A Parigi, non più sola
di
La Recherche
genere
saffico
La seconda giornata di riprese è condizionata da un freddo veramente pungente, ma di positivo c'è che siamo riusciti a finire in mattinata la mia parte. Ho il timore che il gelo mi guasti il fine settimana, il quale già ha preso una piega diversa da quella programmata: Giovanni, infatti, non giungerà a Parigi per colpa di una brutta influenza venutagli ieri.
Valeria e Michele sono arrivati nella capitale francese a metà mattina e hanno lasciato gli scarni bagagli in portineria. Stiamo dialogando via messaggi e non gli dico che ho preso talmente tanto freddo da voler solo andare a casa e farmi un bagno bollente. Li raggiungo, anzi, in un bistrot al Marais per un "déjeuner" a base di -calda!- bouillabaisse. Quando stiamo uscendo, Michele mi prende in disparte e mi fa vedere sul suo telefonino il regalo che vorrebbe fare a Valeria per il suo imminente compleanno. Lo approvo pienamente. Al ché lui ci saluta per "andare a fare una commissione" e ci diamo appuntamento a casa più tardi. Vale e io ci incamminiamo senza una meta precisa. Passeggiamo tenendoci sottobraccio per queste strade acciottolate, costellate di belle residenze dai portoni di un blu intenso, gallerie d'arte, boutique alla moda e café raffinati. Fantastichiamo sulla serata, della quale tuttavia abbiamo un'idea non perfettamente definita: sappiamo il tema della mostra, ma quella è quasi solo un test. Certo per Valeria le aspettative sono, potenzialmente, comunque migliori delle mie, vista l'assenza di mio marito.
Guardiamo vetrine di boutique di lusso, mettiamo il naso in un negozio di piccolo antiquariato, poi entriamo nel Marché des Enfants Rouges, il più antico mercato alimentare della città, dove però mi riprende una sensazione di freddo quasi da brividi. Ho bisogno di tornare a casa, dove giungiamo dopo pochi minuti. Anche Vale ha piacere di riposarsi. Vado in camera: il letto è una tentazione fortissima, ma il freddo è nelle mie ossa e, quindi, vado a farmi una doccia calda.
Che sollievo l'acqua che mi ricopre, che scioglie il rigore del gelo e riattiva la circolazione in una sorta di un risveglio sensoriale: la pelle si rilassa, il respiro si fa più profondo, l'energia sembra rinascere. Dopo pochi minuti, il vapore che si solleva dalla pelle umida aggiunge una sensazione di abbraccio, un momento in cui il mio corpo trova rifugio nel tepore, i muscoli si distendono e la mente sembra immergersi in una calma avvolgente. E' conforto che ristabilische in me un equilibrio tra corpo e mente.
Il box formato xxl è tutto una nuvola di vapore, nella quale a un certo punto divengono sempre più definiti i contorni del corpo di Valeria che si avvicina a me. "Ho pensato che in questa doccia gigante potessi sentirti sola", dice con uno sguardo davvero provocante. Mi prende, mi abbraccia, ma la sua pelle, a contatto con la mia, mi fa freddo; sposto lei sotto il getto dell'acqua, per superare il più rapidamente possibile quel contrasto. Calcolo che, dovendo andare in rue du Faubourg Saint-Honoré, dove c'è il negozio, Michele prima di mezz'ora ancora non sarà a casa. Meglio non perdere tempo. L'erogatore è tarato sulla mia altezza, messo in modo tale da non bagnarmi i capelli: ora è sul suo petto, ma dopo poco giro Valeria per baciarla. Si è fatta uno chigon alto ai capelli che espone il suo collo meraviglioso alla voracità della mia boccai: salgo in punta dei piedi e le mie labbra partono da dietro il suo orecchio, scendono verso il basso, intercettano la clavicola, la percorro con diversi baci, anche in quella fossa che la sovrasta, arrivo fino all'attacco dell'altra. Scendo ancora sull'ampio sterno piatto, che rientra in prossimità dell'avvallamento del seno: li accarezzo entrambi con le mani, che li contengono con facilità. Il suoi piccoli capezzoli sono duri: ne prendo in bocca uno, lo succhio, lo strapazzo con la lingua, lo stringo piano tra i denti. Intanto le mie mani sono scivolate sulla sua schiena; si muovono in maniera casuale, poi salgono alle spalle e dall'alto al basso scorrono piano: sento le scapole bel definite, le costole che si espandono e ritraggono ad ogni respiro. E ancora giù, passano sopra ai reni e discendono fino ad arrivare alla parte superiore del bacino. Con la bocca, intanto, mi medico all'altro capezzolo, mentre entrambi i pollici, aperti, indugiano sulla sua fossa subito sopra l'osso sacro e le altre dita si distendono sui suoi glutei sodi che mi trasmettono una sensazione di pienezza, di tonicità e di forza che mi eccita: li stringo, penso, come a volerli possedere. E mentre lo penso capisco che ciò che voglio avere subito è altro, ben più ambizioso di qualcosa di fisico, di materiale: è il piacere di Valeria. La volto di nuovo con il petto verso l'erogatore e con me alle sue spalle. Con la sinistra la abbraccio, prendendo il suo seno nella mia mano, stringendo piano, in un massaggio disordinato, un suo capezzolo, poi torcendolo con sempre maggior forza.
