La sorella della mia ragazza

di
genere
etero

Certo che è vero; non si possono mica inventare queste cose!
Quando uscivo con Mitzi (ovviamente è un vezzeggiativo, non il suo vero nome) andavo spesso a casa sua ad aspettare che tornasse dal lavoro… e ogni volta la sua sorellina, Martina, era sempre lì, dato che l'Università aveva sospeso i corsi per l'estate. Io e Martina andavamo molto d'accordo, quindi andava tutto bene.
La loro mamma, una «single mom», come si definirebbe oggi, non tornava dal lavoro prima delle 18:00, ma anche con lei andavo molto d'accordo. Nel loro appartamento, con due camere da letto, vivevano solo le tre donne. La mamma aveva la sua camera, e le due ragazze condividevano la loro stanza e alcune altre cose che di solito le sorelle condividono… ma non è di questo che parla la storia.
Siamo andati avanti con questa routine per tutta l'estate, e Martina si è trovata molto a suo agio con la mia presenza. Così bene, in effetti, che aveva preso l'abitudine di indossare solo una maglietta e delle mutandine quando tornava a casa da scuola, come se io non ci fossi.
Quella situazione stava diventando sempre più difficile per me dal punto di vista sessuale, perché Martina era una ragazza bellissima, calda e sexy. Assomigliava così tanto a Mitzi che alcune persone non riuscivano a distinguerle: entrambe avevano corpi sviluppati ben oltre la loro età, e c'erano meno di tre anni di età di differenza tra loro. Mi sono spesso chiesto se avessi scelto la sorella sbagliata, all'epoca, ma in ogni caso, qualunque delle due avessi scelto, non si poteva davvero parlare di «sbaglio».

In quel particolare pomeriggio d'estate arrivai al loro appartamento con un po' di anticipo. Quando bussai alla porta, Martina si affacciò alla finestra della sua camera da letto, che si trovava sul davanti dell'appartamento, dicendomi di aspettare solo un minuto e sarebbe scesa ad aprire la porta. La cosa, tuttavia, era che quando si affacciò era in topless! Proprio lì alla finestra, sotto gli occhi di tutti! Ebbi un'erezione istantanea: quella ragazza era alta un metro e settanta e poteva pesare circa 50-55 chili… e una buona decina di questi erano tette!
Quando arrivò alla porta e la aprì, indossava una sottile maglietta grigia in stile jersey, con i buchi per le braccia che si aprivano fino alla vita. Anche se forse non era una maglietta vecchia, era stata concepita per sembrare lisa e consumata; in alcuni punti si poteva addirittura vedere attraverso di essa. La indossava al contrario, con la parte posteriore sul davanti, il ché la rendeva ancora più scollata che indossata sul dritto. L'etichetta era stata strappata, così che c'era uno strappo proprio in mezzo ai seni.
C'era ben poco delle sue tette che non potessi vedere ogni volta che si muoveva. Era lunga per essere una maglietta, ma troppo corta per coprire del tutto le sue mutandine, che erano rosa e bianche in una sorta di motivo mimetico. Anche solo dando un'occhiata, potevo dire che erano sbiadite e consumate anche loro. Evidentemente erano uno dei suoi modelli preferiti di sempre. Erano una specie di tanga, che lei chiamava «T-Back». Mi disse in seguito che erano consumate al centro per tutte le volte in cui i ragazzi le avevano sfregato la figa. Le piaceva indossare quelle mutandine in particolare quando sapeva che avrebbe "…fatto la porcellina".
Per quanto fosse vestita in modo casual, il suo trucco era perfetto, e aveva un profumo assolutamente irresistibile. Mi chiesi se lo stesse facendo per far colpo su di me, o se fosse davvero a suo agio in quegli indumenti così casual.
Le diedi il consueto bacio sulla guancia, e lei inaspettatamente mi abbracciò forte.

