Lap dance, love dance

di
genere
etero

- Caterina, è arrivato! Gli ho dato il tavolo proprio sotto la pedana, come volevi tu… e ora?
- Vieni, Marco, sono quasi pronta…
Marco apre la porta del privé, entra, poi la richiude lentamente e mi guarda, ipnotizzato. Ha visto questo mio piccolo show un migliaio di volte, ma è sempre come fosse la prima.
Con un piede su uno sgabello sto tingendo le labbra della mia fichetta con un rossetto, come fossero quelle della bocca: e l'effetto, oltre alla sottile striscia di peluria che il rasoio ha risparmiato, pare sia particolarmente hot.
- Cate, sei bellissima, lo faresti venire duro a un novantenne; altro che Viagra…
Così dicendo si avvicina, prende la mia mano e la posa sul sesso eretto e caldo sotto i pantaloni.
- Marco, che fai…? E se arriva Alberto?
- Alberto è impegnato a far conti, per ora, e tu inizi il numero tra dieci minuti: ti voglio da morire; dai, lo sai quanto sei più bella dopo aver fatto l'amore, li farai venire nei pantaloni…

Marco è il vice di Alberto, il pproprietario del «Salon Kitty», il club molto, molto esclusivo dove lavoro; lui è una specie di direttore di sala. È bello, alto, scuro, senza scrupoli. e mi fa sesso come nessuno.
- Ma mi sciuperai il «trucco» che mi sono appena fatta… e poii se Alberto ci scopre facciamo una brutta fine; lo sai quali sono le regole, qui dentro sono sua proprietà, non dimentichiamocelo…
Marco non mi da ascolto; preme il bottone di chiusura elettronica della porta a lato del tavolino, poi spinge me e la sedia contro il muro, e si sbottona i pantaloni.
Lo voglio anche io, i nostri sono amplessi animaleschi, sempre di corsa e sul filo del rasoio per il timore di essere scoperti.
- Il profilattico… -ansimo- …non voglio correre rischi, ho sospeso l'anticoncezionale…
- Non ti preoccupare, ti porto in paradiso senza incidenti.
Detto questo mi penetra violentemente, affondando sempre più dentro di me, mentre io ansimo con voce rauca.
Ora sono la femmina che geme e gode sotto i colpi del maschio.
- Dillo ad Alberto come ti scopo… diglielo a quel vecchio, diglielo come godi con me…
Ed io esplodo davvero in un orgasmo cosmico; sempre così, vengo prima di lui.

Sta per venire e me lo dice, mentre mi bacia furiosamente.
Allora lo faccio uscire da me e mi chino, appoggiandomi con le mani alla panca; lui con il pollice mi massaggia le labbra, poi gli faccio cenno di avvicinarsi, apro la bocca e lui vi introduce il suo pene; con un colpo secco entra tutto, quasi provocandomi un conato di vomito, e comincia a pompare… mi pare che voglia arrivare fino al cuore passando per l'esofago… e alla fine, con un gemito prolungato, si svuota dentro di me.

Ci rialziamo ed io provo la deliziosa sensazione di un liquido caldo che mi cola lungo la guancia.
Marco mi porge un kleenex: il suo sperma è denso e salato.
- Sei così stretta e calda … la tua pelle odora di sesso… e gli occhi… dio, i tuoi occhi sono bellissimi! -mormora, abbracciandomi e voltandomi verso il grande specchio.
- Vattene ora, devo lavarmi e rifarmi il trucco; avvisa Alberto che è arrivato il mio amico… che scenda a fare la parte dello zio, che magari gli riesce anche bene…
È vero, Marco ha ragione: nei miei occhi le pupille sono come allargate, i bordi sfumati, la pelle è lucida, splendente, e un languore sottile, di femmina soddisfatta, mi pervade le membra.

Completamente nuda, a parte una catenella d'oro intorno ai fianchi e una farfalla tatuata sul fondoschiena, esco nel piccolo corridoio che mi porta alla piattaforma di acciaio con un palo al centro: la mia arena, per l'abituale lap dance.
Contemporaneamente attacca la solita musica ritmica e ossessiva, ma il tono è basso, da club raffinato, non da discoteca.
I tavoli più ambiti dai clienti del «Kitty» sono quelli sotto la pedana. Il motivo è ovvio.
Non guardo in basso, so che tu sei lì, tra quei visi dall'espressione famelica rivolti verso di me.
Allungo le braccia all'indietro, afferro il palo e contemporaneamente mi curvo in avanti, aprendo le cosce: le mie seconde labbra, esaltate dal rossetto, risaltano in tutto il loro splendore.
Facendo roteare i capelli guardo in basso: eccoti, nel tavolo che ti ho fatto assegnare.

