Lo stratagemma

di
genere
incesti

Eravamo soli in casa quella sera, io e mia madre, dato che mio padre era, come capitava spesso, in trasferta per lavoro. Come al solito andammo a letto, solo che quella notte non riuscivo a prendere sonno.

Verso le due del mattino avvertii dei rumori strani provenire dalla stanza dei miei, ma non ci feci molto caso. Dopo un quarto d'ora circa mi alzai per sgranchirmi un poco, non sopporto di restare a letto sveglio. Cercai di non fare rumore per non svegliare mia madre, che si sarebbe di certo preoccupata per la mia insonnia. Ma passando davanti alla sua porta sentii dei lamenti strani, e pensai che forse stava facendo un brutto sogno. Solo che dalla serratura si vedeva un fascio di luce che indicava che non dormiva; era probabilmente sveglia, non era solita dormire con la luce accesa.

Stavo per bussare alla porta, quando qualcosa mi gelò il sangue; sentii mia madre parlare sottovoce.
"Fai piano, sennò Alberto potrebbe sentire!".
Alberto, si sarà capito, sono io… ma con chi parlava, visto che eravamo soli in casa? Mio padre si trovava a seicento chilometri di distanza, ci aveva telefonato proprio qualche ora prima di andare a letto.
Qualcosa mi spinse ad abbassarmi e sbirciare dentro la stanza dal buco della serratura. Non l'avessi mai fatto! Vidi mia madre, nuda sul letto, che stava scopando con un ragazzo che aveva pressappoco la mia età… peraltro quel ragazzo lo conoscevo di vista, era uno del quartiere.
Non potevo credere a cosa stavo vedendo… in quei momenti mi passarono per la mente una miriade ininterrotta di pensieri… fino a quando la mia mente ne focalizzò uno, forse il più assurdo. Pensavo a quanto fosse bella mia madre, una donna che chiunque avrebbe voluto a letto accanto a sé: alta, slanciata, piena nelle sua curve, con una deliziosa chioma bionda. Ero inorridito da quei pensieri, dal fatto che nonostante ciò non riuscivo a provare schifo verso quella donna… mia madre… che stava tradendo suo marito proprio nel loro letto coniugale, e con me in casa.
La mia attenzione fu di nuovo attratta da ciò che vedevo: una donna in calore che si stava divorando un ragazzo che non sapeva bene che cosa farci… o meglio, cosa farle, ad una donna così.

A questo punto mi salirono due nuove emozioni: rabbia e invidia! Rabbia perché quel pivello era nella classica situazione in cui ti viene in mente quel vecchio detto: «avere il pane ma non i denti». Invidia perché io non avrei mai potuto avere quella donna, considerato che era mia madre!
Restai accucciato a spiarli sino a quando non finirono, con mia madre che si fece venire in bocca dallo smidollato. Però, prima di andarmene, riuscii a sentire mia madre che sottovoce gli parlava.
"…Allora siamo d'accordo: quando vedrai di nuovo steso il paio di mutandine nere con il reggiseno bianco potrai venire; ti lascio la finestra aperta… solo che la prossima volta terremo la luce spenta, non voglio correre rischi".

Quando me ne tornai a letto non ero certamente in grado di rimettermi a dormire. Avevo un pacco incredibilmente gonfio fra le gambe. Capii che se non volevo scoppiare mi dovevo sparare urgentemente una sega.
Andai in bagno, e automaticamente mi vennero in mente tutte le immagini di poco prima; solo che, senza rendermene conto, sostituii la figura di quel ragazzo con la mia. Cercai di scacciare quelle immagini… ma non ci riuscii, era più forte di me; sapevo che si trattava di una cosa contro natura, ma quella donna… oddio… mia madre…!

Presi sonno senza accorgermene. Solo che neanche il sonno mi fece dimenticare ciò che avevo in testa; sognai che mi stavo scopando mia madre, in tutti modi possibili, facendola impazzire dal piacere.
Inutile dire che mi alzai peggio di come mi ero addormentato! Decisi di non andare a scuola; quando mia madre venne a svegliarmi le dissi di avere un mal di testa fortissimo, e mi alzai alle dieci passate.

