Il tradimento perfetto
di
Vixen
genere
tradimenti
Il lavoro sempre uguale, sempre la stessa gente, sempre le stesse cose da fare… e tanta, tanta noia. Questi i motivi che mi hanno spinta ad imbattermi nella vita parallela che ormai da sei mesi sto vivendo.
Mi presento, sono Chiara ed ho 36 anni. Una vita passata a prendermi cura degli altri: la famiglia di origine, la figlia maggiore sulla quale tutti puntano, un lavoro ottenuto grazie ad un colpo di fortuna ma che non mi appaga. E poi lui: Mario, il mio fidanzato. Stiamo insieme da 8 anni, e con lui ho scelto di convivere e passare il resto della mia vita. Mario è un uomo buono, attento, premuroso, che sa come prendersi cura delle persone che ama. Forse anche per questo non sono mai riuscita a distaccarmene; è stato lui che mi ha preso per mano e mi ha salvato da tante cose brutte.
Anche il sesso tra noi era perfetto, appassionato e pieno di fantasia. Ricordo con piacere i primi anni della nostra relazione: lo facevamo ovunque, senza timore e senza vergognarci di nulla… anzi, il nostro gioco preferito era proprio quello di farlo nei posti in cui sarebbe stato facile che qualcuno ci scoprisse: bagni pubblici, locali, cinema, parcheggi pubblici… una volta, presi dalla passione, abbiamo scopato addirittura in mezzo alla strada, «nascosti», per così dire, dietro un muretto a secco nei pressi di un'abitazione. La cosa ci eccitò parecchio! Eravamo in meravigliosa sintonia: io conoscevo tanti giochetti che lo tenevano su di giri, e lui sapeva farmi impazzire di piacere!
Gli anni però sono passati, e con loro è sfumata la passione e sono aumentati i problemi. E così la nostra vita sessuale è passata in secondo piano, diventando una noiosa routine. Più volte, negli ultimi anni, ho provato a stuzzicare la nostra sessualità per tornare a farci quelle scopate indimenticabili: sex toys, intimo provocante, giochi di ruolo, fantasie spinte… nulla sembra essere servito a risvegliare le antiche passioni come avrei sperato. Il sesso ha preso la piega che mai avrei voluto per un rapporto come il nostro. Non credo che Mario mi tradisca, credo che mai lo abbia fatto in otto anni, e non credevo di poter essere io in grado di farlo. Invece…
Circa sei mesi fa ho conosciuto una ragazza, Clara, una mia quasi omonima di qualche anno più giovane di me, una di quelle tipine «tutto pepe» che sanno sempre saperne una più del diavolo. Ci siamo incontrate per la prima volta ad una cena tra amici comuni, e siamo entrate da subito in sintonia… abbiamo iniziato a raccontarci, a parlare di noi, delle nostre vite, senza trascurare le più intime vicende, ed anche, mio malgrado, i problemi sessuali con i nostri compagni. Clara mi ha fatto così scoprire un mondo nuovo: quello dei siti di incontri. Con estrema facilità, la morettina tutto pepe ha iniziato a spiegarmi come funzionano questi siti e cosa si nasconde dietro questa realtà. Lei ci aveva provato per gioco, per curiosità, e da quel momento non è più riuscita a farne a meno. E da quanto mi ha raccontato, sebbene la sessualità con il suo partner sia notevolmente migliorata, ciò non le impedisce di avere una vita «segreta» e di aver avuto diverse avventure con altri uomini nell'ultimo periodo.
"Non è tradimento…", continuava a ripetermi Clara quando io storcevo il naso davanti a suoi racconti ed alle sue confessioni ad alta tensione erotica. Per me, per la mia impostazione mentale, avere un rapporto con un altro uomo, seppure attraverso un PC e una webcam, e non in maniera carnale, era da considerarsi a tutti gli effetti un tradimento.
Alla fine, mettendo la moralità nel taschino, mi sono lasciata convincere dalle storie di Clara, che sembravano essere uscite dalla mente di un regista di storie porno, e ho deciso di provarci anch'io, come lei, un po' per gioco e un po' per curiosità.
Sapevo che, quel fine settimana, Mario sarebbe stato fuori per un meeting di lavoro, ed io non avrei avuto nulla di interessante da fare… così, intrigata dalle storie di Clara, e convinta che in fondo, se fossi stata attenta, nessuno mi avrebbe scoperta, mi misi alla ricerca di un sito di incontri affidabile su internet. Sarebbe rimasta solo una mia piccola trasgressione erotica che nessuno avrebbe mai scoperto… il mio svago sessuale del weekend… sarebbe stato quello, sì.
Ho fatto un sondaggio (piuttosto attento) sui siti di incontri online e sul loro gradimento da parte degli utenti, quindi ne ho scelto uno tra quelli più noti, ho inserito i miei dati… e via con l'inizio dei giochi. Sono stata contattata abbastanza presto da un paio di uomini che mi invitavano a farmi vedere in cam… e lì, in quel preciso istante, i sensi di colpa e la vergogna mi avevano fatta tornare indietro sui miei passi e pentire della scelta che avevo preso. In preda alla vergogna, ho spento tutto e sono corsa a prepararmi una camomilla.
A tisana finita, tuttavia, quasi mi sono vergognata con me stessa di quella mia reazione da educanda… ero pur sempre una donna matura, con una innata curiosità… e qualcosa dentro di me mi suggeriva di provarci, che mi sarebbe piaciuto. E così, come la maggior parte del sesso maschile che si lascia trasportare dal testosterone dinnanzi ad una bella donna, io mi sono lasciata trasportare dai miei estrogeni in questo mondo misterioso ed eccitante.
Il mio primo pomeriggio in chat con degli sconosciuti, mi lasciai andare dopo tanto tempo ad un linguaggio libertino, alla descrizione di situazioni erotiche, e questo creò dentro di me un forte desiderio carnale… sentivo il bisogno di avere qualcuno con cui scopare come non facevo ormai da anni. La mia eccitazione sempre più intensa mi portò a far diventare le chat erotiche il mio principale momento di piacere sessuale personale.
Le cose cambiarono con il passare dei giorni, quando in chat incontrai Jack. Un uomo misterioso e sottilmente provocante, che riusciva a farmi eccitare con le sue frasi non volgari, ma piene di passione… e la situazione mi sfuggì di mano. Dopo diverse settimane, in cui entravo in chat solo per chacchierare con lui, Jack, diventò il mio sfogo sessuale, e non di rado, dopo ma anche durante le nostre sessioni di chat, allungavo la mano sul mio corpo, soffermandomi sulle mie tette, stuzzicandole immaginando che fosse la sua mano ad accarezzarmi sensualmente, e sul mio sesso umido, masturbandomi come una furia e godendo come una pazza di quel piacere clandestino.
Alla fine, data la sua grande insistenza, scelsi di fare una pazzia: accettai il suo invito ad incontrarci. Non so neanch'io cosa mi abbia spinto a fare una mossa così pericolosa. Dietro quello schemo poteva esserci chiunque, ed io mi son lanciata in questa storia come se fosse la cosa più normale del mondo. Non sono una sprovveduta, non lo sono mai stata in nessuna occasione della mia vita… eppure l'eccitazione che Jack mi dava era così forte che non potevo più resistergli. Dovevo perlomeno capire chi fosse.
Il giorno fissato per il nostro incontro avevo l'ansia era a mille, e le volte in cui ho pensato di tornare indietro, tante, tantissime. Continuavo a fissare, dal parcheggio, l'ingresso di quell'hotel. Quella sera avevo mentito a Mario: "Ho una cena tra amiche, e poi mi fermo a dormire a casa di Clarissa, la mia collega…", gli avevo detto. Mario si è sempre fidato di me. Otto anni nei quali non gli ho mai dato modo, assolutamente, di dubitare della mia fedeltà. Adesso, avrebbe dovuto, eccome: avevo un appuntamento con un uomo sconosciuto, col quale avevo scambiato frasi piccanti e suggestive attraverso un PC nelle ultime settimane.
A un tratto lo vidi, Jack. Era lì in carne ed ossa, vestito esattamente come mi aveva descritto, e anche lui si guardava intorno, aspettando me. Tutto il mistero che lo aveva circondato di colpo svanì; in compenso, il mio desiderio sessuale si impennò quando vidi che era un bell'uomo, con un bel fisico, vestito con gusto ma senza ostentare eleganza. In quel momento era l'uomo dei miei sogni.
