L'arte del supplizio
di
cagnetta rottainculo
genere
dominazione
Questa volta il padrone mi ha fatto trovare un regalo: polsiere e cavigliere di cuoio nero con borchie e bei moschettoni lucidi nuove fiammanti in bella vista sul tavolo delle sofferenze, con accanto il solito corredo di strumenti e un pennarello ad inchiostro nero indelebile. Mi fa stare in piedi di fronte a Lui e si china. Col pennarello in mano scrive in stampato sopra il mio inutile pube “INUTILI FRONZOLI”. Indosso il solito collare e anche le cavigliere e le polsiere. “stenditi a 90”. Mi spiano sul tavolo mi allarga le gambe e le blocca divaricate con corda e nodi in fondo alle due gambe del tavolo. Poi mi blocca le braccia e i polsi in cima alle due gambe dietro. Per prima cosa accarezza la mia schiena candida e liscia che finisce in culo e cosce. È la tavolozza sulla quale intende esercitarsi. Scrive “SEMPRE PRONTO” e tira una riga o meglio una freccia fino all'ano. Iniziano i suoi pizzicotti e i suoi morsetti qua e là, di quelli che lasciano il segno per giorni e giorni. Mancano solo le rigature di un frustino di pelle piccolo ma doloroso, sparse su e giù come ghirigori. “Ora sei un'opera d'arte”.
In auto guido sempre con prudenza al rientro per paura di fare un incidente e finire al pronto soccorso. In quale pronto soccorso dovrei arrivare, forse quello vicino al locale di incontro BDSM, dove i medici sono abituati a ricoverare pazienti che portano i segni del supplizio e dove qualche medico forse fa anche parte del giro.
“Sei un'opera d'arte, manca solo la mia firma” esclama, si sfila gli slip e tira fuori il suo pennarello, che guizza al colmo della sua eccitazione, e non lo nego anche della mia. Struscia l'ano, lo infilza, batte soli tre colpi come tre sillabe e scandisce, anzi urla: “PA-DRO-NE”. Ancora una volta il pa-drone ha centrato il bersaglio e mi ha inondato del puro seme del suo orgasmo. Esausto mi accascio come una animale ferito e anche Lui si accascia su di me facendomi sentire, tra il piano del tavolo e il suo torace, come un Hamburgher, appena sfornato per mangiarmi l'anima.
In auto guido sempre con prudenza al rientro per paura di fare un incidente e finire al pronto soccorso. In quale pronto soccorso dovrei arrivare, forse quello vicino al locale di incontro BDSM, dove i medici sono abituati a ricoverare pazienti che portano i segni del supplizio e dove qualche medico forse fa anche parte del giro.
“Sei un'opera d'arte, manca solo la mia firma” esclama, si sfila gli slip e tira fuori il suo pennarello, che guizza al colmo della sua eccitazione, e non lo nego anche della mia. Struscia l'ano, lo infilza, batte soli tre colpi come tre sillabe e scandisce, anzi urla: “PA-DRO-NE”. Ancora una volta il pa-drone ha centrato il bersaglio e mi ha inondato del puro seme del suo orgasmo. Esausto mi accascio come una animale ferito e anche Lui si accascia su di me facendomi sentire, tra il piano del tavolo e il suo torace, come un Hamburgher, appena sfornato per mangiarmi l'anima.
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