spinsi in avanti, forzando la resistenza del suo buchino, mentre guidavo la mia mazza con la mano. Quando finalmente mi sentii stabilmente infilato, diedi una spinta più forte, e fui ricompensato dal vedere e sentire il mio cazzo scivolare di ancora alcuni centimetri nel suo budello stretto.
"Accidenti, è grosso…", gemette lei.
Ci volle un po', ma nel giro di un paio di minuti stavo finalmente pompando il mio cazzo fuori e dentro il suo pertugio stretto per tutta la mia lunghezza. Era una sensazione incredibile.
"Ginny, hai un culo fantastico…" le dissi, aumentando il ritmo ora che stava diventando più agevole.
Marco nel frattempo aveva tirato fuori il suo uccello, e ora lo stava spingendo in faccia a sua moglie.
"È una scena così dannatamente arrapante…", disse.
I gemiti di Ginny cambiarono di tono e di intensità mentre il marito la riempiva dalla bocca e io dall'estremità opposta. L'aggressività con cui Marco le stava violando la bocca, spingendola ritmicamente contro di me, mi faceva sballare il ritmo, ma non ci volle molto perché tornassimo in sincronia. La tenevo per le chiappe tonde e appetitose del suo culetto con le mani, stringendole con forza fino a farmi sbordare la carne tra le mie dita. Sì, Ginny aveva proprio un bel culo.

"Cristo, non riesco a tenermi più…" ansimai mentre sentivo la pressione nelle palle che aumentava. Cominciai a scoparla più forte, ignorando le spinte di ritorno, forzandomi selvaggiamente dentro di lei. I miei martellamenti frenetici la fecero staccare dal cazzo di Marco, il suo intero corpo ora rispondeva al mio ritmo animalesco.
"Oh sì, cazzo…", ansimò, "…riempimi Alex… RIEMPIMIIII…!".
Avevo ormai dato tutto. La afferrai per il bacino e la tirai con forza a me, sollevandola mentre sparavo le mie munizioni dentro di lei. Le sue ginocchia penzolavano dal divano, la sua fronte premuta contro la seduta, mentre accoglieva la mia ennesima esplosione.
La mia gamba scivolò e caddi all'indietro; lei cacciò un urletto mentre la tiravo con me, il mio cazzo strettamente incastrato nel suo budello, finendomi spalmata addosso con la schiena sul petto, mentre continuavo a godere dentro di lei, con il suo sfintere che mi mungeva la mazza come se volesse risucchiare quanta più sborra possibile da me.

Una volta terminati gli spasmi mi rilassai, respirando forte. La sensazione del suo peso appoggiato su di me, dal culo al collo, era deliziosa.
"Accidenti, Ginny, è stato intenso…" le respirai all'orecchio.
"Oh, Alex…", sospirò lei, rilassandosi contro di me.
Portai le mani su di lei e cominciai ad accarezzarle il corpo, a palparle i seni, a farle scorrere lungo il suo ventre, a sentire i peli morbidi e radi appena sopra il punto in cui eravamo ancora incastrati, io dentro di lei. Non potevo ancora credere che quel corpo caldo e sexy fosse stato mio. Le sfiorai il collo, assaggiando la sua pelle, leccandola, mordicchiandola.
"Gesù, Alex… pensavo che ci saremmo divertiti un po', ma non mi sarei mai immaginata questo…", disse mentre si voltava nella mia presa. Le sue braccia mi avvolsero e io la baciai di nuovo, prima con passione, poi con calore e tenerezza.
"Fidati, Ginny, ci divertiremo un sacco. Sempre che a te e Marco la cosa continui ad andare bene…".
scritto il
2024-07-24
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