La trentenne

di
genere
etero

- La vedi, quella? Tempo una settimana e me la faccio… -annunciò Sergio a Filippo, indicando una ragazza di spalle accanto al bancone del bar, con il collo della Ceres che stava sorseggiando.
- Ma va'… non ci credo meno che mai!
Filippo era abituato alle spacconate del suo amico. A suo dire si era già scopato tutte le ragazze che frequentavano la sua palestra, le compagne di classe, e persino la segretaria del padre. Quella, poi, era inarrivabile; doveva avere almeno trent'anni, si vedeva che era una tipa sofisticata e non se la faceva con i ragazzini del liceo, neanche con quelli prossimi agli esami di maturità.
Sergio lo fissò con l'aria di chi aveva subito un affronto, con il muso imbronciato incorniciato dal pizzetto biondo platino.
- Non mi credi? Che razza di amico sei? Guarda che la conosco… si chiama Serena e lavora in quello studio estetico di Via Mazzini, quello dove mi sono fatto fare il tatuaggio… è una bomba! Dovevi vederla col camice, certe tette che neanche Lisa…

Una visione… ecco cosa erano state le tette di Serena per Sergio, che se le era viste ballare davanti agli occhi, mentre la ragazza gli dava un paio di schiaffetti per svegliarlo, quando era svenuto dopo i primi due minuti di punture. In effetti, il draghetto che aveva sull'omero avrebbe dovuto essere in origine un grande drago cinese, come quello di Ken il guerriero, che gli doveva coprire tutta la schiena.
- Mamma…! -aveva esclamato svegliandosi, allungando la mano verso quelle bocce che gli ondeggiavano davanti.
- Sì, tua sorella… ti senti bene, ragazzino? Vuoi continuare o la smettiamo qui?
Sergio avrebbe voluto lasciar perdere tutto, ma che figura avrebbe fatto con la bonazza che gli stava davanti? E così aveva ridimensionato la sua richiesta. Ma a Filippo aveva detto che aveva cambiato idea, che il drago su tutta la schiena era troppo volgare.

Filippo neanche gli rispose. Era incantato da Serena, dal modo in cui si muoveva e faceva ondeggiare la gonna, così sensuale che gli si era seccata la bocca. E quel cretino di Sergio le aveva guardato solo le tette! Ma non la vedeva la pelle abbronzata della ragazza che riluceva ai faretti del bancone, e quella bocca rossa e turgida come un fiore bagnato di rugiada? Mah! Inutile parlare di poesia con Sergio. Il massimo della poesia per lui era un goal della Juve o i testi delle canzoni dei trapper che sentiva alla radio. A volte si chiedeva come diavolo facessero ad essere amici. Ma poi pensò che si conoscevano fin dalle elementari, che non avevano mai smesso di frequentarsi, e così… chissà, forse erano troppo pigri per cercarsi un nuovo migliore amico.
- Eddài, Filì… davvero non ci credi? Dicevi così pure per Lisa, poi me l'ha data anche lei, lo sai che ce la faccio sempre…
Filippo sbuffò. Lisa era stata il suo grande insuccesso. Aveva una cotta per quella ragazza, e non si contavano le volte in cui le aveva passato il compito in classe, o le aveva registrato i CD che desiderava, senza mai avere il coraggio di chiederle di uscire. Sergio invece, alla festa di Valentina, l'aveva conquistata con un sorriso sghembo e un invito in discoteca, lo stronzo.
- Seee… me l'hai gia detto mille volte. Ma Lisa non te l'ha mica data, ci hai giusto pomiciato in macchina. E comunque quella là è un'altra roba, quella non la dà via facilmente…
Non poteva crollargli quel mito. Serena non poteva essere come tutte le altre ragazzine che frequentavano. La guardò scuotere i capelli ramati e si illanguidì dalla punta dei capelli a spazzola fino all'amico «birillo» che gli faceva la hola nei boxer.
- Filì, senti a me, quella me la dà entro sabato prossimo, se no ti do… ecco, ti do la foto autografata della Ferilli!
- La foto della Ferilli è già mia; non è che solo perché te l'ho prestata un anno fa e non me l'hai ancora restituita è diventata tua…
- Evvabbè, che stronzo, te la ridò… aspetta, ci sono: se perdo ti regalo la Playstation e il DVD dell'«Avvocato del diavolo», che so che ti piace tanto. Ma tanto ci riesco, e quindi cosa vinco? Fammi pensare…
- Uè, mica ho accettato… -cercò di ribattere Filippo.
- Guarda, se vinco mi tengo la foto della Ferilli e basta, tanto avrò già scopato Serena e non mi interessa altro…!
- Mado', e tienitela 'sta cazzo di foto… và, allora ci rivediamo sabato prossimo qui da Mario, non mi rompere prima che ho un casino di interrogazioni 'sta settimana…
Così dicendo lasciò i soldi della birra sul tavolo, mettendosi la giacca per andar via.
- Senti, Filì, non è che…
- Vabbè, ho capito, offro io…!
Il solito scroccone, Sergio.