Per tutto quel giorno non feci altro che girare intorno a mia madre, cercando continuamente un contatto con il suo corpo. Credo che lei neanche si rendesse conto di quello che stavo facendo. Ogni suo movimento mi faceva salire la pressione, ogni centimetro di pelle in più che mi riusciva di sbirciare era un tormento, ogni lieve contatto con lei mi faceva ribollire il sangue.
Venne finalmente sera, e la vidi andare sul balcone a sistemare il segnale… che porca, se lo voleva fare di nuovo. Ogni sera ormai… doveva essere proprio in calore, dato che non era possibile che lui l'avesse conquistata con le sue arti amatorie: da quello che avevo visto la notte precedente, lui era una vera frana come stallone.
Rientrata dentro, mi disse che aveva sonno e che se ne sarebbe andata a letto. Io le risposi che mi sarei fermato a vedere la fine del film, ancora una mezz'ora e poi sarei andato a letto anch'io. Quando si fu chiusa in camera mi alzai e mi diressi sul balcone a fissare quegli indumenti, e pensai a che cosa avrei dato per essere al posto di quel fortunatissimo coglione.
Di colpo mi tornarono in mente le ultime parole che sentii la sera precedente: avrebbero tenuto la luce spenta, sarebbero stati al buio… già, al buio, senza la possibilità di vedersi in volto.
Con uno scatto fulmineo raccolsi quegli indumenti e li nascosi. Corsi in camera a buttarmi sul letto, a meditare su quello che avevo intenzione di fare… no, era troppo, non potevo farlo, e poi era rischioso!
Rimasi a tormentarmi sino a quando mi accorsi che erano le due, l'ora in cui la sera precedente avevo sentito i rumori in camera di mia madre… presumibilmente l'ora dell'appuntamento prefissata. Come in trance mi alzai e, senza fare rumore, mi diressi alla porta del balcone che c'era in cucina. Uscii di là, sempre evitando ogni rumore, e mi diressi alla finestra della camera di mia madre. Fuori era tutto buio.
Giunto lì toccai la finestra, che si mosse; quindi, con il cuore in gola, aprii ed entrai. Lei mi disse di fare in silenzio, perché suo figlio era andato a letto da poco. Mi venne da ridere. Ma l'eccitazione che avevo in corpo mi fece tornare concentrato su quello che dovevo fare.

Mi spogliai e mi infilai sotto le lenzuola, e feci per avvicinarmi a lei. Non ce ne fu bisogno, mi saltò letteralmente addosso. Era tutta un fuoco. Iniziò a baciarmi ed accarezzarmi… sentire quella lingua saettarmi in bocca mi faceva venire i brividi. Si strinse a me, aderendo con tutto il corpo al mio, e mi resi conto che era completamente nuda… sentivo il suo seno con i capezzoli già duri che mi premeva contro il petto, avvertivo la sua peluria pubica che mi punzecchiava il cazzo… era come andare in estasi.
Iniziai a baciarla e leccarla tutta: le orecchie, il collo, i seni… fino ad arrivare a quell'antro che mi aveva dato la luce. Lo adoravo, era tremendamente eccitante leccarla. Mi impegnai come un ossesso, fino a quando non la feci venire. Si dimenava e tratteneva i lamenti in modo fantastico.
Ripresasi, si accovacciò fra le mie gambe e iniziò a dare dei colpi di lingua al mio povero glande che era in fiamme. Era il miglior pompino della mia vita, mi fece un lavoretto coi fiocchi… infatti non resistetti molto; stavo per venire e lei se ne accorse, si fermò con i movimenti di bocca ed iniziò a far roteare la lingua. Venni in modo mostruoso, stentai a non gridare per la goduria. Lei ingoiò tutto, fino all'ultima goccia, ripulendomi completamente… e senza rendermene conto, in breve ritornai nuovamente in tiro.

La feci mettere alla pecorina ed entrai piano piano dentro di lei, facendola fremere nella lentezza della penetrazione. Quando entrai tutto mi fermai per un paio di secondi, e dopo iniziai a pompare, variando di continuo il ritmo. La tenevo per i fianchi ed ogni tanto mi allungavo per afferrarle i capezzoli, tormentandoglieli.
Mentre mi muovevo dentro di lei fui attratto dal suo buchino, che raggiunsi subito con un dito, ed iniziai a giocarci intorno, tentando di tanto in tanto un timido affondo. Dal suo dimenarsi durante questo trattamento capii che non le dispiaceva affatto. Iniziai a lubrificarglielo con i suoi stessi umori che prendevo con le dita. Quando pensai che era abbastanza, le puntai il glande all'ingresso del buchino e… a quel punto lei mi fermò, mi disse che non era ancora pronta, che ci sarebbe stata un'altra occasione per quello!
Tornai allora al mio obiettivo principale. La stantuffai da dietro per un bel pezzo, grazie anche al fatto che ero già venuto.