Indossavo un tailleur grigio, una cosa sobria ma intrigante. Mi sentivo molto sexy, con i miei capelli lunghi tinti di rosso e un trucco dello stesso colore che esaltava il mio viso dai lineamenti marcati, con eyeliner nero e rossetto rosso in tinta con i capelli. Con i tacchi da 10 e la leggera zeppa delle scarpe che avevo indosso ero alta quasi quanto lui, circa 1,75, ma il mio corpo magro ma atletico mi faceva apparire più alta.
Aveva un sorrisetto ironico sul volto per tutto il tempo, e quel sorriso, unito allo sguardo nei suoi occhi, mi era familiare. Era uno sguardo divertito e distaccato.
Lasciai la macchina e mi avviai verso di lui.
"Ehi…" lo salutai.
"Grazie per essere venuta…" mi disse dopo avermi salutata con una stretta di mano e un bacio sulla guancia. Nonostante tutto l'erotismo delle nostre conversazioni, non me la sentivo ancora di abbracciarlo calorosamente come pure avrei voluto.
"Il piacere è mio", risposi con un sorriso, cercando di sdrammatizzare, come facevo sempre. La mia parte istintiva voleva salire subito in camera con lui, ma quella più razionale pensava che sarebbe stato un errore… sarebbe sembrato perlomeno inquietante, mi avrebbe fatta apparire come una disperata, non portando a nulla se non forse a una delusione. Così, dopo aver mantenuto il contatto visivo con lui per qualche secondo, ho lasciato che fosse lui a condurre la «danza».
Lui si mise di fianco a me, alla mia sinistra, facendo una panoramica della zona.
"Vivi qui?", mi chiese mentre, con finta nonchalance, osservava un paio di passanti.
"No", risposi. "Abito in un paese ad alcuni chilometri da qui".
"Immagino che tu abbia un «qualcuno», giusto?".
"Sì".
"E le cose non vanno benissimo tra voi, se ti sentita obbligata a venire…".
"Esattamente", ho detto, ridendo tra me sottovoce.
"Però tu non sei molto favorevole a questo genere di cose, vero?".
Mi voltai a guardarlo. Pareva che mi leggesse nella mente.
"Come fai a saperlo?" gli dissi, col sorriso che stavolta era ben evidente sulle labbra.
"Perché leggo nel pensiero". Una metà delle sue labbra si sollevò in un sorriso.
"Sì, certo…", dissi ridendo.
"In realtà, è abbastanza evidente per chiunque ti osservi", disse lui. "La postura del tuo corpo, tutta sbilanciata all'indietro, le mani l'una dentro l'altra sul davanti, il fatto che ti sforzi di socializzare, ma in realtà mi stai ancora studiando…".
"Sono così trasparente, eh?".
Lui annuì.
"Sì, credo di sì…!", disse sorridendo. "Ma veniamo alla questione più importante".
"Che sarebbe?".
"Mi hai osservato per tutto questo tempo".
"Esatto", dissi subito, lasciandomi andare ad una risata. Cominciai ad arrossire, per lui sembrava che non avessi segreti.
Lui rise sonoramente insieme a me, poi scosse la testa. "Senti, se ti ho messa a disagio, ti chiedo scusa…" mi disse.
"Non preoccuparti. Se mi avessi messo a disagio, ora non sarei qui a parlare con te", risposi. "No, direi di no. In realtà, sono lusingata", dissi.
"E perché?".
"Perché ti sei dimostrato un gentiluomo, non come qualcuno che avrebbe voluto portarmi subito a letto…".
"Quello che ancora mi domando è: ci saresti venuta?", chiese.
Scrollai le spalle.
"Vuoi saperlo davvero?" chiesi.
"No", rispose categoricamente. "Voglio che tu mi menta".
Scoppiai in una risata prima di rispondergli.
"Sì… sinceramente, credo di sì… e sai perché? Perché mi ricordi me stessa", dissi.
"In che senso?".
"È difficile da spiegare".
"Provaci", disse lui.
"Perché anche tu, forse, non ci credi molto negli incontri online…", dissi, ancora trattenendomi per paura di dire la cosa sbagliata.
"Continua…", disse lui.
«'Fanculo», pensai. «Lasciamoci andare». E così feci.
"È da come ti esprimi, da come mi parlavi in chat. Gli altri usavano un linguaggio volgare, sboccato; e poi per tutto il tempo sono stati esattamente come mi aspettavo che fossero: scontati, banali, soddisfatti di sé stessi… tu invece no, non sei mai stato sopra le righe quando chattavamo. E poi, tu non hai mai accettato il mio rifiuto di incontrarti… si vedeva che ci tenevi a superare la barriera del virtuale, come se quel mondo lì non ti appartenesse… come se in qualche modo ti ritenessi migliore di quegli altri", dissi.
Mi sono ammutolita. Non guardavo più il mio nuovo amico, ma fissavo con aria assente la strada e il panorama circostante. Ci fu un breve momento di silenzio, prima che lui replicasse a quel mio piccolo sfogo.
"Quindi è così che mi vedi?", chiese dopo qualche secondo.
"Sì", risposi.
"Beh, forse hai ragione…", disse, dopo aver assunto un'espressione impettita. Non potei non ridere di fronte alla faccia seriosa di Jack e a quel petto in fuori che, per quanto ironico, esaltava il torace modellato di lui.
Alzai lo sguardo su di lui.
"Allora, cosa succede adesso?" gli chiesi.
"Quello che vogliamo".
"E cos'è che vogliamo?".
"Trovare un posto più riservato?!", disse.
"Allora seguimi…!", dissi, tendendogli la mano.
Una ventina di minuti dopo eravamo a casa mia, a pomiciare mentre ci palpavamo a vicenda, praticamente strappandoci i vestiti di dosso. Avevamo iniziato a farlo subito dopo aver chiuso la porta d'ingresso, ed eravamo ancora in salotto. Non ci eravamo nemmeno preoccupati di andare in camera da letto prima di iniziare.
"C'è una cosa che devo chiederti…", gli dissi, interrompendo per un attimo le nostre evoluzioni. Ero rimasta con il reggiseno e le mutandine, e lui in boxer e calzini. I nostri vestiti giacevano ammucchiati insieme sul pavimento accanto a noi.
Lui mi liberò dal suo abbraccio e fece un passo indietro.
"Cosa?", mi chiese, dopo aver visto la mia espressione.
"È solo che… non vorrei che ti facessi strane idee su di me…".
"Cosa vuoi dire?", mi chiese, guardandomi di traverso. Se gli avesse detto che una volta ero un ragazzo e che avevo fatto un cambio di sesso, non avrebbe potuto guardarmi in modo più strano.
Risi e scossi la testa.
"No, no, niente di orribile", dissi. "Non sono un trans o qualcosa del genere. È solo che… ecco, ci siamo incontrati meno di un'ora fa e stiamo già amoreggiando… insomma… non voglio che pensi che sono una facile…".
"Beh, per fortuna non sono mai stato il tipo che giudica", disse lui, avvolgendomi ancora una volta nel suo abbraccio. "In realtà non lo avevo mai pensato".
Sorrise ampiamente, i miei occhi languidi per l'eccitazione.
"Mi fa piacere sentirlo. Non puoi immaginare quanti ragazzi si fanno strane idee senza nemmeno pensare che magari a una ragazza piace tanto quanto piace a loro…".
"Non io!", disse. "Anzi, sono proprio il contrario. Quando mi trovo in questo tipo di situazioni, fare quello che vuole la ragazza mi rende felice".
"Che cosa?".
"Sì sì", confermò.
Lo guardai come se fosse di un altro pianeta. "Sei serio?!" dissi.
"Assolutamente", disse.
"Non è solo una stronzata che mi stai propinando?".
Scosse la testa da una parte all'altra. "È la pura verità".
"Accidenti, Jack… dove sei stato per tutta la vita?".
"Potrei chiederti la stessa cosa…" replicò.
"Io non sono sicura di dove sono stata…", gli dissi, spingendolo delicatamente contro il muro, "…ma sono sicura di dove sto andando".
"E… dove?" chiesi.
"Giù, giù… glu glu glu…", canticchiai mentre mi inginocchiavo piano davanti a lui. Ero decisamente arrapata in quel momento! Con una risatina gli tirai giù i boxer fino alle caviglie.
"Sei simpatica, mi piace…" mi disse.
Feci un respiro profondo prima di prendere in bocca la punta del suo cazzo. Lo lasciai uscire lentamente e intanto guardavo l'espressione goduta di Jack mentre mi lavoravo il suo arnese, succhiando la punta mentre intanto gli menavo l'asta con la mano, con gli occhi fissi sui miei per tutto il tempo.