Passando davanti al bancone per salutare Mario, il proprietario del bar, non poté trattenersi dal guardare Serena, che incredibilmente, accorgendosi del suo sguardo, gli sorrise. Filippo ricambiò il sorriso senza avere il coraggio di dire una parola, e veleggiò verso casa, con il cuore che gli esplodeva e la testa piena di poesie di Neruda.

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Venerdì pomeriggio, dietro richiesta velata di minaccia, Filippo accompagnò sua sorella Stefania al Centro Estetico, per la ceretta e cazzate cosmetiche varie. Aveva la patente da poco, ma già le donne di famiglia lo trattavano da autista, facendosi accompagnare a destra e manca.
Perché poi Stefania, che aveva già ventitré anni, non avesse mai preso la patente, rimaneva un mistero per lui.
- Dai, scemo, accompagnami, che ti pago un tesserino da cinque lampade… sei bianco come un mollusco, accanto a Sergio sembri un fantasma!
Anche lei aveva un debole per Sergio… che due palle!
E così aveva acconsentito ad accompagnarla, e, con sua grande sorpresa, si era visto dirigere al «Centro Estetico Flora» di Via Mazzini. Non è che impazzisse all'idea di vedere Serena. Lo aveva deluso. Sergio lo aveva chiamato la sera prima per raccontargli com'era andata, e lo aveva riempito di particolari sordidi: "…Guarda, è una vera zoccola. Non avevo neanche messo piede in casa sua che già me lo usciva dai pantaloni e se lo ingoiava tutto fino alle palle… e come urla quando gode! Pensavo che arrivassero tutti i vicini per lamentarsi del casino! Ha persino detto che la prossima volta mi dà il culo…" gli aveva detto al telefono, calcando sulle parole, in modo che non ci fossero proprio dubbi.
- Ci devo credere? E se mi stai riempiendo di balle?
- E perché devo dire cazzate, per la foto della Ferilli? Dai, che bambino! Ho le prove! Giuro, sabato te le porto!
Se aveva le prove, doveva essere vero. E così Filippo aveva chiuso il telefono, amareggiato dalla delusione. Le donne erano tutte zoccole.