Quando ormai, dopo un bel po', stavo per venire di nuovo e iniziai a velocizzare gli affondi, lei si sfilò e si distese sul letto a gambe aperte… voleva che le entrassi dal davanti. Non capivo bene perché proprio allora, dato che ero prossimo all'orgasmo, però comunque lo feci.
Appena fui entrato, mia madre mi incrociò le gambe dietro la schiena, serrandole strette; poi con un colpo di reni mi ribaltò e me la ritrovai sopra. Iniziò ad ondeggiare dolcemente il bacino, sfregando il suo pube sul mio con esasperante lentezza e contraendo e rilassando ritmicamente le pareti della vagina. Non capivo più nulla: era una sensazione fantastica, d'accordo, ma perché proprio nel momento che stavo per…? Ad un tratto capii: voleva farmi venire dentro di sé.
Cominciai a preoccuparmi; non potevo sborrare dentro mia madre, cosa sarebbe successo se fosse rimasta incinta? Cercai di dimenarmi per disarcionarla, ma lei mi teneva inchiodato nella sua morsa di piacere; e ogni mio sforzo per ribellarmi mi portava sempre più pericolosamente vicino a scoppiare… fino a ché lei mi mise le mani sul petto e spinse con forza, schienandomi contro il materasso ed impedendomi ogni movimento, mentre intanto continuava a dondolarsi su di me, lenta ed inesorabile.
La mia tensione era al massimo: non avevo nessuna possibilità di tirarmi fuori, e intanto la sua cavalcata goduriosa mi aveva condotto ormai al punto di non ritorno… mi irrigidii, feci di tutto per trattenermi il più possibile, ma non ce la facevo davvero più. Esplosi vigorosamente dentro di lei, tra sensazioni di godimento e di terrore.
Mia madre rimase ben infissa sopra di me, fino a ché i miei testicoli non furono completamente svuotati ed il mio cazzo rilassato del tutto; poi mi si accucciò addosso e mi sussurrò in un orecchio una sola parola: "…Spirale". Solo a quel punto, dopo avermi carezzato il viso ed il petto, con un sospiro di soddisfazione mi liberò, sollevandosi da me, e si distese di fianco, dandomi le spalle. "Accosta la finestra quando vai via", aggiunse piano.
Dopo aver ripreso fiato mi rivestii ed uscii da dove ero entrato, ritornando silenziosamente in camera mia. Dormii stupendamente, quella notte.

La mattina dopo ci alzammo quando mio padre telefonò a casa: la mamma era stupenda a vedersi, in vestaglia al telefono. Dopo aver fatto colazione si vestì e la vidi andare sul balcone a raccogliere il «segnale»… solo in quel momento mi ricordai che la notte prima mi ero dimenticato di rimetterlo a posto. La vidi rientrare con il viso pensieroso, al ché le chiesi che problema c'era, e lei mi rispose: "Nulla". Me la stavo ridendo da matti… decisi anche di tenermi quegli indumenti come ricordo.
Quando fu ora, lei uscì per andare a fare spese. Tornata a casa, andò in camera sua per cambiarsi e quando uscì la vidi turbata; poi si infilò in bagno.
Per il resto della giornata fu pensierosa e strana, ma non ci feci molto caso.

Quella notte, come da copione, prima di andare a letto, mia madre uscì sul balcone a sistemare un nuovo segnale. Mi diede la buonanotte e scomparve in camera sua.
La voglia di quel corpo fu più forte di me; sapevo che era pericoloso ripetere lo stesso stratagemma per la seconda notte di seguito, ma non resistetti. Alle due in punto mi infilai in camera di mia madre, seguendo il percorso della notte precedente.

Tutto si stava ripetendo quasi come la notte prima, lei si era stesa sul letto e io le ero entrato nuovamente dentro. Mentre la stantuffavo, però, lei mi avvinghiò con le gambe, stringendomi forte a sé… e poi, di colpo vidi accendersi il lume del comodino.
Restammo entrambi di sasso: io per la vergogna e lei per la sorpresa.
Rimanemmo fermi in quella posizione, e fui sorpreso dal fatto che la situazione sortì in me l'effetto contrario a quello che mi aspettavo: sentivo il cazzo che, anziché smosciarsi, mi si ingrossava ancora di più, se fosse possibile. Mia madre decisamente se ne accorse, tanto che emise un gemito più di piacere che di reale sorpresa.
Fu lei a rompere il silenzio.
"Brutto porco depravato… scoparti tua madre… come hai potuto?!".
A quelle parole mi sbloccai.
"Porco? Io? Tu, piuttosto, sei una gran vacca… ti sei scopata uno sbarbatello, proprio qui in casa, mentre io ero di là a dormire… che poi, almeno ci avesse saputo fare…".
"Ah, è così? Ci hai anche spiati?", mia madre sgranò gli occhi.
"E' stato per caso! Non riuscivo a dormire, mi sono alzato e sono passando davanti alla tua porta… ho sentito dei rumori ed ho visto la luce accesa, e allora ho dato un'occhiata dalla serratura…".
Mentre dicevamo tutto questo, però, la nostra posizione non cambiava: lei mi teneva sempre avvinghiato, io ero sempre infilato dentro di lei. Dopo un attimo di silenzio le chiesi se dovevo andarmene… e lei mi scrutò, con una faccia maliziosa.
"E vuoi andartene così, senza nemmeno finire? Lasciandomi in questa situazione, dopo tutto quello che mi hai fatto ieri notte…?".
Cazzarola! Aveva capito il mio statagemma!
Mi abbassai e ripresi a muovermi dentro di lei. Scopammo per tutta la notte, a più riprese, fino alle sei del mattino.

Prima di addormentarci le chiesi se aveva intenzione di continuare a vedersi con quel ragazzo; lei mi rispose che non ne sentiva più il bisogno, dato che a quel punto aveva trovato qualcuno che era in grado di appagarla molto meglio, quando restava sola a casa.
scritto il
2024-08-01
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