Tutta colpa di mia madre
di
RomanDeVil
genere
incesti
L'estate era appena arrivata, torrida e afosa. Eravamo solo a metà giugno, ma sembrava di essere perlomeno ad agosto.
La sera prima l'avevo passata in compagnia degli amici, e stavo trascorrendo la mattina a riposarmi dopo essere rientrato praticamente all'alba… dopotutto le vacanze servono anche a questo.
Ero in quella fase del riposo in cui si è praticamente svegli, ma si preferisce mantenere gli occhi chiusi e godersi ancora il piacere del relax di un letto e di un appartamento climatizzato. Già… difficile pensare a quanto possa essere bello uscire, se fuori dalla porta ti attendono oltre trenta gradi e un'umidità dell'ottanta per cento. E poi era domenica mattina, inutile partire per il mare in un giorno in cui al normale traffico turistico si sarebbe aggiunto quello dei pendolari.
Così rimasi disteso a ripensare ad un paio di ragazze che avevo conosciuto la sera prima in discoteca. Dedicavo sempre questo particolare fase del mio riposo alle mie fantasie erotiche, e in quel preciso momento stavo pensando a cosa avrei potuto combinare con quelle due, se non fossi stato insieme ad un gruppo di scimuniti che m'avevano rovinato la serata, oltre alla mia festa per essere neopatentato e neodiplomato (dovevano ancora uscire i quadri, ma di sicuro sopra il minimo ci sarei arrivato).
Preso da queste mie riflessioni sull'insostenibile leggerezza dell'essere, sentii chiaramente un certo vociare dietro la porta della mia cameretta, e poi il cigolìo della porta. Una voce era inconfondibile, era quella di mia madre; le altre erano piuttosto confuse, ma dovevano essere le sue amiche.
Io definivo mia madre e quel gruppo di donne «il club delle separate». Ogni domenica mattina si radunavano a casa nostra e passavano la mattinata a fare a pezzi i loro rispettivi ex-mariti. Mia madre era la presidentessa del club, nel senso che la mia famiglia s'era sfasciata quando io avevo appena tre anni, e lei, oltre ad essere la più anziana del gruppo con i suoi quarantatrè anni suonati, era anche quella che vantava la maggiore anzianità da separata, prima, e divorziata poi.
Sinceramente la cosa mi dava parecchio fastidio, e anche per questo preferivo trascorrere la mattinata a poltrire a letto. Dopotutto ritengo che mio padre sia un brav'uomo, mi ha insegnato tantissimo, e non sopportavo proprio di sentirlo fare a pezzi con una certa vena di rancore mal represso da parte di lei.
Tornando al dunque, feci finta di niente, cioè continuai a simulare un sonno profondo, mentre le sentivo avvicinarsi al mio letto.
"Mi è capitato di vederlo nudo per caso e… ecco vorrei un vostro giudizio, perché secondo me non è una cosa tanto normale… poi, per controllare la cosa mi sono accorta di questo fenomeno e non vorrei fosse una malattia o qualcosa del genere…". Era l'inconfondibile voce di mia madre.
Di cosa poteva trattarsi? Qualcosa sulla pelle, magari sulla schiena o sul sedere che io non avevo mai potuto vedere?
"A mio avviso non è una cosa normale, insomma è molto più grande e grosso del normale e vorrei la vostra opinione se io mi debba preoccupare o meno".
Sentii il lenzuolo che mi ricopriva sollevarsi e scostarsi.
Trattenni a stento un sorrisetto malizioso, sapendo che avevo l'abitudine di dormire nudo d'estate, poi tornò a turbarmi la preoccupazione di avere un qualche neo, o pure qualcosa di peggio, e il mio stato d'eccitazione calò vistosamente.
Un coro generale di «oooohhh…» riempì la stanza.
Possibile che non mi fossi mai accorto di nulla? Dopotutto stavo dormendo supino, e qualsiasi cosa fosse stata avrei dovuta vederla anch'io.
Una voce che non riconobbi mormorò: "È enorme!".
"Scusa" disse un'altra, "posso toccarlo per sentirne la consistenza?".
"Fai pure…" le rispose mia madre.
Io ero turbato… cosa era enorme? Non mi veniva in mente niente nel mio corpo di sproporzionato.
Dei polpastrelli delicatamente sfiorarono la mia asta. La sensazione fu piacevolmente eccitante.
"Oh, non è nemmeno in completa erezione!".