La mia mano destra è tornata su, alla base della nuca; spingo come per accompagnarla a inclinare il busto. Lei appoggia entrambe le mani aperte alla parete, tenendo le braccia allargate. Io infilo un piede tra le sue caviglie spingendone una di lato, in maniera che lei divarichi le gambe. Vale asseconda il mio gesto. E' in una posizione stupenda: le spalle toniche, le vertebre delineate lungo la schiena, i muscoli piatti che si alternano alla traccia delle ossa, i fianchi minuti, i glutei rotondi e alti sulle lunghe gambe. La mia mano destra accarezza la schiena percorrendola fino a infilarsi tra i glutei. E poi giù, risalendo, grazie al movimento del polso, verso il suo pube. Sento le sue grandi labbra bagnate e il suo pelo corto che delimita la zona della mia azione. Muovo le dita, tra loro unite, in maniera circolare, come a spalmare una crema con tutta la delicatezza di cui sono capace. Ma ho fretta di sentire il suo piacere: raggiungo il suo bottone, lo sollecito con movimenti che non seguono un ordine. Poi passo indice e medio, separandoli, tra le grandi labbra gonfie e quelle piccole. Gioco in quei binari: su e giù, su e giù. Senza una sequenza, in quell'andirivieni mi concedo delle varianti, sempre a giocare con il glande del suo clitoride. Il respiro di Valeria mostra i primi segni di accelerazione. Non distolgo la mano, ma mi sposto sul suo fianco sinistro e, con quella libera, abbasso il doccino, il cui getto è d'intralcio. Bacio Valeria che è concentratissima nel suo piacere. Torno alle sue spalle e accompagno, con la mano sinistra appoggiata alla sua spalla, il suo inclinare ancor di più il busto. Ora sono esattamente dietro di lei che ha lievemente piegato le ginocchia. Con indice e medio della destra, faccio spazio sulla sua fessura morbida ed entro: prima con una, poi con due dita. Il movimento dei suoi fianchi favorisce quelle mio in lei e dimostra il suo gradimento: restiamo così non pochissimo, ma poi ho un bisogno di maggior contatto, di maggiore unione. Lascio uscire le mie dita, aggiro con la mano il suo fianco destro e torno, da quella via, a sollecitare il vertice di ciò che, noi ben lo sappiamo, è il solo organo del piacere. Appoggio il mio bacino ai suoi glutei, come se volessi, potessi (e come?) penetrarla. Spingo a cercare, solo, come un attrito per il mio pube desideroso. Il mio seno scorre sulla sua schiena e quello scivolare sollecita i miei capezzoli turgidi, duri che vi premono. Con la mano sinistra abbraccio il suo ventre, con la destra continuo a massaggiare lì dove (lo so!) il piacere sta crescendo. Avverto contrarsi, sotto il mio palmo sinistro, gli addominali allenati di Valeria; sento irrigidirsi, lì dove spingo il mio bacino, i suoi glutei. Poi è come se ci fosse un lieve rilassamento, ma so che è solo una pausa, una prima onda rientrata. Accelero i movimenti della mano, con l'altra le torco il capezzolo destro. Avanti ancora e sento tendersi, sotto la mia guancia appoggiata alla sua schiena, i fasci muscolari che seguono il corso della colonna vertebrale e, forte, ascolto battere il suo cuore. Sento il respiro suo ora affannoso e i gemiti che non si trattengono. Avverto il piacere montare in lei, le gambe quasi tremare mentre inarca la schiena, solleva la testa, stringe le cosce come per trattenere la mia mano, anche se sa che mai e poi mai la ritrarrei. Ora è con il pollice, schiacciato sotto il palmo della mano, che gioco con quel bottone, mentre indice e medio sguazzano intono alla sua fessura. Lei geme, forte, poi si ferma, come di colpo: senza respiro, come sospesa, fino che è attraversata in ogni parte come da una scossa assoluta che la fa tremare. La sorreggo con il braccio sinistro, mentre le bacio la schiena, perché ho come la sensazione che le sue gambe siano ora deboli. Poi è come se un'altra scossa la attraversasse: più debole, come d'inerzia. La cingo con entrambe le braccia e restiamo così qualche decina di secondi, con il mio busto sulla sua schiena; poi lei si rialza e si volta. Mi prende il volto tra le mani, con una delicatezza straordinaria, unendo i polsi sotto il mento, guardandomi con occhi dolci, ma pieni di voglia. In quel mentre il suono del campanello ci sorprende. Michele!