Mentre sua sorella entrava in una delle cabine di epilazione, lui estrasse dalla tasca dei jeans il fumetto che aveva arrotolato e si stravaccò su un divanetto.
Una voce fresca ed allegra lo risvegliò dal coma fumettoso in cui si era addentrato.
- Ciao! Tua sorella ha detto che devi fare la lampada; vieni di là con me…
Era Serena, e gli stava sorridendo, invitandolo ad entrare con lei nella stanza della lampada UV. Per un attimo non fu sicuro di essere nella giusta dimensione temporale.
Filippo litigò mentalmente con «birillo», che aveva appena dimenato la testa alla visione della ragazza in camice rosa e capelli legati. Con il fumetto a coprire la patta dei pantaloni, la seguì nella stanzetta.
- Dai, spogliati… è nuovo quel fumetto?
- Sì… l'ho appena comprato… -fece per porgerglielo, poi si ricordò cosa stava nascondendo, e lo ritrasse verso di sé.
- Ti spiace se lo leggo mentre tu fai la lampada? Non l'ho ancora comprato questo numero…
Mitico! Serena leggeva «Dylan Dog»! Credeva che le ragazze come lei leggessero roba più impegnata.
- Sì… cioè, no, non mi dispiace, leggilo pure…
- Grazie! Allora, non ti spogli? -gli chiese, in attesa.
- Mi devo spogliare… cioè, tu resti qui? -e già le orecchie gli scottavano.
Serena rise, con un suono di campanella.
- Che carino, sei tutto rosso! Se ti imbarazza vado di là, ma poi devo metterti la crema abbronzante e quindi ti vedrò comunque senza vestiti! Ma non ti preoccupare, non faccio più caso a nulla, è già da un po' che faccio questo lavoro!
«Certo… chissà quanti uomini nudi vede tutti i giorni», pensò Filippo, con qualche fastidio. Si spogliò in fretta, restando in mutande, e attese dieci minuti buoni senza avere il coraggio di chiamarla. Serena tornò, incuriosita dal suo silenzio, e senza alcun imbarazzo lo squadrò dalla testa ai piedi.
- Non devi vergognarti, non sei malaccio! Bel fisichetto… vai in palestra, per caso?
Lui non poteva risponderle, non poteva davvero connettere, con le mani di Serena che gli strofinavano addosso la crema abbronzante. I palmi della ragazza gli correvano dolcemente sulla schiena, donandogli piccoli brividi di piacere. Filippo aveva le mani incrociate sul davanti, a coprire «birillo» che danzava come un serpente al suono del piffero.
Poi Serena accese la radio. Un sottofondo di pianoforte e xilofono riempì la stanza.
- Accidenti, musica new-age! Aspetta che vado di là a metterti qualcosa di più movimentato… ti va bene Vasco o vuoi un po' di dance?
- No, lascia, la new-age va bene…
In realtà poteva anche esserci un valzer, o un tango, o una mazurka… tanto il suo cuore stava battendo ad un ritmo completamente nuovo, che non c'entrava niente con la musica da discoteca.

Il rossore gli defluì dalla faccia solo quando fu nella doccia abbronzante, sotto le luci azzurrognole. Ma il calore no, quello lo sentiva dentro e fuori, dappertutto. Finalmente «birillo» era libero di esprimersi senza copertura, ma non gli interessava più tanto, visto che «micetta rossa» era andata via. Aveva sperato di ricevere anche lui la sua razione di massaggio, ma il suo amico si era tenuto le mutande… e quindi niente crema! A volte, invece di essere il cazzo di questo sciocco romanticone, avrebbe voluto essere il cazzo di Sergio. Sai quante fiche avrebbe incontrato! Invece niente; nella storia della sua giovane vita sessuale, molta mano e poca passera. Bocca poi, manco a parlarne. Giusto qualche tuffo tra le cosce strette della Susy, in prima liceo.
«Okay, basta rimuginare, facciamoci questa lampada!» si disse Filippo, cercando, senza troppo successo, di togliersi dalla testa il corpo di Serena.
Va bene, basta dirlo. E «birillo» si accucciò nel suo angolino, dando giusto qualche segno della sua presenza, ogni volta che l'immagine di Serena si riaffacciava nei pensieri di Filippo.

- - - - -

Quando si fu rivestito, trovò Serena accanto al tavolino della manicure intenta a leggersi il fumetto. Tossì per manifestare la sua presenza.
- Già finito? Non fare caso al colorito da gambero che hai addosso ora; la prossima volta vedrai che bella tonalità dorata. Tua sorella è di là, sta facendo la pulizia del viso, ti tocca aspettare ancora un po'.
- Non c'è problema, assolutamente. Ti è piaciuto il fumetto?
- Sì, è davvero un bell'episodio… ormai non me ne perdo uno! -e così dicendo si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, annotando nella memoria di Filippo un particolare che avrebbe rivissuto fino a consumarlo.
- Puoi tenerlo, se vuoi. Me lo restituisci quando torno per la prossima lampada.
Non li aveva mai lasciati a nessuno. Doveva essere amore.
- Davvero? Grazie, sei gentilissimo! Che scema, non mi sono presentata… mi chiamo Serena. E tu?
- Serena… -ripetè automaticamente. Che bel nome… pronunciato dalla sua bocca poi era ancora più bello. Si rese conto solo dopo di aver fatto una gaffe e si affrettò a correggersi- …No, cioè… Serena sei tu, io mi chiamo Filippo…
Serena lo guardava sorridente.
Doveva dirlo, a Sergio. Doveva dirgli che non doveva guardarle solo le tette e perdersi lo spettacolo di quegli occhi nocciola, la luce biondo-ramata dei capelli, il luccichìo dei denti bianchissimi. Sarà, suggeriva «birillo», ma anche le tette non sono male, così belle grosse e piene.
- Filippo… senti, non voglio essere sfacciata, ma mi hanno regalato due biglietti per il cinema e la mia amica mi ha dato buca… non è che ti va di venirci con me, stasera? Mi spiacerebbe che andassero sprecati…
Mentre Filippo cercava di allontanare dalla sua testa l'idea che Serena ci stesse provando con lui, nella stanza si sentì echeggiare un lontano e appena percettibile "…Yyyaaaaahooooo!".
- Cosa è stato? -chiese Serena con la bocca schiusa a formare una piccola «O».
- Non ho sentito niente! Ma va bene per il cinema, devo solo accompagnare a casa mia sorella e poi ti passo a prendere… va bene?
«…Già, e poi facciamo i conti…», comunicò mentalmente a «birillo».