Stavano indubbiamente parlando del mio attrezzo… e cosa aveva che non andava? Nei diciott'anni e passa che c'eravamo tenuti compagnia non ci avevo mai visto nulla di strano o preoccupante.
"Inoltre…" aggiunse mia madre "…più profondamente dorme e più gli sta in tensione. L'altra notte, quando l'ho notato, c'erano le lenzuola che sembravano una tendina canadese, ed è rimasto così per ore… non gli farà male? Cosa dite, cerco di parlargliene? Lo mando da un dottore?".
"Posso farti una domanda?" chiese una delle amiche. "Tuo figlio ha già avuto delle esperienze, che tu sappia?".
"Cosa vuoi che ti dica, un figlio mica ti viene a raccontare queste cose!".
«…Che razza di domanda», pensai, «ma figuriamoci se un bel ragazzo come me non ha avuto esperienze…». Infatti, togliendo quelle con cui c'era stato solo qualche bacetto (che non si possono definire vere e proprie esperienze «sessuali»), le mie esperienze erano… zero. Accidenti a me; a stare sempre in compagnia di un branco di scemi mi ritrovavo ancora tragicamente vergine, condannato a lunghe, interminabili seghe!
"Almeno hai controllato lo stato delle lenzuola?".
Sentii l'alito delle sue parole sul mio inguine, probabilmente stava esaminando attentamente il «reperto A».
"Cosa intendi?" le chiese mia madre.
"Santo cielo…!" esordì un'altra. "Ti chiede se hai mai trovato tracce di polluzione!".
Devo ammettere che mia madre non è esattamente un'aquila, ma diamine… a sentirla, mi veniva da chiedermi come avesse mai fatto a concepirmi.
"Non so, non ci ho mai fatto caso…" rispose lei in tono imbarazzato.
"Vedi…" disse quella con la testa vicino al mio inguine, "…il lenzuolo è intonso".
"Fammi controllare un attimo una cosa…" disse un'altra.
Un istante dopo un paio di polpastrelli delicati saggiavano la consistenza delle mie palle.
"Oh, povero ragazzo!…" esclamò con voce sommessa. "Ma senti come sono gonfie, poverino, bisogna fare qualcosa…".
"Ma cosa fai?!" disse con voce stridula e particolarmente acuta mia madre, vedendo che l'amica aveva afferrato in mano la mia asta e aveva cominciato a masturbarla.
"Niente di male; poi sta dormendo come un angelo, non si accorgerà di nulla!".
"Ma… ma… ma…". Mia madre non sembrava in grado di dire nulla.
Devo dire che la cosa cominciava a diventare divertente e anche eccitante, così decisi che avrei continuato a far finta di dormire.
"Senti, cara…" disse un'altra voce "…ci hai sempre detto che ha un sonno molto profondo, che ti portavi a casa gli uomini senza problemi perché tanto tuo figlio non sentiva niente, e quando dorme sembra in catalessi…!".
"Sì, ma qui è diverso. Non mi sembra una cosa giusta".
"Ci hai chiesto un consiglio? Il nostro consiglio è: bisogna fare qualcosa perché il ragazzo ha i testicoli gonfi che gli scoppiano".
Questa voce era nuova. Facendo un conto approssimativo, contando anche mia madre, dovevano essere quattro o cinque.
Hai capito la mia cara mammina… si portava gli uomini in casa mentre dormivo! Comunque, in quel momento in particolare, la cosa non mi interessava granché.
"Lascia fare a me, così non combini nulla!" disse un'ulteriore nuova voce.
Un paio di morbide labbra avvolsero la mia asta. «Il mio primo rapporto orale!» pensai entusiasta.
"Lasciane un po' anche a me!" protestò la prima che aveva ispezionato la situazione.
"Ma… ma ma vi rendete conto di cosa state facendo al mio bambino?…".
"Vedi di stare un po' zitta, o piuttosto di darci una mano!" le rispose in tono brusco una delle sue amiche.
Una ressa di bocche e di lingue si stavano alternando nel dedicarsi a me, con incredibile ingordigia.
"Oddio, come è grosso!" diceva una.
"Perché, ti sembra corto?!" aggiungeva un'altra.
"Ma non capite niente, la questione è quanto dura… non gli abbiamo ancora fatto venire una sola gocciolina di liquido!", affermo con un certo tono di entusiasmo un'altra.