In un lampo mi accorgo che non sei un ragazzo, ma un giovane uomo, con i capelli castani scompigliati e uno strano sguardo, profondo dietro le lenti a giorno, che ti rende irresistibile. Hai una T-shirt con la zampa di gatto che spicca sul cuore… il tuo segno di riconoscimento, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Sei alto, scivoli in avanti sulla sedia mentre mi guardi, sbalordito. Non eri preparato a questo, lo so.
Tu sei venuto qui per incontrare una ragazza, Margherita, conosciuta in internet… una ragazza dolce, che scrive tenere poesie e racconti di terre magiche odorose di spezie, studentessa universitaria al secondo anno di Lettere Moderne.
Margherita, per racimolare qualche soldo, in alcuni giorni della settimana da una mano allo zio, che possiede un club privato lussuoso (il «Salon Kitty», appunto) come cameriera.
Ti chiami Massimo, sei un ingegnere che compone poesie intrise di un sottile e coinvolgente erotismo, e le pubblica sullo stesso sito di scrittura dove anche Margherita propone i suoi scritti.
Lei si è innamorata delle tue parole, anche quelle a volte banali delle mail che avete cominciato a scambiarvi, nelle quali il sesso è del tutto escluso; tu parli di quanto ti piace il mare, e lei sente le tue mani accarezzarla. Anche se le racconti del tuo lavoro, riesci ad eccitarla: l'uso sapiente che sai fare della scrittura è per lei un afrodisiaco potente.
Un giorno le hai dedicato una poesia… e lei ha avuto un orgasmo, nell'immaginarti mentre le facevi le cose di cui scrivevi con tanta sapienza. E tu ti sei sentito attratto e lusingato dall'ammirazione di quella giovane e romantica donna.

Così, quando ti ha proposto di conoscerti, hai accettato, anzi l'idea del «Salon Kitty» ti ha intrigato… non credo tu fossi mai entrato prima in un locale del genere.
Però… vedi, Massimo, poeta evocatore di sogni erotici… Margherita non esiste, è una creatura virtuale; Margherita sono io, una ballerina dalla dubbia moralità (e dalla discreta intelligenza) che si esibisce tre sere alla settimana in questo locale nella pole dance che stai vedendo, e a richiesta e su congruo compenso, anche nella lap dance (che vedrai tra poco, te lo prometto).
Probabilmente, in questo momento, non stai pensando alla dolce studentessa, vero? Forse non ti chiedi neppure quando arriverà, infatti ci ha pensato Marco a dirti che ha avuto un contrattempo e che sarà qui tra poco…

La musica incalza, diventa più veloce, e i miei contorcimenti si fanno più espliciti per arrivare al momento clou della danza, quando, aprendo al massimo le cosce, aderisco tutta al palo, in un turbinio di capelli.
Allora il freddo del metallo mi provoca un'eccitazione insostenibile al clitoride e a tutta la vagina, e mi stacco, per poi ritornare nella stessa posizione: guardami ora, Massimo, un palo e una pedana ci separano, ma mi meraviglio che tu non senta l'odore di fica eccitata, traccia del piacere appena provato, che emana dalle mie labbra aperte colorate dal rossetto.
Immagino la tua bocca mangiarmi il sesso.

Ora Alberto ti sta parlando, anche lui recita la commedia che ho scritto io: sua nipote si scusa, arriverà più tardi, eccetera. Tu annuisci, senza staccarmi gli occhi di dosso… ormai tutti devono essersi accorti che ballo solo per te, che il mio ventre proteso verso il pubblico è un'offerta al tuo corpo; sto realizzando la mia fantasia, Massimo, ho appena iniziato, iniziato…
L'orgasmo mi colpisce all'improvviso, facendomi scivolare giù lungo il palo… mi riprendo subito e simulo una nuova mossa erotica, che incendia ancora di più l'atmosfera.