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Fece la doccia e si cambiò in un attimo. O meglio, parecchi attimi… giusto quelli che servivano a vestirsi e svestirsi tre o quattro volte, controllare che non ci fossero segni visibili della spremuta mattutina, meglio noti anche come «cicatrici da acne», cercare il gel dappertutto, fregarlo a sua sorella con un blitz veloce nella sua stanza, passarselo tra i capelli, infilarsi il giubbottino di pelle, toglierselo e mettersi la giacca jeans. Era praticamente pronto. Non fosse stato per il piercing al naso che si era impigliato nell'asciugamano, sarebbe arrivato solo un quarto d'ora in anticipo a prendere una Serena in giacca di pelle, maglietta e gonna nera dal Centro Estetico. Troppo tardi per tornare a cambiare la giacca jeans. Ma andava bene lo stesso.

Il film fu divertente e lo rilassò, anche se «birillo» rimaneva sempre all'erta, e quando all'uscita Serena lo prese a braccetto per andare a bere qualcosa, il cuore fece appena un balzo, uno piccolino.
Davanti ad una birra fresca commentarono le battute del film per un po', poi Serena gli sparò la temuta domanda.
- Allora, sei all'Università? Che studi di bello?
Doveva dirglielo che era un liceale? O gli conveniva inventarsi qualcosa? Il pensiero di Sergio gli fece prendere una decisione. Lui non aveva bisogno di mentire.
- Frequento il liceo classico… sai, il Manzoni. Sono all'ultimo anno, poi voglio iscrivermi a Lettere Moderne…
- Dài, che forza! Anche io andavo al Manzoni! Chi hai di Italiano?
Aveva fatto bene a dire la verità. Gli occhi di Serena brillavano di complicità, ora che avevano qualcosa in comune.
- La Berloni. È una forza quella donna… non la freghi mai!
- Anche io avevo la Berloni! «…Allora signorina, ha studiato ieri, o ha pomiciato col suo fighetto?…».
Serena partì con uno scimmiottamento della prof, fingendo di scrutarlo attraverso degli invisibili occhiali. Era pure brava a fare le imitazioni! Se avesse dovuto dedicarle una canzone, in quel momento le avrebbe dedicato «Sei un mito» degli 883. Perché lei era proprio un mito, ci si poteva parlare… non era una zoccola mangiauomini come diceva Sergio. O perlomeno non lo sembrava affatto. E magari, come nella canzone, sarebbero finiti sul divano di casa di lei a pomiciare, o a fare qualcosa di più. Ma era solo un «magari», e il più sorpreso fu proprio lui, quando sotto casa, invece di salutarlo, Serena lo invitò a salire per un gelato.
- Non vorrei disturbare… -obiettò, intendendo il contrario.
- Nessun disturbo. E poi così posso vedere se ho ancora quel libro di cui ti dicevo prima…

"Guarda, è una vera zoccola. Non avevo neanche messo piede in casa sua che già me lo usciva dai pantaloni…", le parole di Sergio gli roteavano in testa. Doveva accettare di salire? Era stata una così bella serata… scoprire che Sergio aveva detto il vero avrebbe rovinato tutto. Serena era così bella e dolce, e simpatica, e divertente… poteva essere la zoccola che diceva lui?
"Che facciamo, non saliamo da «micetta rossa»?" gli chiedeva «birillo» da laggiù. "Che dici, birillo, Sergio mi ha detto la verità?". "Và, e scoprilo da solo…! Ti pare che devo stare io a darti 'sti consigli, proprio io che mi sento già in tiro?".
Filippo, pur sapendo che gli uomini che ragionano col cazzo non sono propriamente una razza superiore, scelse di accettare l'invito.