Mia madre balbettava inebetita.
"Così lo sveglierete… e poi cosa penserà di noi?".
Non potevo dare un dispiacere a mia madre, così continuai a simulare il sonno più profondo.
"Ragazze, io non resisto, m'è presa una fregola incredibile… lo voglio sentire dentro…" disse una di loro.
"Anch'io!…" aggiunse un'altra.
"E io no??!?".
"Una alla volta, mettiamoci in fila…" propose la prima.
"Seee, brava… parli bene, tu che saresti la prima… e se poi viene? A noi cosa resta?!".
"Ma cosa vuoi che venga, questo qui… mi sa che stamane ci fa tutte contente, e magari non svuota nemmeno le sue preziose palline!", rispose alle altre inferocite la prima. Intanto sentivo che mi stava montando sopra, e se lo stava facendo entrare lentamente dentro.
Una sensazione deliziosa, come un guanto caldo ed umido molto avvolgente, circondò la mia asta… così era quella la sensazione di stare dentro una donna!
"Allora, com'è…?" chiese una di loro.
"Ma insomma… finitela, basta…!" si lamentò mia madre.
"Oddio… mi sento tutta piena…" disse quella sopra di me, con voce tremolante. Un mormorìo diffuso seguì queste sue parole.
Dopo essere rimasta immobile per qualche secondo, sentii che cominciò a muoversi su e giù sulla mia asta. La tentazione di afferrarla era tanta, ma non potevo amareggiare mia madre, preoccupata di cosa poi avrei pensato di lei o delle sue amiche.
Non so dire quanto il tutto fosse piacevole, perché ero talmente agitato che non riuscivo a vivere appieno questa mia prima esperienza.
Dopo alcuni minuti, un sacco di gemiti e altrettante proteste delle amiche, la prima del gruppetto si sfilò, lasciando il posto alla seconda.
"Oddio… un po' d'acqua, devo riprendermi dagli orgasmi. Questo ragazzo è un miracolo della natura!" furono le sue parole prima di uscire dalla camera.
La seconda doveva avere una figura più esile, lo avvertivo dalla leggerezza dei suoi movimenti; inoltre era molto più stretta della prima. Non mi possedeva completamente, preferiva tenere la mano alla base dell'asta, accarezzandomi i testicoli, e danzare solo sulla parte iniziale della stessa. Ogni tanto avvertivo un contatto con qualcosa contro cui sbattevo la punta del membro, e lei ogni volta emetteva un gemito che non capivo se fosse di dolore o di piacere. A differenza della prima, che emetteva un gemito sommesso continuo che poi a volte diventava rauco, questa veniva scossa da un tremito, così strano che credevo avesse delle crisi epilettiche.
La tentazione di aprire gli occhi per controllare era tanta, ma non mi andava di deludere la mamma.
Così fu il turno della terza, che se lo lasciò entrare tutto dentro e poi si mise a muoversi ondeggiando su di me, senza più farlo uscire, ma si scuoteva talmente forte da far traballare il letto, come se ci fosse un terremoto. Poi ad un certo punto la sentii dire:
"Scusatemi ragazze, ma io un'occasione del genere non me la perdo…".
La sentii sfilarsi da me. Sulle prime non capii, poi la voce di mia madre, profondamente turbata, mormorò: "No, questo al mio ragazzo no…!!".
La sentii infilarsi di nuovo su di me… la sensazione di contatto sembrava simile a quello di prima, solo non era più quella di un guanto morbido ed umido, ma qualcosa di molto più ristretto e meno sdrucciolevole, che esaltava anche il più piccolo movimento. Una serie di gemiti, che sinceramente mi apparivano di sofferenza, riempirono la stanza.
"Oddio, se lo sta prendendo tutto fino alle palle…!" esclamò una delle signore.
"…Ecco, così ora te lo farai venire nel culo, e io non avrò nemmeno la possibilità di provarlo!" si lamentò un'altra.
Cosa dire… era bellissimo. Nel giro di pochissimo tempo avevo perso la mia verginità, ed avevo anche sperimentato il mio primo rapporto anale!
Devo aggiungere che questa dopo un po' si mise a gemere a voce così alta che pensai che sarebbe stato poco credibile che non mi svegliassi con tutto quel frastuono. Così feci finta di avere dei sussulti nel sonno e di sistemarmi meglio nella mia posizione supina, sempre continuando a far finta di dormire.