Dopo avergli succhiato la cappella per un buon minuto, sporsi le labbra all'infuori e affondai sulla sua mazza virile per oltre la metà, tenendomela lì in bocca per alcuni secondi prima di arretrare la testa. Feci colare sul suo cazzo un po' di saliva, quindi presi a masturbarlo con maggiore intensità.
"Hai proprio un bel cazzo, sai?!" gli dissi, sempre guardandolo.
"Grazie…", rispose con un gemito.
"Mi piace succhiarlo…", aggiunsi, sorridendo ironicamente alla sua reazione alle mie parole. "Ti dispiace se lo faccio ancora un po'?".
"Per niente", risposi. "Anzi, mi piacerebbe".
Ridacchiando, presi di nuovo il suo cazzo in bocca, questa volta facendogli un pompino come si deve, come li facevo a Mario ai tempi del nostro sesso selvaggio, con le mie labbra che si muovevano rapidamente avanti e indietro lungo l'asta mentre dalla mia gola uscivano suoni umidi e gorgoglianti.
Misi in campo tutta la mia abilità di succhiatrice, variando ogni volta la velocità e la profondità, tenendolo sempre al limite mentre lo fissavo per tutto il tempo.
Quando alla fine liberai il suo cazzo dalle sue labbra, era duro come una roccia, teso in avanti e ricoperto della mia saliva, che lo faceva scintillare nella luce della stanza.
"Ti sta piacendo finora?" gli chiesi.
"Molto…", rispose.
"Sei pronto a salire di livello?".
"Mmmm… non vedo l'ora!", mi disse.
"È quello che volevo sentire", sorrisi.
Lo afferrai per i fianchi e gli diedi uno spintone, facendolo nuovamente appoggiare contro il muro. Mi slacciai rapidamente il reggiseno, lasciandolo cadere a terra. Dopo avergli fatto ammirare per un po' le mie tette sode, pimpanti e perfette, mi accovacciai, gli afferrai il mio cazzo e lo portai al mio petto, sbattendolo sulle mie tette, a turno, un paio di volte, prima di infilarmelo tra di esse e muoverle su e giù lungo la sua asta, in una deliziosa spagnola.
"Immagino che ti piaccia…!" gli ho detto, sorridendogli maliziosa. Lui mi ha guardata e ha annuito. "E questo?" ho chiesto, abbassandomi di più e usando il suo cazzo per schiaffeggiarmi una guancia, poi aprendo la bocca e sbattendomelo sulla lingua un paio di volte. "Ti piace anche questo?".
Ha annuito di nuovo, questa volta più convintamente. Avevo l'impressione che si stesse trattenendo, impedendosi di venire; se avesse parlato avrebbe rotto la sua concentrazione.
"Sì, credo che ti stia piacendo un po' troppo", dissi con una risatina. "Forse dovremmo cambiare un po'…"
"Cosa vuoi che faccia, allora?" replicò lui. Era evidente che fosse d'accordo con me, perché sapeva che se avessimo continuato così avrebbe sborrato troppo presto, e né lui né io lo volevamo.
"Sdraiati a terra", dissi. "Sulla schiena. Da lì in poi lascia fare a me".
Mentre Jack si metteva in posizione, mi sfilai le mutandine e poi mi portai con i piedi su entrambi i lati della sua testa, proprio sopra il suo viso, rivolta verso i suoi piedi. Guardai verso il basso, sorridendo.
"Sei pronto a sentire questa fighetta sulla faccia?", chiesi.
"Non vedo l'ora…", rispose.
Sorrisi, poi mi inginocchiai e portai la figa direttamente sulla sua faccia, a contatto con la sua bocca. All'inizio rimasi seduta sopra il suo viso, senza muovermi, soffocandolo tra le mie cosce. Dopo un po' cominciai a muovermi, avanti e indietro, strusciando il mio sesso sul suo viso e infradiciandogli il viso con i suoi fluidi… ad un tratto lo sentii tirare fuori la lingua e passarla intorno alle mie labbra più intime, e poi allungarla per esplorarmi la fessurina vogliosa.
"Bravo ragazzo…" dissi, "…non essere timido, entra più che puoi". Obbedendomi, lui spinse la lingua più a fondo nella mia figa. "Ecco, così…", dissi, "…proprio così".
Lanciai uno sguardo al suo cazzo: era duro come un'asse di legno e puntava dritto verso il soffitto, desideroso di attenzioni.
"Però…!", dissi, notando il suo stato di eccitazione. "Sembra che ti stia piacendo quanto a me. Lascia che ti dia una mano con quello…".
Lasciando la sua bocca ben piantata sulla mia figa, mi chinai in avanti e presi il suo cazzo in bocca. Lui emise un gemito involontario quando iniziai a spompinarlo, e lui mi restituì il favore dedicandosi alla mia passerina con ancora più vigore, accompagnando la lingua con le sue dita.
Qualche tempo dopo, mi sono rialzata bruscamente, lasciando scivolare il suo cazzo fuori dalla bocca, e mi seono seduta con tutto il suo peso sulla sua faccia, rendendogli impossibile respirare.
"Oh cazzo, sì…", dissi, gemendo profondamente, "…così, così… sto per venire, oddio, sto per venireee…!".
Pochi secondi dopo venni… le gambe cominciarono a tremarmi violentemente, così come il mio addome, e la mia figa schizzava dappertutto, sui suoi capelli, sui suoi occhi, nella sua bocca e dovunque altro lì in mezzo.
Completamente disfatta dal piacere, strusciai in avanti su di lui, liberandogli la bocca dalla mia figa. Ma non avevo ancora finito con lui; quello era solo l'antipasto, ed ora desideravo il piatto forte del buffet.
Mentre lo sentivo ansimare, cercando disperatamente di recuperare aria dopo quell'apnea forzata, mi alzai e mi voltai in modo da essere rivolta verso di lui; mi misi coi piedi su entrambi i lati dei suoi fianchi e mi accovacciai, poggiandogli una mano sul petto per bilanciarmi. Nel mentre, con l'altra mano gli afferrai il cazzo e lo portai a contatto con la mia fichetta. Mi impalai piano, lasciandomi calare su di esso e facendomi invadere sempre più in profondità, centimetro dopo centimetro. Non ci volle molto prima che il suo arnese duro scomparisse completamente dentro di me! Lasciai cadere le ginocchia sul pavimento, il mio culo premeva sul suo corpo, spingendolo contro il suolo. I miei gemiti e i suoi grugniti insieme erano gli strumenti di un concerto a base di sesso.
Cavalcai Jack per lunghi minuti, con passione, sempre più determinata, fino a ché sbattei il mio pube sopra il suo un'ultima volta e tenni il mio corpo in posizione sopra il suo, con il suo cazzo piantato fino in fondo alla mia figa.
Mi presi un momento per riprendermi, poi, sempre a cavalcioni su di lui, mi allungai all'indietro, misi le mani sulle sue ginocchia e inarcai la schiena, col mento che puntava verso il soffitto e le mie tette in evidenza, proiettate in avanti verso di lui. Jack non perse tempo e, una dopo l'altra, allungò le mani e mi afferrò le tette, mentre io tornavo a sbattermi sopra di lui.
"Strizzami le tette!" gli ordinai, fissandolo con uno sguardo intenso. E lui lo fece, palpandomele e stringendole con forza. "Ora schiaffeggiamele…!" aggiunsi, guardandolo con il fuoco negli occhi. Lui fece come gli avevo detto, dando loro due bei ceffoni, uno su ogni tetta. "Sì, proprio così…" gli dissi, mentre mi dimenavo su di lui con tutto il peso, con i nostri corpi uniti insieme con suoni forti e umidi.
Stavo godendo immensamente… anzi di più. Ero prossima ad un orgasmo travolgente, quando lui ad un tratto mi sollevò e si sfilò da sotto di me, tirandosi fuori a forza dalla mia calda figa.
"Qual è il problema?" gli domandai, lanciandogli uno sguardo confuso.
"Beh…", mi rispose, "…a dire il vero avrei solo bisogno di recuperare un po', prima di… insomma, lo sai…".
Sorrisi e annuii consapevolmente. "Capito…".
"Ma non preoccuparti", aggiunse subito lui. "Ti terrò occupata mentre mi riprendo".
"Buona idea…", dissi.
Mi alzai e lo aiutai a risollevarsi… poi lui mi sorprese prendendomi in braccio e portandomi sul divano mentre ridacchiava giocosamente e mi mordicchiava l'orecchio. Una volta lì, mi lasciò cadere sul divano, supina e di traverso, con la testa adagiata su un cuscino vicino al bracciolo. Poi mi allargò le gambe, mettendomene una sopra lo schienale del divano.
Si piazzò tra le mie cosce aperte, e mi mostrò la sua mano chiusa a pugno, tranne che per l'indice e il medio dritti in fuori e uniti insieme.