Alberto è tornato nel buio, al suo solito tavolo in fondo alla piccola sala, da dove controlla tutto.
Lui pensa che tu, il mio poeta, sarai il prossimo cliente per la nostra lap dance; sai, gli ho raccontato qualche bugia, per esempio che sei molto ricco, e non sa proprio come ti ho conosciuto: in internet sì, ma non certo scrivendo e leggendo poesie.
Vedo un cliente fare un cenno di intesa a Marco, che mi guarda, mentre mi sto allontanando per tornare al mio privé; con un movimento della mano convenuto gli dico di prendere tempo e di condurti da me.

La mia specialità, al «Salon Kitty», è soprattutto la lap dance, che a volte amo definire «love dance», la pole è solo preparatoria ad altri piaceri riservati a clienti danarosi e particolari, sia maschi che femmine (in quest'ultimo caso il prezzo sale se anche una donna vuole partecipare; neanche lei può toccarmi, ma masturbarsi sì, mentre io mi adopero con il suo compagno).
Costo cara, molto cara, ma nessuno è mai rimasto insoddisfatto dopo una mia love dance.
L'idea è stata mia; l'ho presa da un filmetto americano di serie «B», l'ho esposta ad Alberto, gli è piaciuta: facciamo a metà dei guadagni; per questo sto diventando una fanciulla poco timorata ma decisamente ricca.
Funziona così: il cliente paga prima, direttamente a Marco, la somma pattuita, e viene fatto accomodare in una piccola stanza, attigua alla mia, dove ci sono solamente due sedie (una è per l'eventuale «guardone») e un piccolo tavolino. Si siede e viene immobilizzato al fondo della spalliera: niente mani su di me, solo gli occhi possono saziarsi, e qualche volta la bocca.
Mi avvicino, nuda, e mi metto a cavalcioni sopra di lui, ma non tocco il suo grembo, o almeno non di proposito: al solito ritmo ossessivo della lap mi agito, in una perfetta simulazione dell'amplesso, sfiorando i pantaloni solamente con la mia fichetta quasi glabra, facendogli balenare davanti agli occhi i miei seni pieni, grandi, stretti tra le mani; a volte gli permetto di succhiare per un secondo i capezzoli, mentre lo guardo fisso negli occhi.
È questo il mio piacere: in quegli occhi riesco a leggere più cose che se il cliente parlasse, e quando se ne viene nei pantaloni… oh, che sensazione di potere infinito, e anche di tenerezza; per un attimo, poco prima dell'orgasmo, nelle sue pupille vedo un baratro, un vuoto, un annullamento totale, che mi affascina…!
Per te, Massimo, la «love dance» sarà gratis, il mio regalo per i sogni che sai regalare a Margherita.

Sento dei rumori… Marco ti ha portato da me, la porta si richiude, con un sibilo.
Eccoci qui, uno di fronte all'altra.
- Chi… chi sei? Credevo mi portassero da Margherita… lei dov'è?
- Non saprei, forse non stava bene. Ti scriverà, vedrai, o magari ti telefonerà. Io sono solo una ballerina, e voglio molto bene a quella ragazza, è come una sorella per me; per questo desidero farti un regalo… come si dice, gli amici dei miei amici sono i miei amici…
Dio, visto da vicino sei ancora meglio: hai lo sguardo da cucciolo sperduto, non capisci, mi guardi imbambolato.
- Tu… sei… sei la più bella donna che io abbia mai visto… anche se, cioè, non è che ne abbia conosciute poi molte, di donne… -mi dice, come imbambolato.
- Vieni, Massimo… ti chiami così, vero? Non aver paura, ti piacerà; siediti qui…
Ti tocco una mano, e mi accorgo di desiderarti disperatamente; deve essere una cosa biochimica di ormoni impazziti, oppure è il mio cervello che sta flippando tutto.

Mi guardi preoccupato quando ti ammanetto i polsi alle gambe della sedia , ma ti dico di stare tranquillo, che il tuo piacere così aumenterà.
Poi inizio la danza sul tuo grembo, ma il mio amplesso simulato è vorticoso, i capezzoli non sono mai stati così eretti… e mi sto bagnando di nuovo, mi basta guardarti negli occhi per aver voglia di venire.
Rallento i movimenti sul tuo grembo, e mi abbandono su di te fino a premermi con le labbra della mia fichetta sul tuo pube… sei duro, eccitato, non parli, ma è come se mi supplicassi con lo sguardo.
Ti porgo i capezzoli da succhiare, e quando le tue labbra circondano i miei capezzoli sento brividi di eccitazione che mi percorrono, fino al ventre. Tu sollevi il bacino, come a cercarmi, e poi mormorando un: «…Ma chi sei?» vieni con un grugnito.