"Hai visto?" disse questa quando ebbe finito il suo turno. "Ti preoccupavi tanto… e invece lui è ancora lì, sempre bello duro. Santo cielo, ragazze, dobbiamo riunirci più spesso d'ora in poi".
"Ma… io… io non vi permetto di parlare così del mio bambino. Sono stata una pazza a portarvi qui, io ho un problema serio e voi… voi siete solo delle assatanate!".
"Taci un po'… che non sai cosa ti perdi, essendo sua madre!".
Non ho idea di quanto la cosa andò avanti, perché, finito anche il turno dell'ultima, le danze ricominciarono. Adesso però non so se per la presenza di mia madre, oppure per l'emozione di quella prima volta così inusuale… fatto sta che ebbi come un blocco psicologico: non riuscii né ad eiaculare, né tantomeno ad avvicinarmi all'orgasmo! Tuttavia devo confessare che le sensazioni che provavo erano davvero molto piacevoli…!
A un certo punto sentii mia madre tuonare.
"Basta! Fuori da casa mia! Siete solo un branco di depravate! Non vi voglio più in questa casa!".
Qualcuna protestò vivacemente, qualcuna emise un mugolìo di delusione, qualcun'altra si arrabbiò molto con mia madre. Nel giro di qualche minuto la mia stanza da letto era ripiombata nel più assoluto silenzio, e le amiche del «club delle separate» erano state cacciate di casa.
Per non destare sospetti, avrei poltrito ancora una mezz'oretta e poi mi sarei risvegliato facendo finta di niente.
Un rumore di passi lievi e delicati si avvicinò alla porta della camera, l'aprì facendola cigolare lievemente, quindi avvertii la presenza di mia madre al mio fianco.
Una carezza delicata percorse il mio torace.
"Il mio bambino… quelle troie cosa non ti hanno fatto! Scusa, scusa… non accadrà più, te lo prometto…".
Peccato, invece a me sarebbe piaciuto potesse accadere ancora, magari da sveglio.
"E guarda qui, non è successo niente…".
E mentre lo diceva le sue dita tastavano i miei testicoli gonfi.
La sua mano cominciò ad accarezzare la mia asta, delicatamente con i polpastrelli, poi, ad un tratto, me la impugnò con decisione.
"Mmmm… come sei grosso, non riesco a stringerlo nella mano…!".
Continuai a fingere di dormire.
"Certo che, se non si tratta di una malattia, ti ho fatto veramente con un bell'arnese… chissà quante ragazzine mi ringrazieranno!".
Un leggero colpo di polso mi preannunciò l'evolversi della situazione. Mia madre mi scosse con delicatezza, accertandosi che stessi dormendo… poi iniziò a massaggiarmelo con delicatezza; dopo un po' però, visto il mio stato di… ahem… catalessi, prese a menarmelo su e giù con molta più decisione.
Dopo un po' smise di torturarmi l'arnese con la mano.
"Beh, che male c'è…", le sentii dire sottovoce. Questione di pochi istanti, ed avvertii che stava salendo sul letto, e mi stava accogliendo dentro di sé.
Sentii il mio arnese pulsare al ritmo del cuore impazzito; il letto che sobbalzava sotto l'azione della cavalcata di mia madre; lei che ansimava e gemeva mentre si muoveva sulla mia asta… e alla fine, dopo quanto non saprei definire, mi sentii scuotere da un brivido… e infine venni! Quella che provai fu una sensazione nuova, molto diversa da quando mi masturbavo!
"Sìii… ooooh sssìiii… godi, bambino mio… godimi dentro…!", sussurrava lei.
Facevo una fatica boia a trattenere il mio piacere e simulare il sonno profondo… mi lasciai sfuggire solo qualche gemito sottovoce, quel tanto che bastava per non insospettirla del tutto.
Quando mi fui completamente rilassato, mia madre si sfilò via da me, ripulendomi con cura.
Molti pensieri confusi attraversavano la mia mente… non riuscirei a descriverli come si deve; so soltanto che continuai a simulare il sonno, perché temevo sinceramente le conseguenze se lei avesse scoperto che ero cosciente.
Lei mi diede un ultimo bacio sulla fronte e, dopo che fu uscita dalla mia stanza, la sentii parlottare tra sé.
"…Beh, non è giusto che non condivida con le altre questo bel dono… vedrò di telefonare alle ragazze e organizzare una riunione anche per la prossima settimana".