Mentre mi dirigevo verso il divano, cercavo di nascondere la mia imbarazzante erezione e lottare contro l'impulso a saltarle addosso! La stavo ancora immaginando al balcone della finestra in topless, proprio lì davanti all'appartamento, con vista sul parcheggio, senza nemmeno controllare prima per vedere se potesse esserci qualcun altro oltre a me.
Mi sedetti e presi il telecomando della televisione.
"OH NO, NON LO PENSARE!" disse Martina. "Mio il telecomando, MIEI i programmi".
Si sporse per prendermelo, e io allontanai la mano. Lei mancò la presa e atterrò sul mio grembo, di fronte a me, con le ginocchia ai lati dei miei fianchi. I suoi seni premevano contro il mio petto, mentre lei restò ferma lì senza muoversi per qualche secondo.
Mi chiesi se si fosse accorta della mia erezione tra le sue gambe, perché io avevo decisamente sentito premere la sua figa calda contro il mio pacco. Il mio arnese stava andando in pressione da sotto i pantaloncini. La «tenda» era un po' più che evidente! E in più, avere i suoi seni grandi e sodi, senza reggiseno, premuti contro il mio petto non faceva nulla per alleviare il mio disagio.
Avevo quasi dimenticato come eravamo arrivati a quel punto, quando tornai alla realtà e le sentii dire: "Non è giusto! Dammelo!".
«Certo…» pensavo, «…sì sì! Te lo do, eccome se te lo do!».
Lei stava lottando per il telecomando, ma senza troppa convinzione. Il suo corpicino snello si contorceva su di me, ed ero sicuro che stesse intenzionalmente strofinando il suo inguine sul mio pacco gonfio. La prima volta poteva essere stato un incidente, ma anche da ottuso quale sono, riuscivo a capire che ora c'era tutta l'intenzione da parte sua. Martina non era timida nel fare dispetti, ma non sapevo mai fino a che punto avrebbe potuto spingersi.

Cominciò a farmi il solletico per farmi mollare il telecomando. Io reagii e iniziai a farle il solletico a mia volta. Finimmo letteralmente in un incontro di wrestling, e atterrammo sul pavimento. La lotta continuò finché non finimmo di nuovo sul divano con lei sotto di me, le gambe ai lati dei miei fianchi, la mia erezione che premeva contro le sue mutandine calde e bagnate e la sua magliettina sollevata sopra i suoi seni nudi e che restava lì, essendo le sue tette troppo grandi e sode per permetterle di riabbassarsi.
Le tenevo le braccia premute sopra la testa e spingevo intenzionalmente i fianchi a strofinare il mio cazzo contro la sua fighetta appena coperta, fino a quando non finimmo praticamente a strusciarci attraverso i vestiti, un po' come facevo con le mie fidanzatine sui sedili del cinema quando ero un adolescente.
Martina alzò i fianchi per assecondare le mie spinte. Ci stavamo lasciando trasportare entrambi. Ormai i miei pantaloncini mi si erano abbassati tanto da far spuntare la mia cappella dalla parte superiore. Potevo sentire la pelle morbida di Martina contro la punta del mio cazzo scoperto, mentre continuavo a strusciarmi contro le sue mutandine.
La sua figa emanava calore, e sentivo le sue mutandine bagnate strusciare contro il mio cazzo. Ogni volta che spingevo verso di lei, il mio cazzo usciva sempre di più dai pantaloncini, finché non mi ritrovai a strofinarlo per tutta la sua lunghezza contro il suo inguine coperto dal sottile tessuto fradicio. All'improvviso fui molto contento di aver deciso di non indossare le mutande sotto il calzoni, quel giorno. Non le avevo indossate perché sapevo che io e Mitzi avremmo «giocato» molto presto.