"Le dita sono il grande equalizzatore", disse. "Il modo più semplice per un uomo di garantire l'orgasmo a qualsiasi donna, soddisfacendola senza doversi preoccupare di venire troppo presto".
"Divertente", gli risposi. "Non essere timido con loro. Sentiti libero di invadere il mio territorio".
"Oh, non c'è problema per quello…", disse. E con questo si chinò in avanti e mi infilò le due dita. Feci un respiro profondo e gemetti mentre lui cominciava ad esplorarmi. Iniziò lentamente, massaggiandomi le pareti della vagina con le dita leggermente piegate… non gli ci volle molto prima di prendere un buon ritmo, le sue dita scivolavano dentro e fuori dalla mia figa umida, facendomi gemere e contorcere dal piacere. I miei gemiti diventavano più animali mentre lui mi stava scopando con le dita. Sollevai il corpo un po' più in alto, cambiando un po' l'angolazione e alleggerendogli così la pressione sul braccio.
"Così, così…", dissi gemendo, "…sbattimi con quelle dita… aaaaahhh…!".
Mi sollevai ancora di più, permettendogli un accesso più profondo alla mia figa, e lui ne approfittò, martellandola e lavorandomela con rapidità e decisione… sentivo le punte piegate delle dita sfregarmi il punto G mentre me le sbatteva dentro.
Non capivo più nulla dal godimento… con una mano raggiunsi il clitoride e cominciai a sfregarmelo come impazzita.
"Oh cazzo… sìììì… è incredibileeee… mmmggghhaaaaaahhhh!" quasi urlai, con la voce che tremolava ogni momento di più.
Lui continuava a martellarmi, ed io continuavo a dimenarmi, spingendo il mio pube contro le sue dita sempre più piantate in profondità dentro di me.
"Vengo… vengo di nuovo… oddiiiiiooooo…!" urlai. Lo fissai per un attimo, il suo volto era una maschera di intensa concentrazione. "Non osare fermarti… aaaaahhh… non ti permettere, capitoooohh…?!".
Il mio orgasmo arrivò pochi istanti dopo, con un urlo animalesco… il mio corpo si irrigidì per un attimo prima di liberarsi in un turbine di movimenti scomposti… e intanto la mia figa spruzzava fuori non so quanti fluidi sulla sua mano e sul suo braccio.
Mentre ero lì che riprendevo fiato, Jack estrasse le dita dalla mia figa e se le portò alla bocca. Succhiò via i miei succhi, un dito per volta, prima di portarla sulla mia coscia ancora tremante e accarezzarla dolcemente.
"Quanto sei bravo…", gli dissi sorridendo. Avevo i capelli in disordine e, anche se non potevo vedermi, sentivo il mascara che mi colava sul viso per le lacrime.
"Grazie", rispose. "Diciamo che è una mia specialità".
"Si vede", dissi. "Ma ora ho di nuovo bisogno del tuo cazzo. Sei pronto a darmelo?".
"Volentieri, mia cara…", disse.
Mi voltai rapidamente, mettendomi a pecora sul divano in modo da piazzargli il mio culetto proprio sotto il viso, provocandolo e cercandolo allo stesso tempo.
"Allora?" girai la testa in modo da poterlo guardare. "Che aspetti, un invito formale?".
Il suo sorriso si allargò, si mise in ginocchio e mi si avvicinò da dietro fino a posizionarmi proprio dietro di me. Fissò il mio culo per qualche secondo, poi afferrò il suo cazzo duro con la mano e lo indirizzò nella mia figa in fremente attesa. Ero così bagnata che lo inghiottii subito senza problemi.
"Rimani fermo lì", gli dissi, con la testa ancora girata all'indietro, guardandolo. "Lascia che sia io a muovermi, per ora".
Iniziai a muovermi all'indietro, sbattendo il mio culo contro di lui, piano all'inizio ma poi spingendomi verso di lui con sempre maggior forza, fino a quando non presi a martellare il suo pube col mio culo, forzando il suo cazzo dentro di me fino alle palle.
"Ti piace?", chiesi, continuando a guardarlo. "Ti piace quando sbatto il mio culo contro di te?".
"È… fantastico!", rispose.
Il rumore dei nostri corpi che impattavano l'uno contro l'altro riempiva la stanza… era come un colpo di pistola ogni volta che ci scontravamo.
"Oddio…!", gemevo, mentre sentivo un nuovo orgasmo montarmi dentro. "Oddio, è così bello. Così… ancora… ancoraaaa…!".
Pochi secondi dopo, il mio corpo si tese di nuovo e subito dopo si liberò in un movimento spasmodico mentre il piacere mi scuoteva. Mi sentivo svuotata da quell'orgasmo improvviso.
"Ora prendi tu il controllo, tesoro", gli dissi, mentre l'orgasmo passava. "Fammi vedere cosa sai fare. Dammelo come se non ci fosse un domani".
Jack mi afferrò per i fianchi e mi sbatté il cazzo in profondità nella passerina, dalla punta alla base, con le palle che sbattevano contro il mio pube a ogni pompata.
"Aaaaahhh… sìììììììì…", ululai, "…stantuffami la fichetta con quel tuo cazzo delizioso… dammelo, ti prego… ooooohhh… ne ho bisogno… ne ho bisogno… ne ho bisogno…!".
All'improvviso lo sentii afferrarmi i capelli, e mi diede uno strattone che mi fece inarcare la schiena.
"Cazzo… cazzo!", dissi tra un grido e l'altro. "Sì, prendimi per i capelli… sono la tua cavalla, la tua puledra in calore… spaccami in due, stallone!".
Forse il mio amante era particolarmente sensibile al mio linguaggio colorito… fatto sta che mi accorsi che il suo cazzo pulsava dentro di me in modo sospetto. Sentivo che ormai era al limite.
"Stai per venire?", gli chiesi. Annuì in silenzio. "Allora sborrami sulla schiena…! Puoi farlo?".
"Sì… sì…", disse, martellando più forte che mai.
"Fammi sentire la tua sborra su tutta la mia schiena", lo incoraggiai. "Sborra per me, Jack. Sborra per me… adesso…".
Lui affondò dentro di me un'ultima volta e lo tenne lì per un momento, nel profondo della mia figa, finché all'improvviso lo tirò fuori e, masturbandosi, spruzzò tutto quello che aveva nelle palle sulla mia schiena.
"Aaagggghhh… cazzo… oooohhh…!", gemeva mentre un fiotto dopo l'altro di sperma finiva sulla mia schiena, e alcuni schizzi addirittura tra i miei capelli.
"Madonna, quanto ne avevi…", gli dissi, ridendo sommessamente, una volta che il mio orgasmo era finalmente passato.
"Non lo sapevo neanch'io…", rispose.
"Davvero… sembra che qualcuno me ne abbia versato una secchiata sulla schiena", aggiunsi, ridendo ancora.
"Sì…", disse, buttandosi sul divano accanto a me. "E comunque sono distrutto".
"Beh, è anche giusto…", risposi, guardandolo e sorridendogli, "…è stata una cosa molto intensa… soprattutto per essere la nostra prima volta insieme".
"Si vede che c'era un'ottima chimica tra di noi", replicò lui.
Mi alzai in piedi, stando attenta a non toccare il divano con la schiena al divano per evitare di macchiarlo dello sperma del mio amante.
"Ora andiamo a ripulirci… non voglio che qualcuno si accorga di quello che è successo qui", gli dissi.
Lui mi fissò con uno sguardo sornione. "Mi piace il suo modo di pensare, signora…", mi disse con un tono di voce aristocratico, strappandomi ancora una risata.
"E a me piace come mi scopi", dissi. "Tra le altre cose".
Lui sorrise, si chinò e unì le sue labbra alle mie.
Raggiungemmo la doccia mano nella mano. Dopo esserci lavati con cura e aver pomiciato ancora per un po', lui allentò il nostro abbraccio e si staccò da me, non di molto, ma tenne il suo viso davanti al mio, con le nostre fronti che si toccavano.
"So che l'hai detto prima tu, ma ora voglio chiedertelo io…", mi disse, "…dove sei stata per tutta la mia vita?".
"Non ha importanza", dissi. "Perché ora sono qui. Ed è questo che conta".
"Esattamente", rispose. "È questo che conta".
Non avrei mai pensavo di poter avere una tale complicità sessuale con uno sconosciuto, che poi è diventato mio amante a tutti gli effetti. Son passati sei mesi ed io e Jack viviamo una storia di sesso strepitosa. Lui mi fa sentire donna, e godere come non ho mai fatto nella vita. Con il mio Mario, del resto, il sesso è quasi ormai un lontano miraggio… ma io non ho nessuna intenzione che continui a restare tale.
