L'amica di mia zia

di
genere
etero

Ero stato chiamato a casa di mia zia Francesca per riparare lo scarico del lavandino.
Quando arrivai, nel pomeriggio presto, mia zia venne ad aprire la porta. Era una donna non molto alta, pienotta, sulla cinquantina, con due grosse tette che mi sarebbe piaciuto fottere, ma in fondo era pur sempre mia zia. Vidi subito che era vestita di tutto punto, con giacchetta, gonna sopra il ginocchio e scarpe col tacco, ed immaginai che stesse per uscire. Mi baciò per salutarmi.
"Ciao Gianni, grazie di essere venuto. So che hai da fare, ma sai, gli idraulici non si trovano mai… spero non ti dispiaccia se ti lascio qui da solo, dovrei andare al mercato con la mia amica, la Teresa… anzi, lei dovrebbe essere già qua…".
"No, figurati zia… vai pure, io intanto mi do da fare".
Dopo più di dieci minuti, e diverse telefonate a vuoto, l'amica che mia zia aspettava non si era ancora presentata.
"Quella Teresa, sempre la solita stronza… senti, io vado senza di lei; se arriva dille che io sono andata e che, se ci tiene, mi raggiungesse al mercato".
"Va bene zia… a più tardi, ciao".
"Ciao".

Fu così che, mentre ero nel bagno intento a riparare il lavandino, suonò il campanello.
Andai ad aprire.
"Ciao, io sono Teresa… tu devi essere Gianni, il nipote di Francesca…".
Era l'amica di mia zia. Non l'avevo mai vista prima, e non immaginavo neppure che mia zia potesse avere tali amiche… quella che mi si parava davanti era una donna matura, dell'età di mia zia, ma molto più appariscente. Appena più bassa di me, capelli biondissimi tinti, un corpo prosperoso… certo, aveva qualche chilo in eccesso, ma quei chili, anziché mortificarne il fascino, lo avevano accresciuto, posizionandosi nei punti giusti ed esaltandone la sensualità. Il gran culo e le cosce, benchè giunonici, erano ben delineati e ben muscolati, e i suoi enormi seni debordavano prepotenti.
Quel fisico poi era reso ancora più evidente dall'abbigliamento che indossava: un tailleur rosso fuoco con una minigonna ridotta, scarpe dorate con tacchi alti su collant bianchi e una camicetta scollata contornata da paillettes d'oro. Anche il viso era appariscente, caricato di un trucco abbastanza pesante, con grandi labbra rosse disegnate e folte ciglia nere. Ebbi forti dubbi che potesse effettivamente andare al mercato, conciata così.
Mi porse una mano, pienotta ed inanellata, ma slanciata da unghie lunghissime e smaltate di rosso.
"Buongiorno… sì sono io. Prego, signora, si accomodi…".
"Ehi… ma quale signora… non sono mica tanto vecchia, sai? Chiamami Teresa". Così dicendo entrò in casa in un alone di un profumo da due soldi, dolce e stucchevole.
"Va bene, come vuole, sign… ehm… Teresa".
"Francesca… Francescaaahhh…!!" la sua voce era grave, ma forte e squillante.
"Non c'è… la zia ha aspettato per fino a poco fa e poi è andata; ha detto di raggiungerla al mercato, se vuoi".
"Ah… va bene, la raggiungo là… però, se non ti dispiace, prima fammi dare una sciacquata in bagno; sai, con questo caldo…". Lo disse guardandomi negli occhi per osservare la mia reazione, e poi si avviò verso il bagno, con passo spedito, ancheggiando quel suo culo tondo esagerato.
"Teresa, aspetta… stavo giusto riparando il lavandino, se aspetti cinque minuti il bagno sarà agibile".
"E vabbène, aspetterò in sala".
Ricominciai il lavoro, non potendo fare a meno di fantasticare sul corpo di quello splendido esemplare da sesso nella stanza accanto. Una donna ancora piacente ma inevitabilmente in declino, sprigionante gli ultimi guizzi di vita e di sensualità.