Liberai le sue mani dalla mia presa, e Martina me le portò sui miei fianchi, tirandomi più vicino a lei… quasi dentro di lei.
"Se non la smettiamo subito, non la smettiamo più. È questo che vuoi?" le dissi. Lei, per risposta, sollevò la testa e mi diede un bacio sulle labbra… poi un altro, e un altro ancora, finché anch'io la baciai dolcemente sulle labbra, guardandola negli occhi.
Mi tirai indietro e premetti la cappella del mio cazzo teso contro le sue mutandine bagnate, proprio all'apertura della sua fighetta umida. Ho premuto più forte, come a indicare che sarei entrato in lei se avesse acconsentito.
"Te lo sogni, bello!", Martina disse ridendo.
Nello stesso momento, però, mi afferrò il culo con entrambe le mani, mi avvolse le gambe intorno alla vita e mi tirò a sé, spingendo i fianchi verso i miei fino a incontrare la mia cappella eccitata con una vigorosa spinta.
Quello che nessuno dei due si aspettava, però, stava per accadere.

Proprio mentre ci spingevamo l'uno contro l'altra, il tessuto fragile e mezzo consumato delle sue mutandine cedette, strappandosi proprio nel mezzo… e il mio cazzo si fiondò in avanti, così che mi ritrovai affondato fino alla radice nella sua giovane figa stretta. Un'unica, decisa spinta, ed ero fino alle palle nella figa adolescente di Martina!
Oh porca troia! Avevo penetrato di brutto la sorellina della mia ragazza. Mi bloccai… rimasi immobile dentro di lei. Non sapevo cosa fare. Sentivo che se avessi mosso un solo muscolo le avrei sborrato dentro. Anche lei non si mosse.
Alla fine, senza dire una parola, decisi di tirarmi indietro, lentamente per evitare di eiaculare. Ma mentre mi tiravo fuori, Martina si aggrappò a me con le braccia e le gambe, con i talloni che si conficcavano nel mio sedere, e si chiuse a riccio attorno a me.
"No! Non farlo! Non uscire da me…" mi implorò, mentre con entrambe le mani mi tirava il viso verso il suo e urlava: "…SCOPAMI! ORA! FORTE!". Sembrava proprio Mitzi quando lo diceva!
Non so ancora come ci sono riuscito, ma ho iniziato a scoparla e lei si dimenava come un animale selvaggio sotto di me, urlando: "SÌ! SÌ! SÌ! PIÙ FORTE… PIÙ FORTE!".
Il tempo si è fermato, e in qualche modo sono riuscito a scoparmela per circa 50 rapidi colpi.
"Sto per venire! Sto per venire! Posso ancora tirarlo fuori. Dove lo vuoi?" le dissi.
Lei mi guardò con un sorriso maligno.
"Più in fondo che puoi…! Volevi scoparmi, vero? Allora sii uomo… e SCOPAMI FINO IN FONDO!".

Ho innaffiato di brutto la sua calda, deliziosa fichetta. Fu una scopata meravigliosa! La figa di Martina era molto più stretta di quella di Mitzi. Ero sorpreso che due sorelle potessero avere fighe così diverse, quando fisicamente si assomigliavano così tanto.
L'altra cosa è che la figa di Martina aveva un sapore molto più dolce di quella di Mitzi. Non fraintendetemi, la figa di Mitzi ha un sapore fantastico e altrettanto buono di quella di Martina, solo che quella di Martina era così dolce… e piccolina.
"Cosa pensi che dirà Mitzi di questo?" disse Martina.
Mi prese quasi il panico.
"Non vorrai mica dirglielo…?!" chiesi.
"Oh, certo che sì!" rispose Martina. "…Ma non oggi".

Mitzi tornò a casa di lì a poco, e mi sono sempre domandato se avesse potuto sentire l'odore della figa della sua sorellina su di me quando ci baciammo poco dopo.
Spero di avere presto il tempo di scrivere di questo affare di famiglia. Ora però scusate… ma devo scappare! Martina mi sta cercando…
scritto il
2024-07-26
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