Alla fine mi aveva fatto provare il mio primo vero orgasmo… che mamma premurosa che ho!
La sera prima l'avevo passata in compagnia degli amici, e stavo trascorrendo la mattina a riposarmi dopo essere rientrato praticamente all'alba… dopotutto le vacanze servono anche a questo.
Ero in quella fase del riposo in cui si è praticamente svegli, ma si preferisce mantenere gli occhi chiusi e godersi ancora il piacere del relax di un letto e di un appartamento climatizzato. Già… difficile pensare a quanto possa essere bello uscire, se fuori dalla porta ti attendono oltre trenta gradi e un'umidità dell'ottanta per cento. E poi era domenica mattina, inutile partire per il mare in un giorno in cui al normale traffico turistico si sarebbe aggiunto quello dei pendolari.
Così rimasi disteso a ripensare ad un paio di ragazze che avevo conosciuto la sera prima in discoteca. Dedicavo sempre questo particolare fase del mio riposo alle mie fantasie erotiche, e in quel preciso momento stavo pensando a cosa avrei potuto combinare con quelle due, se non fossi stato insieme ad un gruppo di scimuniti che m'avevano rovinato la serata, oltre alla mia festa per essere neopatentato e neodiplomato (dovevano ancora uscire i quadri, ma di sicuro sopra il minimo ci sarei arrivato).
Preso da queste mie riflessioni sull'insostenibile leggerezza dell'essere, sentii chiaramente un certo vociare dietro la porta della mia cameretta, e poi il cigolìo della porta. Una voce era inconfondibile, era quella di mia madre; le altre erano piuttosto confuse, ma dovevano essere le sue amiche.
Io definivo mia madre e quel gruppo di donne «il club delle separate». Ogni domenica mattina si radunavano a casa nostra e passavano la mattinata a fare a pezzi i loro rispettivi ex-mariti. Mia madre era la presidentessa del club, nel senso che la mia famiglia s'era sfasciata quando io avevo appena tre anni, e lei, oltre ad essere la più anziana del gruppo con i suoi quarantatrè anni suonati, era anche quella che vantava la maggiore anzianità da separata, prima, e divorziata poi.
Sinceramente la cosa mi dava parecchio fastidio, e anche per questo preferivo trascorrere la mattinata a poltrire a letto. Dopotutto ritengo che mio padre sia un brav'uomo, mi ha insegnato tantissimo, e non sopportavo proprio di sentirlo fare a pezzi con una certa vena di rancore mal represso da parte di lei.
Tornando al dunque, feci finta di niente, cioè continuai a simulare un sonno profondo, mentre le sentivo avvicinarsi al mio letto.
"Mi è capitato di vederlo nudo per caso e… ecco vorrei un vostro giudizio, perché secondo me non è una cosa tanto normale… poi, per controllare la cosa mi sono accorta di questo fenomeno e non vorrei fosse una malattia o qualcosa del genere…". Era l'inconfondibile voce di mia madre.
Di cosa poteva trattarsi? Qualcosa sulla pelle, magari sulla schiena o sul sedere che io non avevo mai potuto vedere?
"A mio avviso non è una cosa normale, insomma è molto più grande e grosso del normale e vorrei la vostra opinione se io mi debba preoccupare o meno".
Sentii il lenzuolo che mi ricopriva sollevarsi e scostarsi.
Trattenni a stento un sorrisetto malizioso, sapendo che avevo l'abitudine di dormire nudo d'estate, poi tornò a turbarmi la preoccupazione di avere un qualche neo, o pure qualcosa di peggio, e il mio stato d'eccitazione calò vistosamente.
Un coro generale di «oooohhh…» riempì la stanza.
Possibile che non mi fossi mai accorto di nulla? Dopotutto stavo dormendo supino, e qualsiasi cosa fosse stata avrei dovuta vederla anch'io.
Una voce che non riconobbi mormorò: "È enorme!".
"Scusa" disse un'altra, "posso toccarlo per sentirne la consistenza?".
"Fai pure…" le rispose mia madre.
Io ero turbato… cosa era enorme? Non mi veniva in mente niente nel mio corpo di sproporzionato.
Dei polpastrelli delicatamente sfiorarono la mia asta. La sensazione fu piacevolmente eccitante.
"Oh, non è nemmeno in completa erezione!".