Mentre ero assorto in questi pensieri, Teresa entrò in bagno.
"Gianni, guarda… per il lavandino non ti preoccupare, mi do solo una truccata veloce".
"Come vuoi, ma tanto fra un po' ho finito".
Da sotto il lavandino vidi le sue gambe avvicinarsi ed accostarsi al lavandino. Viste dal basso erano monumentali, splendide: cosce lunghe e toniche, polpacci grandi ma ben cesellati, caviglie sottili e sensuali La sentivo armeggiare con i suoi cosmetici sopra di me e canticchiare un motivetto, mentre si appesantiva ulteriormente il trucco.
D'un tratto qualcosa cadde vicino a me: il suo rossetto, sfuggito alle sue dita, mi rotolò accanto.
"Oh cazzo… il rossetto nuovo…".
Si abbassò per raccattare ciò che aveva fatto cadere, aprendo leggermente le gambe e mettendo in mostra ai miei occhi indiscreti la sua mercanzia. Le calze bianche autoreggenti e le mutandine di pizzo mi fecero subito gonfiare i pantaloni, e Teresa, mentre raccoglieva il suo rossetto, non potè fare a meno di notarlo.
"Ehi… vedo che ti è piaciuto lo spettacolo, eh?".
"S-scusa… io… non v-volevo… non p-posso controllare…" farfugliai imbarazzato.
"Non fa niente… in fondo certe cose sono fatte per essere guardate… ahahah…".
La sua risata risuonò nell'ambiente così piccolo. Non sapevo più che fare, e tornai ad infilare la testa sotto il lavandino.
"Dimmi Gianni… un bel ragazzo come te chissà quante ragazzine avrà?!".
"Beh… veramente, al momento…".
"Noooh… non dirmi che con tutto quel bendiddìo… tutto sprecato?".
Il discorso si stava facendo pesante, ed io non ero abituato a queste situazioni… ero così nervoso che non riuscivo nemmeno a girare la ghiera del sifone.
"Si vede che non sanno cosa farsene di me…".
"Se avessi vent'anni di meno, saprei io cosa farci con te!" disse.
"Perché vent'anni di meno?" le chiesi.
"Beh… insomma… tu sei un bel ragazzo… ed io…".
Vidi il peso dei suoi anni passarle sul viso in un momento, e per un attimo ebbi compassione di lei.
"Io ho quasi trent'anni, e tu sei una bellissima donna…" riuscii a proferire.
Lei si inorgoglì compiaciuta e mi mostrò il suo sorriso.
"Dici davvero… no, tu mi prendi in giro… io…".
"No dico davvero, Teresa, sei una donna molto bella… e molto sensuale".
"Beh, grazie… era da tanto che qualcuno non me lo ricordava".
"Si vede che frequenti solo gay!".
"Ahahah… forse hai ragione… Gianni, allora vuol dire che io… ti piaccio?".
"Certo che mi piaci… molto".
"Pensi che potremmo… beh… hai capito no… intrattenerci un po' insieme?…".
Annuii con fare convinto. A quel punto lei, con passo veloce, si diresse verso la porta del bagno, la chiuse a chiave e tornò verso di me.
"Dobbiamo fare presto, prima che torni tua zia".
"Teresa… io non so…".
Non mi pareva vero… l'amica di mia zia che voleva farsi una sveltina in bagno con me.