Serena abitava in un bivani… nulla di speciale per lei, ma grandioso agli occhi di Filippo, che non sognava altro che di andare a vivere da solo. Una parete era coperta da foto e cartoline, attaccate ad un enorme quadrato di sughero con puntine colorate. Così Filippo scoprì che Serena aveva posato per dei nudi artistici, qualche tempo prima.
- Ti piacciono? Guarda, manca solo la mia preferita… era così bella che me l'hanno fregata…
- Anche le altre sono belle… -questo era anche il parere di «birillo», che si beava dell'eccitazione prodotta da quelle foto in bianco e nero del corpo della ragazza.
Si accomodarono sul divano per gustare il gelato. Poi, mentre Filippo cercava una scusa per fare una qualsiasi mossa, anche andare via, Serena sospirò e si lasciò andare con la testa sulla sua spalla.
- Sei stanca? Vuoi che vado via? -e intanto cercava di guardarle il viso dalla sua posizione, riuscendo invece a rubare uno scorcio dei seni nella scollatura.
- Sono stanca morta, ma non voglio che tu vada via. Sono stata bene con te stasera, sei davvero maturo per la tua età…
Spontaneamente, chissà da dove gli venne, le poggiò un bacio leggero sui capelli.
- Filippo… devo confessarti una cosa: non la metto a tutti la crema abbronzante sulla schiena…
I loro sguardi si incontrarono. Fu subito chiaro ad entrambi che dovevano scegliere se scoppiare a ridere per la cazzata di Serena, alleggerendo così la tensione che si era creata, o baciarsi, e affanculo tutto il resto. Scelsero la seconda.

Era una sensazione così nuova, sentire le labbra morbide di Serena muoversi sulle sue, che Filippo approcciò il bacio con una lentezza esasperante. Fu lei ad aprirgli la bocca per infilare la lingua e invitare la sua a danzare.
Filippo sperò di non essere troppo lumacoso, ma si sentiva invadere dalla saliva e non gli era ben chiaro se fosse la sua o quella della ragazza. Il braccio le scivolò sulle spalle, mentre lei racchiudeva il viso di Filippo tra le mani. In apnea, si abbracciarono e si toccarono, in tutta innocenza, lasciando vagare le mani sulle zone non minate, in modo da tenere un minimo di contegno. Serena cercava di andare all'indietro, per sdraiarsi sul divano e tirarselo addosso, ma Filippo resisteva, non sapeva bene neanche lui perché. Alla fine cedette.

Parecchi momenti dopo, quando si erano ben esaminati le tonsille e scambiati saliva in quantità industriale, si staccarono con uno schiocco.
- Wow! È da una vita che non limonavo più in questo modo!
Filippo la guardò perplesso. Era una cosa buona o cattiva?
- È stato dolcissimo, sembra di essere tornata indietro nel tempo. Fortunata la ragazza che ti avrà, sei bravissimo a baciare…
Questo invece aveva tutta l'aria di un complimento.
- Anche tu sei bravissima… -«birillo» era d'accordo, e lo dimostrò gonfiandosi d'orgoglio per invitare a giocare anche «micetta rossa».
- Ehi! Sembra che il tuo amico stia esplodendo là sotto…!
Filippo cercò di alzarsi, imbarazzatissimo. Ma Serena lo fermò, tenendolo per la cinta.
- Non scappare, non mi dà fastidio. Anzi, facciamogli prendere un po' d'aria… -e così dicendo gli sbottonò i Levi's 501, fino a far sbucare dall'elastico dei boxer un «birillo» orgoglioso e goloso di attenzioni.
La dita di Serena carezzarono la cappella, delicate, poi racchiusero il sesso del ragazzo in una stretta leggera.
- No, è troppo… ahem, senti Serena, sarebbe meglio non…
Ma la carezza continuava, indifferente alle sue proteste. Filippo non riuscì più a trattenersi, e dopo un paio di movimenti, spruzzò la mano di Serena di sperma.