Mi irrigidisco. Lei non fa un plissé e mi bacia: la sua lingua calda incontra la mia, assieme si muovono tra le nostre labbra serrate, nella profondità della nostre bocche unite in un'unica cavità, mentre i nostri seni premono gli uni quelli dell'altra. Lascia il mio volto dandomi una pacca sul sedere; si stacca da me, dice "Grazie! Michele non ci voleva: ora toccava a te."
"Pagare presto i debiti, mi raccomando!", le rispondo. Lei esce dalla doccia e indossa l'accappatoio dicendo a voce alta: "Arrivo!"
Riprendo il doccino mentre la sento cinguettare di entusiasmo. Ho una voglia incredibile che conduce proprio quel getto d'acqua sul mio pube. Un piccolo spasmo ne descrive il sollievo. Persevero. Vale irrompe in bagno euforica. Interrompo il mio gioco riprendendo a fare la doccia. Ha una scatola grande, aperta, con il marchio inconfondibile di una carrozza con cavallo e cavaliere: Hermès, Paris. Ne estrae un paio di stivali Jumping: belli tanto, ma mai come lei in questo momento. La porta è aperta, Michele osserva Valeria da dietro, rapito dal suo entusiasmo per il dono ricevuto. Lo sono anch'io che non mi curo, ma solo per distrazione, del fatto che Michele possa vedermi. Quando lo realizzo, i nostri sguardi si incrociano. Il suo, come colpito, scende sul mio corpo. Direi che sul mio seno indugia. Un fremito tra le gambe dice che mi piace che lui mi osservi. Mi piace.
larecherche@tutamail.com
Valeria e Michele sono arrivati nella capitale francese a metà mattina e hanno lasciato gli scarni bagagli in portineria. Stiamo dialogando via messaggi e non gli dico che ho preso talmente tanto freddo da voler solo andare a casa e farmi un bagno bollente. Li raggiungo, anzi, in un bistrot al Marais per un "déjeuner" a base di -calda!- bouillabaisse. Quando stiamo uscendo, Michele mi prende in disparte e mi fa vedere sul suo telefonino il regalo che vorrebbe fare a Valeria per il suo imminente compleanno. Lo approvo pienamente. Al ché lui ci saluta per "andare a fare una commissione" e ci diamo appuntamento a casa più tardi. Vale e io ci incamminiamo senza una meta precisa. Passeggiamo tenendoci sottobraccio per queste strade acciottolate, costellate di belle residenze dai portoni di un blu intenso, gallerie d'arte, boutique alla moda e café raffinati. Fantastichiamo sulla serata, della quale tuttavia abbiamo un'idea non perfettamente definita: sappiamo il tema della mostra, ma quella è quasi solo un test. Certo per Valeria le aspettative sono, potenzialmente, comunque migliori delle mie, vista l'assenza di mio marito.
Guardiamo vetrine di boutique di lusso, mettiamo il naso in un negozio di piccolo antiquariato, poi entriamo nel Marché des Enfants Rouges, il più antico mercato alimentare della città, dove però mi riprende una sensazione di freddo quasi da brividi. Ho bisogno di tornare a casa, dove giungiamo dopo pochi minuti. Anche Vale ha piacere di riposarsi. Vado in camera: il letto è una tentazione fortissima, ma il freddo è nelle mie ossa e, quindi, vado a farmi una doccia calda.