Mi presento, sono Chiara ed ho 36 anni. Una vita passata a prendermi cura degli altri: la famiglia di origine, la figlia maggiore sulla quale tutti puntano, un lavoro ottenuto grazie ad un colpo di fortuna ma che non mi appaga. E poi lui: Mario, il mio fidanzato. Stiamo insieme da 8 anni, e con lui ho scelto di convivere e passare il resto della mia vita. Mario è un uomo buono, attento, premuroso, che sa come prendersi cura delle persone che ama. Forse anche per questo non sono mai riuscita a distaccarmene; è stato lui che mi ha preso per mano e mi ha salvato da tante cose brutte.
Anche il sesso tra noi era perfetto, appassionato e pieno di fantasia. Ricordo con piacere i primi anni della nostra relazione: lo facevamo ovunque, senza timore e senza vergognarci di nulla… anzi, il nostro gioco preferito era proprio quello di farlo nei posti in cui sarebbe stato facile che qualcuno ci scoprisse: bagni pubblici, locali, cinema, parcheggi pubblici… una volta, presi dalla passione, abbiamo scopato addirittura in mezzo alla strada, «nascosti», per così dire, dietro un muretto a secco nei pressi di un'abitazione. La cosa ci eccitò parecchio! Eravamo in meravigliosa sintonia: io conoscevo tanti giochetti che lo tenevano su di giri, e lui sapeva farmi impazzire di piacere!
Gli anni però sono passati, e con loro è sfumata la passione e sono aumentati i problemi. E così la nostra vita sessuale è passata in secondo piano, diventando una noiosa routine. Più volte, negli ultimi anni, ho provato a stuzzicare la nostra sessualità per tornare a farci quelle scopate indimenticabili: sex toys, intimo provocante, giochi di ruolo, fantasie spinte… nulla sembra essere servito a risvegliare le antiche passioni come avrei sperato. Il sesso ha preso la piega che mai avrei voluto per un rapporto come il nostro. Non credo che Mario mi tradisca, credo che mai lo abbia fatto in otto anni, e non credevo di poter essere io in grado di farlo. Invece…
Circa sei mesi fa ho conosciuto una ragazza, Clara, una mia quasi omonima di qualche anno più giovane di me, una di quelle tipine «tutto pepe» che sanno sempre saperne una più del diavolo. Ci siamo incontrate per la prima volta ad una cena tra amici comuni, e siamo entrate da subito in sintonia… abbiamo iniziato a raccontarci, a parlare di noi, delle nostre vite, senza trascurare le più intime vicende, ed anche, mio malgrado, i problemi sessuali con i nostri compagni. Clara mi ha fatto così scoprire un mondo nuovo: quello dei siti di incontri. Con estrema facilità, la morettina tutto pepe ha iniziato a spiegarmi come funzionano questi siti e cosa si nasconde dietro questa realtà. Lei ci aveva provato per gioco, per curiosità, e da quel momento non è più riuscita a farne a meno. E da quanto mi ha raccontato, sebbene la sessualità con il suo partner sia notevolmente migliorata, ciò non le impedisce di avere una vita «segreta» e di aver avuto diverse avventure con altri uomini nell'ultimo periodo.
"Non è tradimento…", continuava a ripetermi Clara quando io storcevo il naso davanti a suoi racconti ed alle sue confessioni ad alta tensione erotica. Per me, per la mia impostazione mentale, avere un rapporto con un altro uomo, seppure attraverso un PC e una webcam, e non in maniera carnale, era da considerarsi a tutti gli effetti un tradimento.
Alla fine, mettendo la moralità nel taschino, mi sono lasciata convincere dalle storie di Clara, che sembravano essere uscite dalla mente di un regista di storie porno, e ho deciso di provarci anch'io, come lei, un po' per gioco e un po' per curiosità.
Sapevo che, quel fine settimana, Mario sarebbe stato fuori per un meeting di lavoro, ed io non avrei avuto nulla di interessante da fare… così, intrigata dalle storie di Clara, e convinta che in fondo, se fossi stata attenta, nessuno mi avrebbe scoperta, mi misi alla ricerca di un sito di incontri affidabile su internet. Sarebbe rimasta solo una mia piccola trasgressione erotica che nessuno avrebbe mai scoperto… il mio svago sessuale del weekend… sarebbe stato quello, sì.
Ho fatto un sondaggio (piuttosto attento) sui siti di incontri online e sul loro gradimento da parte degli utenti, quindi ne ho scelto uno tra quelli più noti, ho inserito i miei dati… e via con l'inizio dei giochi. Sono stata contattata abbastanza presto da un paio di uomini che mi invitavano a farmi vedere in cam… e lì, in quel preciso istante, i sensi di colpa e la vergogna mi avevano fatta tornare indietro sui miei passi e pentire della scelta che avevo preso. In preda alla vergogna, ho spento tutto e sono corsa a prepararmi una camomilla.
A tisana finita, tuttavia, quasi mi sono vergognata con me stessa di quella mia reazione da educanda… ero pur sempre una donna matura, con una innata curiosità… e qualcosa dentro di me mi suggeriva di provarci, che mi sarebbe piaciuto. E così, come la maggior parte del sesso maschile che si lascia trasportare dal testosterone dinnanzi ad una bella donna, io mi sono lasciata trasportare dai miei estrogeni in questo mondo misterioso ed eccitante.
Il mio primo pomeriggio in chat con degli sconosciuti, mi lasciai andare dopo tanto tempo ad un linguaggio libertino, alla descrizione di situazioni erotiche, e questo creò dentro di me un forte desiderio carnale… sentivo il bisogno di avere qualcuno con cui scopare come non facevo ormai da anni. La mia eccitazione sempre più intensa mi portò a far diventare le chat erotiche il mio principale momento di piacere sessuale personale.
Le cose cambiarono con il passare dei giorni, quando in chat incontrai Jack. Un uomo misterioso e sottilmente provocante, che riusciva a farmi eccitare con le sue frasi non volgari, ma piene di passione… e la situazione mi sfuggì di mano. Dopo diverse settimane, in cui entravo in chat solo per chacchierare con lui, Jack, diventò il mio sfogo sessuale, e non di rado, dopo ma anche durante le nostre sessioni di chat, allungavo la mano sul mio corpo, soffermandomi sulle mie tette, stuzzicandole immaginando che fosse la sua mano ad accarezzarmi sensualmente, e sul mio sesso umido, masturbandomi come una furia e godendo come una pazza di quel piacere clandestino.
Alla fine, data la sua grande insistenza, scelsi di fare una pazzia: accettai il suo invito ad incontrarci. Non so neanch'io cosa mi abbia spinto a fare una mossa così pericolosa. Dietro quello schemo poteva esserci chiunque, ed io mi son lanciata in questa storia come se fosse la cosa più normale del mondo. Non sono una sprovveduta, non lo sono mai stata in nessuna occasione della mia vita… eppure l'eccitazione che Jack mi dava era così forte che non potevo più resistergli. Dovevo perlomeno capire chi fosse.
Il giorno fissato per il nostro incontro avevo l'ansia era a mille, e le volte in cui ho pensato di tornare indietro, tante, tantissime. Continuavo a fissare, dal parcheggio, l'ingresso di quell'hotel. Quella sera avevo mentito a Mario: "Ho una cena tra amiche, e poi mi fermo a dormire a casa di Clarissa, la mia collega…", gli avevo detto. Mario si è sempre fidato di me. Otto anni nei quali non gli ho mai dato modo, assolutamente, di dubitare della mia fedeltà. Adesso, avrebbe dovuto, eccome: avevo un appuntamento con un uomo sconosciuto, col quale avevo scambiato frasi piccanti e suggestive attraverso un PC nelle ultime settimane.
A un tratto lo vidi, Jack. Era lì in carne ed ossa, vestito esattamente come mi aveva descritto, e anche lui si guardava intorno, aspettando me. Tutto il mistero che lo aveva circondato di colpo svanì; in compenso, il mio desiderio sessuale si impennò quando vidi che era un bell'uomo, con un bel fisico, vestito con gusto ma senza ostentare eleganza. In quel momento era l'uomo dei miei sogni.
Indossavo un tailleur grigio, una cosa sobria ma intrigante. Mi sentivo molto sexy, con i miei capelli lunghi tinti di rosso e un trucco dello stesso colore che esaltava il mio viso dai lineamenti marcati, con eyeliner nero e rossetto rosso in tinta con i capelli. Con i tacchi da 10 e la leggera zeppa delle scarpe che avevo indosso ero alta quasi quanto lui, circa 1,75, ma il mio corpo magro ma atletico mi faceva apparire più alta.