Prima che potessi rendermene conto si avvicinò a me alzandosi la gonna e mostrando ciò che celava lì sotto. Il pelo castano debordava dai lati delle mutandine, contrastando con la pelle candida lasciata libera dalla calze autoreggenti.
"Allora che aspetti?! Non abbiamo tutta la giornata…" disse.
Abbassai timidamente i pantaloni della tuta e attesi.
"Va bene, ti scaldo io, forza…".
Si mise in ginocchio dinanzi a me, e senza troppe cerimonie mi abbassò di colpo i boxer e me lo afferrò. Era meraviglioso vedere quelle labbra color cremisi all'opera. Il rossetto mi macchiava l'uccello, mentre lei, con la foga di un idrovora, lo succhiava, lo avvolgeva, lo ingoiava… e intanto con una mano mi accarezzava i testicoli, palpandoli e graffiandoli con le sue unghie aguzze, facendomi rabbrividire.
Poi d'improvviso si alzò, si sfilò gli slip, si sedette sul bordo della vasca allargando le cosce e mi tirò a sé.
"Coraggio… ora tocca a te".
Risvegliatomi dal letargo, mi avvicinai a lei e cominciai a baciarla.

Mentre la sua lingua lottava con la mia, scesi con la mano a toccare quello scuro cespuglio, passai un dito sulle grandi labbra e mi avventurai all'interno.
Quando il suo sesso fu inumidito a sufficienza, mi infilai dentro di lei. Flettè le gambe, le divaricò per facilitarmi l'ingresso e me lo sentii come risucchiare all'interno della sua figa bollente.
"Ahhhh… finalmente… quant'è grosso… non mi ero sbagliata…".
Presi a scoparla con metodica regolarità, dando un colpetto forte ogni fondo corsa, mentre con le mani reggevo in alto le sue gambe e col pube schiaffeggiavo quelle splendide natiche, liscie e piene. Cominciò a mugolare quasi subito come una cagna, e ciò non fece che accrescere la mia eccitazione.
Le tolsi la giacchetta rossa e le sbottonai l'orrida camicia col bordino dorato, facendo uscire dal reggiseno le sue tettone burrose dai grandi capezzoli rosa. Dopo averle leccate a dovere, la sollevai da terra, impalandola sul mio membro come uno straccio sull'attaccapanni. Lei mi si avvinghiò stretta addosso con le gambe e le braccia, schiacciamdomi le sue enormi tette sul petto e cercando di spiccare piccoli sobbalzi, per salire e scendere sulla mia asta.
La misi con la schiena al muro e mi premetti contro di lei, aumentando così la potenza dei colpi, squassandole il ventre.
"Oummmmhhh… Gia…aaahhh…nni… sìii… ancora…a…a…hhh…".
Sentivo il mio uccello frugare indiscreto la sua intimità, sguazzando nei fluidi di lei.
"Ohh… Teresa…".
"Mmhh… Gia…nni caro… dimmi che mi vuo…i… dimmi che ti pia…ccio…ohh…".
"Mi piaci, Teresa… ti voglio… ti voglio tutta…aah…".
"An…ch'io ti voglio… tutto… tut…to dentro…oooh… sìii…".

Dopo averla sbattuta a dovere, decisi di girarla per prenderla da dietro. Le feci abbassare la schiena, con le mani appoggiate sulla vasca, la gonna alzata sulla schiena e le due tettone pendenti al di sotto. In mezzo al suo possente didietro troneggiava, come una prugna matura, la sua invitante vongola.
"Forza, dai… mettilo dentro… presto!".
A quell'ordine così diretto reagii immediatamente: con le mani le divaricai bene le natiche, glielo infilai di colpo e cominciai a stantuffarla con violenza. Tiravo i suoi fianchi verso di me per penetrarla a fondo, mentre lei si inchiodava al mio palo.
"Mhhhh… ohhhh siiii… bellooo…".
"Fai piano, ci sentiranno".
"Che ti impo…rta… dai… dai… mmhh…".
Vedevo il mio basso ventre tamponare ritmicamente il suo bel culone, mentre il mio membro scompariva con movimento alternato in lei, producendo umidi suoni. Le afferrai un seno con una mano, mentre con l'altra le stuzzicavo il clitoride.
I suoi gemiti accompagnavano ogni colpo che riceveva, e quando si fecero più forti compresi che stava per venire. Glielo tolsi da dentro per girarla.
"No… no… ancora… ancora…".