Che sollievo l'acqua che mi ricopre, che scioglie il rigore del gelo e riattiva la circolazione in una sorta di un risveglio sensoriale: la pelle si rilassa, il respiro si fa più profondo, l'energia sembra rinascere. Dopo pochi minuti, il vapore che si solleva dalla pelle umida aggiunge una sensazione di abbraccio, un momento in cui il mio corpo trova rifugio nel tepore, i muscoli si distendono e la mente sembra immergersi in una calma avvolgente. E' conforto che ristabilische in me un equilibrio tra corpo e mente.
Il box formato xxl è tutto una nuvola di vapore, nella quale a un certo punto divengono sempre più definiti i contorni del corpo di Valeria che si avvicina a me. "Ho pensato che in questa doccia gigante potessi sentirti sola", dice con uno sguardo davvero provocante. Mi prende, mi abbraccia, ma la sua pelle, a contatto con la mia, mi fa freddo; sposto lei sotto il getto dell'acqua, per superare il più rapidamente possibile quel contrasto. Calcolo che, dovendo andare in rue du Faubourg Saint-Honoré, dove c'è il negozio, Michele prima di mezz'ora ancora non sarà a casa. Meglio non perdere tempo. L'erogatore è tarato sulla mia altezza, messo in modo tale da non bagnarmi i capelli: ora è sul suo petto, ma dopo poco giro Valeria per baciarla. Si è fatta uno chigon alto ai capelli che espone il suo collo meraviglioso alla voracità della mia boccai: salgo in punta dei piedi e le mie labbra partono da dietro il suo orecchio, scendono verso il basso, intercettano la clavicola, la percorro con diversi baci, anche in quella fossa che la sovrasta, arrivo fino all'attacco dell'altra. Scendo ancora sull'ampio sterno piatto, che rientra in prossimità dell'avvallamento del seno: li accarezzo entrambi con le mani, che li contengono con facilità. Il suoi piccoli capezzoli sono duri: ne prendo in bocca uno, lo succhio, lo strapazzo con la lingua, lo stringo piano tra i denti. Intanto le mie mani sono scivolate sulla sua schiena; si muovono in maniera casuale, poi salgono alle spalle e dall'alto al basso scorrono piano: sento le scapole bel definite, le costole che si espandono e ritraggono ad ogni respiro. E ancora giù, passano sopra ai reni e discendono fino ad arrivare alla parte superiore del bacino. Con la bocca, intanto, mi medico all'altro capezzolo, mentre entrambi i pollici, aperti, indugiano sulla sua fossa subito sopra l'osso sacro e le altre dita si distendono sui suoi glutei sodi che mi trasmettono una sensazione di pienezza, di tonicità e di forza che mi eccita: li stringo, penso, come a volerli possedere. E mentre lo penso capisco che ciò che voglio avere subito è altro, ben più ambizioso di qualcosa di fisico, di materiale: è il piacere di Valeria. La volto di nuovo con il petto verso l'erogatore e con me alle sue spalle. Con la sinistra la abbraccio, prendendo il suo seno nella mia mano, stringendo piano, in un massaggio disordinato, un suo capezzolo, poi torcendolo con sempre maggior forza.
La mia mano destra è tornata su, alla base della nuca; spingo come per accompagnarla a inclinare il busto. Lei appoggia entrambe le mani aperte alla parete, tenendo le braccia allargate. Io infilo un piede tra le sue caviglie spingendone una di lato, in maniera che lei divarichi le gambe. Vale asseconda il mio gesto. E' in una posizione stupenda: le spalle toniche, le vertebre delineate lungo la schiena, i muscoli piatti che si alternano alla traccia delle ossa, i fianchi minuti, i glutei rotondi e alti sulle lunghe gambe. La mia mano destra accarezza la schiena percorrendola fino a infilarsi tra i glutei. E poi giù, risalendo, grazie al movimento del polso, verso il suo pube. Sento le sue grandi labbra bagnate e il suo pelo corto che delimita la zona della mia azione. Muovo le dita, tra loro unite, in maniera circolare, come a spalmare una crema con tutta la delicatezza di cui sono capace. Ma ho fretta di sentire il suo piacere: raggiungo il suo bottone, lo sollecito con movimenti che non seguono un ordine. Poi passo indice e medio, separandoli, tra le grandi labbra gonfie e quelle piccole. Gioco in quei binari: su e giù, su e giù. Senza una sequenza, in quell'andirivieni mi concedo delle varianti, sempre a giocare con il glande del suo clitoride. Il respiro di Valeria mostra i primi segni di accelerazione. Non distolgo la mano, ma