I piedi

di
genere
dominazione

L'uomo è un animale bipede dotato di stazione eretta. Il padrone infatti sta seduto o si erge in piedi sulla verticale, mentre io gli sto a fianco da quadrupede in posa orizzontale, a zampe salde sul pavimento. Nel sistema cartesiano del BDSM, la cui unità di misura è la frusta, il dom rappresenta l'ordinata che è l'asse ascendente, il sub incarna l'ascissa che è l'asse resiliente entro il quale mantiene il suo tipico profilo basso. Il grafico che ne risulta registra l'interazione fra noi due e delinea l'andamento di una storia di puro dominio e di pura sottomissione.
La prima volta che mi sono presentato al padrone egli mi ha accolto già completamente nudo e in postura canina, utilizzando su di me una strategia studiata, voluta e volta a sottolineare le differenze fra lui e me.
Egli stava in alto, nudo, tranquillamente accomodato sul suo seggio dispensandomi tutta la forza della sua virilità. Sono stato comandato di avvicinarmi ai suoi piedi, per annusarli e baciarli e sono stato messo subito scomodo a riempirmi le nari della polvere che impregnava le piastrelle. La sommità del mio corpo (il muso) stava rasoterra, in un punto che più in basso non si può, alle prese con le sue divine estremità (i piedi). Se alzavo lo sguardo ne contemplavo di scorcio i genitali e la vista radente del suo ventre e del suo torace, fino a decifrare l'espressione enigmatica del suo viso. In quella posizione stavo a culo alzato e in mostra, tutto a disposizione delle sue mani e dei suoi piedi. Mi ha invitato a valutare se le sue dita conformavano un piede egizio (alluce più lungo del secondo dito e gli altri a scalare); un piede greco (con il secondo dito più alto dell'alluce); un piede romano (con le prime tre dita quasi a pari). Non tutti sanno che questa classificazione nulla ha a che spartire con la forma dei piedi dei rispettivi popoli, ma è invece basata sulla foggia delle vele gonfie al vento delle loro navi in navigazione tra i flutti del mare. Erano infatti a triangolo quelle egizie, a trapezio quelle greche e squadrate quelle romane. Il padrone comunque possedeva piedi latini perfettamente, pesanti e forti. Me li offriva di punta (avampiede) e accostati in tutta la sequenza delle sue dieci dita (Minolo, Annulo, Pondulo, Illice e Polluce o Ditone, seguito da un altro Polluce, Illice, Trillice, Anulo, Minolo) da succhiare una ad una a pompa e da slinguare dentro ciascun spazio interdigitale. Ne esploravo il dorso (detto anche collo) e i fianchi, fino a spingermi nella zona del calcagno (retropiede).
Me li presentava di pianta, o aperti di fianco, pronti a stamparsi sulla mia faccia e a sferrarmi colpi potenti di sua soddisfazione. Mi rifilava pedate di stile calcistico, più o meno adattate al caso nostro. Mi dava calci di punta o con il collo del piede (fra palle e cazzo) o di piatto a martello (sui glutei). Qualche volta mi colpiva con una ginocchiata (da cartellino rosso) talmente micidiale da centrarmi le palle e a farmi gemere.
I suo piedi ascendono attraverso l'articolazione delle caviglie, ornate dai malleoli, verso gli stinchi e le polpe fino alla forbice delle cosce. Dove infine mi fa esercitare ad adorarlo dentro gli spazi dei suoi formidabili genitali. I suoi piedi sono solo l'inizio di un seguito lastricato di baci, lacrime, vezzeggiamenti e venerazioni, sputi e leccate che investono tutta la magnificenza del suo corpo. Da sotto in su, alla scoperta della sua splendida lussureggiante fisicità e della sua (a)moralità.
scritto il
2024-10-17
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