…No, non finisce così, non può finire così! Al diavolo le «regole del club» (guardare e non toccare, nessun rapporto fisico con i clienti); qui, e ora, non esistono più.
Così ti sfilo via le mani dalle manette, mi inginocchio tra le tue gambe, ti apro i pantaloni… un odore penetrante di seme quasi mi tramortisce, ma mi pare di non aver mai sentito niente di più profumato.
Ti prendo in bocca, ripulendoti piano con rapide leccate… e come fai presto a ritornare rigido, Masssimo: mi infili le mani nei capelli e gemi forte, il viso rovesciato sulla spalliera.
All'improvviso mi rendo conto di volerti dentro, di volere il tuo sperma a riempirmi… sono calda e palpitante come una spiaggia d'estate, ti voglio sopra di me, voglio che mi abbracci, e mi baci, ora sono Margherita, tutti gli uomini che ho avuto non sono mai esistiti…
«Pericolo…», una voce lontana nella mia mente mi avverte, «…non senza profilattico; per questo lo vuoi tanto, e ti senti così calda e morbida dentro… sei nei giorni fertili… pericolo, pericolo…».
Ma non l'ascolto, non posso; l'istinto è più forte di me.

Ti faccio alzare.
- Spogliati! -ti ordino.
Non te lo fai ripetere; ti porto verso la panca che è nell'altra stanza, e ti faccio sdraiare, quindi ti monto sopra. Ti faccio entrare dentro di me, lascio che il tuo pene lentamente scivoli nella mia fichetta (come «lei» ha sempre sognato); tu gemi, mi tocchi e mi baci, e continui a chiamarmi Margherita, come un mantra… in questo momento hai capito tutto. La punta del tuo sesso mi preme contro il collo dell'utero, che è come se si aprisse per te, sempre di più, perché vuole divorarti… ti vuole, Massimo, ti desidera come non mai… non potrebbe accettare di essere separata da te da pareti di plastica, no davvero…
Sento che vieni, ti sento sciogliere dentro in caldi fiotti di seme, che il mio ventre ingoia avidamente. Ed io non provo il solito violento orgasmo, ma piuttosto un piacere lungo, che mi annulla, arriva fino alle parti più lontane del mio corpo, facendomi navigare in un mare di beatitudine infinita…

Intanto il telefono interno continua a suonare; è la voce del padrone, so anche il perché chiama… ho trascorso troppo tempo con un cliente, e poi, a pensarci bene, è davvero strano quel ragazzo con la T-shirt felina, e neanche poi tanto ragazzo…
- Alzati, Massimo… vattene, passa da questa porta, ti troverai direttamente fuori.
- Dimmi che sei lei, ti prego, non lasciarmi così…
- Non sono Margherita, te l'ho già detto; io so scrivere a malapena il mio nome, figurati… la ragazza invece è davvero brava, e spesso mi fa leggere quello che scrivi, bontà sua… ti darà sue notizie, vedrai!
Lo spingo letteralmente fuori, mentre dentro di me c'è una nuova brillantezza, un tepore come di nido, una dolcezza mai provata… e se fossi rimasta incinta? Non mi dispiacerebbe avere una bambina, una cucciola da stringere, e odorare, e…

Alberto insiste per entrare. Gli apro, mi guarda sospettoso, mentre mi avvio verso il bagno; vuole sapere perché mi sono trattenuta tanto con te, Massimo; gli rispondo che non ti riusciva di venire… e poi Marco non gli aveva dato i soldi? Anzi, metà di quei soldi sono i miei… scucire, please (così, almeno in parte, mi ritornano).
Tant'è, non è convinto… mi fa voltare, e con mossa rapidissima mi infila una mano tra le cosce… ma non trova sperma gocciolante, solo l'umido della mia fichetta ancora eccitata dallo spettacolo. Tutto il tuo seme, Massimo, se l'è ingoiato il mio ventre; è lui il mio tepore, il mio shining, la mia nuova dolcezza…
- Non sto bene… -dico- …forse ho un po' di febbre; stop clienti per questa sera.

Devo andare a casa a scriverti una mail di scusa per il mancato appuntamento; così ti chiederò se, nonostante la mia assenza, ti sei trovato bene al «Salon Kitty»…
di
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2024-08-12
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