Aveva un sorrisetto ironico sul volto per tutto il tempo, e quel sorriso, unito allo sguardo nei suoi occhi, mi era familiare. Era uno sguardo divertito e distaccato.
Lasciai la macchina e mi avviai verso di lui.
"Ehi…" lo salutai.
"Grazie per essere venuta…" mi disse dopo avermi salutata con una stretta di mano e un bacio sulla guancia. Nonostante tutto l'erotismo delle nostre conversazioni, non me la sentivo ancora di abbracciarlo calorosamente come pure avrei voluto.
"Il piacere è mio", risposi con un sorriso, cercando di sdrammatizzare, come facevo sempre. La mia parte istintiva voleva salire subito in camera con lui, ma quella più razionale pensava che sarebbe stato un errore… sarebbe sembrato perlomeno inquietante, mi avrebbe fatta apparire come una disperata, non portando a nulla se non forse a una delusione. Così, dopo aver mantenuto il contatto visivo con lui per qualche secondo, ho lasciato che fosse lui a condurre la «danza».
Lui si mise di fianco a me, alla mia sinistra, facendo una panoramica della zona.
"Vivi qui?", mi chiese mentre, con finta nonchalance, osservava un paio di passanti.
"No", risposi. "Abito in un paese ad alcuni chilometri da qui".
"Immagino che tu abbia un «qualcuno», giusto?".
"Sì".
"E le cose non vanno benissimo tra voi, se ti sentita obbligata a venire…".
"Esattamente", ho detto, ridendo tra me sottovoce.
"Però tu non sei molto favorevole a questo genere di cose, vero?".
Mi voltai a guardarlo. Pareva che mi leggesse nella mente.
"Come fai a saperlo?" gli dissi, col sorriso che stavolta era ben evidente sulle labbra.
"Perché leggo nel pensiero". Una metà delle sue labbra si sollevò in un sorriso.
"Sì, certo…", dissi ridendo.
"In realtà, è abbastanza evidente per chiunque ti osservi", disse lui. "La postura del tuo corpo, tutta sbilanciata all'indietro, le mani l'una dentro l'altra sul davanti, il fatto che ti sforzi di socializzare, ma in realtà mi stai ancora studiando…".
"Sono così trasparente, eh?".
Lui annuì.
"Sì, credo di sì…!", disse sorridendo. "Ma veniamo alla questione più importante".
"Che sarebbe?".
"Mi hai osservato per tutto questo tempo".
"Esatto", dissi subito, lasciandomi andare ad una risata. Cominciai ad arrossire, per lui sembrava che non avessi segreti.
Lui rise sonoramente insieme a me, poi scosse la testa. "Senti, se ti ho messa a disagio, ti chiedo scusa…" mi disse.
"Non preoccuparti. Se mi avessi messo a disagio, ora non sarei qui a parlare con te", risposi. "No, direi di no. In realtà, sono lusingata", dissi.
"E perché?".
"Perché ti sei dimostrato un gentiluomo, non come qualcuno che avrebbe voluto portarmi subito a letto…".
"Quello che ancora mi domando è: ci saresti venuta?", chiese.
Scrollai le spalle.
"Vuoi saperlo davvero?" chiesi.
"No", rispose categoricamente. "Voglio che tu mi menta".
Scoppiai in una risata prima di rispondergli.
"Sì… sinceramente, credo di sì… e sai perché? Perché mi ricordi me stessa", dissi.
"In che senso?".
"È difficile da spiegare".
"Provaci", disse lui.
"Perché anche tu, forse, non ci credi molto negli incontri online…", dissi, ancora trattenendomi per paura di dire la cosa sbagliata.
"Continua…", disse lui.
«'Fanculo», pensai. «Lasciamoci andare». E così feci.
"È da come ti esprimi, da come mi parlavi in chat. Gli altri usavano un linguaggio volgare, sboccato; e poi per tutto il tempo sono stati esattamente come mi aspettavo che fossero: scontati, banali, soddisfatti di sé stessi… tu invece no, non sei mai stato sopra le righe quando chattavamo. E poi, tu non hai mai accettato il mio rifiuto di incontrarti… si vedeva che ci tenevi a superare la barriera del virtuale, come se quel mondo lì non ti appartenesse… come se in qualche modo ti ritenessi migliore di quegli altri", dissi.
Mi sono ammutolita. Non guardavo più il mio nuovo amico, ma fissavo con aria assente la strada e il panorama circostante. Ci fu un breve momento di silenzio, prima che lui replicasse a quel mio piccolo sfogo.
"Quindi è così che mi vedi?", chiese dopo qualche secondo.
"Sì", risposi.
"Beh, forse hai ragione…", disse, dopo aver assunto un'espressione impettita. Non potei non ridere di fronte alla faccia seriosa di Jack e a quel petto in fuori che, per quanto ironico, esaltava il torace modellato di lui.
Alzai lo sguardo su di lui.
"Allora, cosa succede adesso?" gli chiesi.
"Quello che vogliamo".
"E cos'è che vogliamo?".
"Trovare un posto più riservato?!", disse.
"Allora seguimi…!", dissi, tendendogli la mano.
Una ventina di minuti dopo eravamo a casa mia, a pomiciare mentre ci palpavamo a vicenda, praticamente strappandoci i vestiti di dosso. Avevamo iniziato a farlo subito dopo aver chiuso la porta d'ingresso, ed eravamo ancora in salotto. Non ci eravamo nemmeno preoccupati di andare in camera da letto prima di iniziare.
"C'è una cosa che devo chiederti…", gli dissi, interrompendo per un attimo le nostre evoluzioni. Ero rimasta con il reggiseno e le mutandine, e lui in boxer e calzini. I nostri vestiti giacevano ammucchiati insieme sul pavimento accanto a noi.
Lui mi liberò dal suo abbraccio e fece un passo indietro.
"Cosa?", mi chiese, dopo aver visto la mia espressione.
"È solo che… non vorrei che ti facessi strane idee su di me…".
"Cosa vuoi dire?", mi chiese, guardandomi di traverso. Se gli avesse detto che una volta ero un ragazzo e che avevo fatto un cambio di sesso, non avrebbe potuto guardarmi in modo più strano.
Risi e scossi la testa.
"No, no, niente di orribile", dissi. "Non sono un trans o qualcosa del genere. È solo che… ecco, ci siamo incontrati meno di un'ora fa e stiamo già amoreggiando… insomma… non voglio che pensi che sono una facile…".
"Beh, per fortuna non sono mai stato il tipo che giudica", disse lui, avvolgendomi ancora una volta nel suo abbraccio. "In realtà non lo avevo mai pensato".
Sorrise ampiamente, i miei occhi languidi per l'eccitazione.
"Mi fa piacere sentirlo. Non puoi immaginare quanti ragazzi si fanno strane idee senza nemmeno pensare che magari a una ragazza piace tanto quanto piace a loro…".
"Non io!", disse. "Anzi, sono proprio il contrario. Quando mi trovo in questo tipo di situazioni, fare quello che vuole la ragazza mi rende felice".
"Che cosa?".
"Sì sì", confermò.
Lo guardai come se fosse di un altro pianeta. "Sei serio?!" dissi.
"Assolutamente", disse.
"Non è solo una stronzata che mi stai propinando?".
Scosse la testa da una parte all'altra. "È la pura verità".
"Accidenti, Jack… dove sei stato per tutta la vita?".
"Potrei chiederti la stessa cosa…" replicò.
"Io non sono sicura di dove sono stata…", gli dissi, spingendolo delicatamente contro il muro, "…ma sono sicura di dove sto andando".
"E… dove?" chiesi.
"Giù, giù… glu glu glu…", canticchiai mentre mi inginocchiavo piano davanti a lui. Ero decisamente arrapata in quel momento! Con una risatina gli tirai giù i boxer fino alle caviglie.
"Sei simpatica, mi piace…" mi disse.
Feci un respiro profondo prima di prendere in bocca la punta del suo cazzo. Lo lasciai uscire lentamente e intanto guardavo l'espressione goduta di Jack mentre mi lavoravo il suo arnese, succhiando la punta mentre intanto gli menavo l'asta con la mano, con gli occhi fissi sui miei per tutto il tempo.
Dopo avergli succhiato la cappella per un buon minuto, sporsi le labbra all'infuori e affondai sulla sua mazza virile per oltre la metà, tenendomela lì in bocca per alcuni secondi prima di arretrare la testa. Feci colare sul suo cazzo un po' di saliva, quindi presi a masturbarlo con maggiore intensità.