Uh-oh. «Birillo», seppur soddisfatto della sua ultima produzione, era molto dispiaciuto per Filippo, che ora era tremendamente in difficoltà. Ma era stato tutta la sera in condizioni pietose, e quella carezza era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Beh, non propriamente il vaso, ma del liquido era traboccato lo stesso.
- Scusa, mi dispiace, non sono riuscito a trattenermi… -si difese Filippo. Non aveva il coraggio di guardarla in faccia. Sapeva che a certe ragazze non dispiaceva sporcarsi di sperma, Susy infatti si era sempre rifiutata. Serena invece, era intenerita dalla sua espressione mortificata.
- Di cosa ti scusi? È tutto normale…! Poi, tolta la prima davanti, ora possiamo continuare più tranquilli…
«Birillo» drizzò subito la testa, ringalluzzito all'idea che Serena volesse continuare.
- Prima però vediamo di pulire questo disastro… -aggiunse lei, e chinò la bocca sul membro umido di Filippo, cominciando a pulirlo con la lingua, teneramente, e ingoiando tutto il liquido che raccoglieva. Come Filippo non fosse svenuto in quello stesso istante, se lo domandò a lungo. Ma non in quel momento, se lo domandò molto dopo, ripensandoci. In quel momento non aveva neanche un po' di poesia in testa. Aveva solo voglia di raccogliere il coraggio per togliere la maglietta nera a Serena e infilarle l'uccello tra quelle meravigliose tette. Serena parve accorgersi dello sguardo di Filippo e interruppe la sua operazione di pulizia.
- Non ti vergognare… se vuoi fare qualcosa, falla… siamo qui per questo…

Con una muta richiesta di permesso negli occhi, Filippo le alzò la maglia. I seni straripavano da un ridotto reggiseno di pizzo nero.
Abbassò il tessuto adagio fino a scoprirli del tutto. Poi, gentilmente, le mise una mano sulla testa per spingerla sul divano, e avanzando con le ginocchia fino ad essere a cavalcioni del suo petto, poggiò «birillo» nel solco tra i seni e li strinse per racchiuderlo in quei globi carnosi. La cosa più bella non era vedere i capezzoli color carminio tra le sue dita, non era vedere quelle mammelle sode debordare tra le mani, e neanche la sensazione che gli procuravano chiudendosi sul pene, no… la cosa più bella era l'espressione di Serena, che sembrava godere davvero di quello che stava facendo, con gli occhi socchiusi e la bocca aperta in un rauco ansimare, e le mani poggiate sulle sue a rafforzare la stretta. Lo faceva sentire un dio. Più bravo di Sergio. Ma non era questo il punto. Il punto era che era ora di fare l'uomo. Il punto era che Serena gli piaceva da matti e voleva proprio farglielo sentire.
- Serena… accidenti quanto ti voglio… -le disse, spostandosi a coprirla con il corpo e sollevandole la gonna sui fianchi. Un minuscolo paio di slip neri le spiccava sulla pelle abbronzata, incorniciato dal pizzo delle autoreggenti. La ragazza se li abbassò sui fianchi, scoprendo un triangolino ben depilato.

Fu difficile cercare la bustina del preservativo mentre Serena lo spogliava della camicia e dei jeans, ostacolando i suoi movimenti. Con un sensuale sorrisino gli baciava il petto ed i capezzoli, impedendogli di aprire la confezione. Poi, quando fu chiaro che così non si andava avanti, gli prese l'involucro e lo aprì con competenza, per piazzargli subito dopo il preservativo sulla punta del cazzo e srotolarglielo con la bocca su tutta l'asta.
- Ora sei pronto per la festa! -gli disse sorridente, e «birillo», con una scossa soffocata, dovette ammettere che il sorriso poteva ben competere con quelle tette grandiose.
Filippo portò una mano tra le gambe di Serena e, come faceva sempre con Susy per aiutarla nella penetrazione, le aprì la fessura con le dita. Ma non ce n'era bisogno stavolta. Serena era pronta e bagnata, e aspettava solo di riceverlo. Frustrata dalla sua titubanza, lo attirò verso di sé piazzandogli le mani sui glutei, finché non lo sentì tutto dentro di sé.
Fu in quell'esatto momento che Filippo perse la testa. Cominciò a penetrare furiosamente la fica di Serena, con una forza ed un irruenza di cui non si era mai creduto capace. Il cuore lo assordava con i suoi battiti, sentiva in lontananza i gemiti sempre più forti di lei, che gli aveva circondato i fianchi con le gambe e lo abbracciava con vigore, affondandogli le unghie nella schiena. Tutto, tutto fino in fondo glielo spingeva, e ancora non gli bastava, poiché la ragazza era così eccitata che cominciava a perdere attrito.