Stavano indubbiamente parlando del mio attrezzo… e cosa aveva che non andava? Nei diciott'anni e passa che c'eravamo tenuti compagnia non ci avevo mai visto nulla di strano o preoccupante.
"Inoltre…" aggiunse mia madre "…più profondamente dorme e più gli sta in tensione. L'altra notte, quando l'ho notato, c'erano le lenzuola che sembravano una tendina canadese, ed è rimasto così per ore… non gli farà male? Cosa dite, cerco di parlargliene? Lo mando da un dottore?".
"Posso farti una domanda?" chiese una delle amiche. "Tuo figlio ha già avuto delle esperienze, che tu sappia?".
"Cosa vuoi che ti dica, un figlio mica ti viene a raccontare queste cose!".
«…Che razza di domanda», pensai, «ma figuriamoci se un bel ragazzo come me non ha avuto esperienze…». Infatti, togliendo quelle con cui c'era stato solo qualche bacetto (che non si possono definire vere e proprie esperienze «sessuali»), le mie esperienze erano… zero. Accidenti a me; a stare sempre in compagnia di un branco di scemi mi ritrovavo ancora tragicamente vergine, condannato a lunghe, interminabili seghe!
"Almeno hai controllato lo stato delle lenzuola?".
Sentii l'alito delle sue parole sul mio inguine, probabilmente stava esaminando attentamente il «reperto A».
"Cosa intendi?" le chiese mia madre.
"Santo cielo…!" esordì un'altra. "Ti chiede se hai mai trovato tracce di polluzione!".
Devo ammettere che mia madre non è esattamente un'aquila, ma diamine… a sentirla, mi veniva da chiedermi come avesse mai fatto a concepirmi.
"Non so, non ci ho mai fatto caso…" rispose lei in tono imbarazzato.
"Vedi…" disse quella con la testa vicino al mio inguine, "…il lenzuolo è intonso".
"Fammi controllare un attimo una cosa…" disse un'altra.
Un istante dopo un paio di polpastrelli delicati saggiavano la consistenza delle mie palle.
"Oh, povero ragazzo!…" esclamò con voce sommessa. "Ma senti come sono gonfie, poverino, bisogna fare qualcosa…".
"Ma cosa fai?!" disse con voce stridula e particolarmente acuta mia madre, vedendo che l'amica aveva afferrato in mano la mia asta e aveva cominciato a masturbarla.
"Niente di male; poi sta dormendo come un angelo, non si accorgerà di nulla!".
"Ma… ma… ma…". Mia madre non sembrava in grado di dire nulla.
Devo dire che la cosa cominciava a diventare divertente e anche eccitante, così decisi che avrei continuato a far finta di dormire.
"Senti, cara…" disse un'altra voce "…ci hai sempre detto che ha un sonno molto profondo, che ti portavi a casa gli uomini senza problemi perché tanto tuo figlio non sentiva niente, e quando dorme sembra in catalessi…!".
"Sì, ma qui è diverso. Non mi sembra una cosa giusta".
"Ci hai chiesto un consiglio? Il nostro consiglio è: bisogna fare qualcosa perché il ragazzo ha i testicoli gonfi che gli scoppiano".
Questa voce era nuova. Facendo un conto approssimativo, contando anche mia madre, dovevano essere quattro o cinque.
Hai capito la mia cara mammina… si portava gli uomini in casa mentre dormivo! Comunque, in quel momento in particolare, la cosa non mi interessava granché.
"Lascia fare a me, così non combini nulla!" disse un'ulteriore nuova voce.
Un paio di morbide labbra avvolsero la mia asta. «Il mio primo rapporto orale!» pensai entusiasta.
"Lasciane un po' anche a me!" protestò la prima che aveva ispezionato la situazione.
"Ma… ma ma vi rendete conto di cosa state facendo al mio bambino?…".
"Vedi di stare un po' zitta, o piuttosto di darci una mano!" le rispose in tono brusco una delle sue amiche.
Una ressa di bocche e di lingue si stavano alternando nel dedicarsi a me, con incredibile ingordigia.
"Oddio, come è grosso!" diceva una.
"Perché, ti sembra corto?!" aggiungeva un'altra.
"Ma non capite niente, la questione è quanto dura… non gli abbiamo ancora fatto venire una sola gocciolina di liquido!", affermo con un certo tono di entusiasmo un'altra.
Mia madre balbettava inebetita.
"Così lo sveglierete… e poi cosa penserà di noi?".