mi sposto sul suo fianco sinistro e, con quella libera, abbasso il doccino, il cui getto è d'intralcio. Bacio Valeria che è concentratissima nel suo piacere. Torno alle sue spalle e accompagno, con la mano sinistra appoggiata alla sua spalla, il suo inclinare ancor di più il busto. Ora sono esattamente dietro di lei che ha lievemente piegato le ginocchia. Con indice e medio della destra, faccio spazio sulla sua fessura morbida ed entro: prima con una, poi con due dita. Il movimento dei suoi fianchi favorisce quelle mio in lei e dimostra il suo gradimento: restiamo così non pochissimo, ma poi ho un bisogno di maggior contatto, di maggiore unione. Lascio uscire le mie dita, aggiro con la mano il suo fianco destro e torno, da quella via, a sollecitare il vertice di ciò che, noi ben lo sappiamo, è il solo organo del piacere. Appoggio il mio bacino ai suoi glutei, come se volessi, potessi (e come?) penetrarla. Spingo a cercare, solo, come un attrito per il mio pube desideroso. Il mio seno scorre sulla sua schiena e quello scivolare sollecita i miei capezzoli turgidi, duri che vi premono. Con la mano sinistra abbraccio il suo ventre, con la destra continuo a massaggiare lì dove (lo so!) il piacere sta crescendo. Avverto contrarsi, sotto il mio palmo sinistro, gli addominali allenati di Valeria; sento irrigidirsi, lì dove spingo il mio bacino, i suoi glutei. Poi è come se ci fosse un lieve rilassamento, ma so che è solo una pausa, una prima onda rientrata. Accelero i movimenti della mano, con l'altra le torco il capezzolo destro. Avanti ancora e sento tendersi, sotto la mia guancia appoggiata alla sua schiena, i fasci muscolari che seguono il corso della colonna vertebrale e, forte, ascolto battere il suo cuore. Sento il respiro suo ora affannoso e i gemiti che non si trattengono. Avverto il piacere montare in lei, le gambe quasi tremare mentre inarca la schiena, solleva la testa, stringe le cosce come per trattenere la mia mano, anche se sa che mai e poi mai la ritrarrei. Ora è con il pollice, schiacciato sotto il palmo della mano, che gioco con quel bottone, mentre indice e medio sguazzano intono alla sua fessura. Lei geme, forte, poi si ferma, come di colpo: senza respiro, come sospesa, fino che è attraversata in ogni parte come da una scossa assoluta che la fa tremare. La sorreggo con il braccio sinistro, mentre le bacio la schiena, perché ho come la sensazione che le sue gambe siano ora deboli. Poi è come se un'altra scossa la attraversasse: più debole, come d'inerzia. La cingo con entrambe le braccia e restiamo così qualche decina di secondi, con il mio busto sulla sua schiena; poi lei si rialza e si volta. Mi prende il volto tra le mani, con una delicatezza straordinaria, unendo i polsi sotto il mento, guardandomi con occhi dolci, ma pieni di voglia. In quel mentre il suono del campanello ci sorprende. Michele!
Mi irrigidisco. Lei non fa un plissé e mi bacia: la sua lingua calda incontra la mia, assieme si muovono tra le nostre labbra serrate, nella profondità della nostre bocche unite in un'unica cavità, mentre i nostri seni premono gli uni quelli dell'altra. Lascia il mio volto dandomi una pacca sul sedere; si stacca da me, dice "Grazie! Michele non ci voleva: ora toccava a te."
"Pagare presto i debiti, mi raccomando!", le rispondo. Lei esce dalla doccia e indossa l'accappatoio dicendo a voce alta: "Arrivo!"
Riprendo il doccino mentre la sento cinguettare di entusiasmo. Ho una voglia incredibile che conduce proprio quel getto d'acqua sul mio pube. Un piccolo spasmo ne descrive il sollievo. Persevero. Vale irrompe in bagno euforica. Interrompo il mio gioco riprendendo a fare la doccia. Ha una scatola grande, aperta, con il marchio inconfondibile di una carrozza con cavallo e cavaliere: Hermès, Paris. Ne estrae un paio di stivali Jumping: belli tanto, ma mai come lei in questo momento. La porta è aperta, Michele osserva Valeria da dietro, rapito dal suo entusiasmo per il dono ricevuto. Lo sono anch'io che non mi curo, ma solo per distrazione, del fatto che Michele possa vedermi. Quando lo realizzo, i nostri sguardi si incrociano. Il suo, come colpito, scende sul mio corpo. Direi che sul mio seno indugia. Un fremito tra le gambe dice che mi piace che lui mi osservi. Mi piace.
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