Serena gli venne in aiuto, girandosi di spalle e mettendosi carponi sul divano, col torace appoggiato al bracciolo.
Nella nebbia che aveva in testa, Filippo riuscì a capire che doveva penetrarla da dietro, e lo fece con un affondo energico e profondo, facendo sì che Serena si lamentasse più forte, accasciandosi successivamente per la potenza dell'orgasmo. Poco dopo anche Filippo venne, eruttando nel preservativo un potente getto di sperma, da fare invidia a quello di poco prima.
Entrambi grondavano sudore. Filippo chinò la fronte bollente sulla schiena liscia di Serena, baciando un neo che spiccava proprio al centro, come una piccola stella.

- È stato… uah! Alla faccia del ragazzino! Mi hai distrutta!
Filippo non se la prese per essere stato chiamato «ragazzino». L'aveva fatta godere, e questo lo rendeva felice. Al solo pensiero, sulla faccia gli spuntò un sorrisone. E se lo poteva permettere, visto che aveva portato l'apparecchio per tre anni. Si sentì così ripagato degli anni da sfigato dal sorriso metallico.
- Filippo? Fare l'amore sul divano è stato davvero bello… ma se dobbiamo continuare preferirei spostarmi sul letto, è più comodo. Andiamo di là…
Questa poi! Lei voleva continuare! O era davvero porca o le era piaciuto da morire.
In quel momento gli venne in mente Sergio. Aveva davvero fatto l'amore anche con lui? Non poteva, non voleva crederci. Serena… non voleva dividerla con il suo amico.
- Senti Serena… forse è un po' tardi, non so se…

Serena gli prese la mano e lo portò in camera da letto; si spogliò del tutto e si mise sotto le coperte, battendo un paio di colpi sul materasso per invitarlo a stendersi.
- Dormi da me… dai, chiama tua madre e dille che resti fuori…
«Dai, dai…» suggeriva Birillo.
Filippo si infilò sotto le coperte e compose il numero di casa dal cellulare di Serena.
Rispose Stefania.
- Stefy, vedi che non torno a casa, resto a dormire da… uhm… da Gigi. Avverti mamma, si dovesse preoccupare.
- Scemo, lo so che sei con Serena… -gli rispose maliziosa la sorella.
- E tu come lo sai? Uè, non mi sputtanare, eh?! -si allarmò Filippo.
- Tranqui. Visto che abbronzato sei più carino? Dai, stavolta ti copro io, così domani non devi neanche andare a scuola. Ma ricorda che mi devi un favore!
- Okay, te lo devo… sei la sorella migliore del mondo!
- Adesso basta fare il leccaculo. Me lo ricorderò la prossima volta che esco con Guido. E mi raccomando, usa i gommini!
- Va bene, «mammina»! Ciao, buona notte!
Filippo chiuse la comunicazione con un'espressione affettuosa. Serena lo abbracciò. Era una gran bella sensazione sentire i loro corpi nudi vicini.
- Tua sorella deve volerti molto bene. Sei un bravo ragazzo, sai?! Sono contenta di essere uscita con te. Se pensi che all'inizio della settimana ero incazzata nera con quelli della tua età, è un bel progresso.
- …Perché? Che ti hanno fatto quelli della mia età, per essere così incazzata?
- Sapessi… un tuo coetaneo, l'altro giorno… è venuto al Centro per un tatuaggio che alla fine non ha neppure fatto! Ha chiesto espressamente di me, poi mi ha chiesto di uscire con lui come se fosse scontato che avrei accettato la sua proposta. Quando ho rifiutato, mi ha seguita fino a casa e mi ha chiesto se poteva salire a fare una telefonata. E come insisteva! Alla fine ho ceduto, più per farlo smettere che altro, e appena è entrato in casa si è sbottonato i pantaloni. Dava per scontato che ci sarei stata! Un nervoso, guarda…! Ho cominciato ad urlare come un ossessa, da far venire giù le pareti, e lui è scappato portandosi via la mia foto più bella!
«Che gran figlio di puttana…» pensò Filippo. E così Sergio aveva le prove, eh?! Voleva fargli credere che lui e Serena avevano fatto chissà cosa! Ma avrebbe trovato il modo di fargliela pagare, anche se ancora non sapeva come. Gli avrebbe fatto vedere lui, altroché!
- Ma tu non sei come lui… tu sei dolce…
Serena spense la luce e lo baciò su una spalla. Era pronta a ricominciare.