Non potevo dare un dispiacere a mia madre, così continuai a simulare il sonno più profondo.
"Ragazze, io non resisto, m'è presa una fregola incredibile… lo voglio sentire dentro…" disse una di loro.
"Anch'io!…" aggiunse un'altra.
"E io no??!?".
"Una alla volta, mettiamoci in fila…" propose la prima.
"Seee, brava… parli bene, tu che saresti la prima… e se poi viene? A noi cosa resta?!".
"Ma cosa vuoi che venga, questo qui… mi sa che stamane ci fa tutte contente, e magari non svuota nemmeno le sue preziose palline!", rispose alle altre inferocite la prima. Intanto sentivo che mi stava montando sopra, e se lo stava facendo entrare lentamente dentro.
Una sensazione deliziosa, come un guanto caldo ed umido molto avvolgente, circondò la mia asta… così era quella la sensazione di stare dentro una donna!
"Allora, com'è…?" chiese una di loro.
"Ma insomma… finitela, basta…!" si lamentò mia madre.
"Oddio… mi sento tutta piena…" disse quella sopra di me, con voce tremolante. Un mormorìo diffuso seguì queste sue parole.
Dopo essere rimasta immobile per qualche secondo, sentii che cominciò a muoversi su e giù sulla mia asta. La tentazione di afferrarla era tanta, ma non potevo amareggiare mia madre, preoccupata di cosa poi avrei pensato di lei o delle sue amiche.
Non so dire quanto il tutto fosse piacevole, perché ero talmente agitato che non riuscivo a vivere appieno questa mia prima esperienza.
Dopo alcuni minuti, un sacco di gemiti e altrettante proteste delle amiche, la prima del gruppetto si sfilò, lasciando il posto alla seconda.
"Oddio… un po' d'acqua, devo riprendermi dagli orgasmi. Questo ragazzo è un miracolo della natura!" furono le sue parole prima di uscire dalla camera.
La seconda doveva avere una figura più esile, lo avvertivo dalla leggerezza dei suoi movimenti; inoltre era molto più stretta della prima. Non mi possedeva completamente, preferiva tenere la mano alla base dell'asta, accarezzandomi i testicoli, e danzare solo sulla parte iniziale della stessa. Ogni tanto avvertivo un contatto con qualcosa contro cui sbattevo la punta del membro, e lei ogni volta emetteva un gemito che non capivo se fosse di dolore o di piacere. A differenza della prima, che emetteva un gemito sommesso continuo che poi a volte diventava rauco, questa veniva scossa da un tremito, così strano che credevo avesse delle crisi epilettiche.
La tentazione di aprire gli occhi per controllare era tanta, ma non mi andava di deludere la mamma.
Così fu il turno della terza, che se lo lasciò entrare tutto dentro e poi si mise a muoversi ondeggiando su di me, senza più farlo uscire, ma si scuoteva talmente forte da far traballare il letto, come se ci fosse un terremoto. Poi ad un certo punto la sentii dire:
"Scusatemi ragazze, ma io un'occasione del genere non me la perdo…".
La sentii sfilarsi da me. Sulle prime non capii, poi la voce di mia madre, profondamente turbata, mormorò: "No, questo al mio ragazzo no…!!".
La sentii infilarsi di nuovo su di me… la sensazione di contatto sembrava simile a quello di prima, solo non era più quella di un guanto morbido ed umido, ma qualcosa di molto più ristretto e meno sdrucciolevole, che esaltava anche il più piccolo movimento. Una serie di gemiti, che sinceramente mi apparivano di sofferenza, riempirono la stanza.
"Oddio, se lo sta prendendo tutto fino alle palle…!" esclamò una delle signore.
"…Ecco, così ora te lo farai venire nel culo, e io non avrò nemmeno la possibilità di provarlo!" si lamentò un'altra.
Cosa dire… era bellissimo. Nel giro di pochissimo tempo avevo perso la mia verginità, ed avevo anche sperimentato il mio primo rapporto anale!
Devo aggiungere che questa dopo un po' si mise a gemere a voce così alta che pensai che sarebbe stato poco credibile che non mi svegliassi con tutto quel frastuono. Così feci finta di avere dei sussulti nel sonno e di sistemarmi meglio nella mia posizione supina, sempre continuando a far finta di dormire.
"Hai visto?" disse questa quando ebbe finito il suo turno. "Ti preoccupavi tanto… e invece lui è ancora lì, sempre bello duro. Santo cielo, ragazze, dobbiamo riunirci più spesso d'ora in poi".