"Hai proprio un bel cazzo, sai?!" gli dissi, sempre guardandolo.
"Grazie…", rispose con un gemito.
"Mi piace succhiarlo…", aggiunsi, sorridendo ironicamente alla sua reazione alle mie parole. "Ti dispiace se lo faccio ancora un po'?".
"Per niente", risposi. "Anzi, mi piacerebbe".
Ridacchiando, presi di nuovo il suo cazzo in bocca, questa volta facendogli un pompino come si deve, come li facevo a Mario ai tempi del nostro sesso selvaggio, con le mie labbra che si muovevano rapidamente avanti e indietro lungo l'asta mentre dalla mia gola uscivano suoni umidi e gorgoglianti.
Misi in campo tutta la mia abilità di succhiatrice, variando ogni volta la velocità e la profondità, tenendolo sempre al limite mentre lo fissavo per tutto il tempo.
Quando alla fine liberai il suo cazzo dalle sue labbra, era duro come una roccia, teso in avanti e ricoperto della mia saliva, che lo faceva scintillare nella luce della stanza.
"Ti sta piacendo finora?" gli chiesi.
"Molto…", rispose.
"Sei pronto a salire di livello?".
"Mmmm… non vedo l'ora!", mi disse.
"È quello che volevo sentire", sorrisi.
Lo afferrai per i fianchi e gli diedi uno spintone, facendolo nuovamente appoggiare contro il muro. Mi slacciai rapidamente il reggiseno, lasciandolo cadere a terra. Dopo avergli fatto ammirare per un po' le mie tette sode, pimpanti e perfette, mi accovacciai, gli afferrai il mio cazzo e lo portai al mio petto, sbattendolo sulle mie tette, a turno, un paio di volte, prima di infilarmelo tra di esse e muoverle su e giù lungo la sua asta, in una deliziosa spagnola.
"Immagino che ti piaccia…!" gli ho detto, sorridendogli maliziosa. Lui mi ha guardata e ha annuito. "E questo?" ho chiesto, abbassandomi di più e usando il suo cazzo per schiaffeggiarmi una guancia, poi aprendo la bocca e sbattendomelo sulla lingua un paio di volte. "Ti piace anche questo?".
Ha annuito di nuovo, questa volta più convintamente. Avevo l'impressione che si stesse trattenendo, impedendosi di venire; se avesse parlato avrebbe rotto la sua concentrazione.
"Sì, credo che ti stia piacendo un po' troppo", dissi con una risatina. "Forse dovremmo cambiare un po'…"
"Cosa vuoi che faccia, allora?" replicò lui. Era evidente che fosse d'accordo con me, perché sapeva che se avessimo continuato così avrebbe sborrato troppo presto, e né lui né io lo volevamo.
"Sdraiati a terra", dissi. "Sulla schiena. Da lì in poi lascia fare a me".
Mentre Jack si metteva in posizione, mi sfilai le mutandine e poi mi portai con i piedi su entrambi i lati della sua testa, proprio sopra il suo viso, rivolta verso i suoi piedi. Guardai verso il basso, sorridendo.
"Sei pronto a sentire questa fighetta sulla faccia?", chiesi.
"Non vedo l'ora…", rispose.
Sorrisi, poi mi inginocchiai e portai la figa direttamente sulla sua faccia, a contatto con la sua bocca. All'inizio rimasi seduta sopra il suo viso, senza muovermi, soffocandolo tra le mie cosce. Dopo un po' cominciai a muovermi, avanti e indietro, strusciando il mio sesso sul suo viso e infradiciandogli il viso con i suoi fluidi… ad un tratto lo sentii tirare fuori la lingua e passarla intorno alle mie labbra più intime, e poi allungarla per esplorarmi la fessurina vogliosa.
"Bravo ragazzo…" dissi, "…non essere timido, entra più che puoi". Obbedendomi, lui spinse la lingua più a fondo nella mia figa. "Ecco, così…", dissi, "…proprio così".
Lanciai uno sguardo al suo cazzo: era duro come un'asse di legno e puntava dritto verso il soffitto, desideroso di attenzioni.
"Però…!", dissi, notando il suo stato di eccitazione. "Sembra che ti stia piacendo quanto a me. Lascia che ti dia una mano con quello…".
Lasciando la sua bocca ben piantata sulla mia figa, mi chinai in avanti e presi il suo cazzo in bocca. Lui emise un gemito involontario quando iniziai a spompinarlo, e lui mi restituì il favore dedicandosi alla mia passerina con ancora più vigore, accompagnando la lingua con le sue dita.
Qualche tempo dopo, mi sono rialzata bruscamente, lasciando scivolare il suo cazzo fuori dalla bocca, e mi seono seduta con tutto il suo peso sulla sua faccia, rendendogli impossibile respirare.
"Oh cazzo, sì…", dissi, gemendo profondamente, "…così, così… sto per venire, oddio, sto per venireee…!".
Pochi secondi dopo venni… le gambe cominciarono a tremarmi violentemente, così come il mio addome, e la mia figa schizzava dappertutto, sui suoi capelli, sui suoi occhi, nella sua bocca e dovunque altro lì in mezzo.
Completamente disfatta dal piacere, strusciai in avanti su di lui, liberandogli la bocca dalla mia figa. Ma non avevo ancora finito con lui; quello era solo l'antipasto, ed ora desideravo il piatto forte del buffet.
Mentre lo sentivo ansimare, cercando disperatamente di recuperare aria dopo quell'apnea forzata, mi alzai e mi voltai in modo da essere rivolta verso di lui; mi misi coi piedi su entrambi i lati dei suoi fianchi e mi accovacciai, poggiandogli una mano sul petto per bilanciarmi. Nel mentre, con l'altra mano gli afferrai il cazzo e lo portai a contatto con la mia fichetta. Mi impalai piano, lasciandomi calare su di esso e facendomi invadere sempre più in profondità, centimetro dopo centimetro. Non ci volle molto prima che il suo arnese duro scomparisse completamente dentro di me! Lasciai cadere le ginocchia sul pavimento, il mio culo premeva sul suo corpo, spingendolo contro il suolo. I miei gemiti e i suoi grugniti insieme erano gli strumenti di un concerto a base di sesso.
Cavalcai Jack per lunghi minuti, con passione, sempre più determinata, fino a ché sbattei il mio pube sopra il suo un'ultima volta e tenni il mio corpo in posizione sopra il suo, con il suo cazzo piantato fino in fondo alla mia figa.
Mi presi un momento per riprendermi, poi, sempre a cavalcioni su di lui, mi allungai all'indietro, misi le mani sulle sue ginocchia e inarcai la schiena, col mento che puntava verso il soffitto e le mie tette in evidenza, proiettate in avanti verso di lui. Jack non perse tempo e, una dopo l'altra, allungò le mani e mi afferrò le tette, mentre io tornavo a sbattermi sopra di lui.
"Strizzami le tette!" gli ordinai, fissandolo con uno sguardo intenso. E lui lo fece, palpandomele e stringendole con forza. "Ora schiaffeggiamele…!" aggiunsi, guardandolo con il fuoco negli occhi. Lui fece come gli avevo detto, dando loro due bei ceffoni, uno su ogni tetta. "Sì, proprio così…" gli dissi, mentre mi dimenavo su di lui con tutto il peso, con i nostri corpi uniti insieme con suoni forti e umidi.
Stavo godendo immensamente… anzi di più. Ero prossima ad un orgasmo travolgente, quando lui ad un tratto mi sollevò e si sfilò da sotto di me, tirandosi fuori a forza dalla mia calda figa.
"Qual è il problema?" gli domandai, lanciandogli uno sguardo confuso.
"Beh…", mi rispose, "…a dire il vero avrei solo bisogno di recuperare un po', prima di… insomma, lo sai…".
Sorrisi e annuii consapevolmente. "Capito…".
"Ma non preoccuparti", aggiunse subito lui. "Ti terrò occupata mentre mi riprendo".
"Buona idea…", dissi.
Mi alzai e lo aiutai a risollevarsi… poi lui mi sorprese prendendomi in braccio e portandomi sul divano mentre ridacchiava giocosamente e mi mordicchiava l'orecchio. Una volta lì, mi lasciò cadere sul divano, supina e di traverso, con la testa adagiata su un cuscino vicino al bracciolo. Poi mi allargò le gambe, mettendomene una sopra lo schienale del divano.
Si piazzò tra le mie cosce aperte, e mi mostrò la sua mano chiusa a pugno, tranne che per l'indice e il medio dritti in fuori e uniti insieme.
