Un servizio a tavola
di
cagnetta rottainculo
genere
dominazione
Il mio supremo PM non stava più nella pelle all'idea di ricevere come ospiti a casa nostra tre suoi compari di BDSM. Forte della mia esperienza di cameriere stagionale di molti anni prima, avevo apparecchiato tutto a puntino in sala da pranzo. Come centrotavola ho disteso a serpentina una bella frusta del padrone.
Il mio abbigliamento era come al solito molto sobrio: il collare, le polsiere, l'anello di Topazio, il tanga, le cavigliere con l'aggiunta di un grembiulino bianco molto infiocchettato sul didietro. Per il resto ero nudo e scalzo.
All'arrivo dei suoi ospiti li vado a ricevere in anticamera. Porgo loro il benvenuto. Sistemo i loro pastrani sull'appendiabiti e faccio strada.
Già in questa fase ho cominciato a sentire pizzicotti da tutte le parti e qualche complimento osceno.
Prendono posto e comincio a servirli portando uno dopo l'altro i piatti del menu, che veniva da un catering sotto casa. Ogni volta che mi avvicinavo a uno degli ospiti mi incoraggiava a riempire il suo piatto con una robusta pacca sulle natiche talora rifinita da un dito nel buco del culo.
Verso metà pranzo mi sono accorto che tutti e quattro i commensali avevano la bottoniera spalancata e puntavano in fuori cazzo e palle.
Servo il caffè e a qual punto il dom fa cadere un cucchiaino sotto il tavolo e mi fa cenno di andarlo a ripescare. A zampe entro sotto e non so ancora bene in base a quale sintonia quei filibustieri siano riusciti ad aprire in simultanea a squadra le loro gambe trasformandole in una muraglia invalicabile e facendomi sentire in trappola. Ogni via di fuga mi era preclusa.
Mi sono trovato al centro della situazione e in modo più che ovvio ho cominciato a fare il mio dovere sui loro pali. Mentre li pompavo uno a uno a turno, loro continuavano a chiacchierare amabilmente a bere a ridere e scherzare come se nulla fosse. Li ho fatti sborrare tutti, li ho puliti, ho anche riaccomodato i loro arnesi nelle mutande e chiuso le loro bottoniere baciandole con una certa enfasi a mo' di saluto. Ho infine raccolto il cucchiaino e sono uscito dal tavolo con il volto paonazzo meritandomi uno sguardo di approvazione dal padrone tra i risolini complici e beffardi di tutti.
Mi sono allora dileguato in cucina per lavare pentole e stoviglie.
Sul tardi gli ospiti del padrone, dopo aver ben mangiato e ben bevuto (e aver fatto bere qualche sorsata anche me), se ne sono andati ringraziandolo per la cena e ringraziando pure me per il particolare dessert che avevo loro scodellato. In segno di riconoscenza ho ricevuto in dono un set di tanga di tutti i colori con l'aggiunta di un commento a voce su quanto ero stato bravo e di bocca buona e che sarebbero volentieri tornati per fare il bis (urca urca: il bis di un quadris!).
Quella sera prima di coricarmi mi sono lavato i denti più di una volta facendo anche i dovuti salutari gargarismi alla gola.
Il mio supremo PM era molto soddisfatto del servizio che avevo prestato dicendomi che mi ero comportato in modo davvero impeccabile senza far mai mancare nessuna premura, né sopra né tantomeno sotto il tavolo. Mi ha anche chiesto di dirgli per curiosità quale era stata la canna più generosa ed io naturalmente gli ho risposto che senza nulla togliere ai suoi ospiti o voler mancare loro di riguardo era stato propriamente la sua.
Il mio abbigliamento era come al solito molto sobrio: il collare, le polsiere, l'anello di Topazio, il tanga, le cavigliere con l'aggiunta di un grembiulino bianco molto infiocchettato sul didietro. Per il resto ero nudo e scalzo.
All'arrivo dei suoi ospiti li vado a ricevere in anticamera. Porgo loro il benvenuto. Sistemo i loro pastrani sull'appendiabiti e faccio strada.
Già in questa fase ho cominciato a sentire pizzicotti da tutte le parti e qualche complimento osceno.
Prendono posto e comincio a servirli portando uno dopo l'altro i piatti del menu, che veniva da un catering sotto casa. Ogni volta che mi avvicinavo a uno degli ospiti mi incoraggiava a riempire il suo piatto con una robusta pacca sulle natiche talora rifinita da un dito nel buco del culo.
Verso metà pranzo mi sono accorto che tutti e quattro i commensali avevano la bottoniera spalancata e puntavano in fuori cazzo e palle.
Servo il caffè e a qual punto il dom fa cadere un cucchiaino sotto il tavolo e mi fa cenno di andarlo a ripescare. A zampe entro sotto e non so ancora bene in base a quale sintonia quei filibustieri siano riusciti ad aprire in simultanea a squadra le loro gambe trasformandole in una muraglia invalicabile e facendomi sentire in trappola. Ogni via di fuga mi era preclusa.
Mi sono trovato al centro della situazione e in modo più che ovvio ho cominciato a fare il mio dovere sui loro pali. Mentre li pompavo uno a uno a turno, loro continuavano a chiacchierare amabilmente a bere a ridere e scherzare come se nulla fosse. Li ho fatti sborrare tutti, li ho puliti, ho anche riaccomodato i loro arnesi nelle mutande e chiuso le loro bottoniere baciandole con una certa enfasi a mo' di saluto. Ho infine raccolto il cucchiaino e sono uscito dal tavolo con il volto paonazzo meritandomi uno sguardo di approvazione dal padrone tra i risolini complici e beffardi di tutti.
Mi sono allora dileguato in cucina per lavare pentole e stoviglie.
Sul tardi gli ospiti del padrone, dopo aver ben mangiato e ben bevuto (e aver fatto bere qualche sorsata anche me), se ne sono andati ringraziandolo per la cena e ringraziando pure me per il particolare dessert che avevo loro scodellato. In segno di riconoscenza ho ricevuto in dono un set di tanga di tutti i colori con l'aggiunta di un commento a voce su quanto ero stato bravo e di bocca buona e che sarebbero volentieri tornati per fare il bis (urca urca: il bis di un quadris!).
Quella sera prima di coricarmi mi sono lavato i denti più di una volta facendo anche i dovuti salutari gargarismi alla gola.
Il mio supremo PM era molto soddisfatto del servizio che avevo prestato dicendomi che mi ero comportato in modo davvero impeccabile senza far mai mancare nessuna premura, né sopra né tantomeno sotto il tavolo. Mi ha anche chiesto di dirgli per curiosità quale era stata la canna più generosa ed io naturalmente gli ho risposto che senza nulla togliere ai suoi ospiti o voler mancare loro di riguardo era stato propriamente la sua.
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