"Ma… io… io non vi permetto di parlare così del mio bambino. Sono stata una pazza a portarvi qui, io ho un problema serio e voi… voi siete solo delle assatanate!".
"Taci un po'… che non sai cosa ti perdi, essendo sua madre!".
Non ho idea di quanto la cosa andò avanti, perché, finito anche il turno dell'ultima, le danze ricominciarono. Adesso però non so se per la presenza di mia madre, oppure per l'emozione di quella prima volta così inusuale… fatto sta che ebbi come un blocco psicologico: non riuscii né ad eiaculare, né tantomeno ad avvicinarmi all'orgasmo! Tuttavia devo confessare che le sensazioni che provavo erano davvero molto piacevoli…!
A un certo punto sentii mia madre tuonare.
"Basta! Fuori da casa mia! Siete solo un branco di depravate! Non vi voglio più in questa casa!".
Qualcuna protestò vivacemente, qualcuna emise un mugolìo di delusione, qualcun'altra si arrabbiò molto con mia madre. Nel giro di qualche minuto la mia stanza da letto era ripiombata nel più assoluto silenzio, e le amiche del «club delle separate» erano state cacciate di casa.
Per non destare sospetti, avrei poltrito ancora una mezz'oretta e poi mi sarei risvegliato facendo finta di niente.
Un rumore di passi lievi e delicati si avvicinò alla porta della camera, l'aprì facendola cigolare lievemente, quindi avvertii la presenza di mia madre al mio fianco.
Una carezza delicata percorse il mio torace.
"Il mio bambino… quelle troie cosa non ti hanno fatto! Scusa, scusa… non accadrà più, te lo prometto…".
Peccato, invece a me sarebbe piaciuto potesse accadere ancora, magari da sveglio.
"E guarda qui, non è successo niente…".
E mentre lo diceva le sue dita tastavano i miei testicoli gonfi.
La sua mano cominciò ad accarezzare la mia asta, delicatamente con i polpastrelli, poi, ad un tratto, me la impugnò con decisione.
"Mmmm… come sei grosso, non riesco a stringerlo nella mano…!".
Continuai a fingere di dormire.
"Certo che, se non si tratta di una malattia, ti ho fatto veramente con un bell'arnese… chissà quante ragazzine mi ringrazieranno!".
Un leggero colpo di polso mi preannunciò l'evolversi della situazione. Mia madre mi scosse con delicatezza, accertandosi che stessi dormendo… poi iniziò a massaggiarmelo con delicatezza; dopo un po' però, visto il mio stato di… ahem… catalessi, prese a menarmelo su e giù con molta più decisione.
Dopo un po' smise di torturarmi l'arnese con la mano.
"Beh, che male c'è…", le sentii dire sottovoce. Questione di pochi istanti, ed avvertii che stava salendo sul letto, e mi stava accogliendo dentro di sé.
Sentii il mio arnese pulsare al ritmo del cuore impazzito; il letto che sobbalzava sotto l'azione della cavalcata di mia madre; lei che ansimava e gemeva mentre si muoveva sulla mia asta… e alla fine, dopo quanto non saprei definire, mi sentii scuotere da un brivido… e infine venni! Quella che provai fu una sensazione nuova, molto diversa da quando mi masturbavo!
"Sìii… ooooh sssìiii… godi, bambino mio… godimi dentro…!", sussurrava lei.
Facevo una fatica boia a trattenere il mio piacere e simulare il sonno profondo… mi lasciai sfuggire solo qualche gemito sottovoce, quel tanto che bastava per non insospettirla del tutto.
Quando mi fui completamente rilassato, mia madre si sfilò via da me, ripulendomi con cura.
Molti pensieri confusi attraversavano la mia mente… non riuscirei a descriverli come si deve; so soltanto che continuai a simulare il sonno, perché temevo sinceramente le conseguenze se lei avesse scoperto che ero cosciente.
Lei mi diede un ultimo bacio sulla fronte e, dopo che fu uscita dalla mia stanza, la sentii parlottare tra sé.
"…Beh, non è giusto che non condivida con le altre questo bel dono… vedrò di telefonare alle ragazze e organizzare una riunione anche per la prossima settimana".
Alla fine mi aveva fatto provare il mio primo vero orgasmo… che mamma premurosa che ho!
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