- - - - -

La sera dopo, quando Filippo arrivò al bar di Mario, Sergio stava mostrando con orgoglio una foto a Gigi e Fabrizio.
- Ah, Filì, sei arrivato finalmente! Cazzo, che occhiaie… tu studi troppo, amico mio! Vieni qui, vieni a rifarti gli occhi…!
Sergio gli porse la foto perché potesse vederla bene. Aveva ragione Serena. Era la più bella di tutte. Il suo corpo nudo, con i contrasti del bianco e nero, risaltava in tutta la sua bellezza. Sembrava che dicesse «…ti voglio».
A Filippo parve di risentire la voce di Serena che diceva il suo nome in preda all'orgasmo, e «birillo», sentendosi chiamato in causa, si dimenò un po'.
- E così ce l'avresti fatta, a quanto pare…
Non sapeva ancora come smascherarlo. Il fatto è che non voleva raccontare della sua esperienza con Serena. Gli sembrava di «sporcarla», raccontando la cosa a Sergio.
- Già! Te l'avevo detto che ce l'avrei fatta! Questa foto me l'ha data lei, per ricordo… che figa, Filì… non puoi nemmeno immaginare!
Oh, sì, invece… poteva immaginarlo, eccome!

Serena li guardava dalla vetrina. I suoi sospetti erano fondati: non voleva dubitare di Filippo, ma si era ricordata di averlo visto con il ragazzo dal pizzetto biondo, e aveva avuto un'idea del significato della scenata di mercoledì. Filippo invece non l'aveva delusa: nonostante le sparate del suo amico, non aveva detto una parola per vantarsi della sera prima. Meritava un aiutino, ed era intenzionata a darglielo.
Tirata a lucido per la scenetta che aveva in mente, con un vestito scollato ed audace, Serena entrò nel bar, sorridente, e si diresse verso il gruppetto chiamando ad alta voce.
- Pasticcino! Sei qui…
Avvolto Filippo tra le braccia, gli si attaccò alla bocca in un bacio mozzafiato. Lui, dopo un istante di sorpresa, ricambiò il bacio con intimità… insomma, mettendoci la lingua.
Sergio e gli altri li guardavano a bocca spalancata.
- Pasticcino, ti ho portato il libro che hai dimenticato da me ieri notte! -cinguettò, guardandolo con affetto.
Filippo era divertito dalla sceneggiata di Serena. Da dove aveva pescato quel buffo nomignolo?
- Potevi darmelo lunedì, al centro… -le rispose, senza dar segno di essersi accorto della faccia impallidita di Sergio.
- Sì, ma volevo vederti! Ho preparato una cenetta a lume di candela a casa mia, ed ho pensato che ti avrei trovato qui! E hai visto… la tua pasticcina ti ha fatto una sorpresa! Andiamo? -disse, dondolandosi per mostrare meglio il seno rigoglioso.
- Okay, fammi salutare gli amici. Ti presento Gigi, Fabrizio e Sergio. Ragazzi, questa è Serena, la mia… pasticcina.
Rischiava di scoppiare a ridere da un momento all'altro.
- Ciao ragazzi! Sergio già lo conosco, è salito a telefonare da me l'altro giorno. A proposito, questa deve essere mia. Non si prendono le cose senza permesso… capito, «pisellino»? -e così dicendo si riprese la foto e si avviò ancheggiando in modo volutamente esagerato verso l'uscita- Ti aspetto in macchina, pasticcino… non farmi aspettare! Smack!
Nel bar non volava una mosca. Filippo guardò Sergio, con una malcelata espressione di divertita superiorità, e capì che la loro amicizia era finita in quel momento. In fondo, chissà come aveva fatto a durare così tanto…?!
- Scusate ragazzi, pare che io abbia un impegno. Ci vediamo. Ah, Sergio, mi aspetto la Playstation e il DVD da te, come stabilito. La foto della Ferilli puoi anche tenertela, per quel che m'importa. Ci si becca in giro… «pisellino»!
scritto il
2024-08-30
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