La feci sdraiare sul pavimento piastrellato e le allargai le gambe mentre lei, con le sue mani unghiute, mi afferrava l'uccello portandoselo dentro.
"Mmmmhhh… sìii… com'è duro…ooh…".
Le sue gambe sventolavano ai miei fianchi e la vista delle sue voluttuose cosce, inguainate dalle calze autoreggenti e dai tacchi a spillo alti nell'aria, mi fecero impazzire. La montai con forza, con deliberata prepotenza, assaporando ogni millimetro della sua intimità, godendo del vischioso sfregamento dei nostri sessi.
Teresa cercava di inarcare la schiena per riceverlo tutto dentro, mentre con le mani mi sfilava gli indumenti superiori. Guardavo il suo paffuto monte di Venere, in cui pompavo con gioia, che si alzava e si abbassava con me, cercando di ricevere ogni più piccola parte della mia carne.
"Ahh… che gran troia che sei…" le dissi.
"Sì… ohhhhuuuhh… sono una troia…" cominciò a singhiozzare sotto le mie sferzate; poi, con il viso paonazzo imperlato di sudore, gli occhi impazziti, gettò la testa indietro e la sua lingua lasciva cominciò a scorrere sulle sue labbra carnose, mentre con uno strano guaito iniziò il suo orgasmo.
"Ahhhh… vengooohh… dai, continua… sfondami… cazzooo…".
Mi artigliò la schiena con le sue unghie aguzze, e come aveva sperato io mi vendicai nel suo sesso.
Poi venne il mio turno.
"Vengo… t-ti vengo dentro?".
"Sììiihh… ti prego… lo voglio sentireee…".
Gli ultimi colpi che le diedi furono i più potenti: il mio scroto si contrasse pompando in lei tutto il mio seme, mentre lei ricominciava a venire, contraendo i muscoli vaginali, come per mungere il mio uccello degli ultimi fiotti che la inondavano. Mi cinse le gambe con le sue e si abbandonò completamente, mentre io, esausto, mi muovevo piano in lei provocando curiosi sciaquettii, frutto dei nostri umori.
Ci rivestimmo e ci demmo nuovamente un contegno.

Dopo una ventina di minuti rientrò mia zia.
"Ah, Teresa, sei qui… sei sempre la solita, io ti aspettavo e tu…".
"Uè, sì, scusa Francesca, Gianni me l'ha detto… però ho avuto un piccolo… emh… cioè un grosso contrattempo che non potevo proprio tralasciare…".
Mi venne da sorridere, ma lo feci di nascosto da mia zia.
"Va be'… sarà per la prossima volta".
"Sì… ora scusami, devo andare, volevo solo salutarti… devo ancora preparare la cena, se no mio marito chi lo sente…".
Si avviò pigramente verso la porta, il suo bel culone soddisfatto ancheggiava pacifico… poi prima di uscire si voltò.
"Francesca, sai che Gianni è proprio bravo come idraulico? …Ora che mi ricordo, ho un lavandino che fatica a scaricare, mi chiedevo se potesse venire a dare un'occhiata in settimana…?".
"Beh, non so se Gianni ha tempo, ha da fare le sue cose all'Università…".
"Naturalmente verrebbe… ehm… ben ricompensato per la sua… prestazione".
Intervenni.
"Sarà un piacere accontentare questa tua simpatica amica. Tere… ehm… signora, per quando le farebbe comodo il mio… intervento?".
"Quando vuoi, Gianni, io sono sempre in casa… sola… dalla mattina fino alle otto di sera… ecco, tieni, questo è il mio numero".
"Va bene, allora a domani…".
"Così presto?" disse lei sorpresa.
"Cara signora, con la crisi che c'è… certi lavori bisogna afferrarli al volo, no?" replicai.
"Ah ah ah… certo, sono d'accordo con te… allora a domani!".

Fu così che divenni «l'idraulico» di Teresa… e di tutte le sue amiche.
scritto il
2024-08-07
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