"Le dita sono il grande equalizzatore", disse. "Il modo più semplice per un uomo di garantire l'orgasmo a qualsiasi donna, soddisfacendola senza doversi preoccupare di venire troppo presto".
"Divertente", gli risposi. "Non essere timido con loro. Sentiti libero di invadere il mio territorio".
"Oh, non c'è problema per quello…", disse. E con questo si chinò in avanti e mi infilò le due dita. Feci un respiro profondo e gemetti mentre lui cominciava ad esplorarmi. Iniziò lentamente, massaggiandomi le pareti della vagina con le dita leggermente piegate… non gli ci volle molto prima di prendere un buon ritmo, le sue dita scivolavano dentro e fuori dalla mia figa umida, facendomi gemere e contorcere dal piacere. I miei gemiti diventavano più animali mentre lui mi stava scopando con le dita. Sollevai il corpo un po' più in alto, cambiando un po' l'angolazione e alleggerendogli così la pressione sul braccio.
"Così, così…", dissi gemendo, "…sbattimi con quelle dita… aaaaahhh…!".
Mi sollevai ancora di più, permettendogli un accesso più profondo alla mia figa, e lui ne approfittò, martellandola e lavorandomela con rapidità e decisione… sentivo le punte piegate delle dita sfregarmi il punto G mentre me le sbatteva dentro.
Non capivo più nulla dal godimento… con una mano raggiunsi il clitoride e cominciai a sfregarmelo come impazzita.
"Oh cazzo… sìììì… è incredibileeee… mmmggghhaaaaaahhhh!" quasi urlai, con la voce che tremolava ogni momento di più.
Lui continuava a martellarmi, ed io continuavo a dimenarmi, spingendo il mio pube contro le sue dita sempre più piantate in profondità dentro di me.
"Vengo… vengo di nuovo… oddiiiiiooooo…!" urlai. Lo fissai per un attimo, il suo volto era una maschera di intensa concentrazione. "Non osare fermarti… aaaaahhh… non ti permettere, capitoooohh…?!".
Il mio orgasmo arrivò pochi istanti dopo, con un urlo animalesco… il mio corpo si irrigidì per un attimo prima di liberarsi in un turbine di movimenti scomposti… e intanto la mia figa spruzzava fuori non so quanti fluidi sulla sua mano e sul suo braccio.
Mentre ero lì che riprendevo fiato, Jack estrasse le dita dalla mia figa e se le portò alla bocca. Succhiò via i miei succhi, un dito per volta, prima di portarla sulla mia coscia ancora tremante e accarezzarla dolcemente.
"Quanto sei bravo…", gli dissi sorridendo. Avevo i capelli in disordine e, anche se non potevo vedermi, sentivo il mascara che mi colava sul viso per le lacrime.
"Grazie", rispose. "Diciamo che è una mia specialità".
"Si vede", dissi. "Ma ora ho di nuovo bisogno del tuo cazzo. Sei pronto a darmelo?".
"Volentieri, mia cara…", disse.
Mi voltai rapidamente, mettendomi a pecora sul divano in modo da piazzargli il mio culetto proprio sotto il viso, provocandolo e cercandolo allo stesso tempo.
"Allora?" girai la testa in modo da poterlo guardare. "Che aspetti, un invito formale?".
Il suo sorriso si allargò, si mise in ginocchio e mi si avvicinò da dietro fino a posizionarmi proprio dietro di me. Fissò il mio culo per qualche secondo, poi afferrò il suo cazzo duro con la mano e lo indirizzò nella mia figa in fremente attesa. Ero così bagnata che lo inghiottii subito senza problemi.
"Rimani fermo lì", gli dissi, con la testa ancora girata all'indietro, guardandolo. "Lascia che sia io a muovermi, per ora".
Iniziai a muovermi all'indietro, sbattendo il mio culo contro di lui, piano all'inizio ma poi spingendomi verso di lui con sempre maggior forza, fino a quando non presi a martellare il suo pube col mio culo, forzando il suo cazzo dentro di me fino alle palle.
"Ti piace?", chiesi, continuando a guardarlo. "Ti piace quando sbatto il mio culo contro di te?".
"È… fantastico!", rispose.
Il rumore dei nostri corpi che impattavano l'uno contro l'altro riempiva la stanza… era come un colpo di pistola ogni volta che ci scontravamo.
"Oddio…!", gemevo, mentre sentivo un nuovo orgasmo montarmi dentro. "Oddio, è così bello. Così… ancora… ancoraaaa…!".
Pochi secondi dopo, il mio corpo si tese di nuovo e subito dopo si liberò in un movimento spasmodico mentre il piacere mi scuoteva. Mi sentivo svuotata da quell'orgasmo improvviso.
"Ora prendi tu il controllo, tesoro", gli dissi, mentre l'orgasmo passava. "Fammi vedere cosa sai fare. Dammelo come se non ci fosse un domani".
Jack mi afferrò per i fianchi e mi sbatté il cazzo in profondità nella passerina, dalla punta alla base, con le palle che sbattevano contro il mio pube a ogni pompata.
"Aaaaahhh… sìììììììì…", ululai, "…stantuffami la fichetta con quel tuo cazzo delizioso… dammelo, ti prego… ooooohhh… ne ho bisogno… ne ho bisogno… ne ho bisogno…!".
All'improvviso lo sentii afferrarmi i capelli, e mi diede uno strattone che mi fece inarcare la schiena.
"Cazzo… cazzo!", dissi tra un grido e l'altro. "Sì, prendimi per i capelli… sono la tua cavalla, la tua puledra in calore… spaccami in due, stallone!".
Forse il mio amante era particolarmente sensibile al mio linguaggio colorito… fatto sta che mi accorsi che il suo cazzo pulsava dentro di me in modo sospetto. Sentivo che ormai era al limite.
"Stai per venire?", gli chiesi. Annuì in silenzio. "Allora sborrami sulla schiena…! Puoi farlo?".
"Sì… sì…", disse, martellando più forte che mai.
"Fammi sentire la tua sborra su tutta la mia schiena", lo incoraggiai. "Sborra per me, Jack. Sborra per me… adesso…".
Lui affondò dentro di me un'ultima volta e lo tenne lì per un momento, nel profondo della mia figa, finché all'improvviso lo tirò fuori e, masturbandosi, spruzzò tutto quello che aveva nelle palle sulla mia schiena.
"Aaagggghhh… cazzo… oooohhh…!", gemeva mentre un fiotto dopo l'altro di sperma finiva sulla mia schiena, e alcuni schizzi addirittura tra i miei capelli.
"Madonna, quanto ne avevi…", gli dissi, ridendo sommessamente, una volta che il mio orgasmo era finalmente passato.
"Non lo sapevo neanch'io…", rispose.
"Davvero… sembra che qualcuno me ne abbia versato una secchiata sulla schiena", aggiunsi, ridendo ancora.
"Sì…", disse, buttandosi sul divano accanto a me. "E comunque sono distrutto".
"Beh, è anche giusto…", risposi, guardandolo e sorridendogli, "…è stata una cosa molto intensa… soprattutto per essere la nostra prima volta insieme".
"Si vede che c'era un'ottima chimica tra di noi", replicò lui.
Mi alzai in piedi, stando attenta a non toccare il divano con la schiena al divano per evitare di macchiarlo dello sperma del mio amante.
"Ora andiamo a ripulirci… non voglio che qualcuno si accorga di quello che è successo qui", gli dissi.
Lui mi fissò con uno sguardo sornione. "Mi piace il suo modo di pensare, signora…", mi disse con un tono di voce aristocratico, strappandomi ancora una risata.
"E a me piace come mi scopi", dissi. "Tra le altre cose".
Lui sorrise, si chinò e unì le sue labbra alle mie.
Raggiungemmo la doccia mano nella mano. Dopo esserci lavati con cura e aver pomiciato ancora per un po', lui allentò il nostro abbraccio e si staccò da me, non di molto, ma tenne il suo viso davanti al mio, con le nostre fronti che si toccavano.
"So che l'hai detto prima tu, ma ora voglio chiedertelo io…", mi disse, "…dove sei stata per tutta la mia vita?".
"Non ha importanza", dissi. "Perché ora sono qui. Ed è questo che conta".
"Esattamente", rispose. "È questo che conta".
Non avrei mai pensavo di poter avere una tale complicità sessuale con uno sconosciuto, che poi è diventato mio amante a tutti gli effetti. Son passati sei mesi ed io e Jack viviamo una storia di sesso strepitosa. Lui mi fa sentire donna, e godere come non ho mai fatto nella vita. Con il mio Mario, del resto, il sesso è quasi ormai un lontano miraggio… ma io non ho nessuna intenzione che continui a restare tale.
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